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Autore: Silly Tettya    13/02/2012    1 recensioni
E se l'Ex-Soldier Cloud Strife non avesse recuperato definitivamente i ricordi durante il suo viaggio nel Lifestream con Tifa Lockheart? E se la sua avventura non fosse ancora finita e la terra non fosse ancora al sicuro? E se... Esistesse un'altra "Strife"?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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MENA STRIFE

               
               
               
 
“Caro diario,
Vorrei non aver mai ferito i sentimenti di Cloud, non sapevo che avesse veramente intenzione di diventare un Soldier. Non ho mai avuto l’onore di vederne uno dal vivo, ne conosco solo uno che compare sempre in televisione. Credo che si chiami Sephiroth.  L’idea che mio fratello possa diventare come lui mi spaventa!
Ho sempre avuto paura di loro, quei soldati che appartengono alla Shinra Inc. Quell’uomo con i capelli argentati ha un’aria talmente forte e potente che sembra quasi che voglia essere temuto, almeno io la penso così. Devo convincerlo a lasciar perdere, costi quel che costi!
Non lascerò che Cloud diventi uno di loro. Non finchè ci sarò io!
E’ una promessa!”

 
 
 
 
 
 
-Cosa stai scrivendo?-  Mena sussultò facendo sobbalzare l’intera scrivania, si voltò lentamente e vide il volto amichevole di sua madre che la guardava con aria curiosa. Coprì il blocco di fogli che si trovava davanti a lei e avvampò pesantemente.

-Niente!- piegò il foglio e lo tenne stretto tra le mani congiunte al petto e guardò la donna con aria innocente, le era sempre piaciuto fare la parte dell’agnellino e con il suo sorriso innocente funzionava quasi sempre se voleva cambiare discorso o far cambiare idea alle persone. La madre la guardò dubbiosa.

-Va bene…-  l’orologio che si trovava sul comodino della bambina segnava la mezzanotte, l’ora più temuta dagli adulti, la donna spalancò le sue iridi celesti
–E’ tardissimo Mena, perché non sei ancora a letto?- Mena cominciò a sudare dall’imbarazzo e aumentò la pressione sul foglio di carta che stringeva ancora tra le sue mani
–Scusa mamma… Finisco di scrivere il mio articolo e vado a letto, promesso.- Mena aveva il brutto vizio di fare promesse, lo stesso vizio del padre.  Alla madre non era mai piaciuto, perché le ultime parole che sentì da suo marito erano proprio quelle di una promessa, la solita promessa di un uomo che promette di tornare a casa dopo un lungo viaggio. Una promessa che non fu mai mantenuta. La donna scacciò via quei ricordi e si ricompose.

-D’accordo, Mena… Però fai in fretta…- si avviò verso la porta e la richiuse delicatamente.

Mena fece un sospiro di sollievo e riaprì il foglio con delicatezza, facendo attenzione a non strapparlo. Il suo sogno era quello di diventare un’avventuriera, voleva visitare luoghi che aveva sentito nominare o quelli di cui ancora nessuno conosceva l’esistenza. Desiderava con tutto il cuore di diventare una donna forte e coraggiosa come quelle nei libri che adorava leggere, e avrebbe scritto tutte le sue esperienze in un semplice blocco di note che però sarebbe divenuto la prova di tutto quello che ha vissuto. Così cominciò da quel singolo blocchetto che si trovava proprio sulla sua scrivania. Scosse la testa e si accorse che stava fissando il soffitto. Arrossì e riprese nuovamente la penna, avrebbe riflettuto sul suo futuro più tardi, così aggiunse la frase mancante.

“A domani, amica mia.”

 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
-Fratellone!- vide la sagoma di Cloud circondata dalla nebbia cremisi e cercò di raggiungerlo invano. La nebbia da cui era circondata puzzava di sangue e aveva un’aria spaventosa, come se migliaia di fantasmi gli stessero piangendo intorno.
-Brutta testa di Chocobo! Sei sordo?!- la sua voce si perse nel vuoto del luogo in cui si trovava in mille echi assordanti, ma la sagoma che assomigliava a suo fratello non ne voleva sapere di voltarsi o di andarle incontro. Non sentiva nessun pavimento che sorreggesse il peso dei suoi piedi, era come se stesse fluttuando nel vuoto e aveva la sensazione di cadere in quel vuoto infinito da un momento all’altro. Ad un tratto sentì dei passi pesanti alle sue spalle che si avvicinavano sempre più a lei, erano lunghi e lenti come quelli di un adulto. Trattenne il respiro e cercò di voltarsi, ma era come se avesse perso il controllo del suo corpo e si sentiva impotente. La seconda sagoma le passò davanti ignorandola completamente come se il suo scopo fosse un altro, aveva i capelli lunghissimi e la sua spada era finissima e più lunga dei suoi capelli. La sagoma di suo fratello si voltò ed emise un urlo di terrore, Mena cercò di correre verso di lui per aiutarlo ma non si muoveva di un centimetro.
La sagoma più alta alzò la sua spada al livello della sua testa ed infilzò quella di Cloud.
 






Aprì gli occhi di scatto e si accorse che si trovava nel suo comodo letto disordinato, tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno, tutto era rimasto come l’aveva lasciato la notte scorsa: le bambole erano buttate sulla finestra, sul comodino l’orologio segnava sempre l’ora esatta, le porte dell’armadio erano spalancate come al solito, la scrivania era in ordine e … Il suo blocco di note … ERA SULLA SCRIVANIA APERTO!!!
Cosa?! M -Ma chi …?!
Saltò dal letto con un piccolo balzo e raggiunse la sua scrivania rischiando quasi di inciampare tra i suoi vestiti che si trovavano sul pavimento.
Qualcuno aveva sfogliato il suo blocco di note mentre stava dormendo, e la cosa che la faceva arrabbiare di più era che l’avevano fatto senza averle chiesto l’autorizzazione.
-Mamma!- uscì dalla sua stanza e corse in cucina dove sua madre stava preparando la colazione.
-Mena, sei già sveglia …?-
-Hai letto il mio diario segreto?!-
La donna la guardò con un misto di sorpresa e preoccupazione.
-No, non l’ho letto … Perché chie … -
La bambina scomparve in un attimo e si diresse verso la stanza di Cloud. Spalancò la porta rumorosamente.
-Brutta testa di Chocobo! Hai guardato nel mio diario segreto?!- Cloud si volse di scatto spaventato, ma quando si accorse che si trattava della sua lamentosa sorella abbassò lo sguardo annoiato.
-Perché avrei dovuto leggere quel noioso blocco?-
-Per fare un dispetto a me, ovvio!-
Cloud la guardò spazientito -Esci fuori dalla mia stanza!-
-Ammettilo!-
-Che dovrei ammettere? Non ho letto il tuo stupido diario.-
-Tu sei stupido!-
-Fuori!-
Indicò la porta spalancata, Mena si diresse lì e si fermò dietro la soglia.
-Ecco! Non sono più nella stanza. Ora rispondi con sincerità!- Mena era testarda peggio di un muro e quando era convinta di una cosa non ne voleva più sapere di lasciar perdere. Cloud la guardò con rabbia e si avvicinò all’entrata della sua stanza.
-NON -L’HO -L-E-T-T-O!- chiuse la porta lasciando Mena irata davanti ad essa. Camminò in cucina per far colazione, ma i suoi passi non erano più svelti come al solito, bensì lenti e pesanti, come quelli di un adulto irato.

Te la farò pagare!






 
 
 
Loveless, Atto 1:
L’infinito mistero è il dono della Dea, perciò lo cerchiamo e andiamo verso il cielo.
La superficie dell’acqua si increspa e l’anima vagante non conosce requie.






Mena cominciò a leggere il libro che sua madre le aveva portato pochi giorni fa: Loveless.
Adorava leggere quei romanzi, sembravano rispecchiare la quiete della sua anima, l’altro giorno non aveva occasione di leggerlo perché suo fratello l’aveva trascinata bruscamente via dal luogo più silenzioso di tutta Nibelheim. Era seduta sul portico davanti casa sua ma per lei non era il posto adatto per leggere in santa pace un libro, in effetti davanti a lei, vicino al pozzo, c’erano dei ragazzini che giocavano con un Boomerang e le loro grida facevano scoppiare i timpani a coloro che volevano un po’ di pace. Tra di loro c’era la Lockhart, la ragazzina che piaceva tanto a Cloud, non la vedeva spesso perciò non aveva mai avuto occasione di vederla da vicino. Provò invidia per quella ragazza, lei era bellissima, aveva i capelli scuri e dentro i suoi occhi c’era una scintilla di rosso. Era una vera maschiaccia, proprio come Mena, se ne stava sempre con i ragazzi e non ricordava di averla mai vista giocare con le ragazze. I suoi pensieri furono interrotti dalla porta alle sue spalle che si era aperta all’improvviso. Si voltò e vide il viso candido di Cloud. Mena fece una smorfia con la bocca e si volse con stizza dando al proprio fratello le spalle. Il ragazzo non le diede retta e iniziò a camminare verso il negozio che si trovava dall’altra parte della stradina, dietro il pozzo. Mena abbassò lo sguardo sul libro e riprese a leggere, ma sentì un tonfo e poi il rumore di una persona che cade. Alzò nuovamente lo sguardo e vide Cloud accovacciato sulla strada e i ragazzi intorno a lui che ridevano a crepapelle.
-Scusami.- uno di loro si avvicinò al biondo cercando di trattenere la risata. Mena corse verso suo fratello e si abbassò al suo livello.
-Fratellone! Stai bene?- Cloud non rispose e cercò di trattenere un urlo di dolore, aveva le mani davanti al viso e non ne voleva sapere di scoprirlo. Mena guardò il ragazzo con odio e quest’ultimo la guardava sorridendo.
-Mi passeresti il Boomerang?- indicò l’oggetto che si trovava vicino a lei ed osservò bene la punta: era leggermente macchiata dal sangue di suo fratello. Lo prese e e si avvicinò al ragazzo tenendo lo sguardo verso il basso.
-Tieni!- sollevò il Boomerang e lo lanciò sull’occhio del ragazzo, quest’ultimo emise un urlo di dolore. Cloud alzò lo sguardo sorpreso e vide sua sorella sorridere mentre il ragazzino davanti a lei cadde sul pavimento roccioso della strada ed iniziò a piangere. Gli altri ragazzi intorno a loro iniziarono a circondare il povero ragazzo e lo aiutarono ad alzarsi, mentre la Lockhart si avvicinò a Mena e a Cloud.
-Sei ferito …?- tese la mano verso il biondo ma quest’ultimo si alzò e le diede le spalle.
-No, sto bene.- Si diresse verso il portico della sua casa ed entrò richiudendo delicatamente la porta alle sue spalle. Mena fulminò la ragazza con lo sguardo e le diede una spinta.
-Lascia in pace mio fratello! E’ tutta colpa tua!- i ragazzi si voltarono verso la bambina.
-Tu sei pazza!- urlò uno di loro e dopo questo partirono gli altri commenti dal resto della folla. La insultarono ed iniziarono a circondarla.
-Prendiamola!- Mena li guardò spaventata ed iniziò a dirigersi verso la Shinra Villa, non aveva il tempo di tornare in casa sua perché un paio di ragazzi si erano piazzati davanti al portico per non farla passare, si avvicinarono sempre di più a lei e non c’era più traccia della Lockhart. Iniziò a correre a perdifiato verso la zona proibita, varcò il cancello fino a raggiungere il portone, cercò di aprirlo ma era arrugginito e da sola non sarebbe riuscita ad aprirlo. La folla di ragazzi la raggiunse e a lei non rimase altro che subire.





 
 
    
Ecco cosa succede se cerchi di proteggere qualcuno …

Era sdraiata sul suo letto con il suo libro davanti, almeno ciò che ne era rimasto. Un paio di pagine erano strappate perché mentre era corsa fuori dal portico non si era accorta di averlo lasciato cadere sulla strada, perciò era malridotto. Il suo braccio era fasciato e il suo giovane viso era gonfio di lividi. Sua madre, dopo aver sentito il baccano fuori casa sua, era uscita e aveva visto un mucchio di ragazzi che stavano picchiando a sangue sua figlia. Mentre Mena era sdraiata sul letto la signora Strife era andata a lamentarsi dai genitori di ogni singolo ragazzino che le avevano fatto del male, compresa la famiglia Lockhart. Era riuscita ad incollare nuovamente le pagine mancanti al libro, ma solo un miracolo le avrebbe permesso di leggere con chiarezza quelle pagine. I suoi pensieri furono interrotti perché qualcuno stava bussando alla sua porta.
-Avanti.- la porta si aprì lentamente e da dietro di essa sbucò il volto del suo caro fratellone.
-Posso entrare …?-
-Prego.- Cloud entrò e chiuse con delicatezza la porta alle sue spalle. Si avvicinò a Mena e si accomodò sul suo letto.
-Senti … Riguardo ciò che è successo prima …-
-Lascia perdere … - Mena si sdraiò e richiuse il libro, voleva dimenticare il più presto possibile l’accaduto e non aveva voglia di sentire le scuse banali del fratello.
-Grazie Mena. – la bambina si voltò di scatto e lo guardò sorpresa. Lui arrossì lievemente ed iniziò a grattarsi la testa.
-Sì lo so non te lo dico spesso, non c’è bisogno che fai quella faccia.- un silenzio intollerabile piombò su loro due, nessuno di loro aveva il coraggio di commentare  o di prendersi in giro a vicenda. Mena ritrovò la forza di sorridere.
-Non ti preoccupare.- chiuse gli occhi e si ricompose, lui la guardò e sorrise.
-Beh, ti lascio dormire allora …- si alzò e si diresse verso la porta, ma poi si fermò.
-Ah, e Mena …?- lei si voltò e lo guardò con curiosità mentre lui le dava le spalle.
-Scusami, ho letto il tuo diario segreto.- aprì la porta ed uscì dalla stanza. Mena era sorpresa e fissava ancora con le iridi spalancate la porta da cui suo fratello era uscito un paio di secondi fa, non era arrabbiata e nemmeno triste, si sentì addirittura felice e le sembrava strano. Normalmente si sarebbe alzata dal suo letto e avrebbe cominciato ad inseguirlo per tutta la casa, no anzi, per tutta Nibelheim. Eppure si sentì realizzata, e non sapeva spiegarsi il motivo, le uniche due parole a cui riuscì a pensare erano:
“Grazie Cloud.”  



NOTA DELL'AUTRICE:

the one winged angel: Ciaoooo!!! Certo che mi ricordo di te! (:D) Mi fa piacere che continui comunque a recensire la storia! (^_^) Mi dispiace un sacco che ti tocca rileggere tutto, perdonamiiiiiii!!! (TT^TT) Ancora grazie infinite e un bacione grandissimo! (xD) 
  
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