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Autore: Nidham    16/02/2012    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Alistair!” La voce severa e pacata dell'Arle lo riscosse dai suoi pensieri, mentre, ormai da diversi minuti, se ne stava perfettamente immobile, perso nell'atto di sistemare il suo equipaggiamento.

Eilin l'aveva allontanato dalla tenda poco dopo l'alba, nonostante dividersi fosse stata un'agonia.

Gli aveva sorriso e promesso che non sarebbe stato quello il loro addio, che ci sarebbero state altre notti, altri baci, altri preziosi istanti da condividere prima della fine.

Se appartenersi era il loro destino, non sarebbe fuggita... questo gli aveva sussurrato sulle labbra, con la mano appena tremante nella sua e gli occhi scuri e profondi persi in una consapevolezza che la rendeva ancora più impossibilmente bella.

E lui aveva annuito e sorriso a sua volta, ricacciando la verità del dolore, i sensi di colpa, la paura, in nome di un coraggio che pregava di trovare e saperle infondere, anche se era sempre stata lei quella più forte tra loro, era sempre stata lei il suo coraggio.

Se solo fosse stato perfetto...

“Il momento perfetto, il luogo perfetto” Scosse la testa, ripetendo le sue sciocche parole nella mente. Parole a cui lei aveva riso, mentre si alzava sulla punta dei piedi, le guance arrossate e lo sguardo, per la prima volta, timido, stringendosi a lui.

Quanto tempo perduto, senza sapere che anche l'attimo meno perfetto tra loro sarebbe stato, comunque, il più completo e meraviglioso della sua vita.

E ora il sipario si preparava a calare, in nome di un ideale e di un popolo che ancora non sentiva suo.

Si volse lentamente verso colui che gli aveva fatto da padre, ergendosi in tutta la sua altezza e rifiutando di mostrarsi ancora debole.

“Al vostro servizio”

Eamon scosse la testa, aguzzando gli occhi nella meraviglia di una così repentina trasformazione.

“Non qui, dobbiamo discutere di una faccenda delicata”

Alistair gli fece cenno di precederlo, mentre, con la coda dell'occhio, sbirciava le figure del campo, sperando di intravedere l'unica con cui, davvero, avrebbe voluto parlare.

Si fecero largo tra le tende e i soldati, fino a raggiungere un angolo appartato del campo, dietro una rastrelliera per le armi.

L'Arle sembrava stranamente a disagio, ma il Custode non dette segno di averlo notato e si preparò ad ascoltarlo, in silenzio, finché un leggero sospiro e un colpo di tosse non lo costrinsero a intervenire.

“Vi ascolto, qualunque cosa vogliate dirmi”

“Avevo sperato di evitare questa conversazione, ma quanto è successo l'ha reso impossibile!”

Alistair si limitò a sollevare un sopracciglio.

“Tu sei il re del Ferelden” Fece una pausa, come se quel concetto racchiudesse in sé tutto ciò che potesse essere importante e non notando lo spasmo di rabbia che aveva contratto le spalle del guerriero, nel sentirlo.

“Hai dei doveri e so che li onorerai nel miglior modo possibile, ma c'è qualcosa che potrebbe costarti più sacrificio delle altre...”

Vedendo che Alistair non sembrava voler intervenire, sospirò di nuovo e, poggiandosi le mani sui fianchi, si risolse a continuare.

“Devi lasciare Eilin, adesso, prima che la battaglia finisca”

Lo sguardo del Custode, a quelle parole, si fece di fuoco, ma trattenne le parole brusche che premevano per uscirgli dalle labbra e si limitò a sibilare un secco: “Mai!”

“Cerca di essere ragionevole, per una volta. Non nego le sue ottime qualità e i suoi pregi. Sarebbe una buona regina, tanto più che i soldati già la adorano e la seguono con entusiasmo. Ma so qualcosa sul vostro Ordine..." abbassò ulteriormente la voce, con fare cospiratore, "qualcosa che rende impossibile la vostra unione!”

Era talmente assurdo che Alistair si ritrovò a fissarlo senza riuscire a provare alcuna emozione.

Un bambino... stavano parlando di un erede, una speranza per il futuro, quando, per lui, non poteva esistere altro che un istante di presente.

Allora, incredibilmente, assurdamente, esplose in una fragorosa risata, folle nella sua crudele ferocia.

Eamon lo fissò in preda alla più viva confusione, mentre il Custode si piegava in due, reggendosi la pancia e asciugandosi gli occhi, incapace di trattenersi.

“Benedetto ragazzo, non è il momento di cedere alla pazzia! Per il Creatore, ricomponiti!”

Lo prese per le spalle, strattonandolo.

“Il problema è serio. Eilin è già considerata un'eroina, dalle truppe e dal popolo. Potrebbe non essere una mossa saggia lasciarla dopo la vittoria, quando sarà ancora più amata! Se rimarrai con lei fino alla fine...”

“La fine? Cosa ne sapete voi, della fine?” Tutta l'ilarità che sembrava averlo attanagliato si era dissolta con la rapidità di un lampo e ora lo sguardo di Alistair trasudava veleno e tormentata ostinazione.

“Ditemi, di grazia, quale fine immaginate, per me, mio Arle, quando avremo difeso la nostra bella terra? Un matrimonio di stato? Una nidiata di pargoletti festanti?”

“Immagino il tuo bene e quello del tuo popolo, a qualsiasi costo!”

“Qualsiasi costo...” le parole sembravano fuoco sulla sua lingua. “Non avete la minima idea del costo che ho dovuto pagare per il mio popolo.”

“So che non hai avuto una vita facile...” La voce di Eamon si era fatta condiscendente, rassegnato ad ascoltare la solita vecchia lagna sulla sua adolescenza tormentata.

“Non è a quelle sciocchezze che mi riferisco!”

L'Arle tacque, facendo un piccolo passo indietro di fronte a tanta veemenza.

Il respiro di Alistair era affannoso, come se stesse utilizzando ogni fibra della sua volontà per mantenere la calma.

Digrignò i denti, in un sorriso ferino che trasfigurò i suoi lineamenti in una maschera grottesca di dolore, ma, quando parlò, il tono fu pacato e perentorio.

“Io la amo” disse soltanto “Se fossi stato un uomo migliore, questa sarebbe l'unica risposta che avrei dovuto darvi. Se fossi stato degno di lei...”

Le mani gli ricaddero lungo i fianchi e apparve stanco, come se tutto il mondo gli pesasse sulle spalle.

“Vorrei potervi dire che non la lascerò mai, che me infischio di bambini, destino e obblighi sociali! Vorrei potervi dire che la mia vita non avrà senso senza averla accanto... e che non l'abbandonerò né per l'onore, né per il dovere... Vorrei potervi dire che sono stato un uomo coraggioso e ho affrontato ogni genere di prova, per il suo amore... Vorrei potervi dire tutto questo, perché non è altro che ciò che provo! Ma la verità è un'altra, molto meno nobile... molto meno giusta... La verità è che io, contro il mio cuore e contro me stesso, l'ho già abbandonata”

L'Arle alzò una mano, ma Alistair gli impedì di parlare.

“Vi prego di non compiacervene e non dire nulla, o potrei pentirmi delle mie parole e dei miei gesti. Io sono il peggior re che potrà mai salire sul trono del Ferelden, Eamon, perché il mio primo gesto come sovrano è stato quello di un codardo e un assassino!”

“Di cosa diamine stai parlando?”

“Non importa che voi lo sappiate, ma voglio che sia chiara una cosa: se il destino non fosse scritto, se esistesse anche un solo modo per rimediare a ciò che ho fatto, io prenderei tutti i vostri discorsi sulla dinastia e sulla sovranità e ve li ricaccerei in gola! E, tanto perché vi rassegniate all'idea: non ci sarà nessuna donna cui giacerò al fianco, dopo la fine!”

  
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