Capitolo 22
S’infilò
nella
fenditura della roccia, che fungeva da entrata, cercando di scivolare
il più
possibile contro la parete della grotta. All’esterno il cielo era ormai
completamente
buio, ma dall’apertura s’intravedeva un debole chiarore.
Si
muoveva cauto,
attento a non fare il minimo rumore. Aveva lasciato lo zaino nascosto
dietro un
masso, all’esterno, per essere più libero nei movimenti. Con sé portava
soltanto la sua pistola e un coltello infilato negli anfibi da
combattimento.
Era
concentrato al
massimo, per percepire ogni eventuale suono che provenisse
dall’interno: voleva
riuscire a coglierlo di sorpresa, anche se sarebbe stato difficile.
Conosceva
molto bene il suo avversario, e sapeva che non trascurava mai un
dettaglio.
Sperava solo che, anche questa volta, come tutte le altre, riuscisse ad
essere
un passo davanti a lui.
Avanzando
lentamente,
arrivò nel punto in cui lo stretto corridoio si apriva in uno spazio
più largo,
meglio illuminato. Prima di uscire allo scoperto, cercò di analizzare
la scena
che gli si presentò davanti.
Su
un letto sistemato
alla sua sinistra nella parete di fondo, legata e imbavagliata, Mac
stava
dormendo. O, almeno, così sperava in cuor suo…
Dall’altro
lato, su
una sedia, Palmer gli voltava le spalle. Era seduto ad un tavolo, e
guardava un
monitor. Probabilmente un computer… Harm non n’era certo, perché la
figura
immobile gli copriva la visuale dello schermo. Oppure avrebbe potuto
anche essere…
Decise
di giocare il
tutto e per tutto e, puntando la pistola contro la figura seduta, gridò:
“Fermo,
Palmer! Non ti
muovere!”
In
effetti, restò
immobile. Ma quando Harm sentì la canna di un’arma che gli premeva
sulla
schiena, capì che il fantoccio al computer non si sarebbe mai mosso in
ogni
caso.