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Autore: itsjones_    14/02/2012    1 recensioni
..stavo bene così, per conto mio, poiché avevo imparato a fidarmi solo di me stessa.
Questo almeno finchè non conobbi Jacob Twist.
L’ho già detto che fu l’estate più calda da ben oltre dieci anni?
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5.
Box of memories.







Oramai l’estate era alla porta, quello che mi chiedevo era, quanto ci avrebbe messo per suonare il campanello, quella maledetta.
Da quando stavamo insieme io e Tomàs passavamo l’estate nella calda capitale spagnola, un mese insieme in una casa di un suo vecchio zio che non c’era quasi mai, era perfetto.
Era una mattina afosa di inizio giugno, il mio ragazzo dormiva tranquillo nel mio letto ad una piazza e mezzo, io, invece me ne stavo appollaiata sulla scrivania con lo schermo del computer acceso.
che palle’ pensai appoggiando goffamente il viso al polso destro, sbuffando.
Notai quasi subito la scatola,effettivamente, rilegata da un delizioso nastro rosso spento,con i bordi d’orati. Ma mi ci volle un po’ però, per concepire cosa effettivamente era.
Un oggetto che apparteneva al mio passato, un passato che avevo avidamente deciso di rimuovere dalla mia testa; quando si soffre ci sono tre strade che possiamo percorrere. La prima è affrontare il dolore con forza e sconfiggerlo.
La seconda è soffrire,in silenzio. Mentre la terza è la rimozione, dimenticare tutto, cancellare,anche se è sbagliato, ogni piccolo frammento di tristezza. Io avevo scelto la terza, senza indugi ne troppi pensieri.
‘un attimo..’ pensai, fissandola era come se tutto fosse tornato nella mia testa,improvvisamente. Così la presi e con cura tolsi il nastro. Dentro la scatola c’erano tanti pezzi di carta, oh meglio,lettere. Mi chiesi quante ne doveva contenere, ma ottenni subito la risposta, guardandole tutte. Erano tante, troppe.
La prima ricorreva al marzo del 1990, la calligrafia non era un granchè, avendo all’epoca appena 10 anni, mah quello che vi era scritto mi fece spuntare un leggero sorriso sul viso.
‘non sono andato a caccia di farfalle oggi, so che ti piacciono tanto e ho deciso di non farlo più, ma se lo farò giuro che verranno liberate tutte, fino all’ultima, è meraviglioso vederle volar via nei loro mille colori luminosi’.
Era piuttosto corta, ma dolce,molto dolce.
Andai avanti e le lessi più o meno tutte, senza indugiare, senza accorgermi di quanto il tempo stava passando veloce. Ma quando arrivai all’ultima capii che c’era qualcosa che avevo lasciato –incompleto-.
L’ultima lettera della scatola infatti, ricorreva a Settembre, settembre del 1996.
Era una lettera chiusa, mai stata aperta ne letta. Così decisi di farlo, più per curiosità che per altro.
Diceva:


‘’i bambini sono più innocenti degli adulti.
Quello che fanno, lo fanno perché lo sentono dentro, e non importa se è giusto o sbagliato, sanno sempre cosa è meglio fare,perché distinguono la luce dalle tenebre.
Un adulto invece prende vie sbagliate, vie che sembrano giuste e corrette perché pensano troppo. Ma quelle vie piene di fiori e odori gradevoli si scoprono essere in realtà incubi con grosse spine. Questi adulti hanno solo bisogno di qualcuno, qualcuno che li porti via da quell’inferno o che vi cammini dentro con lui mano per la mano cercando una via d’uscita.
Senza la tua mano io, sono come uno di quegli uomini, troppo stupidi e ingordi per uscire da quel posto, da soli.
La bambina che ho conosciuto tanti anni fa riuscirà mai a perdonare questa persona ottusa che sono diventato?.’’



La lettera finiva così. Chiara e concisa. Una lettera di scuse che veniva dal cuore.
Rimasi sconvolta da quelle parole così intense e profonde.
Jacob Twist. Jake Twist, il bambino che avevo amato nella mia tenera età si era prostrato ai miei piedi riconoscendo d’aver sbagliato.
Ma fu solo in quel momento che capii, capii che fui stata io l’ottusa.
Avevo buttato via dei meravigliosi ricordi per uno stupido orgoglio.
‘mi manchi..’ sospirai con le lacrime agli occhi
mi manchi terribilmente
In quel momento Tomàs si voltò con gli occhi ancora assonati e un tenero sorriso sul volto.
«quanto ho dormito? » chiese tra uno sbadiglio e l’altro.
Scossi le spalle.
«un momento, ma tu stai piangendo»
«n-no» scossi il capo stropicciandomi gli occhi «ma devo dirti una cosa..»
Lui rimase fermo ad ascoltarmi
«quando parti per Parigi, per il viaggio con i tuoi?» chiesi soltanto
Tomàs si fermò un attimo a pensare: «il primo di luglio,perché?»
Sorrisi. «anch’io» poi rimasi zitta per qualche secondo attendendo una sua risposta
Storse lo sguardo «ma ad agosto Madrid insieme, vero?»
Io annuii, mentre lui tornava a ronfare allegramente.








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piccolo spazio personale.
ho postato immediatamente il successivo perchè i primi capitoli li ho scritti un pò di tempo fa,quindi sono già pronti anche se ammetto che alcuni sono corti °O° beh rimedierò quando arriverò al punto di dover continuare, eh allora temo che sarò lentuccia, beh <.< comunque ringrazio la mia adorabile lettrice che non si dimentica mai di recensire *O* (mi scuso comunque per i vari errori ortografici,ma mi faceva fatica revisionare!) <3
  
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