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Autore: Whatadaph    13/02/2012    16 recensioni
Il Mondo Magico vive nella pace, almeno finché una serie di eventi misteriosi non giungono a sconvolgere l'equilibrio faticosamente ricostruito nel corso di lunghi anni.
Un Torneo Tremaghi, un incantesimo annullato, oggetti di grande valore trafugati senza un motivo apparente; inspiegabili avvenimenti ed enigmi irrisolti si sovrappongono, conditi con qualche segreto di troppo: segreti che forse sarebbe stato meglio svelare a tempo debito.
I ragazzi di una generazione felice sono destinati a scoprire a loro volta cosa significhi sentire il pericolo sulla propria pelle.
"Hai paura?"
"Sì. Una paura matta."
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Louis Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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A Tef e Wynne, perché sono senza ritegno! <3

Capitolo1

La nuova cugina


Alright, sit down and spill your heart,

Let's start from the very start...

OneRepublic

Accademia Auror – modulo di iscrizione


Nome: James Sirius Potter
Data e luogo di nascita: 16 luglio 2005, Londra
Luogo di residenza: 6 Buckingham Road, Godric’s Hollow, Hampshire
Istituto di provenienza: Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
Risultati conferiti negli esami finali:
Antiche Rune – Oltre Ogni Previsione
Aritmanzia – /
Astronomia – /
Babbanologia – /
Cura delle Creature Magiche – Eccezionale
Difesa Contro le Arti Oscure – Eccezionale
Divinazione – /
Erbologia – Oltre Ogni Previsione
Incantesimi – Oltre Ogni Previsione
Pozioni – Eccezionale
Trasfigurazione – Eccezionale
Storia della Magia – /
Ulteriori crediti: membro della squadra di Quidditch


*


« Buongiorno, mamma! »
« Buongiorno, tesoro ».
James sorrise a Ginny, mentre si sedeva al tavolo della colazione. Con tenerezza la osservò armeggiare con i fornelli – amava molto sua madre, e la ammirava altrettanto per la sua forza d’animo e la sua determinazione.
« Ecco qui! » disse Ginny allegramente, depositando sul piatto del figlio qualche toast imburrato, prima di tornare a dedicarsi all’articolo che stava scrivendo per Il corriere del Quidditch – qualcosa a proposito dell’anniversario della morte di Dai "Dinamite" Llewellynd, probabilmente.
James bevve un sorso di caffè e cominciò a sbocconcellare il proprio toast, guardando fuori dalla finestra. Godric’s Hollow era inondata dal sole di quella mattinata estiva, poche automobili Babbane percorrevano placidamente le strade. Il cielo azzurro, visibile dalle ante spalancate, era terso e occupato solamente da qualche nuvola solitaria – come candidi sbuffi di fumo.
Ginny sollevò la testa verso di lui, abbassandosi gli occhiali dalla montatura rettangolare, che negli ultimi anni portava sempre per leggere, scrivere o guardare la televisione.
« Oggi è il gran giorno? » chiese a James, studiando con tranquillità il volto del figlio.
Lui abbassò lo sguardo sul modulo che aveva compilato quella notte, e che adesso era in procinto di spedire. Annuì.
« Sei emozionato? »
Sorrise. « Spero che mi prendano ».
La madre lo guardò con dolcezza. « Ti prenderanno di sicuro, Jamie. All’Accademia non sono degli stupidi... non si faranno sfuggire un talento come il tuo ».
« Potrebbero esserci candidati con voti migliori dei miei, potrebbe andare male il colloquio, oppure... »
« Sciocchezze. Ti prenderanno, e prenderanno anche Grace ».
Grace. James l’aveva presentata ufficialmente alla famiglia il giorno del matrimonio di Victoire e Teddy. Conformemente ad ogni preavviso, tutti l’avevano adorata. Nonna Molly l’aveva invitata a trascorrere un paio di settimane alla Tana, zio George le aveva fatto collaudare qualche scherzo magico di nuova invenzione e Louis le aveva chiesto se per caso avesse una sorella. Grace aveva riso.
Al momento la ragazza si trovava in viaggio con la propria famiglia, in Stati Uniti. Era una nuova moda molto in voga fra i Purosangue, questa dei viaggi on the road alla Babbana – Grace, come ci si poteva immaginare, aveva accolto con entusiasmo la proposta dei genitori. In vacanza con loro era anche andato un suo cugino della parte francese – dal lato della nonna paterna –, un undicenne di nome Bastien, che l’anno successivo avrebbe frequentato Hogwarts assieme al piccolo Freddie e alla sua amichetta Terpsichore – figlia degli Scamandro. Nelle sue lettere, Grace aveva descritto Bastien come un ragazzino adorabile e carino che non le somigliava affatto. James, il quale la amava molto, non aveva potuto fare a meno di chiedersi come diavolo qualcuno che non le somigliava affatto potesse essere adorabile e carino.
Improvvisamente, un gufo irruppe dalla finestra aperta, un giornale fra gli artigli.
« Era ora! » fu il commento di Ginny, mentre infilava cinque zellini nel sacchetto che l’animale aveva appeso alla zampa. « Oggi la Gazzetta è in ritardo... »
Sulla soglia della cucina si udì un sonoro sbadiglio, e una scarmigliata Lily in camicia da notte si lasciò cadere sulla sedia più vicina.
« Buongiorno » la salutò la madre, divertita. « Albus dorme ancora? »
« Ovviamente » borbottò la ragazza, versandosi una tazza di caffè. « Ieri è stato alzato fino a tardi ».
« Non dirmi che stava ancora scrivendo a Georgia Menley! » esclamò James.
Lily alzò gli occhi al cielo. « Dio, spero di no. Non la sopporto, quella ».
« Lily, non parlare così » la sgridò Ginny. « Neanche la conosci! »
« Mi sta antipatica » insisté Lily, cocciuta.
Un rumore di passi sul vialetto di casa annunciò il ritorno di Harry, uscito per delle commissioni – essendo domenica, non era andato al lavoro. Poco dopo, si udì la porta di ingresso aprirsi e richiudersi, e la testa scarmigliata del signor Potter fece capolino in cucina.
« Buongiorno, ragazzi! » li salutò entrando.
« ‘Giorno, papà! »
« È arrivata una lettera » fece lui. « Con la posta Babbana » aggiunse.
Lily sgranò gli occhi scuri. « Con la posta Babbana?! » chiese, perplessa. « Chi mai potrebbe scriverci con la posta Bab- »
« Buongiorno » la interruppe la voce insonnolita di Albus, appena sopraggiunto nella stanza.
« Come va, Al? » gli chiese Ginny, inarcando le sopracciglia.
« Dai, papà! » fece invece Lily. « Voglio sapere di chi è la lettera! »
« Quale lettera? » domandò Al, perplesso.
Harry sospirò. « È arrivata con la posta Babbana » spiegò al figlio. « Da parte di mio cugino Dudley ».
« Hai un cugino?! » esclamò Lily.
« Che cosa?! » esalò Ginny, stupefatta.
Harry annuì. « Già. Lily, Jamie, Al... Dudley è il figlio della sorella di mia madre ed è un Babbano. Da bambino ero il suo punching ball ».
Lily corrugò appena le sopracciglia.
« Mi ha scritto perché... » deglutì. « Ha una figlia, Elizabeth, di undici anni. E lei ha ricevuto la lettera. La lettera di Hogwarts ».
« Ah, che bello! » esclamò James, sinceramente lieto.
Albus e Lily si scambiarono uno sguardo che non sfuggì agli occhi della madre – la quale tuttavia scelse di soprassedere, rivolgendosi invece ad Harry.
« C’è qualcos’altro che devi dirmi? » chiese al marito, stringendo gli occhi.
L’interpellato si torse le mani. « Beh » fece. « In realtà ci sarebbe qualcosa ».
Lily strinse gli occhi, sospettosa. James sembrava tranquillo, Al appariva impassibile.
« E sarebbe? » chiese quest’ultimo placidamente.
Harry sospirò. « Dudley mi ha chiesto se può stare da noi ».
« Ma... »
« Solo per un paio di settimane » aggiunse in fretta. « Per abituarsi alla magia, sai. E comprare le cose di scuola ».
« Perché, non vuole accompagnarla a comprare le cose di scuola? » chiese Jamie, dispiaciuto.
Harry si tolse gli occhiali, li pulì con una salviettina e li indossò di nuovo. « Beh, di certo gli sarebbe piaciuto accompagnarla. Ma, vedi, Dudley ha sempre avuto una certa... diffidenza, nei confronti della magia ».
Si udì un piccolo sbuffo scettico, dalle parti di Lily.
« Non c’è nessun problema » decretò Ginny infine – Harry parve sollevato. « Dormirà in camera con Lily... »
« Cosa?! »
« … a meno che tua figlia non preferisca stare sul divano ».
Vedendo il bronciò che la sorellina aveva messo su, James sospirò. Sarebbero state due settimane molto lunghe.

*


Qualcuno bussò alla porta.
« Posso entrare? »
Rose – seduta a gambe incrociate, la schiena poggiata alla testiera del letto – mise da parte il compendio sul Quidditch che stava sfogliando per ingannare il tempo. « Sì, entra pure ».
L’uscio si aprì con uno scricchiolio, e sulla soglia della stanza comparve Hugo.
A Rose sembrava che quell’estate il fratello minore fosse cresciuto molto in fretta – e tutto insieme. Ormai era alto quanto Ron, e le sue spalle si erano allargate a vista d’occhio. Perfino il suo volto pareva aver assunto un che di maturo, sebbene con i suoi quindici anni ancora non avesse perso del tutto le antiche rotondità infantili dei lineamenti. La linea della mascella si era fatta più pronunciata e il suo lungo naso era sempre più simile a quello del padre – anche se le sopracciglia, la forma delle labbra e la fronte alta e distesa erano tutte di Hermione. Sebbene fosse molto alto e sempre un poco goffo, appariva meno allampanato di prima e prometteva di divenire, in un futuro non troppo lontano, un ragazzone grande e grosso.
« Che facevi? » le disse, sedendosi sul letto, con quella sua nuova voce profonda che inutilmente tentava di camuffare.
Senza una parola, Rose sollevò  il fascicolo per mostrarglielo.
Hugo inarco le sopracciglia, scettico. « Una lettura illuminante » commentò.
La ragazza scrollò le spalle.
« Xenophilius Lovegood mi ha risposto, finalmente » le comunicò il fratello.
« E che ti ha detto? » si informò Rose, con voce un po’ roca.
« Che è appena tornato dal suo favoloso viaggio in Perù, e che sarebbe disposto a incontrarci lunedì ».
« Bene » fu il commento di Rose.
Era una faccenda che andava avanti già dall’anno precedente, questa di Xenophilius Lovegood. Era nata quando Lysander Scamandro – nipote del noto, folle editore – aveva trovato una piccola pietra scura nella foresta proibita di Hogwarts, e convinto che si trattasse dell’uovo di un qualche strano animale aveva iniziato a covarlo. Hugo era riuscito a vedere il presunto uovo, e le incisioni sulla sua superficie l’avevano subito insospettito. Ovviamente era corso a informarsi, da buon ricercatore, e ciò che aveva trovato aveva dato immediata conferma alle sue supposizioni. Un triangolo, con inscritto un cerchio, bisecato da una linea verticale... poteva significare una cosa sola. Specie perché sui lati della pietra erano presenti dei graffi, come se fosse stata incastonata in un gioiello. E Hugo sapeva bene, grazie alla miriade di domande con le quali fin da bambino aveva assillato i genitori, che in effetti la Pietra della Resurrezione era stata montata su di un anello.  L’idea di poter avere fra le mani uno dei Doni della Morte, un artefatto magico così potente... lo elettrizzava.
Non ne avrebbe fatto uso, certo. Non era così stupido. Ma avrebbe potuto studiarlo e capirne il funzionamento – tentare anche di riprodurlo, magari.
Non c’è conoscenza che non meriti di essere appresa¹.
Purtroppo, di materiale sui Doni della Morte nella biblioteca di Hogwarts ve ne era decisamente una scarsa quantità. Hugo non osava chiedere ai genitori, poiché sapeva bene che Hermione si sarebbe insospettita e avrebbe cominciato a fare ricerche di proprio conto per scoprire cosa avessero in mente.
Così, gli era venuto in mente di chiedere a Xenophilius, poiché anni prima – durante una festa di famiglia e con troppo Firewhiskey in corpo – un nostalgico zio Harry si era fatto sfuggire come il folle editore si autoproclamasse Cercatore dei Doni della Morte.
A quel punto, penna e calamaio, una pergamena e il suo gufo di nome Ragno erano bastati per scrivere al vecchio Xeno una lunga lettera. Egli, dopo aver fatto attendere per settimane una risposta, aveva infine scritto che non era prudente parlare di cose simili per posta, e che se lo desiderava avrebbe acconsentito a vederlo per discutere della faccenda. Peccato che avesse poi avuto la brillante idea di partire per il Perù – e li era rimasto fino alla metà di agosto.
Durante l’estate, Hugo non era stato con le mani in mano. Aveva tentato in tutti i modi, seppur con prudenza, di strappare agli adulti qualche informazione – cercando persino di far ubriacare lo zio Harry –, ma senza successo. Di certo la decisione sua e di Rose di tenere i cugini fuori dalla faccenda non aveva giovato ai loro tentativi, ma meno persone erano a conoscenza della cosa, meglio sarebbe stato. Tanto più che Albus, Lily e Lucy erano impegnati in un’altra questione – e anche loro due, se è per questo.
Chi mai era stato ad annullare l’Incanto Proteus che, a Hogwarts, teneva legati un bel numero di galeoni falsi? Per quale motivo?
E soprattutto, come fare a capire quale fosse la vera Proprietà di quelle monete in quanto, proprio a causa dell’annullamento del Proteus, non era loro possibile pensare ad essa?
Solo a pensare alle difficoltà incontrate nel tentativo di racimolare quel poco di informazioni di cui erano a conoscenza, a Hugo si rivoltava lo stomaco. Quando i galeoni stregati avevano smesso di funzionare, lui, Al e Rose si erano concentrati nello scoprire come diamine si facesse ad annullare un Incanto Proteus. Avevano trovato solo un accenno all’annullamento Empirico della Proprietà – ma per tutto ciò che quelle parole dicevano loro, non trovarle sarebbe stato la stessa cosa. Certo, conoscevano la definizione di Proprietà di un oggetto: la causa primaria per la quale esiste, ciò a cui serve. Ma questo non li aiutava minimamente, no.
Per fortuna, senza dir nulla a nessuno la piccola Lily aveva cominciato a far ricerche in proposito per proprio conto, e aveva avuto la brillante idea di domandare qualche informazione al ritratto di Lady Carmilla Sanguina, una nobildonna-vampiro con cui effigie aveva stretto amicizia – e che per giunta aveva avuto contatti con l’autrice del Proteus. Lady Carmilla era stata molto elusiva e aveva risposto solo vagamente ai loro interrogativi, dando però a Lily una pista da seguire.
L’Empirismo.
A quel punto, provvidenziale era stato l’aiuto di Lucy. La ragazza – coetanea di Lily e Hugo –, avendo l’incarico di vice-bibliotecaria di Hogwarts, era a conoscenza della posizione di ogni singolo volume. Assieme a Lily, era entrata di notte nel Reparto Proibito della biblioteca,  utilizzando il Mantello dell’Invisibilità di James, e levato così il velo dal mistero. La Proprietà di un oggetto veniva annullata Empiricamente quando, per tutte le persone che al momento in cui l’incantesimo era stato gettato si trovavano in un determinato luogo, diveniva impossibile pensare all’oggetto in questione in relazione allo scopo per il quale era stato creato.
Tutto ciò non aveva provveduto a chiarire la faccenda, anzi.
Si potrebbe dire che l’abbia resa ancora più confusa.
Per il momento, avevano lasciato perdere, rimandando tutto al momento del ritorno a scuola – cui ormai non mancavano che un paio di settimane.
Hugo si riscosse dai propri pensieri e levò lo sguardo verso la sorella, che era tornata a dedicarsi al suo opuscolo sul Quidditch con aria annoiata.
« Ehi, Rosie » cominciò. « Non credo che – ahia! »
Qualcosa di grande e vivo era comparso dal nulla, proprio addosso a lui.
« Per le mutande di Merlino... scusami, Hugo! » disse la voce di Albus. « Devo aver sbagliato a prendere le misure... »
« Già » brontolò il giovane Weasley, rialzandosi dal tappeto. « Ti sei Materializzato sopra di me! »
« Mi dispiace tanto, Hughie » tagliò corto Lily. « Ma siamo qui per discutere di una faccenda importante ».
Rose, la quale per tutto quel tempo aveva continuato imperturbabilmente a fingere di leggere il proprio opuscolo, abbassò il fascicolo e inarcò le sopracciglia con scetticismo – davvero era l’espressione che Hugo le vedeva dipinta in volto più di frequente.
Gli parve di vedere con la coda dell’occhio Albus alzare gli occhi al cielo, e a quel punto comprese.
Siamo alle prese con un capriccio di Lily. E i capricci di Lily possono anche essere peggio di quelli di Dominique, quando vuole...
« Stamattina » cominciò la minore dei Potter. « Il nostro adorabile papà è tornato a casa con una maledetta lettera di suo cugino... »
« Ha un cugino?! » le chiese Rose, stupita.
Lily strinse le labbra. « Così sembra. Fatto sta che adesso dovrò dividere la mia stanza con un’undicenne cugina di secondo grado ».
Hugo e Rose si scambiarono uno sguardo.
« Lily » fece lui. « Non ti sembra che... »
« Il cugino di papà lo utilizzava come punching ball, quando erano piccoli » intervenne Albus. « E Lily è convinta che questa Elizabeth sia insopportabile quanto lui ».
Rose scoppiò a ridere. « Lily » le disse. « Hai a che fare con te stessa da quindici anni. Davvero credi di non poter tenere testa a una ragazzina? »
« Sei insopportabile quanto Dominique » borbottò Hugo. « E almeno dieci volte più sicura di te... mi chiedo come fai a sopportare la tua stessa presenza ventiquattro ore su ventiquattro ».
Lily parve irritata. « Senti, mezza calzetta » cominciò. « Non credere di – »
Toc toc toc.
Si voltarono tutti e quattro verso la finestra, dove un grosso allocco dal piumaggio fulvo stava bussando con il becco.
« Ragno! » esclamò Hugo, precipitandosi ad aprire le ante.
Diede un’occhiata alla lettera.
« Chi ti scrive? » si informò Albus.
Hugo si scambiò un’occhiata con la sorella.
« Patricia Crickle » mentì. « Quella bionda di Tassorosso ».


*


Fuori dal finestrino dell’automobile, la campagna correva veloce. Il sedile sul quale Elizabeth Dursley si trovava era scomodo, la cintura di sicurezza le graffiava la spalla e, come se non bastasse, avvertiva un pizzicore terribile sotto la pianta del piede destro. E, si sa, grattarsi sotto le piante dei piedi è impossibile, si ha l’impressione di sfregare le unghie su qualcosa che non appartiene al proprio corpo.
Lizzy pensò che se fosse già stata in possesso della bacchetta magica presente in cima all’elenco delle cose da comprare, magari avrebbe potuto trovare una magia per far scomparire quell’irritante sensazione di pizzicore.
Provò un intenso moto di fastidio verso i propri genitori, seduti sui sedili anteriori, poiché ancora non si erano degnati di condurla ad acquistare il necessario per la scuola.
« Dove stiamo andando? » aveva chiesto a Dudley prima di salire in macchina.
« Ottery St Catchpole ».
Questo nome non le aveva detto granché. Elizabeth non voleva andare a casa di questi cugini – dei quali poche settimane prima non sospettava neanche l’esistenza. Certo, non vedeva l’ora di saperne un po’ di più sui maghi, ma lei era impaziente di andare a Hogwarts – l’attesa le stava facendo rodere il fegato. Quelle due settimane sarebbero state eterne.
Doveva ammettere che, con questa faccenda della magia, molte cose risultavano adesso più chiare ai suoi occhi, numerosi eventi assumevano un significato diverso – come quella volta in cui aveva fatto inavvertitamente diventare viola il criceto di Max.
L’automobile di Dudley prese una via secondaria, dove lo sterrato faceva sobbalzare bruscamente il mezzo ad ogni buca. A Lizzy si annodò lo stomaco.
Giunsero finalmente di fronte ad una sbilenca casetta a più piani, che dava l’impressione di essere stata assemblata a più riprese – aggiungendo qualche stanza ogni tanto, a seconda della necessità. Come si reggesse su, era un mistero, ma il tutto era talmente impregnato di magia che Lizzy ebbe un fremito, sebbene l’insieme fosse un po’ troppo caotico per i suoi gusti.
Quando l’automobile si arrestò, Elizabeth restò immobile sul sedile posteriore, lo sguardo fisso sulle proprie ginocchia. Udì sbattere le portiere anteriori, i passi pesanti di suo padre e il rumore del portabagagli che si apriva. Dudley vi estrasse la valigia della ragazzina, mentre la moglie Meghan le apriva lo sportello.
« Allora? » le disse, guardandola con un poco di apprensione. « Non scendi? »
Elizabeth sospirò, prima di poggiare i piedi in terra ed ergersi in tutta la sua scarsa statura. Dalla strana di casa erano emerse alcune persone, messe probabilmente in allerta dal rumore della macchina. Vide una donna anziana e rotondetta, con i capelli grigi folti e puliti e un volto gentile ma deciso. Con lei c’era un uomo, che doveva avere all’incirca l’età di Dudley e aveva un paio di incredibili occhi verdi dietro le lenti degli occhiali – assieme ad un ragazzo che gli somigliava moltissimo, probabilmente il figlio. Erano presenti anche due individui che dovevano essere più o meno coetanei di Lizzy: un ragazzino molto alto, dalla carnagione scura, e una minuscola bambina con i capelli biondi e il volto rotondo.
Meghan si diresse verso di loro con decisione, seguita da un Dudley vagamente titubante. Lizzy si incamminò dietro di loro a piccoli passi, guardandosi attorno con diffidenza.
La donna più anziana la accolse con un caloroso abbraccio – cui la ragazzina rispose rigidamente, sentendosi un poco a disagio.
« Tu devi essere Elizabeth! » le si rivolse con un sorriso accogliente. « Sono davvero felice che tu sia qui, benvenuta! »
Dudley, nel frattempo, era andato incontro all’uomo dagli occhi verdi.
« Harry » lo salutò, con impresso sul volto un sorriso debole ma sincero.
« Come stai, Big-D? » disse l’altro.
Meghan si era avvicinata alla signora – che si chiamava Molly, come Elizabeth avrebbe scoperto in seguito.
« Salve, signora Weasley » si presentò con un sorriso. « Io sono Meghan ».
« Oh, mi chiami pure Molly! »
« Lizzy? Vieni qui! »
La ragazzina fece come il padre le aveva detto – cercando di non far trasparire il proprio malumore.
« Ciao, Elizabeth » disse l’uomo dagli occhi verdi. « Io sono tuo zio Harry, e lui è mio figlio Albus Severus » aggiunse, presentandole il ragazzo che gli somigliava molto.
« Al, papà » lo corresse questi pigramente.
Lei annuì. « Piacere di conoscervi » mormorò.
« Ciao, Elizabeth! »
Anche il ragazzino si era avvicinato. « Io sono Fred! » esclamò allegramente. « E lei è la mia amica Terpsichore, ma chiamala Terrie ».
Lizzy, stordita da tutto quell’entusiasmo, non sapeva bene cosa dire.
« Piacere » buttò lì.
Fred le lanciò un’occhiata costernata,
Due ore dopo, i genitori di Elizabeth si erano rimessi in viaggio per il Surrey, e l’umore della ragazzina non era migliorato affatto. Le erano stati presentati così tanti parenti che ricordava a malapena un paio di nomi, la testa le girava e si sentiva sola.
Diamine.


*


18 agosto

Caro diario,
mi annoio. Qui stanno sempre tutti a parlare di cose che non conosco o a fare cose che non mi interessano. Cose che prima o poi conoscerò molto meglio di loro o saprò fare molto meglio di loro. E mi interesseranno molto, ma molto di più di quanto interessano a loro. E allora loro diranno che non gli interessano perché non saranno bravi quanto me. La volpe e l’uva.
Sono un sacco di parenti, di tutte le età e gli aspetti possibili e immaginabili. Ho cugini alti e bassi, magri e grassi, con capelli di tutti i colori. Dico sul serio! Ci sono capelli rossi, capelli neri, capelli biondi, capelli castani. Uno dei miei cugini li ha addirittura TURCHESI. Insomma, in realtà non li ha turchesi sul serio... non solo, ecco. Li può avere anche rosa, gialli, verdi, di tutti i colori. Fred mi ha spiegato che è un Metamorfumagus. Un Metamorfomagus è un individuo che può mutare il proprio aspetto come gli pare e piace. Quando sono bambini di solito è qualcosa di involontario, o che dipende dall’umore, e di solito si tratta solo del colore dei capelli e roba del genere. Ma poi, man mano che uno impara a parlare e camminare e tutte le cose che si imparano, si inizia a padroneggiare questa capacità. È qualcosa che si ha dalla nascita, però... non è che se non si è un Metamorfomagus lo si può diventare. Credo sia una questione di genetica. Mi piacerebbe sapere come funziona dal punto di vista scientifico.
Ovviamente, nessuno dei miei cugini si è mai posto questa domanda.
Non sopporto Lily. Ha un atteggiamento odioso. Si scambia continuamente sorrisini d’intesa con Albus e mi parla come se avessi quattro anni. E non è finita qui! Mi è capitato per sbaglio... no, l’ho fatto apposta. Ho origliato una conversazione fra lei e James (e non mi importa assolutamente niente che mamma direbbe che non si fa). Lui (che ha la faccia da pesce lesso e non fa che parlare con occhi luccicosi di una certa Grace) la stava sgridando perché ha macchinato per andare alla Tana. Dimenticavo, la casa dove sto adesso si chiama Tana e, devo ammetterlo, il nome è piuttosto azzeccato. Glielo dovrò scrivere alla mamma, che mi ha mollata in una Tana (piena di cugini rumorosi e alcuni pure antipatici, come Lily).
Tornando a Lily, appunto, lei ha macchinato per venire alla casa dei nonni perché non voleva dividere la camera con me! Così la signora Weasley ha deciso di invitare quasi tutti i nipoti per due settimane, e il risultato è una baraonda, anche perché si è aggiunta Terpsichore, l’amica di Fred (che nome assurdo). Terpsichore ha capelli molto lunghi ed è un po’ strana, ma tutto sommato passabile. Io dormo con lei e due mie cugine che si chiamano Molly e Dominique. Molly è pedante, ma almeno sta per i fatti suoi. Dominique mi è abbastanza simpatica, invece. Mi ha fatto provare la sua bacchetta magica, e io sono riuscita a fare tante scintille argentate. Lily, in uno dei suoi rari momenti di simpatia, mi ha detto che fino a poco tempo fa non era così gentile e che è tutto merito del suo ragazzo Adrian se adesso invece lo è. Ma non so quanto credito dare a quello che dice Lily.
Nel frattempo, zio Harry mi ha spiegato tante cose su Hogwarts. Non è male, lui. È l’unico che non mi tratta da piccola. Comunque, mi ha detto che a Hogwarts ci sono quattro Case e che lui è stato in Grifondoro (che è dove vanno quelli coraggiosi e pieni di buone intenzioni, ma anche molto testardi e qualche volta sbruffoni. Non credo faccia per me). Poi c’è Tassorosso, che è per quelli molto leali e buoni, che si impegnano sempre al massimo. Anche questo non fa per me, credo. Io potrei essere adatta o a Corvonero o a Serpeverde. In Corvonero ci sono persone molto intelligenti e a volte pure un po’ superbe, che amano conoscere tante cose. In Serpeverde persone ambiziose e determinate, generalmente astute. Non lo so quale mi rappresenta di più, fra le due. A decidere a che Casa andranno i nuovi studenti lo decide un cappello. Sì, lo so. Sembra assurdo (e lo è). Lo chiamano il Cappello Parlante e ogni anno chiama una canzone, prima di dividere quelli del primo anno fra le quattro Case. Tutto questo avviene in una cerimonia chiamata Smistamento.
Pensare che sia tutto vero fa un po’ impressione. La magia... ecco. Faccio fatica a crederci, certe volte. Però è tutto vero (e purtroppo è vera anche Lily).
Non vedo l’ora di andare a Hogwarts. Dominique ha detto che è un bel risultato fare una magia volontariamente con la bacchetta di qualcun altro, alla mia età e senza aver ancora imparato niente (non l’ho capita bene, questa cosa della bacchetta di qualcun’altro... credo che siano personali, insomma). Comunque, a scuola sarò la prima della classe. Sono sempre stata la prima della classe.
Adesso devo andare. Questo raro momento di privacy è stato interrotto da quel rompiscatole di Fred (parla sempre a voce altissima) che mi chiama per giocare a Quidditch. È uno sport dei maghi, un po’ come il calcio ma con più palle e tre anelli al posto delle porte. E poi ogni giocatore ha un ruolo diverso, se ho capito bene. Non ho la minima intenzione di salire su una scopa volante, però. Neanche avrei intenzione di guardare, ma sarebbe un modo come un altro per stare un po’ all’aria aperta senza Lily intorno (lei gioca, per fortuna).
Ciao,
Elizabeth.


*


I piedi di Lizzy procedevano sul selciato della via fremente di attività, e la ragazzina non riusciva a staccare gli occhi dalle numerosissime botteghe che ne costellavano gli edifici – ognuno aveva una pendenza strana e insolita, la magia si poteva letteralmente respirare. Quasi tutti i negozi esponevano in vetrina la merce: colorata e sfavillante, cupa e misteriosa, curiosa e impressionante.
Neanche mezz’ora prima, lo zio Harry le aveva spiegato che doveva prendere quella strana polvere lucente e lanciarla nelle fiamme.
« Diagon Alley! » aveva scandito lei con voce chiara, serrando i gomiti al corpo come le era stato raccomandato.
La cenere le aveva fatto venire voglia di tossire e il viaggio era stato nauseante e scomodo, tuttavia era riuscita a raggiungere la destinazione concordata senza alcun problema. Lo zio le aveva raccontato di essersi sbagliato, la prima volta che aveva viaggiato con la Polvere Volante, e di essere giunto da tutt’altra parte.
Ma io non sono fessa come lui. E poi è facilissimo, una roba da bambini.
« Elizabeth! »
Si voltò verso Fred – il ragazzino ci prendeva fin troppo gusto a chiamarla con il suo nome intero, se lo rigirava fra le labbra come fosse una barzelletta. Che cosa irritante.
« Che c’è? » lo apostrofò bruscamente.
« La mamma ha detto che possiamo restare con Al e Lily, mentre loro stanno alla Gringott ».
Lizzy corrugò le sopracciglia. « Che cosa è la Gringott? ».
« La banca dei Maghi » le spiegò Albus gentilmente. « Gestita dai folletti ».
Eh?
Ci pensò su un momento – la prospettiva di liberarsi di Lily per un po’ era allettante, e poi era curiosa di scoprire come diavolo fossero fatti i folletti.
« No, voglio vedere la Gringott » disse.
Lo zio Harry le sorrise. « Comprensibile » commentò.
Fu così che il gruppo si divise. Fred e Terpsichore restarono assieme ad Albus e Lily, mentre la piccola Dursley andava alla Gringott con i grandi – davanti alla banca avevano appuntamento con i cugini Lucy, Hugo e Rose, con relativi genitori.
Li trovarono proprio lì. Lucy – che era dolce e carina in maniera irritante – salutò Lizzy con un gran sorriso. Hugo le fece un cenno, Rose si limitò a guardarla.
Rose era un’altra che le piaceva abbastanza. Se non altro, parlava poco.
La Gringott si rivelò essere un edificio alto e un poco sbilenco, interamente costruito in marmo bianco. L’ingresso era costituito da un grande androne dal pavimento a lastroni, orlato di grossi banconi in mogano lucidato, sui quali delle creature piuttosto brutte – che Lizzy catalogò istintivamente come folletti – pesavano mucchietti di monete d’oro scintillanti e catalogavano gemme grosse come i loro piccoli pugni. Il vasto spazio tra i banconi era colmo di gente dai mantelli di ogni tinta – davvero, la ragazzina non si sarebbe mai del tutto abituata a vedere tutte quelle persone vestite in modo tanto ridicolo.
Giurò a se stessa che se mai le fosse capitato di indossare un mantello, sarebbe stato il più possibile simile a un’innocuo poncho da signora.
Meno di un’ora dopo, fu costretta a tradire il proprio giuramento. Scoprì con discreto orrore che l’uniforme di Hogwarts era costituita proprio da un mantello, sebbene al di sotto la divisa regolamentare somigliasse ad una qualunque divisa da scuola inglese Babbana – camicia, cardigan, gonnellina a pieghe e calzettoni.
La signorina Burnett – zia Ginny le spiegò che si trattava della figlia dell’antica proprietaria Madama McClan, deceduta qualche anno prima – le punse un braccio con uno spillo, ma Elizabeth fece finta di niente per non essere presa in giro da Lily.
Anche la cugina stava provando un nuovo mantello, poiché – a detta di nonna Molly – durante l’estate era cresciuta di almeno cinque centimetri. La giovane Potter restò immobile, mentre l’apprendista della signorina Burnett le sistemava l’orlo della veste attorno ai polsi. Sembrava perfettamente a proprio agio, e Lizzy per questo la invidiò. Ancora non le andava giù il fatto che l’altra avesse montato tutta quella messinscena delle due settimane alla Tana solo perché non voleva stare in camera assieme a lei.
Affari suoi. Io non volevo stare in stanza con lei, tanto.
In piedi accanto a lei, Fred le rivolse un enorme sorriso, cui lei rispose con un rapido e nervoso stirarsi di labbra.







¹ Non c’è conoscenza che non meriti di essere appresa, è una trasposizione di una frase di Kushiel’s Legacy (Jaqueline Carey). Se non conoscete questa serie di libri, non perdete tempo e andate a comprarli! Ne vale la pena.


Note dell’Autrice

Bene, visto che per adesso c’è poco di difficile da capire, ho deciso di aspettare che qualcuno me lo chieda prima di postare il riassunto del prequel (anche perché devo ancora finirlo... posso assicurarvi che si sta rivelando un compito molto più arduo di quanto si sia rivelato scrivere una long intera).
Diciamo che qui avete fatto la conoscenza con svariati personaggi. Visto che la distribuzione “per case” dei Potter-Weasley qui è un po’ particolare, vi scrivo qui a che case appartengono (o appartenevano):
Grifondoro: James Sirius, Roxanne, Lucy, Albus Severus, Louis
Serpeverde: Dominique, Lily Luna, Rose
Corvonero: Hugo, Molly, Victoire

Grazie per aver letto e recensito! <3
Joie, Daph
   
 
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