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Autore: Bethan Flynn    13/02/2012    2 recensioni
-Hoshi, che cos’è?- sussurrò di nuovo il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Gli sorrise, ma in quel sorriso non c’era gioia, e neppure odio.
C’erano paura, dolore, disperazione.
-E’ quello che potrei diventare io- mormorò solamente –la Caduta-.
Non tutti gli esperimenti sui non compatibili sono falliti.
Una ragazza è sopravvissuta.
E solo a lei spetta scegliere se la vita che le è rimasta sia la dannazione o la salvezza.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-E tu saresti un sacerdote?- la ragazza fissò il generale con occhio critico, mentre Linalee cercava disperatamente di farla star ferma per aggiustarle il vestito.
Era di seta e pizzo, nero come la notte.
Avevano cercato di convincerla a metterlo bianco, ma non ne aveva voluto sapere. Non voleva dare ragione al sogno che aveva fatto.
Si scrutò nello specchio di fortuna appeso alla parete e sorrise, pensando a quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si era osservata lì.
Nella capanna sul lago tutto era rimasto come quando l’aveva lasciato.
La gonna era ampia e soffice, e Aster si vide molto più simile ad un angelo della morte che ad una sposa.
-Del resto, è quello che sarò…- mormorò fra sé.
Marian le sorrise –sono pur sempre un membro dell’Ordine, quindi ho dignità di uomo di chiesa- disse ironico.
-Un prete serio si impiccherebbe se si sentisse paragonato a te!- replicò lei ridacchiando.
-Finito!- Linalee si alzò dal pavimento. Aster le sorrise –grazie. Potresti lasciarci un minuto da soli? Chiamami quando inizia la cerimonia- la abbracciò, entrambe capirono che quello era l’ultimo saluto fra loro.
-Mi dispiace, Aster. Per tutto- Linalee si mise a singhiozzare sulla sua spalla in tempo zero, ma l’altra le diede una leggera botta in testa.
-Smettila. Sei sempre a frignare, vedete piuttosto di creare un mondo in cui le cose vadano meglio- mormorò –e sta’ attenta agli scatti d’ira di quel coniglio idiota. Se fa qualcosa tu comunicamelo, se sarò ancora da qualche parte provvederò a fulminarlo- la cinese ridacchiò fra le lacrime. Si strinsero un’ultima volta, poi uscì.
Aster si girò a fissare Marian con un sorriso mesto in viso –e così siamo alla fine- sospirò –tieni presente quello che ho scritto nella lettera- disse fissandolo.
L’uomo annuì, e la ragazza vide chiaramente le lacrime brillare nei suoi occhi.
-E’ tutta colpa mia se…- iniziò, ma lei lo zittì bruscamente –non sei uomo da rimpianti, Marian Cross. Quel che è stato è stato, ormai è inutile pentirsene- disse, poi continuò con tono più dolce –ti ho mentito perché Hoshi lo voleva, perché dentro di me sentivo di continuo la fiducia che lei aveva in te. Ma tutti e tre dovevamo crescere, prima o poi- gli accarezzò una guancia. L’uomo ormai non frenava più le lacrime.
-Sii per lei un fratello e nient’altro. Non rinchiuderla di nuovo. E’ la mia ultima volontà- posò le labbra sulle sue in un bacio leggero, fraterno.
-Aster, è ora- la voce di Linalee fece capolino da dietro la tenda che separava quella stanza dal resto della casa.
La ragazza annuì –arrivo- poi fissò di nuovo gli occhi di Marian.
-E’ il momento- disse. Un nodo le chiuse la gola, il cuore cominciò a batterle all’impazzata e la paura risucchiò quegli ultimi barlumi di felicità così come il suo specchio aveva sempre risucchiato i nemici.
-Ehi- fece il Generale, prendendola sottobraccio.
-Si?- chiese, tesa come una corda di violino mentre spalancavano la tenda.
-Sei bellissima-.

---

La vide arrivare all’altare accompagnata dal suo maestro.
L’espressione seria del suo viso si mutò in un sorriso quando i loro occhi si incrociarono.
Sapevano che sarebbe finita quel giorno, ma finchè potevano rimanere insieme poco importava che fossero vivi o morti.
Avvolta in quel vestito sembrava rugiada sui petali di una rosa nera, illuminata dai raggi dell’alba.
Sentì il cuore accelerare. Sembrava che tutto il bosco stesse trattenendo il respiro.
Il generale la condusse accanto a lui, poi le lasciò il braccio e prese il suo posto dietro all’altare, ricavato da un grosso tronco di legno.
-Sappiamo tutti perché siamo qui, oggi- esordì l’uomo. Allen guardò Aster negli occhi, che gli restituirono uno sguardo deciso.
Non l’avrebbe lasciato.
-Celebriamo un’unione nata dalla più grande delle scissioni…-
Non sapeva cosa ci fosse dopo la morte, ma quegli occhi giuravano che sarebbe rimasta con lui.
-…quella fra luce ed ombra, quella fra nature opposte che hanno avuto il coraggio, la forza e la saggezza di trovare gli inscindibili punti di unità che le rendono indispensabili l’una all’altra…-
Non importava se lei fosse innocence e lui fosse umano, le loro anime erano affini, fatte della medesima sostanza, quale che fosse.
-…un’unione che ci ha insegnato che anche nelle tenebre esiste una luce, come nella notte esistono le stelle…-
Ma vide che anche lei aveva paura.
-…e che anche quando sulla nostra vita pende una sentenza, non dobbiamo perdere la speranza di trovare un motivo per continuare a viverla- l’introduzione di Cross era finita. Adesso iniziava la cerimonia.
-Allen, Aster- li guardò seriamente –le vostre anime non meritano di venire separate. Quindi rispondete con la massima sincerità- fissò negli occhi il suo allievo.
Allen sentì un nodo alla gola nel comprendere che non era solo Aster che stava lasciando.
Lasciava una vita che era stata piena di persone che l’avevano aiutato a crescere.
Lasciava quell’uomo, che soltanto ora capì essere per lui come un padre.
-Allen- disse Cross –sei tu disposto, nella tua più intima essenza, a trascorrere l’eternità con Aster, a farti carico delle sue sofferenze come se fossero tue e ad essere per lei un sostegno come lei lo sarà per te?- quella formula non era certo tradizionale, ma nessuno si sorprese più di tanto. Quel matrimonio era tutto fuorchè una cerimonia tradizionale.
Il ragazzo fissò negli occhi il suo maestro, poi lei.
-Giuro che non mi separerò mai da te. Se anche dopo la morte le nostre anime si disperdessero, verrò a cercarti in ogni luogo dove il corpo umano mi impedirebbe di andare. Non sarai mai sola, e se ti troverai ad esserlo, saprai che io ti sto cercando- una lacrima solcò il viso della ragazza mentre gli sorrideva.
Cross fece anche a lei la stessa domanda.
-Non lascerò che le tenebre o la luce ci dividano. Abbiamo scoperto quanto esse siano intimamente connesse, possiamo superarne i limiti. Qualsiasi cosa accada, io non ti lascerò mai- rispose.
Il generale annuì, poi porse loro due anelli, fatti di due fili intrecciati, uno bianco e uno nero.
Aster percepì qualcosa su quegli anelli, e fissò Cross interrogativa. Lui annuì nuovamente.
Allen le mise l’anello e lei fece lo stesso. Entrambi videro con sommo stupore il metallo dissolversi a contatto con la propria pelle.
-Capirete tutto a tempo debito- disse l’uomo sorridendo –adesso niente potrà separarvi-.
Aster guardò gli occhi argentati di Allen, sapendo che sarebbe stato il loro ultimo sguardo.
-Ti amo- disse lui, avvicinandosi per baciarla.
-Ti amo- le loro labbra si incontrarono, il ciondolo che aveva al collo si spaccò con uno schianto e una fitta che scosse l’intero corpo della ragazza le fece capire che Allen era perduto, e che tutto doveva accadere come avevano progettato.
Si staccò da lui e vide la pelle scurirsi. Un attimo prima che anche gli occhi si facessero dorati, dalle labbra del Noah uscì una parola sussurrata.
-Scusatemi-.

-Ma bene! Ecco che finalmente il nostro esorcista ha lasciato il passo a mio figlio!- la voce orrenda del Conte risuonò alle loro spalle, ma Aster non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi.
Neah evocò la spada che fino a poco tempo prima era appartenuta ad Allen e si slanciò contro il nemico.
Il Conte estrasse la propria arma, ma nel momento in cui le lame si incrociarono accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato.
L’arma di Neah tagliò di netto quella del Conte e trapassò il suo corpo come se fossero stati fatti di burro.
Per un istante fu come se il mondo si fosse fermato, poi l’urlo disumano, raccapricciante del nemico scosse la terra fin nelle viscere, fece tremare gli alberi e accasciare tutti i presenti a terra.
Era l’urlo di tutte le anime che aveva condannato a vivere come akuma che venivano liberate. Era il dolore di migliaia di vite spezzate in una guerra inutile. Era la rabbia di millenni passati ad uccidere senza capire perché.
Road, poco lontana da Aster, svanì in una nuvola di polvere, e altrettanto successe a tutti gli altri Noah tranne che Tyki e Neah. Il Noah del piacere, però, si era raggomitolato a terra e urlava, come se soffrisse immensamente.
Hoshi era china su di lui, gli gridava qualcosa cercando di sovrastare il frastuono.
All’improvviso, tutto finì e di nuovo il silenzio rotto solo dai singhiozzi dell’unico Noah rimasto in vita popolò la radura.
Dalle labbra di Neah scaturì una risata malvagia, intrisa di sete di sangue e vendetta, ma anche di un dolore che durava da millenni.
Aster seppe che quello era il momento di muoversi.
Con incredibile calma evocò la katana nera e le ali, sollevandosi velocissima di fronte a quello che una volta era stato Allen.
-Ricorda ciò che mi hai promesso- gli sibilò ad un soffio dal volto, sentendo ogni fibra del suo corpo premere affinchè lo uccidesse.
Nella mano di Neah ricomparve la spada, e la ragazza fece appena in tempo a trafiggerlo che sentì un dolore lancinante attraversarle tutto il corpo.
Sorrise un’ultima volta, poi chiuse gli occhi.
-Ti amo, Aster- quella voce fu l’ultima cosa che sentì, la sua voce, fioca negli ultimi respiri. Con voce altrettanto debole, rispose.
-Anch’io, Allen. Per sempre-.

---

Era finita.
Senza che nessuno se ne rendesse conto.
Komui stesso l’aveva realizzato quando, scendendo da Hebraska, aveva trovato l’abisso in cui lei dimorava completamente vuoto e sordo ai suoi richiami.
Allora aveva capito che qualcosa era successo.
Era corso sulla torre, ed aveva visto che dal martello di Lavi era appena atterrata una piccola compagnia di persone, fra cui c’era anche sua sorella.
Piangevano.
Due corpi vennero depositati a terra delicatamente, e l’uomo capì che tutto si era concluso.
Chiamò ogni nome che gli venisse in mente della sede mentre correva a rotta di collo giù per le scale fino ad attraversare il salone e ad arrivare in giardino col fiatone.
Linalee, Lavi, Kanda, il generale Cross, Marie, Miranda, Hoshi e un giovane che non aveva mai visto stavano in piedi in silenzio, attorno ai due corpi distesi a terra.
Sua sorella singhiozzava sulla spalla di Lavi, Miranda si premeva le mani sulla bocca cercando di controllarsi, le braccia di Marie che la stringevano.
All’improvviso, Hoshi crollò in ginocchio ed i suoi singhiozzi riempirono il silenzio tranquillo della mattina appena sbocciata.
Il giovane si chinò su di lei, circondandole le spalle con un braccio.
Komui lo riconobbe: Tyki Mikk.
Lo era, ne era sicuro, ma allo stesso tempo non lo era.
I suoi occhi erano color nocciola, e la pelle era decisamente pallida.
Corse trafelato verso il gruppetto. Sua sorella si staccò da Lavi e gli corse incontro, volandogli addosso.
La strinse, ancora troppo incredulo per parlare.
-E’ finita- sussurrò Linalee fra le lacrime –non esistono più né l’innocence, né la dark matter-. I ragazzi si avvicinarono al supervisore e tutti si guardarono senza dire una parola.
Avevano vinto, ma non c’era allegria in quella vittoria.
Soltanto dopo millenni di guerre inutili comprendevano quanto fosse stato enorme il loro errore, quanti sacrifici inutili aveva richiesto, quanto sbagliati fossero stati i fondamenti su cui avevano agito.
Un nuovo pianto riempì lo spazio vasto del giardino.
I ragazzi della sezione scientifica si erano raccolti attorno ai corpi di Aster e Allen, immobili, pallidi come al solito, le dita intrecciate. Sarebbero potuti sembrare addormentati, se non fosse stato per il sangue sui loro vestiti.
Arrivò Jerry, ma Linalee lo intercettò.
-Jerry, no…- ma le lacrime rigavano già il volto del cuoco.
Tutti avevano capito.
Se l’Ordine aveva portato qualcosa di buono, era quello: coloro che avevano resistito aggrappati a quell’ingannevole scialuppa di salvataggio erano diventati un organismo unico, capace di capirsi con uno sguardo ed in grado di avvertire le emozioni altrui senza che vi fosse bisogno di parole.
Una nuova creatura, frutto dell’unione e non della guerra.
Il Generale Cross, gli occhi rossi ed il viso stravolto, gli si fece incontro tendendogli una mano.
-Un nuovo inizio, Komui- disse fissandolo.
Komui prese quella mano.
-Un nuovo inizio-.

---

Le campane suonavano tetre, mentre un lunghissimo corteo di figure vestite di nero sfilava attraverso il piccolo paese e poi si inoltrava nelle colline.
Gli abitanti guardavano perplessi quel fiume di persone dirigersi verso un punto nel bosco in cui non c’era niente se non colline nevose circondate da alberi.
In prima fila, una ragazza con lunghi capelli neri stringeva convulsamente la mano di un giovane dai capelli rossi, pallida. Entrambi piangevano. Dietro di loro, un’altra coppia sembrava la loro nemesi. Lei, lunghissimi capelli rossi, fissava le bare, senza piangere come se il proprio dolore fosse troppo grande per essere espresso. Lui le teneva un braccio attorno alle spalle, sorreggendola di tanto in tanto quando inciampava, ma non sembrava direttamente coinvolto nel dolore generale che accompagnava quelle due casse di legno chiaro.
Arrivarono sulla sommità di una collina.
Cross depose con attenzione i lati delle bare che stava trasportando, lo stesso fece Jerry, che aveva insistito per avere quel compito.
Scavarono una fossa insieme, e quando fu abbastanza profonda vi posero le bare una accanto all’altra.
-Komui- Cross chiamò l’uomo che si staccò dal corteo e gli andò vicino, gli occhi gonfi e rossi come tutti gli altri.
Il generale trasse fuori una lettera dalla tasca e gliela consegnò.
-Dovrai aiutarmi, avrò bisogno di qualcuno che sappia vedere, per questo lavoro- disse con un sorriso. Poi, prima ancora che l’uomo potesse fargli domande, di volse verso le bare.
-Le vostre anime troveranno la pace. Andate, adesso- una luce lo avvolse, e tutti videro uscire due figure dalla fossa, simili a sbuffi di fumo, una di un bianco perlaceo ed intenso, l’altra nera come il carbone.
Si intrecciarono, e nella mente di tutti risuonò una parola detta all’unisono da due voci ben note.

“Grazie”

Nello stesso istante, gli occhi bicolori di Marian Cross si velarono di una sfumatura perlacea.
La sua cecità era il prezzo per non aver mai saputo vedere con gli occhi giusti.
Adesso avrebbe potuto farlo, per il bene di tutti.



Note dell'Autrice:

...ok, e così siamo alla fine. Il prossimo capitolo sarà una sorta di epilogo, ma il grosso è successo in questo. Credo sia inutile dire che sto piangendo pure io ç_ç non avevo mai fatto finire male una storia, la cosa mi ha alquanto scossa .__. (sono ai limiti della follia, lo so T_T)
Spero che a tutti coloro che hanno letto la mia fanfiction sia piaciuta, vi ringrazio di cuore <3

Rispondiamo ai commenti (madonna che depressione):

risep4: spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, anche se in tutte le fanfiction che ho scritto non avevo mai tirato fuori una cosa così deprimente! Grazie per i tuoi commenti, a una povera scrittrice fanno sempre piacere :) nel prossimo e ultimo capitolo cercherò di dare una conclusione un po' meno amara di questa!

bartandes89: ...mi sento un po' in colpa a proporti un capitolo come questo dopo che già hai sofferto in quelli precedenti! Però la conclusione poteva essere soltanto questa, quindi cerchiamo di vederci qualche aspetto positivo ç__ç grazie mille per aver letto e commentato, metterò l'ultimo capitolo fra pochi giorni :)

DarkAngel_: carissima, una delle cose che mi mancheranno di più di questa fanfiction saranno le tue recensioni! *_* *si soffia il naso* spero tu possa reggere il dolore di una conclusione così deprimente (XD), visto che già questa povera autrice sta cercando un modo per suicidarsi T^T su facebook mi chiamo Bethan Flynn, ecco il link perchè ce ne sono un po' -> https://www.facebook.com/bethan91?ref=tn_tnmn
Al prossimo capitolo, e grazie per tutti i tuoi commenti <3 penso che prima o poi tornerò con un'altra fanfiction, ma volevo vedere un po' come evolve il manga! nell'attesa puoi spulciare quelle che ho già scritto, se ti va ^^ finiscono meglio di questa, perlomeno XD

 Silphyde19: oddio mi dispiace D: non credevo che potesse essere così triste come epilogo! ç_ç come puoi vedere dal titolo del capitolo, ho avuto una coppia ispiratrice per questo finale! Sono contenta che la fanfiction ti sia piaciuta, grazie per averla letta ^___^

Ringrazio ancora una volta tutti voi che avete letto, seguito, commentato ^__^

A presto <3

Bethan
   
 
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