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Autore: kety100    15/02/2012    2 recensioni
Io sono più di un'Umana.
Io sono meno di un'Elfa.
Io sono un'Umana nel corpo di un'Elfa.
Io sono Umanamente Elfica.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DRIIIIIIIIIIIIIN
La campanella suona interrompendo il mio sonnellino nell’aula di Tecnica, una materia a mio parere noiosa ed inutile, ma per essere promossa è necessaria, quindi mi tocca studiarla.
“Allora, signorina Moonstone, dormito bene?” mi chiede la signorina Rossi, scrutandomi da sopra i suoi occhiali a fondo di bottiglia.
“Benissimo, signorina, il mio banco in fondo a destra è davvero comodissimo! Lo consiglio a tutti quelli che vogliono dormire bene!” esclamo con un sorriso a trentadue denti e trapassandola con i miei occhi blu notte.
“Ne sono felice, spero che la prossima volta mi saprà dire tutto quello che ho spiegato!” sorride la donna, che in teoria ha meno di sessant’anni, ma ne dimostra almeno un ottantina.
“Ma certo! Voglio mantenerlo il mio nove!” esclamo, non senza una nota di fastidio nella voce: odio quella vecchia racchia!
“Certamente cara, certamente …” mormora lei facendomi cenno di uscire dalla classe e di raggiungere i miei compagni per la ricreazione.
Io le rivolgo un ultimo, falsissimo sorriso e corro dalle mie amiche.
“Allora? Che cosa ti ha detto?” mi assale subito Sara, come previsto si sono fiondate subito a chiedermi che cosa è successo.
“Nulla di particolare, non mi ha neppure messo una nota!” rispondo con un sorriso calmo.
“Ma come fai!? Hai dormito per almeno metà lezione!” sbuffa Alice, lei è proprio sfortunata: continua a prendersi note al posto degli altri.
“Beh, sai, una buona media aiuta …” commento con un alzata di spalle avvicinandomi al camion per prendere una pizza.
“Non è solo la media! Insomma, sembra quasi una cosa … magica! Sei la prima ad essere risparmiata dalla Megera!” esclama, forse a voce un po’ troppo alta, Claudia.
Risultato? Tutti quelli accanto si voltano sorpresi.
“Credimi, se ho fatto qualcosa non me ne sono resa conto! Chissà, forse somiglio ad una sua figlia segreta o simili, ma sinceramente non mi sembra di avere una faccia diversa questa mattina!” sbuffo alzando gli occhi al cielo e guardando male tutti quelli che ci circondano, manco a dirlo tutti se ne vanno lasciandoci sole.
“Ma noi siamo serie! Santo Cielo, avrai pur fatto qualcosa!” commenta Alice.
“Oh, certo, le ho risposto a tono! Secondo me si è stufata di essere chiamata Megera e di essere trattata da tutti con terrore! Probabilmente voleva solo divertirsi un po’!” esclamo allargando le braccia.
“Facciamo finta di crederci. A proposito, che materia abbiamo dopo?” Si arrende Sara, che ben conosce la mia cocciutaggine.
“Chimica, oggi c’e la pratica” sospira Claudia, che odia quella materia con tutto il cuore.
“Bene! Non vedevo l’ora! Io AMO chimica!” neanche a dirlo, io vivo per quella materia.
“Secondo me da piccola i tuoi genitori ti hanno fatto bere dell’Acido Cloridrico, Moonstone” commenta Gennaro, il tipico bulletto della scuola.
“Chissà, non ho mai chiesto, ma se vuoi quando trono a casa lo faccio” commento leggera allontana domi e facendogli ciao, ciao con la mano.
La ricreazione è finita, entriamo nell’aula di chimica, come sempre l’odore delle sostanze chimiche è forte, forse troppo, mi pizzica il naso e stranutisco.
“Ragazzi, sono io o oggi l’aula di chimica puzza ancora più del solito?” chiede un ragazzo con i capelli neri, un certo Spadazzi, se non erro, ma non ne sono sicura.
“No, è vero, chissà che cosa starà facendo il vecchio pazzo!”
“Fumo! Ecco che è quest’odore! Lo sapevo che il vecchio si dopava!”
Ecco i commenti dei miei compagni, per quanto stupidi ci hanno preso giusto: l’aula di chimica è invasa dal fumo.
Anzi, dalle fiamme.
È uno spettacolo a dir poco orribile, alcune ragazze urlano, i più coraggiosi si fanno avanti, io mi avvicino con loro.
“Secondo voi il prof. era qui?” domanda retorica, perché appena lo chiedo uno dei miei compagni solleva una asse semi-carbonizzata: sotto c’e Vespucci, il prof. di  chimica.
Morto.
I capelli, prima bianco latte, ora sono neri, carbonizzati.
La pelle scurita, le mani ancora strette attorno ad un immaginaria fialetta.
Ma la cosa peggiore sono gli occhi: spalancati, vitrei, secchi.
Per un attimo rimaniamo tutti pietrificati, quasi schiacciati dalla consapevolezza di ciò che è successo.
Poi, l’Inferno: le ragazze che urlano e piangono i ragazzi che cercano di uscire e chiamare qualcuno.
Solo io resto immobile, sconvolta.
Mi tornano in mente le ultime parole dell’uomo del sogno: ucciderò tutti quelli che le sono vicini …
Scuoto la testa, non è possibile, non è affatto possibile, è stato solo un caso.
Faccio lentamente un passo indietro e mi volto: bisogna fare qualcosa.
“Dobbiamo chiamare un adulto” lo dico con voce chiara e forte, non so neppure dove trovi il coraggio di parlare.
Vedo un paio di ragazzi annuire.
“Usciamo, qui rischia di crollare tutto, e francamente preferirei non essere fra i morti!” le parole di Sara forano il silenzio.
Quasi in trance usciamo dall’edificio pericolante.
Io faccio cenno agli altri di aspettare li, mentre vado a chiamare un prof.
Corro.
Corro cercando di ignorare la morsa che mi attanaglia il petto, non cerco neppure di ricompormi prima di piombare in un aula, non so quale, non m’importa, come un fulmine a ciel sereno.
“Moonstone! Insomma! Si può sapere che succede?! È per caso scoppiato un incendio a chimica!?” esclama sdegnata la megera di tecnologia.
“Sì, è scoppiato un incendio … il professor Vespucci …” sussurro con un  fil di voce, probabilmente la mia faccia e il tono con cui pronuncio quelle poche frasi sconnesse devono impressionare la prof.  che non mi ha mai visto in questo stato.
“Ok, ora Katherine calmati, sistemeremo tutto, tranquilla” mi dice, stavolta con tono più dolce.
“Alghieri! Vai a chiamare la preside! Sonetti! Una bidella!” esclama, tornando ad essere la prof. autoritaria temuta da tutti.
“Devo andare dai miei compagni …” mormoro alzandomi e muovendo dei passi incerti verso la porta.
“Veramente dovresti andare in infermeria, hai una brutta ferita al braccio,cara” mi fa notare la Megera.
Mi guardo il braccio, in effetti ci sono tre lunghi tagli rossi, aggrotto le sopracciglia: sono certa che pochi minuti fa quella ferita non ci fosse.
“Non è niente Prof. solo dei graffi” dico incerta.
“Benissimo, allora andiamo” mi sorride, cosa rarissima!
Mi alzo in piedi e mi dirigo il più velocemente che posso verso quella che un tempo era l’aula di chimica.
“Hai trovato qualcuno!?” chiede Alice, spaventata.
“La Signora Rossi” rispondo con una mano su quegli strani graffi.
“Ti sei fatta male?” Claudia è preoccupata, che carina!
“Non è nulla di grave!” o almeno lo spero …
Da qui in poi rimaniamo tutti in silenzio.
Non ci sono parole, non servono: sappiamo alla perfezione che i nostri pensieri coincidono.
Arrivano i soccorsi, per un attimo mi chiedo perché, non c’e nessuno da soccorrere …
  

Angolo Me:
Salve! Che gentile che sono, eh?
Ho pure fatto morire il prof. di chimica ...
No, scherzi a parte, secondo voi che cosa succederà ora?
Chissà!
Hola,
Kety100
  
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