La regina dell'Inverno

Faeryl emerse dalla sua camera. Era lei la regina degli elfi, adesso, ma tutti non facevano che continuare ad adulare Arendel.

Aveva appena iniziato il suo primo mese di regno, e l'autunno era ormai alle porte. All'arrivo della primavera avrebbe dovuto cedere il trono alla sua più debole cugina, e lei si sarebbe presa il merito dell'abbondanza dovuta alla bella stagione.

Ad ogni modo, c'era poco che potesse fare, se non stringere i denti ed entrare nella stanza dove avrebbe trovato Arendel, probabilmente intenta a tenere il broncio per la temporanea perdita della corona, come faceva ogni anno. Fece segno ai suoi attendenti di fermarsi e aspettare fuori, prima di varcare la soglia. Arendel sedeva sul letto, i lunghi capelli del colore delle foglie in autunno le ricadevano sulle spalle, lo sguardo perso oltre il vetro della finestra.

«Mi auguro che il tuo soggiorno sia stato confortevole», esordì Faeryl.

«Naturalmente. Mi stupisce sempre la bellezza della corte d'Inverno, e la cortesia dei suoi abitanti.»

Faeryl annuì. Questa era una parte del gioco in cui entrambe non facevano che fingere. Si fingevano cordiali e gentili l'una con l'altra, ma in realtà entrambe covavano odio.

Eppure Arendel sembrava più turbata del solito. Faeryl quasi sorrise al pensiero che qualcosa potesse essere andato storto, nella vita perfetta della cugina. Non potè fare a meno di chiedere.

«Arendel, qualcosa ti turba? La tua famiglia sta bene?»

«Oh sì, loro stanno bene. E' gentile da parte tua chiederlo. Sono un po' assente, ti prego di scusarmi, non ha certo nulla a che fare con te o con la corte d'Inverno. Non so come mai, ma ho come un brutto presentimento. L'inverno sta giungendo così presto quest'anno. Abbiamo appena concluso i riti autunnali, e gli esploratori già segnalano delle nevicate nelle pianure. Eppure gli alberi non sembrano cedere al sonno dell'inverno, pare invece che rifioriscano.»

Faeryl soffocò la sua reazione iniziale. Arendel forse non credeva che lei sarebbe stata in grado di affrontare qualunque cosa stesse per arrivare? Non era forse abbastanza che a lei fosse affidato il regno solo nella parte dell'anno che lo rendeva totalmente inutile? La corte d'Estate voleva anche quello? Fece un lungo respiro e si sforzò di assumere un tono rilassato:

«Hai ascoltato Yvain? Anche lui gironzolava qui intorno dicendo le stesse cose, allarmando tutti riguardo a chissà quale evento di cui nemmeno conosceva il nome. Dovresti riposare, e lasciar perdere tutte queste responsabilità. Dovrai iniziare a preoccuparti solo la prossima primavera, quando vi consegnerò nuovamente la corona. Fino ad allora, se ci saranno problemi, me ne occuperò io.»

«Certo, hai ragione. Mi dispiace averti disturbato con le mie preoccupazioni.»

Faeryl prese posto sul letto accanto alla cugina.

«E' tutto a posto, Arendel. E' a questo che servono i periodi di riposo. Durante la carica non bisogna pensare ad altro che al proprio regno, e mai a se stesse. Ora devi prenderti cura di te. Forse l'inverno sarà rigido quest'anno, e Sucellus ci invia nuovi frutti per poterlo affrontare al meglio. Ora devo andare, c'è molto di cui occuparsi, oggi. Spero che ti unirai a noi per la cena.»

«Certamente» rispose Arendel, «e prometto che sarò un'ospite più gradevole.»

Faeryl prese le mani di Arendel fra le sue, combattendo il senso di repulsione.

«Mi basta che tu ci sia, altrimenti farò portare la cena qui e ci siederemo insieme davanti a questa finestra, lasciando il resto degli ospiti a domandarsi dove siano finite le loro regine.»

Arendel sorrise. Faeryl immaginò di scagliarla fuori da quella finestra.

All'improvviso, udirono dei colpi alla porta.

«Vostra Maestà!»

Le due si scambiarono uno sguardo carico d'inquietudine.

«Entra pure», rispose Faeryl, alzandosi dal letto. La porta si aprì e ne emerse uno degli attendenti di Faeryl.

«Vostra Maestà» il cavaliere s'inchinò alla Regina.

«Smettila con i convenevoli e dicci di che si tratta.»

La guardia si rialzò velocemente.

«L'esercito Bannor, è stato avvistato appena oltre le mura, dalle sentinelle delle querce.»

Arendel afferrò un lembo dell'abito di Faeryl.

«Vogliono attaccarci?»

«Ne dubito.» Faeryl aveva uno sguardo perplesso, ma cercava di dare poco peso alle parole della cugina. Qualunque cosa stesse per accadere, lei era di certo in grado di affrontarla da sola, voleva che questo concetto fosse chiaro.

«Mia Regina!» un'altra guardia si fece avanti, inginocchiandosi di fianco alla prima.

«I Bannor intendono attraversare i nostri confini. Il loro obiettivo è il regno dei Calabim, verso nord.»

«Forse dovremmo lasciarli passare...» azzardò Arendel.

«Bannor nel nostro regno? A che scopo? Perché possano incendiare le nostre foreste, e uccidere i nostri druidi? Ricordi cos'è accaduto l'ultima volta...»

«Quei druidi praticavano il culto degli Infernali!»

«Non importa! Nel nostro regno la libertà di culto è ammessa, al contrario che nel loro!»

«Mia Signora...» la seconda guardia tentò di riprendere la parola.

«Dimmi.» Faeryl alzò un sopracciglio. Non amava essere interrotta. Soprattutto di fronte ad Arendel.

«I Bannor non hanno chiesto il nostro permesso. Hanno intenzione di attraversare i nostri confini. Adesso.»