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Autore: Snafu    14/02/2012    1 recensioni
You can have anything you want,
but you better not take it from me.
Amicizia, Amore, Sesso, Droga... want more?
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appetite for Destruction

Capitolo VI – Paradise City.



Alle sei squillò il telefono a casa di Kensy, che ovviamente stava dormendo. Si svegliò, guardò al suo fianco e Duff non c’era. Quando alzò la cornetta, la voce del suo ragazzo era allegra e squillante, cosa che la irritò visto che i suoni non erano il suo forte appena sveglia.
«Buongiorno dolcezza! Dormivi?»
«Alle sei? Ma no, figurati, Duff, piantavo i chiodi alle pareti per diletto!» rispose sarcastica.
«Dai, allora visto che eri sveglia preparati che ti passiamo a prendere tra mezz’ora!»
«McKagan, non ero sveglia!»
«Ora lo sei, quindi è inutile che torni a letto! Tra mezz’ora da te! Baci...» e riattaccò, senza aspettare la risposta.


Why I’m here I can’t quite remember.
The surgeon general says it’s hazardous to breathe,
I’d have another cigarette but I can't see.


Il sistema di lenzuoli accuratamente legati tra di loro per scendere dal primo piano si era rivelato sorprendentemente efficace, sebbene lei l’avesse appreso da qualche film in tv.* Non poteva restare in quel posto un giorno di più. Certo, era l’ultima arrivata quindi era normale che sembrasse la più schizzata, eppure, sebbene si trovasse in un covo di più o meno ex-tossicodipendenti, si sentiva completamente fuori luogo.


You treat it like a capital crime.


Dopo un’ora dalla telefonata il campanello suonò e Kensy sentì arrivare dalla porta un coro di voci (in realtà ognuno andava per conto proprio):
«Siamo noi!»
-E chi altro poteva essere alle sette?- pensò Kensy, poi domandò:
«Mezz’ora?»
Rispose Steven. Era evidentemente abbastanza andato. La mora pensò di ignorare le parole del batterista, come se non le avesse mai pronunciate, ma fu costretta a sentirle ugualmente:
«Dipende! Era calcolata mezz’ora, poi abbiamo trovato delle belle ragazze e ci siamo fermati a scambiare due parole. Si sa, siamo a Los Angeles, le ragazze piovono dal cielo!»


Take me down
to the paradise city,
where the grass is green
and the girls are pretty.


«Duff… quanto avete dormito?» domandò la donna.
«Non abbiamo dormito» rispose lui.
«E questa felicità?» continuò lei.
«Sbornia!!!»
Duff era euforico e sembrava anche un po’ folle. Steven frugava in giro per casa e Slash se ne stava tranquillo in un angolo, così Kensy pensò bene di andare fuori.
«Qual’era il vostro piano? Dove andiamo?» indagò.
«A fare un giro! Che domande che fai stamani tesoro!» commentò Duff.
Kensy preferì lasciar perdere e appena usciti dal palazzo si diresse verso il bar più vicino.
Avevano tutti disperatamente bisogno di un caffè, compresa lei.
«Slash, tutto bene?»
«Sì, tutto bene! Merda, ti sembro fuori forma?» rispose il chitarrista allarmato.
«Assolutamente no! Gli altri due?»
Ovviamente si intromise Steven:
«Chi? Izzy e Axl? Loro non sanno divertirsi! Mica come noi che siamo uomini vissuti e in cerca di nuove avventure!»
«Sì, pirata… Ora la risposta seria, quindi Duff? Slash?»
Kensy non poté fare a meno di notare che quando era a giro con i Guns il livello di educazione si abbassava notevolmente, anche nel suo ragazzo.
«So una sega e m’importa un cazzo! Axl via via sparisce con Erin, forse è con lei. Izzy è Izzy sarà i giro per i cazzi suoi.»


Now he's a court jester with a broken heart


«Possiamo correggere il caffè!» propose Steven tutto eccitato dall’idea.
La ragazza scosse la testa sconsolata:
«Che correzioni vuoi fare! Siete fuori come dei terrazzi! Solo caffè! Non voglio mica impazzire, io!»
Arrivarono al bar e Kensy ordinò bidonate di caffè per tutti. All’arrivo del caffè Adler cercò di abbordare la cameriera con scarsi risultati visto che aveva una faccia da tossico talmente evidente che probabilmente anche un cieco se ne sarebbe accorto. All’uscita però era sconsolato:
«Perché non mi ha voluto? Io sono bello! E a letto sono fantastico.» asserì.
«Ti crediamo!» dissero accondiscendenti tutti.
«No, voi non mi credete! Kensy vuoi provare?»
Prima che la ragazza riuscisse a rispondere intervenne Duff:
«E te invece vuoi che ti spacchi i denti? È la mia donna, mettitelo in testa, cazzo! Anzi, testa di cazzo.»
«Come sei permaloso! Una volta le ragazze ce le dividevamo!»
«Quelle erano le groupie, non ti confondere!» commentò Slash, forse temendo una scazzottata poco piacevole di mattinata.
«Da quando siamo così fiscali? Le ragazze sono ragazze! Due gambe, due braccia, due tette e visino ben truccato e...»
«Steve, tesoro… ammazzati!» lo interruppe Kensy, riuscendo a riassumere in poche parole un pensiero molto complesso che il batterista difficilmente avrebbe capito. Era impossibile fargli cogliere la differenza tra una ragazza normale o quasi normale e una groupie, soprattutto in quelle condizioni. Il caffè stava facendo effetto, ma di certo non poteva fare miracoli.

Durante la crisi di astinenza si era anche spaccata il vaso di fiori su un piede e tutti le facevano sentire la sua irrefrenabile necessità come un peccato terribile. Il fatto che fosse sola non l’aveva aiutata. Izzy era passato a trovarla, per vedere come stesse, per cercare di parlarle, e il risultato era stato un’altra crisi di nervi e disperazione, così anche le altre volte che il ragazzo si era presentato, era stato invitato ad andarsene, o se proprio fosse voluto rimanere, a internarsi.
Di Kensy non si sentiva neanche un lontano mormorio. Era sparita, scomparsa, inghiottita dal baratro che la droga aveva portato con sé, senza farne parte, ovviamente. Se non avesse visto come aveva guardato lei e Izzy, quella sera, in studio... Audrey era abbastanza sobria da rendersi conto del risentimento per una pugnalata alle spalle. Lei e Izzy? Dio, ma chi l’avrebbe mai detto che avrebbe perso Kensy per Izzy? Se l’avesse saputo... Izzy era un passatempo come un altro. Se l’era scelto proprio bene per fare del male a chi teneva. Brava Audrey. Ma non riusciva neanche a pentirsi di aver scelto Izzy, perché dopo si era innamorata di lui, nonostante tutto, nonostante non stessero più insieme. E la depressione per una storia finita, ugualmente, non aiuta se si deve uscire da una dipendenza colossale. Voleva Izzy? Cazzo, che se lo prendesse! L’aveva lasciato, poteva prenderlo, era suo se tanto lo desiderava! Se quel chitarrista che amava, vestito come uno zingaro, con i capelli simili al pelo di una pantegana tanto erano unti, valeva la sua amicizia, l’avrebbe lasciato andare, seppur con notevole sforzo. Anzi, l’aveva già lasciato andare. Ma Kensy avrebbe mai creduto che Audrey non sapeva? Avrebbe mai immaginato che era troppo fatta per capire? L’avrebbe mai perdonata?


Tell me who you gonna believe.


La discussione tra i tre ragazzi e la ragazza continuò per un’altra oretta buona. Venne interrotta da una strana immagine in un bar. Kensy si fermò per guardare bene la figura di donna, con un camice addosso, dentro il locale.
«Tesoro, cosa fai?» domandò Duff.
«Guardate là dentro. È... Audrey?»
I ragazzi guardarono notando che Kensy non si stava immaginando le cose, anche perché in genere erano loro ad avere le allucinazioni.
«Ma…. non era a disintossicarsi?» chiese Slash disinteressato.
«Cosa ci è andata a fare dico io! Si sta tanto bene così!»
«Steve, ogni tanto non sparare stronzate, per favore! Fai uno sforzo!»
Era in questi momenti che la ragazza si chiedeva perché continuasse a frequentare un gruppo di simili debosciati tossicodipendenti e alcolizzati. Poi il pensiero passava: tutto sommato erano divertenti.
Rimasero a guardare un altro minuto, ma visto che la ragazza non si era mossa di un centimetro, passarono oltre.


So far away.


Quindi era scappata.


Rags to riches or so they say, you gotta keep pushing for the fortune and fame.


Steven e Slash stavano tornando a casa. Duff era stato così premuroso da chiedere loro se volevano restare a cena con lui e Kensy, al che il chitarrista aveva prontamente risposto con un educato:
«Direi di no. Grazie.»
Dopo aver lasciato la coppia alle sue faccende da piccioncini, i due si erano avviati ognuno verso la propria auto, borbottando tra loro.
«Sì, ho capito, bella trovata amico, e adesso che facciamo?» si lamentò Steven.
«Quello che facciamo tutte le sere, ci sbronziamo, andiamo in un locale di strip e ci portiamo a casa qualcuna... non necessariamente in quest’ordine» rispose prontamente Slash, grattando con ovvietà la matassa di riccioli sulla sua testa.
Mentre parlavano, i due ripassarono davanti al caffè dove avevano visto Audrey nel pomeriggio, e si accorsero che lei era ancora lì, nella medesima posizione.
«Forse dovremmo perlomeno sentire se è sveglia...» tentò il batterista, portandosi una mano al mento.
«Dici? Che c’importa? Se fosse morta quelli del locale se ne sarebbero accorti!» commentò il chitarrista «Ah, ho capito. È già passata una settimana e vuoi farti la tipa?»
«Eh? Boh, non lo so, non l’ho mica mai guardata per bene. Però non è una cattiva idea... magari ha bisogno di consolazione. Non mi fa voglia di andare nello strip, lì devo scegliere...» rispose Steven.
«Va bene allora sai cosa facciamo? Io ne scelgo una per me e una per te e poi me le faccio tutte e due, te fai quello che ti pare e ci si vede se si supera la notte...»
Così i due amici di vecchia data si separarono.


Just an urchin living under the street.
I’m a hard case thats tough to beat:
I’m your charity case.


Il biondo entrò nel locale guardandosi intorno con circospezione e si avvicinò alla ragazza collassata sul tavolo. La chiamò più volte, infine le diede una botta alla nuca.
«Mh?» Audrey si sollevò, stupita del fatto che qualcuno sapesse il suo nome e si degnasse di pronunciarlo.
«Stai bene?» domandò Popcorn.
«Ti importa davvero?» domandò lei a bruciapelo «Ops. Scusa, non volevo essere scortese... ultimamente pare che non riesca proprio a dare una forma alla mia cortesia. Tu sei un amico di Izzy, non è vero?»
«Sì, direi di sì. Sono quello che è venuto a farsi i capelli con te e Duff una volta...» raccontò lui.
«Giusto, mi sembrava di averti già visto da qualche parte» constatò lei.
«Posso chiederti che ci fai conciata così in un bar da stamattina?» l’uomo indicò il camice largo e bianco e le scarpe basse, i capelli ancora raccolti, il viso acqua e sapone, le unghie corte e senza smalto.
«Ehm... domanda di riserva?» tentò la modella.
Steven fu piuttosto brillante in questo. Pose la sua domanda di riserva facendo tintinnare le chiavi della sua auto come un giocattolo per bambini.
«Serve uno strappo a casa?»


I’ll pay you at another time...





*IMPORTANTE: vorremmo sconsigliare a chiunque di imitare Audrey. Dopotutto lei è una tossicomane, nonché una persona caratterialmente di merda e anche se muore cadendo dal primo piano non sarebbe una grande perdita, ma voi altri meritate di vivere quindi ripetiamo: NON imitate le azioni sconsiderate di Audrey. (ndIzzy: questa nota non vale per la Cath ovviamente, anzi se hai bisogno di aiuto diccelo che ti si da una spintina volentieri tra tutti. NdC: Grazie. NdB: e quella quando mai si ammazza, ha troppo amor proprio... o_o)
Scusate il tardissimo aggiornamento. Siamo state parecchio impegnate tra esami, Gilby Clarke, esami e ancora esami. Ora la strada dovrebbe essere tutta in discesa (per noi, per voi è in salita ahah). Grazie a tutti quelli che ci seguono (?), un saluto e buon San Valentino xD
   
 
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