Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Niniane_88    14/02/2012    8 recensioni
Niente vampiri. I nostri Cullen sono tutti umani, hanno età diverse, non hanno nessun legame di parentela tra loro e vivono nell'affollata ed eccitante New York del 1920! Cosa succederebbe se il loro mondo ruotasse attorno a un immaginario teatro dell'opera? Tra primedonne irritabili, ballerini talentuosi e direttori d'orchestra in difficoltà, la stagione operistica del White-Flower Opera sta per iniziare... e non mancheranno i corteggiamenti, gli amori improvvisi, le rivalse... Buona lettura!
ATTENZIONE: chi mi conosce già come autrice sa che la mia coppia preferita NON è la classica Bella/Edward!
Disclaimer: i personaggi di questa storia appartengono a Stepheny Meyer
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon San Valentino a tutti! Sono tornata con il nuovo capitolo! Ringrazio delle recensioni cordelia89, Camilla L, Osacchiotta Potta Potta, nanerottola, Dills Nightmare, miss_lalla e Crimilda Rathbone!
Continuate a darmi i vostri pareri, mi danno lo stimolo a continuare con questa storia!

 


L'amore è un Canto

III


   - Allora, Carlisle, vecchio mio, dobbiamo parlare molto seriamente. – esordì Emmett, dopo che il maestro si fu accomodato davanti alla sua scrivania. – Posso offrirti qualcosa da bere?
   - No, ti ringrazio. – rispose Carlisle con un sorriso – Ho già mal di testa, non credo che bere mi farebbe bene.
   - Neanche una tazza di caffè? Ne ho di ottima qualità e appena fatto.
   - Oh, e va bene, vada per il caffè, forse mi aiuterà a rimanere sveglio fino a stasera… non sono mai stato così stanco in vita mia. Anche oggi scenate a non finire…
   Emmett ridacchiò: - Non riesci proprio a importi su Masen, vero?
   - No, proprio no. L’ho sempre detto, per fare questo mestiere ci vuole un carattere completamente diverso dal mio. Io sono troppo accomodante, troppo…
   - Paziente? Questo è un pregio, ragazzo! Su, su non commiserarti così e parliamo di cose serie. – Emmett intrecciò le dita – Dimmi tutti i nomi di soprani che ti vengono in mente, dobbiamo trovare quella sostituta ad ogni costo, o la nostra stagione è fottuta.
   - Il problema, Emmett è che anche negli altri teatri sono in corso gli spettacoli, le cantanti migliori sono già impegnate. E poi lo sai come sono fatte, si lamentano di tutto, del freddo, del mal di testa, della difficoltà degli spostamenti, di qualunque cosa possa nuocere alle loro ugole…
   - Credi che non lo sappia? Miss Hale continua a dirmi che dietro la terza quinta di sinistra c’è uno spiffero che le dà un fastidio tremendo e che non vuole entrare in scena da lì finché non è stato eliminato. Insomma, questi nomi?
   - Abbiamo escluso Miss Stanley, vero?
   Emmett sbuffò: - La vorrei tenere come ultimissima spiaggia… una gallina gorgheggia meglio di lei…
   Carlisle ci pensò un momento: - Miss Smith? – propose
   - Buona voce, ma nessuna presenza scenica… no. Altre proposte?
   - Miss Taylor?
   - Potrebbe andare, ma non mi convince del tutto.
   Carlisle si spazientì: - Oh, insomma, Emmett, non abbiamo tempo! Non possiamo fare troppo i difficili! Hai poi trovato quel biglietto di cui parlavi l’altra sera?
   Emmett si batté una mano sulla fronte.
   - L’ho dimenticato di nuovo! – esclamò – ma aspetta.… dev’essere qui… - borbottò, iniziando ad aprire i cassetti e a frugare tra le innumerevoli carte che vi si trovavano.
   - Dunque, vediamo… non mi ricordo nemmeno come fosse fatto… che sia questo? No, questa è una lettera di mia madre… Questo? No, nemmeno… accidenti, non mi sembra di averlo gettato… Ah! – esclamò, trionfante – Eccolo qui!
E lesse da alta voce:

Al signor Emmett Mc Carty

Egregio signore,
con la presente, io, il soprano Isabella Marie Swan, nata e cresciuta a Filadelfia, vi chiedo con la massima cortesia e umiltà di concedermi di sostenere un audizione presso il Vostro teatro dell’opera, il White-Flower di New York.
Con i migliori saluti e la massima stima.

Isabella Marie Swan.


   Carlisle Cullen rimase per un attimo a bocca aperta e poi scoppiò in una sonora risata a cui si aggiunse quasi subito quella di Emmett.
   - Ma questa signorina non sa assolutamente come esprimersi! – esclamò il direttore d’orchestra, divertito.
   - Allegato al biglietto c’è il suo indirizzo e un numero telefonico: Filadelfia, Pennsylvania. Tu hai mai sentito nominare questa ragazza?
   Carlisle scosse il capo, sempre più divertito: - No, mai. Tu che ne pensi?
   - Penso che a modo suo sia simpatica e che potrei provare a telefonarle. Mal che vada mi farò un’altra risata! – rispose allegramente Emmett.
   - Ottimo, allora! Quando l’avrai rintracciata fammi sapere com’è andata!  - disse Carlisle - Posso tornare di là? Oggi devo provare lo Schiaccianoci e Mrs Ellerton non tollera ritardi.
   Emmett lo congedò con un rapido gesto della mano: - Certo, certo! – disse – Mi occupo io di chiamare questa Isabella Swan.
   E così fece: dopo che Carlisle fu uscito, si diresse verso il telefono e si fece passare dal centralino il numero scritto sul biglietto appena ritrovato.
   Rispose una voce burbera, di uomo.
   - Qui, casa Swan.
   - Buongiorno, signore. Desidero parlare con Miss Swan.
   - Chi? Mia figlia?
   - Miss Isabella Marie.
   - Allora è mia figlia. Chi la desidera?
   - Sono il signor Mc Carty, impresario del White-Flower Opera di New York. Vostra figlia mi ha spedito un biglietto qualche mese fa, in cui mi chiedeva se avrei potuto farle sostenere un audizione. – spiegò Emmett, cauto.
   L’uomo burbero dall’altra parte del filo non parve troppo contento di questa notizia: - Ah sì? – disse – Non ne sapevo niente. E perché mia figlia vorrebbe cantare a New York?
   - Questo lo ignoro. – rispose Emmett, in imbarazzo; il tono dell’interlocutore non era incoraggiante e cominciava a temere di essersi messo in una situazione sgradevole.
   Ma per fortuna, l’altro, il padre di Miss Swan, non insistette nei suoi brontolii e si limitò a chiedere: - Siete sicuro che sia stata proprio mia figlia a contattarvi?
   - Assolutamente, signore.
   - Va bene, allora ve la passo. – Poi, più forte – Bells, tesoro, c’è un certo signor Mc Carty che vuol parlare con te! Dai, sbrigati!
   Una voce giovane e fresca rispose:
   - Arrivo, papà!
   Un attimo dopo, Emmett si sentì salutare con un allegro:
   - Mr Mc Carty, siete voi?
   L’impresario si schiarì la voce: - Buongiorno, signorina Swan. Spero di non disturbare.
   - Oh no, affatto, anzi perdonate i modi un po’ bruschi di mio padre. E’ un colonnello ed è molto apprensivo quando si tratta di me.
   - Come tutti i padri con le loro figlie. – rispose Emmett in tono diplomatico – Miss Swan, ho rinvenuto il vostro biglietto e mi scuso di non avervi risposto prima, ma sapete, tra le mille cose da fare, non ci ho più pensato. Perdonatemi.
   Miss Swan rise gaiamente: - Beh, ma se adesso mi avete telefonato, vuol dire che in qualche modo vi siete ricordato di me. Ditemi, in che cosa posso aiutarvi?
   Emmett le spiegò la situazione in poche parole e la ragazza chiese subito:
   - Se devo venire a New York, mio padre può accompagnarmi?
   - Naturalmente, signorina. E per il vitto e alloggio provvederei io, personalmente. Ma, perdonatemi, prima vorrei sapere qualcosa di voi. Innanzitutto, quanti anni avete?
   - Ventitré, signore.
   - Avete già cantato in teatro?
   - Certamente, anche se solo ruoli minori.
   - Ditemi, per favore, dove avete studiato e dove avete esordito.
   - Una zia mi ha condotta in Italia, quando avevo sedici anni e lì sono rimasta fino ai diciotto. Ho studiato canto al conservatorio di Roma e mi sarebbe piaciuto continuare, ma a causa della guerra mio padre ha voluto che tornassi a casa e per fortuna la mia maestra è sbarcata in America con me e con tutta la sua famiglia. Per un certo tempo li abbiamo ospitati a casa nostra e lei ha continuato a istruirmi. In Italia ho cantato a Roma in un piccolo teatro e poi qui in Pennsylvania.
   - Chi è la vostra insegnante?
   - La signora Cristina Malanotte. La conoscete?
   Questa era una buona notizia.
   - Certo, il suo nome è molto stimato qui a New York. – confermò Emmett -  Dunque, signorina Swan, voi parlate benissimo l’italiano, immagino. Verso quale repertorio si sono orientati i vostri studi?
   Miss Swan prese a elencare una serie di opere liriche e di autori, e i nomi di alcuni colpirono Emmett. La giovane aveva studiato interamente le più famose opere di Mozart, alcuni ruoli verdiani e tutti i ruoli donizettiani di maggior rilievo, tra cui l’immortale Lucia di Lammermoor. Ascoltandola parlare, Emmett cominciò a pensare di aver fatto un errore di valutazione: quella ragazza era molto giovane e ingenua, ma aveva avuto un’ottima scuola e sembrava fare proprio al caso suo.
   - Temo di potervi offrire solo ruoli minori. – le disse – La nostra primadonna, Miss Hale, sosterrà le parti della protagonista in molte delle opere che proporremo.
   Miss Swan parve solo felice di questa notizia: - I ruoli minori mi vanno benissimo, Mr Mc Carty. E sarà un onore cantare al fianco della splendida Miss Hale. Non vedo l’ora di conoscerla!
   Contagiato dall’allegria della giovane, Emmett rise: - Sono lieto di avervi conosciuta, Miss Swan. Pensate di poter essere a New York dopodomani a mezzogiorno?
   - Naturalmente, Mr Mc Carty. Che cosa dovrò cantare durante il provino?
   - Potrete scegliere voi. Sarete accompagnata al pianoforte dal maestro Carlisle Cullen, direttore della nostra orchestra.
   - D’accordo, Mr Mc Carty. A presto, allora!
   - A presto, Miss Swan e portate i miei saluti e ringraziamenti a vostro padre.
   Ed Emmett riagganciò, con la speranza, finalmente, che qualcosa di buono stesse per accadere nel suo teatro.
   

*           *           *


   Alice Brandon amava moltissimo ballare lo Schiaccianoci: si immedesimava completamente nella protagonista della storia, la sognatrice Clara.
   Quella mattina la giornata era iniziata più serenamente del solito: Jane aveva mal di testa e per una volta aveva deciso di preoccuparsi un po’ di più di fare i passi giusti e meno di punzecchiare Alice; Alec invece, non sembrava avere niente di particolare da dire: doveva sostenere la parte del principe Schiaccianoci e appariva concentrato sui passi e cieco e sordo a qualunque altra cosa.
   Al termine delle prove, si avvicinò Miss Platt, il mezzosoprano, l’unica persona che si complimentasse sempre con tutti per il loro lavoro, fossero cantanti o ballerini.
   - Ballate divinamente, Miss Brandon. – disse con gentilezza ad Alice, che si era seduta sul palco, per riposare un momento.
   La ballerina si alzò immediatamente, intimidita: - Vi ringrazio, Miss Platt. – mormorò.
   Esme Platt la guardò in viso e nei suoi occhi Alice lesse molta dolcezza e apprensione:
   - Siete pallida, Miss. – disse la cantante – Mangiate a sufficienza?
   Alice arrossì, imbarazzata. Non le capitava mai che le venissero rivolte domande così dirette, se non, qualche volta, da Mrs Ellerton.
   - Oh… sì, non vi preoccupate. – biascicò – Certo, non mangio molto, noi ballerini dobbiamo stare molto attenti.
   - Lo so bene, - rispose Esme in tono materno – ma vi raccomando, se permettete, di non trascurarvi. Siamo in inverno e fa molto freddo, sarebbe grave che vi ammalaste proprio ora.
   Alice le lanciò un’occhiata stupita. Esme stava parlando in un tono affettuoso che le stava scaldando il cuore come non succedeva da… quanto tempo?
   - Starò attenta, lo prometto. – disse a Miss Platt, con un sorriso sincero. – Vi ringrazio del vostro interessamento.
   - Passate una buona notte, cara. – sorrise a sua volta Esme, prima di allontanarsi.
   Alice rimase ferma a guardarla per un lungo istante, senza rendersi conto di avere ancora stampato in volto un sorriso, forse un po’ sciocco, ma felice. Non aveva mai conosciuto nessuno come Miss Platt: la cantante le aveva parlato esattamente come Alice avrebbe voluto che facesse sua madre, quando lei era piccola. Ma Mrs Brandon non le aveva mai parlato con tanto affetto, non l’aveva mai capita e soprattutto non l’aveva mai lasciata libera di danzare.
   Chissà se Miss Platt aveva dei figli o dei fratelli più piccoli di cui si era occupata in gioventù. Alice pensò che fosse probabile.
   Com’è stata gentile a preoccuparsi per me…
   In un guizzo di gioia, Alice si riscosse e quasi saltellando abbandonò il palco, ignorando le occhiate perplesse degli altri ballerini. Andò a cambiarsi, ben decisa a godersi, per una volta, un paio di sane fette di pane imburrato.
   E ci metto anche la marmellata! si disse, con insolita soddisfazione.


E così la nostra dolce Bella ha fatto la sua comparsa! Per l'arrivo del nostro biondo e tenebroso preferito dovrete avere un po' di pazienza però... vi prometto comunque che quando... entrerà in scena sarà un'entrata grandiosa!

note: Adelaide Malanotte fu una grandissima cantante italiana del primo ottocento: io mi sono inventata una sua discendente che però non credo esista...
Della "Lucia di Lammermoor" di G. Donizetti (prima rappresentazione Napoli, 26 settembre 1835) si parlerà ancora, PROMETTO non in termini troppo specialistici.
"Lo Schiaccianoci" è un balletto di Caikovskij, composto tra il 1891 e il 1892.


Alla prossima settimana, con il quarto capitolo!

Un abbraccio

Niniane

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Niniane_88