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Autore: StephEnKing1985    12/02/2012    0 recensioni
- Marco? - chiamò Manuel. Marco era lì seduto sul panettone di cemento a piangere sconsolato.
Manuel gli andò vicino e s'inginocchiò di fronte a lui, incontrando i suoi grandi occhi color cioccolato, ora bagnati dalle calde lacrime- Ehi - gli disse - Ma perché piangi? Guardati intorno. C'è Torino di notte che è tutta per noi. E poi... Ci sono io con te. - Gli sorrise e gli porse la mano. Marco lo guardò. In quegli occhi azzurri c'era molta più sincerità di quanta non ne avesse mai vista in vita sua... Quegli occhi color cristallo gli sorridevano, e sembravano dire "Non abbandonarmi, amico mio. Se mi abbandoni, tutto sarà stato vano." Marco allora prese quella mano e Manuel dolcemente lo tirò su. - Andiamo - disse soltanto.
- Ti voglio bene, Manuel. - sussurrò Marco all'orecchio di Manuel, mentre sotto di loro il Po scorreva tranquillo...
- Ti voglio bene anch'io, Marco. - rispose Manuel, stringendolo ancora di più nell'abbraccio.
*****

Marco e Manuel. Un anno d'età di differenza, anni luce differenti per modi di pensare ed agire. Eppure così simili, così saldamente uniti da un legame fraterno che li farà incontrare e sperare di nuovo nella vita. Sostegno l'uno dell'altro contro le delusioni della vita, prime fra tutte quelle d'amore. Una meravigliosa storia di amicizia, che vede protagonisti Marco De Cristina e Manuel Chiaravalle, già presenti nelle fiction di Notrix "Finalmente... Laureati!" e "Troppo bello per essere vero". In questo nuovo romanzo, Notrix ci conduce per mano verso un grande ed inesplorato parco (la città di Torino, che ha dato i natali a Marco e Manuel), dove la falsità e l'opportunismo sono elementi del paesaggio, e dove due ragazzi, così differenti in tutto e per tutto, trovano nell'amicizia una sicurezza contro le avversità della vita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Tanti auguri a te… tanti auguri … a te! –

Alla festa di compleanno c’era mezzo liceo. Se non era perché non voleva rovinare i buoni rapporti che aveva con Elisa, la festeggiata, Marco non avrebbe certo fatto a gomitate per essere là. Lì dentro fumavano quasi tutti, ed una coltre di fumo bluastro era presente come la mano della Morte nel locale, soffocando chi per scelta non aveva mai fumato.

- Tutto questo fumo non mi piace per niente – disse Marco tossendo – Mi fa un sacco male la gola. –
- A chi lo dici – replicò Marika, un’altra compagna. Il suo vestito, che all’entrata era bianco, ora aveva assunto una curiosa colorazione sui toni panna. Aggiustandosi i vaporosi capelli biondi, tossì anche lei, portandosi una mano alla bocca – Devo andare a prendere una boccata d’aria, o morirò soffocata! Ti dispiace…? –
- Vai pure – disse Marco – Io resto qui a prendere almeno una fetta di torta. – concluse, ridacchiando. Marika gli sorrise, anche se dietro quel sorriso, Marco lo sapeva, c’era il desiderio di uscire fuori con lui e magari concludere la serata in modo “diverso”. Purtroppo Marco non era un tipo “facile” con le ragazze, e quando s’innamorava, non veniva mai corrisposto. Trovare delle ragazze a cui piacessero i miti greci e latini, la filosofia e la letteratura non era molto facile, e di conseguenza Marco non si accontentava di una ragazza poco colta. Gli era già bastata Anna.

Anna era una studentessa di un istituto tecnico, che lui aveva conosciuto in internet. Per conquistarlo si era spacciata per un’attenta conoscitrice della filosofia, salvo poi cadere più e più volte su argomenti che erano la base della filosofia durante il loro primo appuntamento. Nonostante fosse ignorante in filosofia, la ragazza era bravissima in matematica e contabilità. Questo avrebbe fatto di lei una brava segretaria in futuro, ma non certo la fidanzata di Marco De Cristina. Il loro sodalizio durò poco più di due settimane.

Una volta avuta la fetta di torta (per la quale aveva dovuto sorbirsi un giro di fotografie), Marco si accomodò su un divanetto antistante e si godette il resto della serata. Come già aveva notato, c’erano tanti ragazzi della sua scuola, molti che non conosceva. L’unico che conosceva (perlomeno di vista) era Manuel. Era impossibile non conoscerlo, lui era il rappresentante d’Istituto, ovvero quello che trattava con le alte sfere del Liceo, un pezzo grosso che tuttavia non aveva l’aria di uno spaccone, quanto più di un ragazzo tranquillo. Mentre lo osservava, insieme a quella ragazza mora che era la sua fidanzata, pensò che le ragazze parlavano sempre di lui appellandolo come “Figo”, “bello”, e altri complimenti simili.
Al contrario, alcuni ragazzi, soprattutto i più bulli della scuola, lo appellavano come frocio o gay, o peggio checca succhiac…i. Marco presumeva che fosse solo per invidia.

Perso nei suoi pensieri, Marco non si accorse che la quantità di fumo che stava inalando stava lentamente intaccandogli i polmoni. Tossì forte, facendo cadere la forchetta sporca di panna dal piatto ormai vuoto, mentre si alzava e si faceva strada tra i ballerini per guadagnare l’uscita. Una volta fuori, si ritrovò da solo nella fredda aria primaverile. Dato che nessuno fumava fuori, la terrazza della discoteca era praticamente vuota. Respirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte, riempiendosi finché non gli venne un capogiro.
Tossì un altro po’, per liberarsi dal senso di oppressione dato dal fumo, quindi si appoggiò alla ringhiera della terrazza e guardò l’orizzonte. Poco dopo, un sospiro attirò la sua attenzione. Dentro, il Tunz-Tunz della musica era troppo alto per capire da dove il sospiro era venuto, ma fortunatamente trovò subito il colpevole.

Seduto su una poltrona c’era Manuel, che con le mani a coppa sulla faccia, stava singhiozzando disperatamente. Marco lo riconobbe subito, e per la sorpesa non disse nulla sulle prime. Rimase ad osservarlo per un po’, fino a che Manuel non alzò lo sguardo ed incontrò quello di Marco.
- Ciao – disse Marco – Tutto bene? –
- Da quanto eri qui? – domandò Manuel, asciugandosi gli occhi con la manica della giacca.
- S… sono appena arrivato – disse Marco, titubante.
- E ti impicci così degli affari altrui? –
- N… no, io.. passavo di qua, e … non volevo certo… -
Per tutta risposta, Manuel si alzò dalla poltrona e si diresse verso la discoteca, mormorando un – Va’ a quel paese – a Marco.
Lì per lì Marco restò interdetto, poi si sentì stranamente male, un brivido di freddo gli attanagliò la bocca dello stomaco. Ma… ma che gli ho fatto? Pensò, con gli occhi colmi di dispiacere.
   
 
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