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Autore: Nidham    17/02/2012    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'avevo visto sgattaiolare lontano da me più volte, quella mattina, segno evidente che qualcosa non andava, o non sarebbe andata presto: Zevran era sempre un vulcano di energie, appena sveglio, e avevo imparato che, se provava a evitarmi, o aveva combinato un guaio o stava escogitandone uno.

In questa occasione ero più propensa a credere nella prima ipotesi, soprattutto perché era proprio per questo che lo stavo cercando...

La notte appena trascorsa era stata impossibile e pazzesca, ma mi sarei giocata la testa sul fatto che non ne fossimo stati artefici solo Alistair ed io.

Doveva esserci stato lo zampino di un terzo ficcanaso; poiché Oghren l'avevo trovato ancora ubriaco sotto una panca e Sten non si sarebbe immischiato in faccende amorose nemmeno sotto tortura, l'unico nome possibile rimaneva uno.

Alla terza svolta che gli vidi prendere, per farmi perdere le sue tracce, giocai d'anticipo e, tornando sui miei passi, gli sbarrai la strada.

Il sorriso innocente e solare che gli illuminò il volto, aprendosi da un orecchio puntuto all'altro, fu un capolavoro di artificiosità, confermando in pieno ogni mio sospetto. Tanto più che, senza accorgersene, aveva preso a tormentarsi la cinghia dei pantaloni, cosa che faceva solo quando si sentiva sotto pressione...

Incrociai le braccia e attesi.

“Ehm... buongiorno mio capitano, bellissima giornata per andare a caccia di Prole oscura, non trovi? Ti vedo molto più in forma dell'ultima volta, probabilmente dormire all'aria aperta giova al tuo incarnato.”

“Zevran...”

“Dovresti anche provare ad utilizzare quella maschera ai cetrioli di cui parlava ieri sera Leliana. Se sperava potesse far qualcosa per Wynne, il successo su di te dovrebbe essere assicurato!”

“Zev...”

“In ogni caso, lo so, tu non hai tempo per queste sciocchezze, sei solo un guerriero coriaceo e che si lascerà crescere lunghe setole di pelo su tutto il corpo...”

“Zevran!” Dovetti alzare la voce, per interrompere quello sconclusionato profluvio di parole; quando, finalmente, alzò gli occhi su di me: “grazie”, dissi, semplicemente.

La sua espressione mutò con la rapidità di un soffio di vento, trasformandolo da scanzonato e faceto in dolce e preoccupato.

Allungò una mano a carezzarmi la guancia e io chinai il volto, trattenendola a me.

“Di niente, principessa. Non ho proprio fatto nulla che meriti la tua riconoscenza.”

C'era rimpianto, nel suo tono, e un affetto tanto profondo che mi scivolò dentro, fondendosi alla mia anima.

“Tu hai fatto più di chiunque altro, per me. Sempre.”

Dovetti interrompermi, perché la voce rischiava di incrinarsi e non avevo nessuna intenzione di metterlo in imbarazzo con banali manifestazioni di sentimentalismo.

Ma sapevo che aveva già intuito il mio stato d'animo... lo faceva sempre, senza bisogno di parole o gesti, solo guardandomi negli occhi.

Lo vidi sorridere e mi strinse a sé, scompigliandomi i capelli con il pugno.

“Sei proprio una sciocca! Cosa mai ci può essere da piangere, ora? Le cose si sono sistemate, no? Quel tuo bietolone dall'armatura scintillante ti tedierà per un altro po' di tempo...”

“Non è un bietolone!” Protestai, allacciandogli le mani intorno alla vita. “E tu sei, in assoluto, la persona cui tengo di più al mondo.”

“Alistair sarebbe geloso...”

“Sono innamorata di lui.” Lo dissi con una naturalezza che mi stupì, avvertendo solo una piccola fitta di dolore, in fondo al petto. “Ma tu sei qualcosa di diverso e anche più speciale, nel mio cuore. Non chiedermi di spiegartelo...”

“Non lo farò.” La sua voce era roca, adesso, e mortalmente seria.

Non potevo vedere il suo volto, ma sapevo che aveva stretto le labbra in una piega amara e lo sguardo si era fatto triste.

“Non puoi rimediare a tutto, Zevran, ma sappi che mi hai salvato quando rischiavo ben più della vita. Mi hai salvato quando nemmeno credevo di averne bisogno. Cosa mai potresti fare di più?”

“Non è giusto Eilin! Non posso pensare che...”

“Nemmeno io lo ritengo giusto e nemmeno io riesco a pensarci. Non avevo messo su tutta quella storia sul diventare un'arma e rinunciare ai miei sentimenti solo per divertirmi, sai?” Sorrisi, spingendo il volto contro il suo collo e facendogli il solletico col naso.

“Eddai, smettila” si lamentò, ma mi sorrise di rimando, carezzandomi la schiena.

“Avevo paura... ho paura. E sono dannatamente arrabbiata. Ma sei stato proprio tu a mostrarmi quanto sbagliassi, nel lasciare che le mie ansie e il mio dolore mi uccidessero ben prima di quando fosse il momento.”

“Io non...”

“Quel momento verrà, amico mio dolcissimo. E verrà presto. Posso non pensarci, ma non posso dimenticarlo. Avrò ancora paura e desidererò fuggire. Probabilmente mi chiuderò di nuovo in me stessa e affronterò la fine da sola” gli presi le mani e gli schioccai un bacio sulla guancia. “Ma adesso siamo insieme, tutti noi. E siamo vivi. Solo questo conta, non trovi?”

Mi alzò il volto con le dita, fino a farmi incontrare il suo sguardo. La sua forza alimentava la mia, in una fiamma strana e meravigliosa. Una fiamma che non era amore, né passione, ma qualcosa di più profondo e insondabile, un'unione di anime che nessuna parola al mondo avrebbe potuto descrivere o classificare.

“Siamo insieme e lo saremo fino a qualsiasi fine che sia stata scritta per noi. Questo te lo giuro, Eilin, sull'onore che non ho mai avuto... e sulla mia virilità!” alzò il mento, in un'espressione burlescamente solenne. “Che la mia lancetta possa non raggiungere più la mezzanotte, se mai dovessi abbandonarti!”

“La tua lancetta è talmente insignificante che non si capisce neanche che ora stia segnando!” Il burbero mugghio di Oghren, arrivato alle nostre spalle nel più assoluto e incredibile silenzio, ci fece sobbalzare.

Ci voltammo a fissarlo all'unisono, sgranando gli occhi alla vista dei mutandoni a righe che indossava sotto il corpetto dell'armatura, e iniziammo a ridere, ignorando le sue proteste, finché anche lui non si unì alla nostra insensata ilarità, scacciando con noi il freddo di quella perfetta mattina d'inverno.

  
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