PS: Essendo nata prima, la chiamerò Toho Story 0.
Yasu
tirò un profondo respiro e, boccheggiando, si
appoggiò alla parete e allungò le gambe sul
pavimento del bagno degli ospiti di casa Wakashimazu.
“Che figura di merda” ansimò,
asciugandosi la bocca e guardando Ken, accovacciato lì
vicino.
La osservava serio e visibilmente preoccupato. Stiracchiò un
sorriso.
“Ma figurati” rispose. “Mica è
colpa tua se ti senti male”. Si alzò in piedi e le
porse un bicchiere con dell’acqua.
Lei prese un sorso e si sciacquò la bocca. Le poche gocce
che scivolarono in gola le fecero pensare, per un attimo, che avrebbe
rigettato ancora.
Falso allarme. Prese altro fiato e, a fatica, parlò di nuovo.
“Vabbè, ma la prima volta che i tuoi invitano me e
mio fratello… non è bello salutarli al mattino
vomitando l’anima, invece che con un
classico:‘Buongiorno’”.
Ken ridacchiò ma, poi, si rifece serio e continuò
a fissarla. “Yasu…” mormorò
dopo un po’, incerto.
“Sì?”
“Sei sicura di star… bene?”
La ragazza aggrottò la fronte. “Non
proprio… mi sembra… mmm…
evidente” rispose, cercando di alzarsi.
“Quello che voglio dire è che… sei
sicura che…?”
“Ken, per favore” sospirò, abbandonando
il tentativo. “Non sono in vena di
indovinelli…”
“Non sei incinta, vero?” disse, tutto d'un fiato.
Yasu spalancò gli occhi, incredula. “Ma certo che
no! Che ti viene in mente…”
“Non lo so, è che a volte siamo stati
-ehm-… incauti?”
“Vai tranquillo, Wakashimazu, ho fatto i miei…
conti” si sporse a prenderlo per le spalle, guardandolo fisso
negli occhi. “Ho preso le mie precauzioni, ci tengo alla mia
adolescenza… e alla tua carriera”.
Ken emise un lungo sospiro di sollievo, lasciando cadere la testa in
avanti.
Yasu sorrise, tossicchiando appena: “Sollevato?”
Il karate keeper rialzò di scatto il capo, fissandola
allarmato. “Non intendevo… avrei fatto
tutto-”
“Lo so” fece lei, carezzandogli la testa.
“… e un giorno, lo vorrò-”
continuò, col tono di chi sta quasi chiedendo scusa.
“So anche questo”. Gli prese il volto fra le mani e
lo zittì, appoggiandogli un dito sulle labbra.
Qualcuno bussò forte alla porta e la voce strozzata di Genzo
li chiamò.
“E’ tutto a posto” gli gridò
Ken, adesso usciamo… Tu come stai?” Poi, rivolto a
Yasu, spiegò che lo aveva sentito lamentarsi tutta la notte.
Al che la ragazza sfoderò il classico sorriso di chi la sa
lunga.
“Ragazzi, è
un’emergenza…” fu la risposta dal
corridoio. Senza che i due all’interno del bagno avessero
dato all’SGGK il permesso di entrare, la porta si
spalancò. Fecero appena in tempo a scansarsi, prima che
Genzo si avventasse sul water ripetendo la performance della sorella.
“Ecco la conferma” sghignazzò Yasu,
rivolta a Ken. “Nessun ‘girino’ solo-
ehm- cozze”.
“Cosa?” chiese il karate keeper confuso.
“C’erano…” ansimò
Genzo. “… le… cozze…
nella… zuppa… di… ieri…
sera?”
“Credo di sì” rifletté
Wakashimazu. “Perché?”.
“Siamo allergici” risposero all’unisono i
gemelli.