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Autore: _ki_    14/02/2012    7 recensioni
Dieci coppie. Dieci shot. Dieci momenti di vita.
#1. Ma poi desisté: non voleva che gli occhi di Zayn si aprissero e incrociassero i suoi. Era più facile convincersi di non amarlo quando non lo guardava in quegli occhi.
#2. Zayn se la ride e ritorna a baciargli il collo, e poco dopo Harry avverte che gli sta facendo un succhiotto.
È pazzo. Si è fumato qualcosa di sbagliato. Ora lo ammazzo.
#3. «È solo per un anno, Harry. Non darà fastidio a nessuno».
«A me darà fastidio».
Cristo, ma l’ha detto davvero? Deve morire, ora. Qualcuno venga a prenderlo e a pestarlo a sangue.
#4. «Stai scherzando» dice allora, perché deve rendersi conto che sì, è uno scherzo, e che ora Niall lo bacerà e gli dirà che ha fatto tutto questo solo perché ha le mestruazioni.
#5. A Louis frullava da un po’ di tempo in mente l’idea che Liam sarebbe dovuto essere altrove, quel giorno; da Danielle, o dalla sua ex, magari, o da qualcun’altra, insomma, dappertutto, ma non con lui .
#6. «Buon compleanno, Hazza» trilla il più grande, in ritardo di una settimana, buttandogli le braccia al collo. Il cellulare del più piccolo squilla ma i ragazzi lo ignorano, mentre Harry sottrae la pallina di vetro dalle mani dell’amico e comincia ad agitarla.
#7. «Io sono Harry! Mi piace come canti» sono le prime parole che gli dedica, sorridendogli con quel suo assurdo sorriso tutto denti e fossette.
#8. Ma il problema è che Liam lo sta facendo impazzire da -più o meno- tre mesi, due giorni e quattordici ore.
#9. Niall ci ripensò: quel prima in cui erano ancora alla festa, in cui Zayn si stava annoiando a morte, in cui si era avvicinato a lui e -Niall arrossì e pregò l’oscurità di nascondere il suo viso- Zayn l’aveva baciato.
#10. «Allora, che sapore ha?» soffia sul volto del ragazzo, cercando di tornare alla realtà. Louis fa un sorriso ambiguo e Zayn ha solo voglia di prenderlo e portarselo in camera per fare cose decisamente più spinte.
#Finale1. «Menage a trois» legge ad alta voce, senza neanche rendersene conto. Louis e Harry puntano i loro splendidi occhi chiari su di lui, Louis inarca un sopracciglio e Harry fa il suo sorriso da Stregatto.
#Finale2. «Farò coming-out» annuncia di nuovo, passando una mano tra i capelli di Liam e scoccando un bacio in guancia a Niall. Poi si lancia in una dettagliata descrizione di come ha intenzione di fare la cosa e Niall sembra dire “è pazzo” con lo sguardo, Liam ha praticamente smesso di respirare e Harry sembra vagamente compiaciuto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Those thoughts I can’t deny

 

L’anno scorso, per San Valentino, Liam gli ha regalato due cose. Un bacio -un cioccolatino, ragazze dalle menti perverse, tranquille- e una frase.

Erano a casa di Louis, Harry era uscito per far visita alla sua ragazza del momento e Zayn e Niall erano spariti dalla circolazione per fare Dio-solo-sa-cosa -e Louis se lo era immaginato, cosa, ma non lo aveva detto  ad alta voce perché è un po’ strano, immaginare i tuoi due amici a fare certe cose e, anche se non sembra, anche lui ha il senso del pudore, da qualche parte.

E così, erano da soli in casa. A Louis frullava da un po’ di tempo in mente l’idea che Liam sarebbe dovuto essere altrove, quel giorno; da Danielle, o dalla sua ex, magari, o da qualcun’altra, insomma, dappertutto, ma non con lui. Ma Liam aveva lo sguardo strano -lo perché è uno lo sguardo, è sempre stato uno, ed è quello sguardo che Liam usa quando ha deciso di fare una cosa ma se ne vergogna, non gli sembra giusto o qualsiasi altra sega mentale si faccia nella sua mente con quello sguardo sulla faccia- e Louis non se la sentiva di fare domande che probabilmente avrebbero fatto scattare la bomba -una bomba di nome Liam-la furia-Payne, che nasce in poche, speciali occasioni. Insomma, anche Louis ha un po’ di coscienza, in qualche anfratto della sua mente, e non aveva intenzione di morire giovane, aveva tante cose da fare, ancora.

E così erano seduti al tavolo in cucina, a bersi un tè. Louis guardava Liam e Liam guardava le sue mani -le mani di Liam, invece, non guardavano Louis, ed era un peccato, perché sarebbe stato un triangolo perfetto. Le lancette dell’orologio da parete sembravano aver deciso di improvvisare un concerto live e anche il frigorifero pareva voler fare la sua parte, animandosi ogni tanto e gorgogliando con rumori distinguibilissimi -perché c’era silenzio, ce n’era troppo e tutto sembrava amplificato ventordicimila volte. Poi Liam, finalmente, aveva parlato.

«Devo dirti una cosa, Louis» aveva cominciato, appoggiando la tazza preferita di Harry -quella nera, con Topolino, della serie dimostro-tre-anni-e-me-ne-vanto- sul tavolo e alzando finalmente lo sguardo. Le mani avevano preso a torturarsi, forse gelose del fatto che Liam avesse direzionato le sue attenzioni verso qualcun altro.

«Certo, ti ascolto» aveva garantito Louis, perché era davvero palese che Liam morisse dalla voglia di confidarsi con qualcuno che lo ascoltasse e gli dicesse che andava tutto bene -o qualsiasi cosa volesse sentirsi dire, il piccolo e insicuro Payne.

Per un attimo ancora Liam era rimasto in silenzio. Si era alzato, aveva fatto un po’ Giro-tondo intorno al tavolo e si era riseduto, sospirando come fanno i medici nei film prima di avvisare i parenti di un paziente che il loro caro ha sciaguratamente smesso di respirare. Poi aveva vuotato il sacco -e che sacco!

«Sono gay».

Ecco, ora una persona normale avrebbe sospirato, l’avrebbe guardato negli occhi e gli avrebbe detto che non c’era niente di male in questo, che erano cose che capitavano e che la sua vita poteva essere meravigliosa lo stesso. Una persona con qualche problema in più, invece, l’avrebbe guardato disgustato e gli avrebbe intimato di stargli alla larga, definendolo feccia, abominio o qualche altra cazzata prelevata direttamente dal Vocabolario dell’Omofobo Perfetto -ma Louis non era molto certo che ne esistesse uno. Louis, invece -che di problemi ne aveva molti più di qualcuno-, aveva preferito una scena più drammatica, con un po’ di tè andato di traverso e il rischio di un attacco cardiaco -e a quel punto il sospiro di Liam-il medico dispiaciuto-Payne sarebbe stato azzeccatissimo. Poi era serenissimamente scoppiato a ridere.

«Ne sei sicuro?» aveva chiesto, perché era davvero strano, avere addirittura tre gay come amici -alla faccia di tutte le battutine idiote che aveva fatto quando anche Zayn aveva attraversato il suo momento della confessione. Liam aveva sospirato di nuovo, solo che allora era sembrato più un toro mezzo incazzato/mezzo rassegnato dal dover entrare di nuovo in pista e affrontare il prossimo, suicida di un torero pazzo -Louis se l’era ripetuto un po’ in testa: prossimo suicida di un torero pazzo, prossimo suicida di un torero pazzo, prossimosuicidadiuntoreropazzo.

«No, non proprio» aveva confessato Liam, e poi era arrossito, tutto d’un colpo, come il semaforo rosso dei pedoni quando tu sei proprio sul punto di mettere il piede giù dal marciapiedi per attraversare la strada -ed era stato strano, perché era apparso più dispiaciuto dal fatto di non essere sicuro di essere gay, che da quello vero e proprio di esserlo.

Louis aveva grugnito un verso pensieroso, si era scolato le ultime gocce di tè rimaste nella tazza -quelle gentili che non gli erano finite tutto d’un colpo in gola facendolo tossire come un dannato- e poi si era alzato in piedi.

«Che cosa vuoi fare?» gli aveva chiesto Liam, con il tono da «Ehi, non mi prendere a pugni, mi piace la mia faccia così com’è, senza bisogno di ritocchi». Louis aveva sbuffato con forza.

«Te lo faccio capire. Avanti, alzati» gli aveva intimato e Liam aveva ubbidito di scatto, quasi sotto la sedia ci fosse stato un meccanismo che alle parole di Louis gli aveva trasmesso una potente scossa alle natiche -una potente scossa alle natiche, Louis c’aveva pensato un po’ e whoa!, poteva applicare questa genialata sotto al letto di Styles, la mattina, per farlo alzare.

E così Louis si era avvicinato, gli aveva posato una mano sulla guancia.

«Non...» aveva provato Liam, ma Louis l’aveva zittito, scuotendo piano la testa. Aveva accarezzato la guancia liscia di Payne, era sceso al collo, poi più in giù.

«Fa effetto?» aveva chiesto Louis, mentre si piegava e lasciava un bacio umido sul collo dell’amico. Liam non aveva risposto, ma i battiti frenetici del suo cuore -che Louis sentiva attraverso la maglietta di cotone- avevano parlato per lui. Si era avvicinato di più al suo corpo, gli aveva passato una mano tra i capelli, sulla nuca, mentre l’altra scendeva sempre più giù. Si era fermato sull’orlo dei jeans scuri, aveva esitato, mentre con la lingua tracciava una lenta scia sulla pelle infiammata del più piccolo. E poi, semplicemente, lo aveva accarezzato -e sì, ragazze pervertite che non vedevate l’ora, ora potete pensare male quanto volete.

«Hm, sì. Direi che fa effetto» si era risposto da solo, ridacchiando sulla pelle liscia del collo di Liam. E Liam si era allontanato di scatto, rosso come una fragola -a Louis piacciono, le fragole, sono fragolose. Aveva cercato di dire qualcosa, balbettando come un idiota -un idiota rosso come un fragola fragolosa, con il principio di un’erezione nei pantaloni e la nuova, incredibile scoperta di essere gay: un bel quadretto, insomma- e poi l’aveva spinto contro la tavola. Louis aveva sentito il bordo del mobile premere contro la schiena mentre rideva e le labbra di Liam si avvicinavano alle sue. L’aveva guardato negli occhi, in quegli occhi marroni che l’avevano sempre fatto sentire un po’ un idiota -erano due idioti, alla fine, Louis l’aveva sempre saputo.

«Il mio piccolo amico gay» aveva mormorato il più grande, abbassando lo sguardo sulle labbra secche dell’altro. E Liam, con uno sbuffo scocciato e imbarazzato -e eccitato, e sorpreso, e un sacco di altre cose che, dai, Louis non sarebbe mai riuscito a leggere, Liam non era mica un libro e comunque lui non era mai stato appassionato di letture-, piuttosto che zittirlo con le parole aveva usato un altro, efficacissimo metodo. Louis non si era mica lamentato, eh.

 

Quest’anno Liam gli ha regalato due cose, per San Valentino. Una sega -e no, non è assolutamente quello che pensate, depravati senza vergogna: Louis ha avuto il capriccio di voler costruire una sedia e così Liam l’ha semplicemente attrezzato a dovere- e tre parole. Tre parole che dette in italiano sembrano quasi storpiarne il significato, renderlo troppo, ma che in inglese sono semplici, scorrevoli, facili da far rotolare sulla lingua e fuori dalle labbra.

«I love you» gli ha detto, arrossendo filo all’inverosimile, e Louis è orgoglioso di sé, mentre gli salta al collo e gli scocca un bacio giocoso sulle labbra, perché è riuscito a far crescere il suo piccolo amico gay -e perché, hm, Liam è arrossito di nuovo come una fragola e questa volta Louis vuole proprio mordergli la guancia per conoscerne il sapore.

 

Dovevo fare qualcosa per San Valentino! E non perché mi piaccia questa festa -non mi fa né caldo né freddo, in realtà- ma perché... boh, ispira, San Valentino, in questi casi :P

Allora, eccoci qui. Una Lilo. Che posso dire? Sono appena tornata da una disastrata gita con la mia classe, ho un freddo della madonna e questa shot mi piace -tanto per cambiare. Ho avuto il mio momento follia e penso di aver espresso i pensieri di Louis meglio di come avessi fatto nella scorsa OS.

La canzone, che questa volta consiglio di ascoltare, è questa -e non proprio perché la OS sia ispirata, più perché a me sembra qualcosa che c’entri (non ha senso, ma capitemi insomma u.u). Niente fatti realmente accaduti a cui ispirarmi, questa volta.

Sono di fretta -devo ancora finire i compiti- quindi concludo qui. Ringrazio infinitamente le persone che hanno aggiunto a seguite/preferite/ricordate la raccolta, chi ha solo letto e soprattutto chi ha recensito. Vi amo ragazze <3

Un bacio, corro a fare geometria

_ki_

   
 
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