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Autore: itsjones_    16/02/2012    1 recensioni
..stavo bene così, per conto mio, poiché avevo imparato a fidarmi solo di me stessa.
Questo almeno finchè non conobbi Jacob Twist.
L’ho già detto che fu l’estate più calda da ben oltre dieci anni?
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 6.
musty smell.








‘’l’aereo per Orlando è in partenza. Ripeto, l’aereo in partenza per Orlando sta per partire, si pregano i gentili passeggeri di recarsi alla scaletta per l’imminente partenza. Grazie’’
Questo suono riecheggiò molto familiare nelle mie orecchie che erano però intente nel frattempo ad ascoltare la soave musichetta del biscotti ‘crispy crocodile’ che proveniva dalla sala ristoro dell’aeroporto, era una musica piuttosto allegra,con un motivetto creato apposta per incantarti: crispy crispy siamo i migliori, crispy crisps si sciolgon sulla lingua, crips crispy con cioccolato e dolce vaniglia.
Mi alzai di scatto e mi diressi velocemente all’aereo che stava per decollare. Era la prima volta che viaggiavo sola per andare a Blue Lake, da piccola era tutto diverso, il viaggio in aereo era la parte più noiosa, adoravo invece il tragitto fatto con l’auto che mio padre noleggiava non appena arrivati ad Orlando, da lì ci aspettavano sempre 3 entusiasmanti ore sulla vettura.
Una volta che l’aereo fu arrivato però non essendoci nessun padre e nessuna madre mi toccò prendere il treno e due taxi, ma alla fine dopo ben tre ore e mezzo, arrivai a destinazione.
Non fu un viaggio noioso, anche se molte donne anziane mi chiesero come mai fossi diretta in un posto tanto dimenticato da dio. –new york city. Quello è un posto per voi giovani- così aveva detto una. –non vedo il motivo- disse un’altra, -date le circostanze-. Non capii a cosa si riferisse, almeno questo finché non arrivai.
Come dicevo, il tempo passò piuttosto in fretta e una volta arrivata feci caso che fui l’unica a scendere alla fermata. Poi camminai, un altro quarto d’ora lungo la vallata verde che portava a Blue Lake. Non ne capii il motivo, l’autobus aveva sempre portato fino alla fine,sentendo ciò che dicevano i miei. Ma non ci pensai molto.
Ma quando lo vidi, non riuscii a crederci nemmeno io.
La deliziosa aria profumata della pasticceria ‘da fred’ era andata completamente perduta e al suo posto, un’acre odore di chiuso e bruciato riecheggiava nell’aria come lo smog di una grande città. Il suono delle risa dei bambini che giocavano a campana nella strada sen’era andato, lasciando che il nulla più assoluto entrasse fastidiosamente nelle mie orecchie. Era come se la Blue Lake che conoscevo io, quella dove ero cresciuta, fosse semplicemente morta.
Non riuscivo a crederci.
Più camminavo, trascinando la mia trolley verde acceso dietro di me, più guardandomi attorno vedevo quanto quel posto fosse diventato grigio e spento. Le case, le dolci e meravigliose dimore pittoresche e colorate, erano sempre le stesse, ma allo stesso tempo avevano qualcosa di diverso, erano vuote.
Villa Orange invece, era esattamente come la ricordavo, la mia vecchia casa d’infanzia era più o meno sempre la stessa, tranne che per le erbacce che con gli anni avevano deciso di impadronirsi del mio giardino. I miei amati fiori non c’erano più.
La puzza di muffa e chiuso aveva invaso l’interno e la mia camera, la camera di una piccola bambina non aveva avuto nessun problema con il tempo. I miei giochi, le mie bambole e i miei libri erano rimasti là, immobili ed immutabili. Il mio vecchio carillon con la ballerina, s’era impolverato ed appoggiando la valigia a terra mi diressi immediatamente da lui. Girai la manovella il più possibile,poiché volevo sentire tutta la melodia; e il dolce suono armonico cominciò ad accompagnare la danzatrice che si mosse a ritmo di musica in modo lineare ed aggraziato.
«perfetta» sussurrai fissando le sue deliziose movenze.
Per un attimo dimenticai il motivo del mio ritorno e mi persi nello scintillare di quel tutù, nella mia vita l’unico grande amore che avevo avuto era lei, la danza, l’unica che non mi aveva mai deluso, era sempre rimasta al mio fianco ed io gli e ne ero infinitamente grata.
Ma qualcosa prese la mia attenzione,nei passi in lontananza. Mi affacciai immediatamente alla vecchia finestra per controllare, ‘finalmente qualcuno si è svegliato’, pensai guardando l’orologio erano le sette in punto.
E finalmente vidi qualcuno. Era un uomo, e da come era vestito doveva essere un turista o comunque qualcuno che non faceva parte di Blue Lake. Era piuttosto alto, con un buonissimo portamento. Capelli sul biondo un po’ scuro e due vispi occhi verde palude. Un uomo che a prima vista poteva sembrare avere venticinque,ventisei anni, non oltre.
Portava con se una valigetta ventiquattrore nera,nella mano destra e un cellulare nella sinistra. A prima vista una persona molto distinta, non sapevo chi fosse, ma ci tenevo a parlare con qualcuno, almeno per sapere cosa stava succedendo.

[...]


«salve» tossii avvicinandomi all’uomo che nel frattempo mi aveva scrutata nel mio arrivare così freddolosamente.
Accennò un leggero sorriso e poi parlò «buongiorno»
Lo guardai attentamente prima di riaprir bocca «mi può dire cosa sta succedendo qui?»
«lei è del posto?» m’interruppe lui
«non si risponde ad una domanda con un’altra domanda» risi io «comunque no,non proprio»
Ricambiò il sorriso e poi mi porse la mano «il mio nome è William Collins e-»
«come il poeta» aggiunsi io fissandolo.
Il biondo rise «come il poeta» ripeté infine.
Poi tirò fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di Camel e lo scartò con cura, dopo di che ne estrasse una sigaretta con le labbra e me ne porse una, io però feci un segno di no con la testa e così rimise il pacchetto nella tasca.
«dicevo» continuò mentre accendeva la sua sigaretta «lavoro nel distretto di Leesburg, è mai stata ad Leesburg, è una città davvero adorabile, ad ogni modo, un mio collega aveva dei parenti qui un tempo» il suo sguardo perso nel passato mi fece quasi rabbrividire, come il suo forbito linguaggio di grande uomo di politica
«lei è un’agente?» chiesi quasi sorpresa
Lui sbuffò in modo quasi ovvio «certamente,desidera vedere il distintivo?»
A quella frase, scoppiai immediatamente a ridere,ma in modo silenzioso «si figuri,le credo comunque, diceva?»
«mi dia del tu, infondo avrai non più di quattro anni meno di me» rise lui «comunque, qualche giorno fa un mio caro amico,non che collega e superiore, mi ha accennato di questo posto e del perché oramai è effettivamente dimenticato da dio, io personalmente l’ho trovata una storia molto particolare e ho deciso di dare un’occhiata al riguardo»
Rimasi ad ascoltarlo attenta a non perdermi nemmeno una virgola, quattro anni di assenza ed era come se il cielo mi fosse caduto in testa.
«esattamente» chiesi «esattamente cos’è che è successo?»
Mi fissò sbalordito,come se avessi detto una cosa assurda e fuori dall’ordinario «eppure lei è qui» poi si voltò a destra e a sinistra, come per controllare che nessuno lo stesse guardando o ascoltando.
Ma il problema era che non c’era anima viva.
«tuttavia le racconterò volentieri cosa accadde l’estate del 1997» poi sospirò e riprese fiato «successe ad agosto, non conosco il giorno preciso, ma poco importa. Pare che ci fu un incendio..»
«incendio?» chiesi. Un brivido mi percorse la schiena ed io rabbrividii «non ho visto niente di distrutt-» poi mi fermai, ricordai l’odore acre e il puzzo di bruciato e chiuso all’inizio di Blue Lake e tacqui.
«nell’ala Nord di questo posto, scoppiò un incendio» non mi sentii nemmeno ed andò avanti a modo suo: «morirono molte persone quel giorno, alcune delle case furono ricostruite, ma il puzzo era insostenibile e nessuno voleva più rimanere in un posto così.. mh, se posso dirlo, ‘sfigato’.»
Assottigliai lo sguardo per capire meglio. «che successe poi?»
William prese un tiro dalla sigaretta, finendola guardò ciò che ne ero rimasto e lo lanciò via con un gesto veloce. «se ne andarono tutti» poi tornò a guardarmi «o perlomeno quei pochi che non erano morti quel giorno»
Rimasi in silenzio, le sue parole, ma soprattutto la storia in se mi avevano sconvolta, non potevo credere a ciò che mi aveva appena detto, Blue Lake era davvero morta per sempre?
Poi tornai a parlare,anche se sentii la mia voce tremare tra una sillaba e l’altra «c-che cosa,esattamente, scatenò l’incendio?»
Alzò la testa e fissò il cielo, quell'immensa distesa senza nuvole. «signorina» esclamò afono «è esattamente per questo che mi trovo qui»
«dovrai avere almeno un idea..» sussurrai
Scrollò le spalle «beh»
«beh?»
«io non penso che sia stato accidentale quest’incendio sa»
Scostai lo sguardo,incuriosita da quell’affermazione «cos’è che ti fa dire questo?»
Si irrigidii per poi mettere le braccia conserte «quel giorno deve essere successo qualcos’altro,signorina mi creda quando le dico che per me tutto questo non è un caso.. c’è qualcosa sotto»
Ma il mio pensiero in quel momento era rivolto a Jake, se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonata.
«a proposito,come ha detto che si chiama?»
«non l’ho detto» feci abbozzando un mezzo sorriso «comunque il mio nome è Stella,Stella Parker»
«Parker» ripetè lui con un sorriso sul viso «come Peter Parker?»
Trattenni una risata, non era il momento di battute, nemmeno se queste erano state fatte in precedenza da me. Poi uscii dai miei pensieri e tornai a fissarlo.
«può portarmi da l-loro?»
Lui annuii. Dopo di che, tirò fuori un’altra sigaretta dal taschino e se la ficcò in bocca.
«assolutamente»










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piccolo spazio personale.
in realtà sarebbero due capitoli che ho deciso di unire,perchè prima avevo questa mania di farli corti e mi dispiace LOL, perciò li ho uniti eeee nulla.
hope u like it. 
<3
  
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