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Autore: Aura    14/02/2012    1 recensioni
"Tutto quanto è fermo a te, tanto il resto cambia; vivrò ma non vivrò più..."
La battaglia finale è imminente, lo sente, tanto quanto sente il vuoto che ha scelto mangiargli l'anima; Draco farà quello per cui è nato, rimanendo al fianco della sua famiglia e della schiera in cui hanno deciso di combattere, anche se lo strappo gli ricorda che ha avuto una possibilità di fare andare le cose diversamente.
Ma non avrebbe mai funzionato, lei non era per lui.
Dal capitolo uno:
Una smorfia tristemente divertita gli mosse le labbra, mestamente ripensò alla fragilità della mente e alla corruttibilità dei ricordi: in quel momento Lei era tutto fuorchè bella, con i capelli spettinati ed incrostati di sangue rappreso che aveva disegnato anche delle lugubri macchie sul volto e sugli abiti; eppure nella sua mente la vedeva bella, e si ritrovò ad avere quasi nostalgia di quegli attimi in cui avevano rischiato di perdere la vita, in quel lasso di tempo dove né Harry Potter né il Signore Oscuro erano lì per dividerli.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Nessuno, nessuno al mondo sapeva di loro, era certo che nemmeno i fidati Potter e Weasley avevano mai intuito quello che era successo.
Si era convinto che questo avrebbe dovuto aiutarla a buttare nell'oblio il loro passato, eppure aveva sperimentato come davanti a uno sguardo ignorante saliva la frustrazione di chi conosce la realtà.
Ma cos'era poi la realtà? Non certo il loro periodo nella foresta, e men che meno l'istinto di cercarsi, di trovarsi ancora una volta nel momento in cui erano stati in salvo: si erano aggrappati a un barlume di illusione, confondendo la finzione di un mondo parallelo e diametralmente opposto con la vita, dove forse i loro nomi accostati non avrebbero significato un'implosione.
Non era quello che avevano condiviso a spingerli insieme, non era quello che grazie all'altro avevano scoperto di avere dentro, non solo: era quello che avevano visto nella persona di fronte a loro, quando si erano dati l'opportunità di conoscersi; allora, automaticamente, erano nate due nuove persone: il Draco di Hermione e l'Hermione di Draco.
Sempre loro, dentro e fuori, ma mai così veri, così assoluti; come l'elevamento all'ennesima potenza dello zucchero: per definizione è il senso stesso della dolcezza, ma amplificato si schiude in dimensioni non percepibili, ma che lo arricchiscono inequivocabilmente.
Draco, stronzo e vigliacco era nato e stronzo e vigliacco sarebbe morto, ma accostato a Hermione la sua vigliaccheria equivaleva in primis a proteggere lei: la mancanza di coraggio di poter vivere senza essere sul suo stesso pianeta.
Stronzo, perché alla fine se l'era lasciata alle spalle, e vigliacco perché si era negato di darle di nuovo un nome, così era diventata Lei, un pronome evocato con reverenza e paura, ancora una volta l'assoluta evoluzione di una persona.




Non verrò a cercati,

io ti scorderò.

Servirà del tempo e guarirò.


Quando aveva distolto lo sguardo, dicendole addio, per una frazione di secondo l'aveva creduto, aveva creduto che il suo destino avrebbe potuto ancora cambiare e scorrere lontano da Lei, scordandola, guarendo da quel sentimento insano che per il solo fatto che lo accostava a quella ragazza che significava l'opposto della sua vita era per forza sbagliato.
Perché, alla fine, amarla poteva significare solo che la sua vita stessa era un errore.
Era maledetto, sul braccio e nell'anima due forze si contendevano la sua vita; e se forse il braccio avrebbe potuto staccarlo non c'era modo di separarsi dalla sua anima; era stato chiaro allora, quando aveva incrociato i suoi occhi traditi, ed era stato ovvio in seguito, ogni volta che si aspettava di dimenticarla.
E con tutti, la famiglia, i mangiamorte, i suoi compagni di scuola, ogni volta che incontrava l'ignoranza nei loro occhi si ricordava che per loro non era mai accaduto niente. Per loro il mondo aveva sempre continuato a scorrere normalmente, non era mai esistita quell'esplosione nel mezzo della sua vita che per il solo fatto di essere segreta era alla fine ancora più reale.



* * *



Che non era una foresta normale, che l'armadio gli avesse portati in qualche luogo maledetto ed impregnato di magia, stava diventando sempre più ovvio: avevano iniziato a perdere il conto dei giorni passati a camminare, poteva essere passata una settimana come un mese, eppure l'ostinazione con cui giorno dopo giorno si mettevano in marcia era pari al primo giorno.
Solo un particolare era mutato: avevano iniziato come estranei e al tempo stesso nemici, avversari; con il passare del tempo si erano smussate le diversità, rendendoli simili in quanto pari nella condizione di dispersi, complici silenziosi che condividevano ferite e paure senza mai esternarle.
La monotonia di minuti sempre uguali, risvegli identici uno dopo l'altro e situazioni ridondanti stendeva un velo di oblio allontanandoli dalle loro vite, schiacciandoli vicini e compagni.
Non avevano dimenticato chi era la persona che si trovavano a fianco, non avevano scordato la rivalità e l'odio, eppure queste appartenevano ad un mondo passato e lontano, che si scontrava continuamente tra l'istinto di perpetrarle e quello di accantonarle in nome di un presente in cui ogni ideale, ogni pregiudizio e ogni rancore sembrava perdere senso.
Così, in silenzio come tutto era iniziato, piano piano l'astio era stato accantonato per momenti in cui sarebbe stato più intelligente provarlo, rimpiazzato da una muta accettazione; più che per la situazione dell'altra persona.
Draco aveva accettato Hermione, quella che gli avevano insegnato ad identificare come “abominio di strega” era diventata una compagna sveglia ed intelligente, capace di stringere i denti e porgergli la mano nei momenti di reciproca difficoltà senza aspettarsi protezione da parte sua o ringraziamenti per i suoi sacrifici; l'esperienze passate le avevano insegnato il valore della condivisione come uno stile di vita, era pragmatica e lucida nelle sue scelte ma nonostante tutto questo, nonostante effettivamente non dimostrasse di aver bisogno di lui, Draco percepiva in quei rari momenti di debolezza, una crepa di solitudine che scalfiva la sua invincibilità.
A volte era un'ombra pensierosa sul viso, gli occhi vedevano il sentiero di fronte a loro ma capiva che in realtà stava guardando oltre, ricordando ciò che le era stato strappato;
altre volte era un sospiro fuggito al suo contegno, quando pensava che lui dormisse, e con metodici movimenti riavviava il fuoco cercando di dominare il tremito impaurito della sua mano.
Dentro a quell'armatura da valorosa guerriera c'era una ragazzina, gravata dalle paure che la parte più forte di sé le relegava per rendersi più sicura, ma al tempo stesso indeboliva quel lato più fragile della sua personalità, destinato ad essere aggravato di tutto ciò che non riusciva ad esprimere, dai mille dubbi che continuavano a sbattere nella sua mente senza risposta, dalle urla senza voce che non potevano essere confidate.

Draco percepiva quella debolezza perché era lo specchio di sé, perché anche lui si era sempre portato a dietro nella vita un ragazzo che non trovava voce, ed era la prima volta che intravvedeva la fragilità in una persona che non fosse lui: ecco perché col passare delle notti invece di girarsi dall'altra parte per non cadere in tentazione di guardare quella mano inferma la osservava, dapprima in silenzio come uno spettatore nascosto; poi aveva iniziato a manifestarsi mettendosi a sedere e condividendo mutamente la sua paura.
Inizialmente Hermione, non appena si accorgeva che era sveglio, riprendeva il controllo di sé e ritornava ad essere l'impeccabile sentinella valorosa, consigliandogli di rimettersi a dormire con voce ferma e sicura; poi, leggendo negli occhi di Draco una muta solidarietà che mai saliva in superficie, piano piano si era adattata a quello sguardo, fino alla notte in cui, quando lui si sollevò dal suo giaciglio e si sedette accanto al fuoco, non comandò più alla sua mano di fermarsi.
Evitò di incrociare i suoi occhi, fissando testardamente lo scoppiettare del fuoco come se fosse stata sola, ma pur conscia di non esserlo aveva lasciato che quella parte più debole di sé continuasse ad esistere davanti a lui.
Non aveva pianto ma il turbamento era ben dipinto sul suo viso, i denti stringevano il labbro per impedirgli di tremare, le dita instabili facevano scivolare tutto ciò che toccava, mentre cercava di tenersi impegnata sperando che lo sconforto finisse.

E anche se lo ignorava palesemente sapeva che Draco era accanto a lei, a offrirle un muto sostegno.
Lentamente il suo respiro si fece più calmo, i movimenti più sicuri, e le labbra secche e screpolate tornavano ad essere ferme;

solo allora Draco tornò a sdraiarsi, e così per tutte le sere successive.
Non era capace di impedire allo sconforto di assalirla, ma grazie a lui diventava in grado di placarlo.




* * *




Lei non poteva saperlo, eppure anche nel momento più terribile non era stato capace di lasciarla sola con il suo dolore, condividendolo con Lei.
E ora invece tutto si complicava di più per l'ennesima volta, vedendoli soli e schierati per un confronto diretto.
Lei non era lì, ma esattamente come qualche ora prima aveva percepito con estrema esattezza il suo arrivo ora sapeva che era questione di minuti prima che si ricongiungesse al suo compagno.

-perché non glielo hai detto?

La voce di Potter si disperse nell'enorme ambiente, rimbalzando sull'alto soffitto e per tornare da lui, sotto le spoglie della voce della sua coscienza.
Esitò, perché alle sue orecchie quella domanda aveva un significato ben diverso: perché non hai detto a Lei la verità, perché l'hai lasciata soffrire senza sapere che per te era, è, lo stesso.
Ma Potter non poteva saperlo.
-a Bellatrix- continuò -sapevi che ero io, non ha detto niente- gli ricordò.
La risposta a quell'ultima domanda era il corollare della prima: per Lei.

Doveva approfittare che Lei non ci fosse, doveva riuscire a risolvere la questione con Potter prima che il suo arrivo rendesse tutto più difficile, anche se lui aveva appena scoperto il suo nervo più delicato, senza saperlo.
Dietro di lui una spinta, la stessa che proveniva dalla sua mente che sapeva che non c'era tempo da perdere, cercò di ordinare al suo braccio una mossa, tentò di concentrarsi su qualsiasi incantesimo mentre la voce di lei, disperata e decisa, gli toglieva ogni volontà oltre alla bacchetta scagliata via dal suo Expelliarmus.
Si sentì tirare, percepì in lontananza una maledizione senza perdono che implorò maledicendosi al tempo stesso che potesse sbagliare il bersaglio, e iniziò a correre, con Weasley alle calcagna.
Più che paura di lui, era sempre Weasley alla fine, era il terrore dello scontro con lei.

Su quello era catalizzata la sua mentre mentre quell'inaffidabile di Goyle aveva scagliato l'incantesimo che rischiava di ucciderli tutti.
Le fiamme divamparono tutto, non fu capace di provare pietà per lui mentre veniva inghiottito dal suo stesso incantesimo e continuò a fuggire, stringendosi sempre di più nella trappola, mentre il fuoco lo raggiungeva veloce.

Facile quanto stupido chiedersi se, per finire così, aveva avuto senso la sua scelta.
Era finita, rapidamente come non lo avrebbe mai immaginato, e il rimpianto (la vigliaccheria) si mischiava alla paura, mentre vedeva la battaglia, la sua vita intera, uno sfuocato contorno mentre solo Lei sembrava aver davvero senso.
Mentre il fuoco lo lambiva, freneticamente l'istinto di sopravvivenza lo scoprì, costringendolo ad ammettere che la cosa veramente importante era Hermione, alla fine.








Buon San Valentino e grazie a Maelle che nello scorso capitolo mi ha lasciato una recensione!
Sto respirando questa fiction molto lentamente secondo i miei standard, eppure i prossimi avvenimenti sono tutti impressi nella mia mente, solo la fine è un punto di domanda: so come arrivarci ma in tutta onestà non ho ancora scelto che futuro dare al progagonista (no, non Harry, intendo Draco, il protagonista della fiction).
Immagino che vi sarete accorti che il momento della Stanza delle Necessità è MovieVerse,  scrivendo con immagini nella mia mente per riproporre questa scena ho optato su ciò che, effettivamente, immagine è.
In modo ovvio, ma è giusto ricordarlo, rammento che tutti i personaggi sono della Rowling, e quelle belle frasi ai lati della pagina sono il testo di "Tanto il resto cambia" di Mengoni.
Eccovi il link
http://www.youtube.com/watch?v=VA1Jwvuc0-o se vi va di risentivela. 








   
 
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