Rapporti
In Bilico –
CAPITOLO IX
Sono
diventato pazzo; ma siete voi che mi ci avete costretto
Whitechapel. Tower Elements
…Con
quella veste; con quei guanti lunghi e quei bavagli sui
volti erano in tutto simili agli assassini dei loro zii. E
in parte ne dividevano la colpa. Perché anche se i beati e i santi sono tutti
uguali e i peccatori invece si distinguono l’uno
dall’altro, la colpa invece unifica tutti, beati e satanassi. Perché la colpa è di tutti e non lascia in vita nessuno.
“Ne sei
proprio sicura?” era la voce timida di Dominique a parlare
mentre stendevano sul corpo di Mary Ann un
velo nero e la rimpicciolivano per farla entrare in una borsa.
“Si” il
monosillabo freddo apparteneva a Roxanne, che era
sempre stata la pecora nera della
famiglia per quel suo comportamento gelido. Era la cattiva che aveva detto a suo fratello maggiore che Babbo Natale
non era davvero un omone grande e grosso che portava doni ai bambini buoni. Lei
era sempre stata la razionale della famiglia ed indossando quella borsa aveva
di nuovo incarnato questo ruolo.
Perché chi nasce cattivo lo rimane.
“Roxanne” la vocina del salotto fece fermare la scura
giovane che si voltò a fissare una Lysander molto più
calma e anche più vestita. Malgrado il triste fardello
entrò nuovamente nel salotto seguita da Dominique. Solo gli occhi scintillanti
e contriti di Roxanne si potevano scorgere in quel
nero vestimento.
Le si avvicinò fin quasi a sfiorarla con la veste e
Lysander le afferrò la borsa con mani disperate come Dante afferrato sul fiume Flegetonte.
“No, Roxanne non
puoi farle questo, pensa…pensa ai genitori” Roxanne
la fissò addolorata ma non riuscì nemmeno questa volta
ad essere gentile o dolce, se si fosse comportata in questo modo non sarebbe
più riuscita a smettere di piangere e Mary Ann
sarebbe divenuta una carogna sgradita a tutti.
“A loro penso”
ringhiò fra le due fila di denti, rabbiosa per il tono
duro con cui risuonava la sua voce e fuggendo alle mani imploranti della
piccola spia strinse quelle di una frastornata Dominique per smaterializzarsi.
“Pronta?”
Dominique annuì e sparirono in uno schiocco.
˜
Lorcan si voltò a guardare la sorella, aveva
un paio d’occhi rossi da fare spavento e la bocca non smetteva di tremare. Era
sempre stato una persona pacifica ma avrebbe pagato
caro e amaro l’uomo che aveva fatto piangere sua sorella.
“Lysj”
la voce di Lorcan si abbassò di
un’ottava e avvicinò maggiormente sua sorella a se; per riscaldarla, malgrado
non servisse più.
“Invidio molto Lily” rispose Lysander fissando l’amica ancor svenuta
dormire placidamente stesa sul divano. Il viso perfettamente immobile e il
respiro solo leggermente accelerato.
“Dimmi che cosa ti hanno costretto a fare” rispose Lorcan ignorando totalmente lo sguardo assente di sua
sorella minore che con fatica si spostò su di lui a fissarlo con attenzione,
prima di sbuffare.
“Non ho fatto
quello che credi, Mary Ann mi ha difeso anche da quel tipo
di avances e Fred Weasley non ha riscosso altro pagamento se non una
sbirciatina del mio profilo. – Lorcan pensò che bastava anche solo aver fissato il profilo di sua sorella
attraverso una tenda per subire un distaccamento degli organi riproduttori dal
resto del corpo, ma non disse nulla, lasciò che Lysander continuasse a parlare
– Per quanto riguarda la tortura, mi ha solo
legato i polsi, per il resto è stato davvero molto corretto. Spero di
rincontrarlo, credo che sia un ottimo avversario…” Lysander non guardava il suo
interlocutore ma lasciava che il suo sguardo assente
vagasse per i giochi persiani del tappeto di Dominique.
“Che cosa dici Lysj?” Lorcan fissava attentamente Lysander, doveva trattarsi di sindrome di Stoccolma, sicuramente si
trattava di quel tipo di sindrome. Fissò anche lui Lily e si chiese se poteva dare qualcosa a Lysander per farle passare quella
sindrome.
“ È stato lui
a liberarmi, Lorcan, mi ha protetto da James e poi mi
ha lasciato andare. Ha schiantato le guardie e ha trasfigurato Mary Ann nel topo che stringevo” Lorcan
si innervosì di quella apologia così insistente.
“Sa che sei un
animagus”
non era una domanda.
“Sono stata
costretta a trasformarmi davanti a lui” Lysander continuava a guardare il
tappeto e questo innervosì maggiormente suo fratello.
“Ora come
farai a nasconderti?”
“Non me ne
preoccupo – fissò con circospezione Lily poi assicurandosi che ella dormisse guardò suo fratello per la prima volta con un
paio di occhi così seri da far paura – Mi ha rivelato un segreto spaventoso”
“Perché ti avrebbe raccontato un segreto?” Lysander lasciò
che il suo sguardo vagasse per la stanza senza rispondere a suo fratello.
“Albus, James,
Molly e Fred hanno un
tatuaggio” Lorcan sollevò un sopracciglio senza però
scomporsi troppo a quella rivelazione.
“Un
tatuaggio?”
“Non un
tatuaggio qualsiasi, una specie di Marchio Nero attraverso cui si chiamano
l’uno con l’altro” Lorcan sbuffò
“Il Marchio
Nero è un sigillo oscuro”
“Appunto, per
questo è segreto. Hanno un tatuaggio disegnato proprio sotto l’ombellico, un
cerchio in cui sono racchiuse delle antiche rune”
“E come si comportano questi tatuaggi?”
“Come si
comportava il Marchio Nero ma ogni tatuaggio è
diverso. Le Antiche Rune seguono una gerarchia al cui vertice c’è Albus che ha
le Rune più forti – Lily nel suo sonno pacifico sorrise dolcemente e ancora Lorcan desiderò ardentemente che Lysander potesse fare la
medesima cosa, ma si costrinse ad ascoltarla, le informazioni erano importanti – a seguire nella gerarchia ci sono James
Potter, Molly Weasley e infine c’è Fred. La gerarchia esiste perché alla chiamata del vertice
non ti puoi sottrarre; le Antiche Rune non te lo permetterebbero”
“Le Antiche
Rune sono un sapere antico, non credo ci siano più troppi libri su
quest’argomento” Lorcan pensieroso spostò il suo
sguardo a uno dei scaffali striminziti della libreria
e si chiese se la biblioteca più vasta di Hogwarts vantasse più tomi su tale
argomento.
“Non ho mai
studiato le Antiche Rune ma sembra che i mostri non
sono più dove pensavamo che fossero”
“Sai come si
dice; i mostri quando sono soli, si abbracciano al terrore”
Molo
Imprecisato. Tamigi
Tristi sono i
funerali dei maghi come quelli dei babbani ma più tristi ancora sono quelli dei morti che non possono avere
alcuna sepoltura. Dannati sono coloro che non fanno
dormire i propri morti nella terra, perché a loro stessi sarà preclusa tale
sorte e i morti si sdegneranno dell’offesa fatta e non ci sarà altro che buio e stridore di denti.
“Ci siamo” la
nebbia fitta come un sudario ricopriva le ormai ghiacciate rive del fiume
Tamigi. Il terriccio ghiacciato scricchiolava sotto le scarpe pesanti e il
fiato sconnesso delle due giovani ombre si condensava davanti ai loro visi
arrossati dal freddo. Boccate di fumo perlacee come fantasmi del rancore.
“Ne sei
sicura?” annuisce la prima ombra, più scura e più determinata che sfila dalla
sua borsa un lungo involto nero.
“Rox ne sei sicura?” annuisce ancora l’ombra silenziosa e
punta la sua bacchetta contro l’involucro. I babbani
penserebbero a un piccolo animale, i maghi avrebbero
qualche dubbio. L’ombra silenziosa respira pesantemente.
“Sectusempra” un singhiozzo e la seconda ombra punta la sua bacchetta contro l’involucro appena strappato.
“Stupeficium” un
fosco pop
indica che la carne contenuta al suo interno è stata deturpata.
“Non basta
gettarla nel fiume” piange l’ombra malgrado punti nuovamente la bacchetta
contro l’involucro spezzato.
“Non basta”
borbotta l’ombra che non piange.
“Ti prego Rox” trema la voce e la mano dell’ombra che piange e la seconda gli
afferra il braccio fissandola in volto intensamente. Gli occhi di entrambe
scintillano anonimi alla poca luce della prematura serata.
“Il fiume in
questo punto è poco profondo e con il fondale argilloso, il cadavere arriverà
in pochi giorni al centro di Londra e non ci sarà alcuna possibilità che il
fiume deturpi i tratti di Mary Ann abbastanza da
renderla irriconoscibile”
“Non ce la
faccio più Rox”
“Devi
Dominique, devi farlo, pensa a Neville e a Hannah, hanno perso già
una figlia, vuoi far perdere loro anche la vita?” Roxanne,
l’ombra più crudele, lanciò un nuovo
incantesimo, quasi con rabbia, l’involucro si squarciò e un liquido denso andò
a sporcare le mani di Roxanne.
“Oddio”
sussultò Dominique, Roxanne posò la bacchetta e le
sue mani tremarono mentre provava a scuotere via il
sangue.
“Ora basta
gettiamola nel fiume” con le mani congelate e sporche di sangue le due donne
afferrarono l’involucro insanguinato e dopo due dondolii lo gettarono nel
fiume.
Eppure il suo
sangue era dappertutto.
Era su di
loro.
Numero Otto. Dumbledore Hospital
“Dottore, chi
mi ha portato oggi?” Aracne balla ancora, inseguendo
e allontanandosi dalla luce, Rose è al mio fianco, chiaramente distinguibile
nei suoi vestiti pallidi e i suoi capelli rossi.
“Una Donna
Insipida” gli rispondo e Rose mi guarda, arriccia il
nasino infastidita e poi torna a fissare Aracne che a
sua volta ironicamente mi risponde.
“Ho sempre
avuto il Colesterolo alto, il Dottore mi ha detto di mangiare insipido”
“Simpatico,
capisco perché ti piace tanto” Rose è chiaramente
piccata e mi viene da sorridere maggiormente perché il suo viso è chiaramente
alterato da una nota di panico ben visibile.
“Lei è Rose, Aracne, non crederle, in questa stanza è lei la più pericolosa” Aracne fiuta l’aria con interesse e sente l’odore di Rose,
impossibile non sentirle l’odore firmato, chissà come è
riuscita a portarlo fin qui.
“O la più
pazza” tenta Aracne ridacchiano ma
non è Lily, Rose è tutta un’altra storia e si ritrova a fissarlo con un leggero
astio disegnato in volto.
“Divertente Zorro, ora proviamo a toglierti quella maschera” Rose si avvicina provando a mostrarsi coraggiosa, l’ironia e l’arma che
usa quando è terrorizzata.
“Il Dottore
non te l’ha detto, Rose, non si può togliere la mia maschera” Rose sorrise al
Ghost, non sembra farle più tantissima paura, malgrado
Aracne tende a rimanere nella penombra.
“Credimi Aracne, quando Scorpius era a scuola diceva sempre che non
si poteva o non si doveva ma poi chiamava la
sottoscritta e riusciva sempre a risolvere tutto” Aracne
le si avvicina maggiormente interessato, al luce tenue mostra le sue braccia
scheletriche e la sua posizione accucciata tanto simile ad un ragno.
“Non mi dica,
lei è
“No” lo
sibiliamo entrambi poi ci lanciamo uno sguardo ostile per la concomitanza del
monosillabo e Aracne ride sussultando.
“Io credo
proprio di si” ride sarcasticamente
“La maschera
non può essere sfilata perché chiusa con una chiave che noi non abbiamo” passo
a spiegarle il caso mentre lei lentamente gli si
avvicina, la penombra non permette una visione maggiore ma il braccio destro
sembra molto scheletrico e percorso da una fitta peluria bionda.
“Non hai la
chiave?” dice Rose ridacchiando piano, lo fa anche Aracne,
i bambini si piacciono.
“Parla con i
tuoi adorati cuginetti!” le dico con rabbia, la sento
ridacchiare nuovamente e mi risponde prontamente, bloccandosi davanti ad Aracne.
“Certo non ti
dispiaceva la loro amicizia quando hai avuto questo
posto”
“Ti sembra,
forse, una benedizione?” si volta a fissarmi e a prendermi nuovamente in giro,
lo capisco dalla sua espressione maliziosa quando
sentiamo un leggero colpo di tosse provenire dalla parte in ombra.
“Non vorrei
disturbare, ma si stava parlando di come togliermi la maschera”
“Non può
essere forzata?” dice allora Rose tornando a guardare Aracne
che è tornato alla luce e sporge la sua maschera.
“Rilascia una
pozione a base di veleno di Billywing” dico con voce
professionale e Aracne si avvicina fino a sfiorare il
camice di Rose che lo guarda continuandosi a torturare
un unghia.
“Interessante”
studia la maschera per alcuni secondi poi si inginocchia
al fianco di Aracne e guarda la piccola serratura
sotto al suo mento “Credo di aver avuto un’idea”.
L’improvviso
rumore di un pugno che si schianta sopra la porta fa sussultare tutti e tre. Aracne si
nasconde nell’ombra improvvisamente spaventato e Rose
si volta a fissare la porta che ha smesso di tramare. In
risposta dei nostri sguardi stupiti entrano due infermieri; uno basso e tozzo, l’altro alto e con un
tatuaggio di un grosso basilisco sull’avambraccio destro. Il Basilisco ha gli
occhi che brillano e sibila come dovrebbe fare un vero Basilisco e la pelle
dove c’è il tatuaggio è squamata come se appartenesse davvero a quell’animale.
“Cosa
diavolo…” sussulta Rose guardando confusamente i due infermieri; io la sospingo
fuori dalla camera numero otto.
“Non
concepisco i tranquillanti, volevo che smettessero subito di somministrarli ma
dopo nemmeno ventiquattro ore il paziente è andato in shock anafilattico, ne aveva bisogno” Rose mi fissa apprensiva e sposta una mano
sul mio avambraccio stringendo leggermente.
“Non ti
preoccupare Scorppy, lo aiuteremo” mi tolse subito la
mano come se si fosse scottata.
˜
“Ripetimi
perché mi sono fatto convincere” sussurra Scorpius quando
chiude la finestra della sua stanza da Primario. O
sbuffo per la sua ritrosia.
“Hai inviato a
mia madre una lettera chiedendole un fermaglio per capelli, non è certo
qualcosa di indecente” siedo sulla poltrona in cuoio e
vedo Scorpius stranamente nervoso e felice di togliermi dai piedi più che mai.
Non ne afferro il motivo.
“Io sono un
Dottore non dovrei ridurmi a dare ascolto a queste cose…” alle sciocchezze di una pazza vorrebbe aggiungere
ma non lo fa, non vuole ferirmi, per un attimo nel corridoio fuori alla
stanza numero otto i nostri sguardi erano sembrati davvero vicini ma adesso mi
sembrava nuovamente lontano anni luce.
“Cosa ti preoccupa? Una volta ti fidavi delle mie intuizioni”
gli rispondo con un leggero broncio che non lo fa
ridere, diventa gelido improvvisamente.
“Una delle tue
intuizioni ti ha portato in questo posto”
“Non è stata
una mia intuizione”
“E allora mi
dici come ti è saltato in mente di baciare
un molliccio?” ancora questa storia, se non lo conoscessi dire
che è mortalmente geloso. Una volta avrei sorriso e baciato la ruga di
malcontento che gli si formava al centro della fronte ma
adesso non era più possibile.
“Ho baciato di
peggio” dissi volutamente maliziosa, le labbra calde per il bacio che mi ero
immaginata di posargli sulla fronte.
“Veramente?”
Segue un lungo
secondo di silenzio, i nostri occhi si incatenano nuovamente
li uni negli altri e un languore intenso fa capolino nel mio stomaco.
La porta alle
nostre spalle si apre e Scorpius alza lo sguardo a fissare qualcuno dietro di
me, io non mi muovo, sono pazza e posso permettermi la
maleducazione.
“Scorpius, credo
che Rose deve tornare al suo posto”annuisce rigidamente e mi sento afferrare
per le spalle e sollevare dalla poltroncina. I miei occhi non lo lasciano e
Scorpius arrossisce furiosamente prima di dire.
“Dottoressa
dopo io e lei dobbiamo finire quel discorsetto
della scorsa settimana” guardo i suoi occhi e poi guardo lei che arrossisce
leggermente e ridacchia con la mano nascosta dietro il palmo, improvvisamente
mi sento di troppo e capisco la fretta di Scorpius e l’ironia della dottoressa
che quando prova a prendermi per le spalle per condurmi fuori e accelerare i
tempi mi innervosisce maggiormente e mi libero dalla sua fredda stretta.
“Posso fare da
sola” Scorpius mi sorride sarcasticamente, lo sa benissimo perché mi sono
innervosita.
“Ti farò avere
ciò che hai richiesto, Rosie”usa
il mio nomignolo apposta non perché gli sfugge e i sporca
di opportunismo quella tenerezza tutta nostra e io mi sento ancora più rabbiosa
mi volto per passare la porta quando poi un pensiero mi blocca sulla porta.
Volto il capo e lo fisso con intensità.
“Ho visto te” la brunetta
può aver vinto una battaglia…
“Dove?” …diciamo che con il
tempo con cui gli sono stata lontana, ne avrà vinto molte di battaglia…
“Il molliccio
si è trasformato in te” Scorpius rimane immobile come una statua di sale…Ma non ha ancora vinto la guerra!
St Mary Cray. Bromley
Roxanne Weasley riapparve nell’appartamento di
Dominique con gli occhi rossi e il naso che colava, Lily si era
appena ripresa e abbracciava con un certo trasporto Lysander. Dominique Weasley apparve un
secondo e trenta centesimi dopo Roxanne e si
strofinò copiosamente i guanti da cui caddero alcune schegge di giaccio.
“Ragazze dove
siete andate?” la domanda di Lily cadde nel silenzio della sala, Roxanne venne verso di lei senza
proferire alcuna parola. Era stanca di parlare e spiegare qualsiasi sua mossa.
“Lily dobbiamo
andare” la voce di Roxanne è così stanca che Lily si
lascia afferrare senza discute o salutare gli altri.
Roxanne le afferra la mano sinistra, il guanto
è gelido e anche Lily si sporca la mano di un fluido rossastro.
“Sangue?”
sussulta cercando di lasciarle la mano per ripulirsi.
“Inutile che
te lo togli Lily, Mary Ann è morta per salvare tutti
noi, il suo sangue è sulle nostre mani” dice questo Roxanne
e si smaterializza nel salotto di casa Potter.
Delle urla
acute simili a quelle di una veela accolgono la loro materializzazione. Non è ancora nitido il salotto che Lily
le lascia la mano bruscamente e posa i piedi sul pasquette
chiaro, corre a una poltrona rossa e consumata dai cui provengono le
urla.
“Madre ti
prego calmati” sussulta la vocina di Lily, la madre fissa con occhi vuoti e terrorizzati il corpo vestito di nero di Roxanne,
la sua carnagione nera, i suoi occhi lucidi e arrossati.
“Madre, sono
io, sono Lily” ripete la ragazzina provando a sfiorare Ginny
Weasley e a riscuoterla dal suo terrore. La madre però continua a fissare Roxanne che se ne rimane in silenzio e immobile, dai guanti
continuano a scendere diluiti dal ghiaccio fuso
lacrime di sangue che sporcano il pavimento. Dal suo punto di vista anche Roxanne guarda sua zia con uno sguardo scandalizzato. Sono
molti mesi che non la vede.
Ginevra
Weasley non si è mai ripresa dalla morte di Harry James Potter, Salvatore del
Mondo Magico e suo unico, eterno amore. Inizialmente era stato un periodo di
sei mesi in cui Ginny aveva smesso di mangiare e di
dormire, poi erano subentrati altri problemi, legati alla magia e al suo uso.
Ginny Weasley mago purosangue, aveva
dimenticato la magia ed era terrorizzata da tutto quello che di magico c’era in
quel mondo. Lily era l’unica dei suoi tre figli che gli era
rimasta accanto. Albus e James erano sempre in viaggio e non avrebbero
potuto tenere la madre. Avrebbero dovuto chiamare un’infermiera che
potesse mantenere il riserbo sulle condizioni oramai dementi della madre del
Ministro della Magia. Ma in
quei tempi non c’era nessuno di cui si fidavano. Lily era quindi costretta a
vivere in una casetta appartata, lontano dalla Londra magica e da quella babbana. Questo non la spaventava, non più, oramai sua
madre e lei avevano trovato il loro equilibrio.
“Mamma su non spaventarti è solo un’amica”
Lily riuscì
fortunosamente a trovare il modo di calmare sua madre e si voltò con impeto
verso Roxanne che se ne rimaneva immobile, spauracchio
di tutto quello che faceva più paura a Ginny. Magia e
Morte.
“Roxanne quante volte ti ho detto
che non devi utilizzare la magia in
questa casa”
La giovane
ombra sempre più stanca e sempre più spossata annuì per poi scomparire
nuovamente e totalmente dimentica delle parole di
Lily.
Ginny riprese ad urlare.
W come Weasley. Diagon Alley
Roxanne era stanca.
Era sfinita già quando l’aveva chiamata Dominique; era spossata già
quando aveva portato il cadavere di Mary Ann alla sua
ultima ubicazione; era snervata già quando aveva accompagnato Lily da sua madre
e la vista di sua zia Ginny che la guardava come se
anche lei fosse una bestia era stata la goccia che aveva colmato il calice.
Non toccò
nemmeno il pavimento che le sue ginocchia le si piegarono
di botto e cadde pesantemente sulle mattonelle in cotto dell’appartamentino che
aveva sopra il negozio W come Weasley.
Il suo negozio.
“Sei stanca non è vero?” la voce era la sua, inconfondibile
farsetto divertito.
“Che cosa fai qui?” non tentò nemmeno di alzarsi rimase a
terra e sentì lo scricchiolio delle giunture che si piegavano. Fred le si era inginocchiato
accanto.
“Devi essere
davvero esausta se non ti alzi a fronteggiarmi” Roxanne
non si mosse.
“Sei qui in
veste di Luogotenente?” chiese cercando di sfilare la bacchetta dalla sua veste ma Fred fu più veloce di lei
le fermò il polso e la prese di peso in braccio, Roxanne
lottò debolmente per liberarsi ma la fiacchezza ebbe la meglio su di lei e si
fece trasportare sul letto.
“Ti sembrerà strano ma sono qui in veste di fratello” Roxanne sbuffò, non credeva
minimamente che suo fratello Fred stesse dicendo il
vero; Fred sorrise sfilandole i guanti e il mantello.
“Sono stato
sospeso dalla mia nuovissima carica
di Luogotenente” le tolse le scarpe e la fece stendere sotto le coperte, Roxanne lo guardò attentamente.
“Sospeso?” Fred sorrise e le carezzò la fronte.
“Non lo sai?
Ho lasciato andare una spia” Roxanne spalancò gli
occhi e si rese conto che l’amorevole attenzione
di suo fratello era dovuta a quello. Si era pentito di
aver lasciato andare Lysander.
“Una spia?” Fred le sorrise ancora e fece apparire una sedia, così da
poterle sedere accanto.
“Non sei mai
stata una bugiarda Roxxie non comincerai a mentire a
tuo fratello proprio ora – la guardò attentamente e poi sorridendo aggiunse –
parlo di Lysander, la sorella del fidanzato che tu non hai da almeno cinque anni” Roxanne si
alzò di scatto ma Fred le
mise una mano su una spalla e fece pressione in modo che non si alzasse dal
letto.
“Non gli farai
del male” sussultò stendendosi nuovamente, obbediente suo malgrado. La stanchezza era tale
che non riusciva più a muoversi.
“Non voglio
fargli alcun male, ti prego di tenere Lysander al sicuro, si sta preparando
qualcosa di grosso – Roxanne pensò che appena lui se
ne fosse andato sarebbe andata ad avvertire le altre –
Ora dormi sorella, devo sbrigare un’ultima cosa prima che tutto finisca” Roxanne avrebbe voluto urlare che intendeva per tutto finisca? Ma non lo
fece e quando una polverina soporifera le fu soffiata in viso tutto si risolse
nelle tenebre.
St Mary Cray. Bromley
Ginevra
Weasley sedeva come una diligente bambola accanto alla specchiera. Indossava
una lunga camicia da notte bianca, e spazzolava i suoi lunghissimi capelli
rossi almeno trentatre volte ogni sera. La sua
specchiera era bella; la cornice dorata con i putti che giocherellavano
intorno.
Era stato un
regalo del suo amato Harry.
“Lilian cara, dov’è il mio talco?” Lily le posò la boccetta
di lozione in polvere che sua madre credeva fosse talco. Era una pozione soporifera che
aveva avuto da Scorpius,
era l’unico modo che aveva per far dormire sua madre.
“Lilian sai quando torna Harry?” Ginny viveva nel suo mondo in cui Harry era ancora vivo e
il Mondo Magico non era nuovamente in bilico sul baratro di una nuova guerra.
“Non credo
madre che stasera tornerà aveva i straordinari in
ufficio” Ginevra annuiva e continuava a spazzolarsi i capelli oramai sbiaditi.
“Lavora troppo
Harry, devo dirglielo quando torna” Lily annuiva stanca
e si stendeva nel letto matrimoniale.
“Dove sono Albus e James?” Lily sussultò a quell’insolita
domanda e sua madre posò la spazzola sulla specchiera.
“Sono…a casa
di un loro amico, Scorpius Malfoy, te lo ricordi?” si morse il labbro quando vide sua madre voltarsi a guardarla.
“Un Malfoy,
sai cosa dirà mio fratello Ron quando lo viene a
sapere?” rise gioviale e arrivò al letto per poi stendersi anche lei e volgersi
verso sua figlia Lily che lei ostinatamente chiamava Lilian.
“Ci toccherà
stare solo io e te, bambina” Lily annuì e posò la testa sul cuscino. Fece un
sogno agitato intervallato da strani urli e singulti. Ma era così stanca che
nemmeno se ne accorse. Una donna urlava e parlava nel
sonno, si costrinse ad aprire gli occhi, per quanto le costasse
quel gesto, la sveglia l’avvertì che aveva dormito un’ora. Stava per richiudere
gli occhi quando un urlo più intenso distrusse il suo
mondo ovattato e si alzò di botto al centro del letto.
Al suo fianco
Ginevra si dondolava sui talloni e urlava con gli occhi spalancati.
“Mamma che
cosa succede?” Lily si alzò per cercare il talco, la boccettina era sulla
specchiera, non l’aveva usata.
“Lilian, oddio, un mostro, c’è un mostro dentro di me – Lily
si voltò a fissarla temendo un nuovo scoppio di magia repressa
ma la madre non sembrava in se, le braccia sottili stringevano le gambe
e dondolava con uno sguardo folle e vuoto –
Lilian devi uccidere quel mostro oppure lui ucciderà me e te. Ha gli occhi rossi, enormi e spaventosi
occhi rossi come il sangue, oh quanto sangue Lilian
c’era quando trovai Harry, e il corpo del mostro è
lungo viscido e verde. Oh Lilian erano nel fango
verde di una palude i corpi delle persone che ho amato di più al mondo. E sono morti Lilian, sono morti,
ti prego figlia mia non abbandonarmi come hanno fatto i tuoi fratelli, non
abbandonarmi. Il mostro striscia dentro di me”
Lily le si avvicinò e la abbracciò stretta, due secondi dopo le
versò sul capo mezza pozione soporifera e sua madre crollò di peso sul letto.
Ma le parole di sua madre le rimbombarono
nelle orecchie e Lily non riuscì più a prendere sonno.
Stanza del Primario. Dumbledore Hospital
Il piccolo
gufo planò sulla scrivania vuota del primario, Scorpius dal lettino fissò il
piccolo pacchetto in cartone e la lettera che accompagnava quel pacchetto.
“Che cosa ti
prende Scorp?” la brunetta che era stesa al suo fianco lo fissò con apprezzamento e si alzo per prendere il
pacchetto e la lettera.
“Dottoressa
appena sei pronta portami di nuovo quella Weasley” Scorpius si tirò suo e indossò la camicia
abbottonandola. La dottoressa bruna tornò al lettino porgendogli il pacchetto e
la lettera al Primario.
“Scorp è inutile che la chiami per cognome, lo hanno capito
tutti che te la tiri in questo studio per ben altre visite” Scorpius non rispose
nulla ma fissò con attenzione la lettera che aveva
liberato dalla ceralacca e cominciò a leggere con una certa apprensione le
parole che Hermione Granger gli aveva inviato.
“Dottore?”
insistette la brunetta poi sentendosi ignorata, sollevò gli occhi al cielo, si infilò nuovamente la gonna e la camicia e indossato il
camice mise le mani in vita guardando nuovamente il Primario.
“Vai a
chiamare Rose” scosse il capo innervosita la brunetta
e uscì di volata dalla stanza. Inconcepibile come veniva
trattata, suo padre Theodore ne sarebbe stato
informato e avrebbe dovuto scambiare quattro chiacchiere con Draco perché non
le piaceva essere trattata così.
˜
“Mi ha fatto chiamare” Rose era davanti al Primario, impettita e insofferente, non
sembravano più una buona coppia di ricercatori, erano d nuovo due ex. E Rose era più che certa che il disordine in cui si trovava
Scorpius Malfoy non era dovuto alla stanchezza,
“Rose è
arrivata la lettera di tua madre e questo pacco, - sbirciava ancora la lettera
e le allungò il pacco ancora intatto lungo la scrivania senza notare il
comportamento distaccato della partner – immagino che lo vorrai aprire tu” Rose
si avvicinò frettolosamente alla scrivania e aprì con
una certa ansia il pacchetto.
“Perché hai
fatto tanto per avere questo oggetto” Rose gli sorrise stringendo fra le mani l’oggetto in questione. Dimentica delle
considerazioni precedenti.
“L’oggetto che tu intendi è un fermaglio
per capelli, ma non un semplice
fermaglio. Questo fermaglio è stato il primo regalo di anniversario
che mio padre ha fatto a mia madre. Il simbolo del loro amore”
percorse con una carezza timida il fermaglio di dieci centimetri, bianco come
l’avorio e lavorato ad arte.
“Interessante
ma a noi che serve?” Rose lanciò uno sguardo in tralice al Dottore che gli sorrise
sarcasticamente aggiustandosi ancora una volta il colletto spiegazzato della
camicia.
“A te niente,
perché non sai che cosa significa amare una persona e maggiormente non sai quando si sono dichiarati i miei genitori”
“Illuminami”
chiese Scorpius, il sorriso non c’era più sulle sue labbra.
“I miei genitori
sono eroi del Mondo Magico…” iniziò Rose ma fu
nuovamente interrotta da Scorpius.
“Lo so, questo
lo sanno tutti” Rose pensò che avrebbe potuto ringhiare come un cane e lo fece, Scorpius la fissò stralunato.
“Non
interrompere”
“E tu non dire ovvietà” ma aveva la stessa espressione
stralunata e Rose riprese più soddisfatta di prima.
“I miei
genitori sono eroi del Mondo Magico e hanno fatto
“Meravigliosa
intuizione Rosie
andiamo a provarla, subito” Scorpius si alzò e fece il giro della scrivania ma Rose lo bloccò posandogli una mano sul petto.
“Certo ma ad
una condizione” Scorpius la guardò dall’alto, infastidito per quel nuovo gioco.
Non gli interessava il prezzo di Rose lo avrebbe pagato,
avrebbe pagato tutto quello che voleva.
“Quale?”
“Voglio un
bacio” sorrise Rose e lo fissò intensamente, sotto quell’esame Scorpius s sentì
imbarazzato per il disordine della camicia o per la macchia rossa dietro il
lobo destro.
“Rosie smettila di scherzare” ma Rose gli si avvicinò
maggiormente proprio al lobo destro e gli sussurrò all’orecchio, ogni fonema
soffiato con ardore.
“Non sto
scherzando Scorppy, se questa cosa funziona, voglio
un bacio da te”
“E sia” ringhiò Scorpius una rabbia improvvisa e un ardore
che credeva spento dentro di se. Non credeva di provare ancora quel sentimento
per Rose.
“Non fare
quella faccia, da quello che dicono bacio abbastanza bene” non sorrise Scorpius ma sentì la gelosia montare in lui.
“Certo se i
tipi che baci sono tutti mollicci”
Rose sorrise maliziosa comprendendo il perché di quella frase e comprese che
era vero, poteva ancora risvegliare quel
tipo di gelosia in Scorpius.
“Vedremo se è
tu sarai più bravo del molliccio” si avvicinò alla porta e Scorpius le venne
dietro spingendo indietro la porta che Rose stava aprendo.
“Ne hai dubbi”
Rose si voltò a fronteggiare il suo ex fidanzato con lo stesso sguardo di quando aveva diciotto anni ed era successo quel piccolo incidente culinario… ma quella
era un’altra storia!
“Mi piace
mettermi in discussione” avevano altro a cui pensare, un paziente da
smascherare o forse un tradimento da rivelare?
˜
“Così Rose
aveva ragione” commentò Aracne seduto diligentemente
di fronte a una Rose che armeggiava da almeno dieci
minuti con la maschera del ghost.
“Aracne, io ho sempre ragione” sentì il ragazzo ridacchiare,
malgrado la peluria da uomo matura l’ossatura era
davvero troppo piccola per essere quella di un ragazzo di più di venticinque
anni.
“Basta
parlare, apri questa maschera” si innervosì Scorpius
che era alle loro spalle e sbirciava l’operato di Rose attenta a tenere le sue
mani lontane dal buco della bocca di Aracne.
“Al Dottore
non piace avere torto” disse maliziosamente Aracne.
“Al Dottore
non piace perdere le scommesse, Aracne” Rose si voltò con un espressione trionfale disegnata in volto.
“Di che tipo
di scommessa stiamo parlando?” chiese Aracne che
subito dopo si zittì, l’ironia scomparsa dal suo volto perché lo scatto di una
serratura aveva gelato tutti sul posto. La maschera si aprì
ma Aracne urlò come scottato.
“Cosa diavolo…” Rose prese il volto del ghost fra le mani. il volto era livido e pieno di bruciature, la pelle si
accartocciava come della carta da parati toccata dall’umidità. Le sopracciglia
non c’erano più, gli occhi erano neri e lucidi e la bocca era un buco nero. Non
aveva alcuna identità.
“Una fattura pungente” Rose fissò ancora con raccapriccio quello spettacolo osceno;
tolse le mani dalle sue guance e Aracne non più
scherzoso si nascose nell’ombra.
“Allora non ci
resta che aspettare” ma prima che il sollievo scendesse su entrambi qualcosa
uscì dal buco della bocca del
ragazzo.
“Oddio, guarda
la sua bocca”
St Mary Cray. Bromley
La notte più
spaventosa che Lily avesse mai passata si era appena
conclusa, aveva un disperato bisogno di dormire. Lo stomaco le
si rovesciò al pensiero dell’odore nauseabondo del chiostro di fritture
che stazionava sempre: pioggia, neve o altro. Accanto all’ospedale
psichiatrico. Maledetti babbani!
Indossò quello
che dormiva sulla sua sedia da almeno due giorni e lo stomaco fece un nuovo capitombolo quando si accorse che il camice odorava di
vomito. Chi era stato? Perché non se n’era accorta?
Scese in
cucina e prese del caffè.
L’unica cosa
che rendeva quel mondo sopportabile alle sei del mattino di un piovoso lunedì
mattina di fine novembre era sicuramente il
nauseabondo caffè espresso italiano che era amaro
quanto una medicina ma aveva lo stesso repentino effetto di una pozione rimpolpasangue senza le sue indecorose controindicazioni.
“Vado mamma”
non le rispose, non poteva, lo scatto serale di Lily aveva reso inoffensiva la
madre per almeno otto ore e ne erano passate a stento
tre.
Uscì da casa
ugualmente senza usare la magia, oramai non si smaterializzava più e arrivò al
giardino. Una pioggia sottile e dispettosa le tagliava il viso e le congelava
le mani. Sembravano spilli di ghiaccio. Faceva ancora troppo caldo per la neve ma non abbastanza per il giaccio. Un mocassino scivolò,
Lily riuscì a non cadere inginocchiandosi e si materializzò all’angolo
dell’ospedale.
“Lily” la voce
di Roxanne, sua cugina, le si
materializzò davanti correndole incontro come se avesse appena visto un
cadavere.
“Rox, ti prego non è il momento”
“Ieri sera è
venuto mio fratello a casa mia, mi ha narcotizzato e prima di questo mi ha detto che doveva sistemare un’ultima cosa. Ho paura che
possa fare qualcosa di brutto a Lysander” Lily era sfinita ma non abbastanza per lasciare sua cugina e una delle ragazze sole, non dopo
quello che era successo a Mary Ann.
“Andiamo a casa
mia, lascio queste cose e prendo qualcosa di pensate per raggiungere casa di
Lysander” avrebbe pensato dopo ad avvertire il Primario del suo piccolo
problema. Avrebbe inventato una scusa.
Prese la mano
della cugina che era tiepida in contrasto con le sue dita gelide e parzialmente
blu per il freddo.
– Portami a
casa – pensò e i suoi piedi toccarono nuovamente il prato davanti casa, lasciò
andare Roxanne ancor prima che i suoi piedi
toccassero terra guardò
la villetta a due piani, i maghi hanno sempre strani sentori e adesso il suo
stomaco sotto sopra le diceva che qualcosa non andava.
“Roxanne, temo che mi mamma si sia svegliata” mi affrettai
verso la porta ma scivolai sul prato ghiacciato e
successe qualcosa che non avrei mai creduto potesse succedere.
Il fischio
leggero come quello di un petardo e un esplosione mi
gettò indietro,
E poi ci sarà il fuoco… Sentì Roxanne
corrermi incontro e afferrarmi per le spalle;
ma
nessuno vedrà le fiamme e nessuno vedrà il fumo.. Ma io mi tirai su forzando il suo abbraccio,
sentivo la pelle lacerata del viso e delle braccia e il mio cappotto era
infiammato E tutto sarà trasformato in
cenere…Ma non importava perché mi resi conto che dove prima c’era la casa
c’è solo un cratere nero come la pece.
E quella cenere conterrà
la morte.
Note:
1-
Sono diventato pazzo; ma siete voi che
mi ci avete costretto.
Questa citazione è di San Paolo.
2-
[…]i
mostri sono soli e si abbracciano al terrore. La frase di una canzone degli Afterhours,
gruppo rock milanese.
3-[…] buio e stridore di denti. La frase
biblica dell’evangelista Marco si trova alla fine della Parabola dei Talenti in
cui quell’uno che aveva nascosto il suo talento senza
farlo fruttare viene mandato in una stanza dove
non vi fu altro che buoi e stridore di denti. Una scena davvero molto
evocativa se pensiamo che potrebbe trattarsi dell’inferno.
4-
E
il loro sangue ricadrà su di loro.
Questo verso sempre biblico appartiene questa volta all’Antico Testamento nel
libro del Levitano, versetto
5
- fattura pungente. Quella
utilizzata da Hermione su Harry per renderlo irriconoscibile ai Ghermitori,
6- E poi ci sarà il fuoco; ma
nessuno vedrà le fiamme e nessuno vedrà il fumo E tutto sarà trasformato in
cenere e quella cenere conterrà la
morte. Questa frase è presa dall’Apocalisse secondo una Monaca di Dresda.
Aggiornamento il 21/02/2012
Marti