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Autore: Arwis     20/09/2006    7 recensioni
Solo cento passi ti separavano dalla sua porta, eppure non hai mai avuto il coraggio di bussare...
Genere: Romantico, Triste, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI!
ECCO A VOI IL PRIMO CAPITOLO DI UN NUOVO RACCONTO! (scritto ieri notte alle due... siate clementi...)
E' UN ESPERIMENTO DI UN NUOVO STILE DI SCRITTURA, CHE HO VUOLUTO PROVARE. E' UN PO' DIVERSO DAGLI ALTRI MIEI LAVORI, MA SPERO CHE VI PIACCIA COMUNQUE!

Un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno recensita fino ad adesso, sperando che i vostri commenti siano sempre di più!
Vi lascio alla lettura!
Baci



CENTO PASSI

Capitolo 1

-Ti ho cercata, sai? -
-Non abbastanza. -

Sei sempre la solita, Rigel. Mai un po' di diplomazia, mai un po' di delicatezza.

- Eppure ti ho trovata. -

E' vero, ci è riuscito. Ti ha trovata e ti ha portata lì, all'ombra di quel melo, per specchiarsi nuovamente nei tuoi occhi del colore dell'acqua.

- Dove sei stata tutto questo tempo? -
- In giro...come sempre -

Bugiarda.
Cento passi.
Li percorrevi tutte le mattine e quel numero tondo, perfetto, era la tua sicurezza.
Lo trovavi sempre lì, ad aspettarti e ti ci attaccavi come una bambina al seno della madre.
Solo cento passi ti separavano dalla sua porta, eppure non hai mai avuto il coraggio di bussare.
Hai affittato apposta quella stanza squallida, per saperlo vicino.

- L'ho lasciata, Rigel. L'ho fatto per te, ti rivoglio. -

Ridi. Quel suono cristallino sgorga dalla tua gola come una stilla d'acqua fresca.
Vorresti berne, vero Marfik?
Eppure lei non te lo concederà. Non più.

- Hai sbagliato a farlo. Io non appartengo a nessuno, sono libera come il vento. -

E' così, tu ti muovi come la brezza primaverile ma ferisci come la tramontana violenta.
Tu sei calda e avvolgente come lo scirocco eppure forte come la bora.

- E' un rifiuto? -

Pensaci un attimo, Rigel.
Vorresti dirgli di no, che non è un rifiuto.
Ma è più forte di te.

- Sì, lo è. -

Eppure sai che se solo lo abbracciassi, il sentiero si disegnerebbe chiaro e concreto davanti a te e tu non dovresti far altro se non percorrerlo.

- Lavorerai anche sta notte? -
- come sempre... -
- Allora è inutile che ti auguri buona fortuna. Sei sempre la migliore sulla piazza. -
- Lo so... -

Eppure vorresti smetterla, vero Rigel?
Non ce la fai più a fare il lavoro sporco per gli altri, vederli salire in alto mentre tu marcisci
nell'ombra, assalita dai tuoi fantasmi.

- Hai lavorato anche per me. -
- Sì, è vero. -
- Facesti un ottimo lavoro. -
- Come per tutti. -

Silenzio.
Un attimo di silenzio che pesa, pesa, pesa e minaccia di tirarti giù con se.

- Allora io vado, Rigel. -
- Bene. -
- Vuoi che ti porti da qualche parte? -

Ma a te non serve stare seduta in sella, stretta a lui. In ogni caso non potresti farti vedere in giro vestita in quella maniera e soprattutto non con Marfik.
A te occorre che lui ti prenda per mano e ti accompagni nella vita, passo dopo passo.
Eppure, ironia della sorte, sei destinata a restare sola.

- No, grazie Marfik. Vai pure. -

Lui ti sorride.
Mette un piede nella staffa e sale sul suo stallone nero come un baratro.
Non ricordavi potesse essere così bello.
Digli di fermarsi, digli di restare ancora con te.

- Marfik! Aspetta! -

Marfik si gira. Tu ricambi il sorriso con uno dei tuoi, quelli ironici e un po' crudeli.
Ti avvicini con il tuo passo sicuro ed elegante, passo di ragno sulla sua tela, di tigre acquattata nell'erba.

- Mi devi ancora pagare, per quel lavoro. -

Marfik, sapevi che non poteva essere vero, eppure per un attimo ci avevi sperato, davvero.
Inarchi un angolo della bocca e sleghi la sacca delle monete della cintura, la tiri a Rigel, un po' arreso, un po' malinconico.
Non dici altro. Senza una parola sproni il tuo cavallo a partire.
Tu, Rigel, lo vedi allontanarsi tra i meli del frutteto.
Apri la borsa.
Cento, come pattuito.
Cento, come i passi che non hai mai avuto il coraggio di percorrere davvero.
La richiudi e anche tu ti avvii verso il cancello, verso l'entrata della città, già vestita per il lavoro: pantalone nero di pelle e camicia dello stesso colore, dalle maniche svasate, stretta in vita da un corpetto altrettanto scuro.
Ti cali bene il cappuccio sugli occhi.
E in questo momento sai chi sei.
Sei solo l'assassino nero, il sicario più abile delle terre conosciute.
Nessuno conosce il tuo viso, nessuno sa se tu sia donna o uomo.
Solo Marfik è stato di più.
E' per questo che l'hai voluto rivedere, prima di sta notte; nonostante fossi riuscita a convincerti che anche lui non era stato nulla se non un committente, un nobile ambizioso come tanti altri.
Che aveva affidato a te i suoi nodi da sciogliere con la lama.
Ma l'hai voluto rivedere, prima di sta notte.
L'hai voluto rivedere, perchè ora che il sole è calato dietro ai colli di Juklel, lui è la tua preda.
  
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