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Autore: FRC Coazze    17/02/2012    9 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 36
 

UN BAMBINO E UN VECCHIO CAPPELLO
 

 
 

Tutti e tre i ragazzi fecero scattare gli occhi verso il lato opposto della cripta. Voldemort era là, in piedi alla fine di una ripida scala di pietra che portava ai sotterranei della villa. Era là, erto e perfetto come un statua nera, astrattamente avvolto nel mantello corvino. Il volto una maschera grottesca di cera bianca che illuminato da quella luce malata che sembrava liquefarlo intorno al sorriso famelico, il ghigno smanioso del serpente che poteva finalmente mostrarsi alle sue prede, e bruciarle e annientarle con il suo sguardo di rosso vermiglio.

Lily balzò in piedi, stringendo Harry forte a sé in un moto involontario di protezione. Lo strinse forte, decisa a nasconderlo a quello sguardo di fuoco, decisa ad allontanarlo da quell’uomo spietato. Sirius e Remus si pararono davanti a lei, le bacchette strette in mano puntate contro l’ospite in nero.

“Non azzardarti a fare un passo.” Gli ringhiò contro Sirius, scoprendo i denti come un cane rabbioso, gli azzurri scintillanti.

Voldemort lo guardò in silenzio per un istante, senza abbandonare il suo sorriso. Poi rise. Forte, senza alcun piacere a incresparli la voce gelida, soltanto una risata vuota che echeggiò in quel luogo oscuro come il ghigno perverso di un demonio.

“Altrimenti?” Fece Voldemort sorridendo.

Sirius lo guardò in cagnesco per qualche istante, poi strinse più forte la bacchetta.

“Non sfiorerai Harry o Lily neanche con un dito. Giuro.” Gli sputò in faccia con rabbia.

“Via, via, signor Black.” Disse Riddle mellifluo, puntando i suoi occhi sul viso corrotto dall’odio del giovane. “Quale improvviso scatto d’ira. Non è educato, sai?” Fece con voce calma, il viso dipinto da quello che doveva sembrare dispiacere, ma che non erano altro che i tratti grossolani del sarcasmo.

Sirius non rispose. Remus si piazzò di fianco a lui, deciso a spalleggiare l’amico, ed entrambi rimasero immobili, le bacchette tese davanti a loro, le espressioni al tempo stesso decise e titubanti. In attesa.

Voldemort aprì ancora di più il sorriso, trattenendo una risatina tra i denti bianchi. Fece un passo avanti. Sirius scattò immediatamente di fronte a quel movimento.

“Stupeficium!” Gridò. L’incantesimo saettò vermiglio verso Voldemort, come una folgore di fuoco decisa, diretta. Ma svanì in un nugolo di scintille rosse quando sbatté contro la mano del Signore Oscuro, levata in un gesto stanco.

Sirius rimase paralizzato. Gli occhi spalancati, incredulo, confuso dalla semplicità con cui Voldemort aveva parato il suo incantesimo.

“Patetico tentativo.” Commentò il Signore Oscuro. “E’ il massimo che sai fare?”

Remus tentò di approfittare dell’attimo di distrazione del Signore Oscuro. Lasciò cadere il Cappello Parlante, che stringeva ancora in mano, e balzò in avanti nella foga di scagliare l’incantesimo, l’ombra del lupo ad offuscare i suoi occhi normalmente gentili e tranquilli. Ma anche il suo attacco svanì in un sbuffo porporino quando incontrò le dita affusolate e pigre di Riddle.

“Davvero, davvero deludente.” Considerò questi in un sussurro, guardando i due giovani dinnanzi a lui, le bacchette tese, le espressioni rabbiose e al tempo stesso confuse, e Lily, poco più indietro, che stringeva forte a sé il bambino.

Il Signore Oscuro sospirò, deluso. “Pensavo di divertirmi di più con voi. Evidentemente vi ho sopravvalutati.” Sussurrò amaramente, chinando appena lo sguardo con fare frustrato mentre portava le mani dietro la schiena.

“Peccato. Ma pazienza, andiamo avanti.” Disse poi, facendo salire sul volto un sorrisetto mellifluo. Con un movimento serpentino, ma al tempo stesso quasi annoiato, tese in avanti la mano, liberandola dalla stretta dell’altra dietro la schiena, la bacchetta scura stretta in essa. Non un suono uscì dalla sua bocca. Nulla. Sirius e Remus vennero catapultati indietro senza che potessero reagire. Sbatterono la schiena contro il muro, con violenza, i piedi sospesi a poche decine di centimetri dal pavimento. Catene nere uscirono dalla malta trasudante salnitro come viscidi serpenti. Si avvolsero intorno ai due ragazzi, imprigionandoli nelle loro spire oscure con sibili malvagi, si strinsero intorno ai loro polsi e alle caviglie, intorno alla vita, al collo, ovunque…. Mentre i due giovani cercavano disperatamente e inutilmente di liberarsi da quell’abbraccio di ghisa. Rimasero lì. Incatenanti al muro umido da catene nere. Si divincolarono, tentando di allontanare le mani e le gambe dal muro, cercando di scioglierle dalla presa gelida delle catene, ma inutilmente. Si dimenarono con forza ma non ottennero altro che sentirsi premere ancora più forte contro il muro. Erano immobilizzati, potevano a malapena girare il capo.

Lily aveva visto i suoi due amici scagliati indietro. Era rimasta immobile, presa alla sprovvista, senza sapere cosa fare a guardare i due ragazzi cercare di liberarsi dalla magia che li imprigionava.  Era rimasta immobile, pietrificata, mentre vedeva i volti di Remus e Sirius contrarsi in smorfie mentre si sforzavano nel tentativo vano di liberarsi. Entrambi avevano perso la bacchetta quando erano stati scagliati indietro, ed esse giacevano a terra, legnetti inutili, a poca distanza da lei insieme col Cappello.

Voldemort sospirò, amareggiato. “Detesto gli ospiti noiosi.” Commentò, quindi levò nuovamente la bacchetta il Cappello si riscosse a quel richiamo, schizzando dritto nella presa del Signore Oscuro.

Lily allontanò lo sguardo dai due Malandrini che cercavano in tutti i modi di liberarsi. Allontanò lo sguardo dai loro occhi pieni di collera e di impotenza e lo portò sul Signore Oscuro. Si voltò di scatto, stringendo forte Harry, gli occhi verdi sempre più carichi d’odio. Fece alcuni passi indietro. Non sapeva cosa fare. Era lì. Da sola. Sirius e Remus bloccati contro il muro. Voldemort che sorrideva, un sorriso mielato sotto gli occhi vermigli fissi su di lei. Harry che si stringeva forte al suo petto, terrorizzato. E lei non sapeva cosa fare. Sapeva solo che avrebbe voluto fare a pezzi quell’essere dinnanzi a lei. Sapeva solo che voleva salvare Harry.

“Ah, signorina Evans. Quale onore incontrarti di nuovo.” Sussurrò Voldemort, accennando una riverenza che suonava stonata, distorta, sarcastica. Soltanto un modo per dileggiarla, per divertirsi, come diceva quel sorrisetto malvagio che non accennava ad allontanarsi dal viso di Voldemort. Lily lo guardò con odio, un’occhiata di fuoco smeraldino che si spanse verso Voldemort come il respiro di un drago.

“Ora”, continuò Voldemort sorridendole, mentre raddrizzava la schiena, puntando i suoi occhi di fuoco in quelli verdi della giovane, “dimmi, Lily, sai perché sei qui?”

“Sono qui per salvare Harry. Per salvare mio figlio da te.” Gli sputò in faccia Lily con disprezzo. “Sono qui per riprendermi quello che tu mi hai portato via!” Sentiva la rabbia montare dentro di sé, una rabbia cieca, un fuoco alimentato ancor di più dall’espressione divertita di quell’essere inumano che le stava davanti. Che cosa aveva da ridere? Maledetto.

Voldemort rise. Rise delle parole della ragazza, sinceramente divertito da quel fiume, da quell’incendio d’odio che avvampava in lei. Che sciocca era quella ragazzina. Sciocca come tutti i Grifondoro. Ah, era così piacevole… così divertente vedere la rabbia sul suo viso, sentire il dolore nel suo cuore, percepire il dolce veleno nella sua voce.

“Che ragazza simpatica.” Commentò Riddle ridacchiando. “Così divertente nella tua ingenuità… tu sei qui perché io voluto così, Lily. Tu sei qui perché servi a me.” Si fermò un attimo per lasciar scemare un poco la sua risata, ma non il suo dileggiante sorriso.

“Credi davvero che sareste riusciti a entrare qui, qui nella tana del Serpente, se il Serpente stesso non lo avesse permesso?” Scosse appena il capo, facendo qualche passo avanti. “Via, siete così ridicolmente prevedibili.”

Lily non sapeva cosa fare. Era in trappola. In trappola insieme con i suoi compagni Malandrini e suo figlio. Suo figlio che continuava a stringersi a lei impaurito, rannicchiandosi nell’unico rifugio che aveva, tra il calore e l’odore della madre. Ma Lily sapeva che se non fosse intervenuto qualcuno ad aiutarla, non avrebbe potuto fare nulla per il suo bambino, forse, solo morire per lui.

Lily guardava Voldemort confusa, sperduta. Non voleva lasciare Harry. Ma con il bambino in braccio non poteva scagliare incantesimi, non poteva difendersi… non sapeva cosa fare. Non poteva fare niente. Niente se non stringere forte a sé il suo bambino e aspettare… e sperare. Sperare che l’Ordine arrivasse presto. Doveva guadagnare tempo… doveva…

“Che cosa vuoi da noi?” Chiese con astio al Signore Oscuro, cacciando la sua paura e la sua indecisione a fondo dentro di sé, lasciando spazio solo alla rabbia e all’odio.

Voldemort sorrise appena, poi prese a girarsi tra le dita il Cappello Parlante, guardandolo assorto, pensieroso.

“Sai… mi è venuta un’idea.” Disse senza alzare gli occhi su Lily. “Mi ero ormai rassegnato al fatto che avrei dovuto usare un vecchio cappello scucito, invece del nobile oggetto che prevedeva il mio piano. Il che era alquanto frustrante…” Aggiunse con un sibilo strisciando lentamente verso di lei, finchè non fu a pochi passi dalla ragazza.

Lily lo guardava senza capire. Di cosa stava parlando?

“Solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal Cappello.” Disse Voldemort. “Solo un vero Grifondoro e, suppongo, che voi tre siate Grifondoro migliori di Peter Minus.” Concluse levando gli occhi verso Lupin e Sirius ancora imprigionati al muro, prima di posarli su Lily e lasciarli riposare sul viso della ragazza.

“Dov’è quel traditore ora?” Ruggì improvvisamente Sirius, la voce resa roca dalla catena che gli stringeva la gola, ma gli occhi improvvisamente fattisi ancora più scintillanti non appena aveva udito il nome del loro amico traditore.

“E’ morto.” Rispose semplicemente Voldemort, senza degnare Sirius di uno sguardo, gli occhi ancora posati sulla ragazza. Sirius si lasciò sfuggire un ringhio di frustrazione. Avrebbe voluto ammazzarlo con le sue mani, quel lurido ratto. Aveva pensato di scovarlo nella tana del suo ‘signore’. Aveva fantasticato sui mille modi possibili per fargli pagare il suo tradimento, per vendicare la morte di James. Invece era arrivato tardi.

“Non sopporto gli elementi inutili.” Disse il Signore Oscuro. “E Codaliscia rientrava nella categoria. Mi dispiace di averti rubato la preda, Black. Davvero desolato.” Disse poi, gettando un’occhiata fugace al giovane incatenato.

“Sta di fatto, che voi siete un dono per me. Una fortuna insperata. Per questo siete qui: per darmi ciò che voglio. E io voglio la spada.” Ruggì poi, la voce fattasi improvvisamente gelida, tagliente, abbandonando il tono mielato che aveva avuto fino a quel momento.

“Ora, signorina Evans.” Disse poi a Lily, riacquistando per un attimo il tono dolce e tranquillo. “Perché non affidi il bambino al nostro Severus?”

Lily sussultò a quel nome. Severus? Era lì? No, non poteva essere… si guardò intorno spaventata. Non sapeva cosa provava, non voleva affrontare di nuovo il ragazzo, non voleva vedere di nuovo quegli occhi neri che la perseguitavano dalla sera prima a Villa Malfoy. Quegli occhi così pieni di dolore, di confusione…

Però, però forse avrebbe avuto un’altra occasione per cercare di aiutarlo. Forse avrebbe potuto liberarlo da quella prigione… era lì per quello, dopotutto. Cercò a fondo, dentro di sé, la forza per affrontare nuovamente Severus, cercò la sua decisione, la risolutezza… ma quella manciata di coraggio che riuscì a raccogliere si squagliò come neve al sole quando vide la figura nera di Severus entrare nella cripta, sbucando da dietro l’angolo della scala che portava ai sotterranei. Era sempre stato lì?

Lily rimase immobile. Ferma ad osservare i passi lenti e decisi del giovane verso di lei. Pietrificata dall’espressione vuota e risoluta sul suo volto, raggelata dallo sguardo nero e oscuro di Severus, uno sguardo in cui scintillavano le costanti stelle della tristezza e dell’abbandono.

“Sev…” Sussurrò appena, quando il ragazzo si fu fermato a pochi passi da lei.

Severus posò lo sguardo umido su di lei. La guardò, accarezzando le sue guance con gli schizzi languidi di quell’inchiostro. La guardò… in silenzio.

Lily si fece avanti, sotto lo sguardo divertito di Voldemort, portandosi di fronte al ragazzo, esattamente come aveva fatto la sera prima. Puntò i suoi occhi in quelli di lui, lasciandoli riposare nel loro nero a lungo, immergendosi in quella notte…

“Sev…” Ripeté, sentendo improvvisamente le lacrime salire ai suoi occhi. Severus rimase immobile, in silenzio, ricambiando il suo sguardo tristemente. Lily non riusciva a capire se stava recitando o se davvero Severus non la riconosceva… non voleva neanche pensare a quest’ultima possibilità. Ma lei era lì, lì per lui… non importava quanto il suo sguardo fosse vuoto: lei lo avrebbe riempito.

Sentì improvvisamente delle mani gelide posarsi languidamente sulle sue spalle. Rabbrividì a quel tocco, non sapeva se fosse per il terrore, il disgusto o il freddo che quelle dita conficcavano nella sua carne.

“Guardalo, Lily.” Sibilò un voce malvagia al suo orecchio, ne percepì il respiro gelido sul suo collo. “Lo vedi? Lui è mio. Lui ubbidisce a me. Guarda i suoi occhi vuoti… persi… distrutti… non c’è più nulla in lui… nulla…” Sussurrò Voldemort al suo orecchio. Lily strinse più forte Harry a sé, cercando di proteggerlo da quelle parole malvagie, da quel respiro spettrale.

“Oh, sì. Lui appartiene a me. E farà ciò che io comando… nemmeno ti riconosce più…” Continuò il Signore Oscuro.

Lily scosse il capo decisa, facendo ondeggiare i capelli vermigli. Si morse forte il labbro inferiore sentendo il sapore salato e amaro delle lacrime nella sua bocca. Cercò di distogliere gli occhi da Severus. Non riusciva a guardarlo… non con quelle parole depravate e malvagie che le sibilavano nelle orecchie… non ce la faceva.

Ma Voldemort non aveva intenzione di lasciare la sua preda. Allontanò una mano ossuta dalla spalla di Lily e la portò sotto il mento della ragazza, afferrando in un morsa ferrea la sua mandibola e obbligandola a riportare lo sguardo su Severus.

“Ah… l’amore… ti fa così male guardarlo?” Sibilò Voldemort. “Una pena… un dolore così profondo… vedere il ragazzo che ami senza più una coscienza… morto… perduto… mio…” Voldemort fece scattare la lingua in uno schiocco, passandola poi sulle labbra lentamente.

Lily non poteva accettare quelle parole. Erano veleno… soltanto veleno. Un veleno gelido che permeava nella sua carne, nel suo sangue, giù fino al suo cuore…

“No!” Ruggì di colpo Lily, la voce colma di rabbia, incredulità… non poteva permetterlo. No, quel veleno non avrebbe corrotto il suo cuore. Mai.

“No. Non è vero!” Esclamò ancora, cercando di divincolarsi dalla presa di Voldemort, mentre Severus rimaneva impossibile di fronte di lei. Ma c’era qualcosa, qualcosa in quegli occhi neri che splendeva mentre si posavano su di lei… no, Severus non era perduto. No. Erano quegli stessi occhi neri a dirglielo, come una muta lettera, laggiù nel profondo… parole di conforto, rassicuranti… Severus era ancora lì. Lo sarebbe sempre stato.

“Non è vero?” Ripetè Voldemort. Un serpente che la stringeva nelle sue spire, che faceva saettare la sua lingua biforcuta, sputando veleno nelle sue orecchie.

“Severus…” Disse Lily, cerando di ignorare quella voce. “Severus, ti prego. E’ una menzogna. Tutta una menzogna. Dimostraglielo. Tu sei ancora qui. Lo vedo. Ti prego… torna da me.”

“Torna da me.” Le fece il verso Voldemort. “Guardalo!” Le intimò poi, stringendo ancora la presa sulla sua mascella, mentre passava dolcemente l’altra mano tra i capelli della ragazza.

E Lily guardò Severus. Lo guardò, a lungo, ma non vide il vuoto di cui parlava Voldemort. No, vide solo Severus. Solo Severus. In piedi davanti a lei, che la osservava di rimando quasi a volersi abbeverare a quegli occhi verdi, cercare frescura in essi, pace, un rifugio…

“Consegnagli il bambino. Ne avrà buona cura, vedrai.” Sibilò ancora Voldemort.

Lily sussultò, sentendo un brivido scenderle lungo la schiena. Che cosa doveva fare ora? Non voleva lasciare Harry… non voleva. Voldemort gli avrebbe fatto del male, lo sapeva. Ma quel calore appena accennato nello sguardo di Severus la spiazzava. Che cos’era quella luce nel suo sguardo? Cos’era quella luminosa luna di coscienza che brillava nel suo sguardo nero, e di cui Voldemort pareva non essersi accorto? Poteva fidarsi di Severus? La sua mente le diceva di essere diffidente… il suo cuore le diceva di fidarsi del ragazzo. A chi doveva dare ascolto?

“Che c’è, Lily? Non ti fidi del tuo ragazzo?” Domandò Voldemort infido.

“Io…” Balbettò Lily.  “Non è il mio ragazzo.” Che frase stupida da dire in quel frangente. Davvero… che importava? Cosa importava se Severus era o no il suo ragazzo?

“Oh, sì invece.” Sussurrò Voldemort al suo orecchio. “Che cosa sciocca l’amore. Ma sai qual è la cosa più divertente? Che ora tu darai il bambino a Severus… perché credi in lui… perché lo ami… perché non puoi credere che possa fargli del male. Non puoi credere che lui ora sia il nemico. Perché lo dice il tuo cuore…”

Lily serrò forte gli occhi. Voleva fuggire da lì… voleva andare via lontano. Quello era un sogno, un incubo e voleva svegliarsi. Riaprire gli occhi ai raggi freschi della mattina… ritrovare Severus accanto a lei, Harry addormentato nel suo lettino. Non voleva scegliere. Non voleva rinnegare il suo cuore… né voleva cedere ai sibili del serpente che la stringeva a sé, con quel suo alito mefitico. Era un incubo… solo un incubo…

“Lily.”

I suoi occhi si aprirono di scatto, lampeggiando di lacrime alla luce malata della cripta. Non era la voce gelida e sibilante di Voldemort quella che aveva pronunciato il suo nome. No. No era un’altra, più calda, più morbida… una voce che aveva sentito per l’ultima volta al sera prima. Ma allora era vuota, fredda, distante e al contempo carica di uno struggimento, di un dolore tanto profondi da parere crateri nella voce stessa. Invece, ora il tono era più calmo, deciso… non più vuoto, ma nuovamente pieno di emozioni… triste, ma non disperato… Alzò gli occhi verso Severus, puntandoli in quelli del ragazzo. C’era qualcosa in quegli occhi di diverso. Era così. Era davvero così. C’era una nota di piena coscienza in essi, era lì, scintillante eppure velata allo sguardo di Voldemort. Era una stella che Severus permetteva solo a lei di cogliere. Era una scintilla d’argento che le diceva di fidarsi. Fidarsi del ragazzo che aveva di fronte. Del suo migliore amico. Del giovane che amava. Di Severus, che era lì… davvero lì. E Lily scelse di ascoltare il suo cuore.

“No, Lily. Non farlo.” Cercò di fermarla Remus, agitandosi inutilmente per sciogliere le catene, intuendo le intenzioni della ragazza. Ma Lily lo ignorò.

Lentamente, con titubanza, allontanò Harry dal suo petto. Il bimbo di guardò intorno spaventato quando si sentì allontanare dal suo caldo rifugio, strinse forte il maglione della madre nei pugni, gli occhi spaesati, confusi. Severus lo prese tra le sue braccia con gentilezza, ma deciso, mentre il bimbo era costretto a lasciare la presa sulla maglia di Lily. Severus lo strinse al suo petto con fare protettivo e Harry poggiò il capo spettinato alla stoffa nera della giacca del ragazzo, rassicurato dalla stretta delle braccia che già lo avevano abbracciato, ma ancora a disagio per essere stato allontanato dal petto della mamma. Continuò a fissare Lily con gli occhioni verdi spalancati mentre si poggiava contro il petto di Severus a cercare calore, protezione.

Sirius e Remus erano rimasti a guardare la scena in silenzio. Lupin chinò appena il capo, incredulo e rassegnato, mentre gli occhi di Sirius brillavano di furia cieca. Il suo figlioccio. Il suo figlioccio tra le braccia di quel traditore…

“Sei finito Mocciosus.” Ringhiò contro Severus. “Torci un capello a Harry e sei finito.”

Severus alzò pigramente lo sguardo di carbone verso di lui. Lo guardò a lungo, in silenzio, stringendo Harry a sé, poi allontanò gli occhi come niente fosse portandoli sul Signore Oscuro, non appena questi parlò.

“Molto brava Lily.” Mormorò Voldemort, scoprendo i denti bianchi in un ghigno mentre lasciava la presa sulla ragazza e le girava intorno per portarsi davanti a lei. Severus si fece da parte, lasciando passare il suo signore.

Il Cappello, che Voldemort aveva lasciato cadere a terra poco prima, schizzò nuovamente tra le mani del Signore Oscuro che lo guardò assorto per un attimo prima di alzare gli occhi su Lily.

“Ora.” Fece il Signore Oscuro, dopo la breve pausa, pregna di tensione. “Concludiamo questa faccenda.” Disse duramente. Tese il Cappello a Lily con durezza, quasi spingendoglielo contro il petto. La ragazza cercò in ogni modo di allontanare lo sguardo dall’uomo che aveva davanti, il cui viso era ormai a meno di un palmo dal suo. Volse il capo di lato per allontanare il viso dal respiro gelido di Voldemort, dalla pelle cadaverica del volto del Signore Oscuro e, soprattutto, da quegli occhi rossi che bruciavano le sue guance come vere, tangibili fiamme.

“Estrai la spada.” Le ordinò Voldemort, spietato.

Lily alzò lo sguardo verso Severus, poco più in là, in diparte, Harry fermamente stretto in braccio. Il ragazzo la guardò di rimando, ma non disse nulla, non fece alcun movimento, nulla; ma nei suoi occhi Lily vide ancora quella scintilla, la vide brillare incoraggiante nella notte.

La ragazza si voltò di scatto, affrontando il Signore Oscuro.

“Mai.” Gli sputò in faccia Lily, stringendo forte i pugni. Guardava Riddle con un tale odio negli occhi verdi, un incendio che si sprigionava in quella foresta fresca distruggendo ogni cosa, lasciando in vita soltanto l’astio verso quella creatura inumana che aveva di fronte, nient’altro che il dolore e il desiderio di vendetta per ciò che quell’essere le aveva portato via.

“Oh, quale ardimento.” Mormorò Voldemort fingendosi colpito dalle parole della giovane. I suoi occhi scattarono come una fatua lingua di fuoco verso Harry, accoccolato contro il petto del suo servo.

Voldemort sospirò, poi riportò lo sguardo sulla giovane. “Così coraggiosa, Lily Evans.” Commentò. “Così ingenua… Così debole…” Sibilò, facendo fluire la voce attraverso la fessura del suo ghigno perverso.

“Vediamo se riesco a convincerti.” Disse poi. Quindi levò la bacchetta contro Harry e Severus, con fare quasi annoiato. Lily osservò il movimento senza osare fare nulla, in attesa.

“Mettiamola così.” Le disse Voldemort sorridendo. “Estrai la spada… oppure guarda morire una delle due persone a cui tieni di più. A te la scelta.”

Lily gettò un’occhiata a Harry e Severus seguendo la linea della bacchetta di Voldemort. Sapeva già cosa avrebbe fatto… però… però non voleva farlo. Fece balzare gli occhi da Severus al Cappello, dal Cappello a Severus, lasciò che il suo sguardo facesse andata e ritorno per alcuni istanti. Sentiva montare in sé l’odio per Voldemort, per la scelta a cui era ora obbligata. Non c’era via d’uscita… era all’angolo.

Gettò un’occhiata colma d’astio verso il Signore oscuro, silenzioso in attesa. I loro occhi si incontrarono per un istante, poi, senza allontanare lo sguardo, Lily affondò la mano all’interno del Cappello. Non voleva trovare la spada. Non voleva sfiorare il freddo metallo dell’impugnatura… ma non aveva scelta. Non voleva… e quando la sua mano non trovò altro che aria sentì un nodo stringersi intorno alla sua gola, si sentì congelare dalla paura e dalla confusione.

Quando alzò di nuovo gli occhi su Voldemort, in essi si rifletteva tutta la sua incertezza. Cosa sarebbe accaduto adesso?

“Ebbene, signorina Evans?” Chiese Voldemort, non appena gli occhi di Lily furono tornati ad incrociare i suoi.

La ragazza deglutì. Tutta la paura per la sorte di suo figlio e di Severus si infranse dentro di lei, mandando in frantumi, per un attimo, la sicurezza e la decisione che albergavano nel suo cuore. Sentì il fuoco dello sguardo di Voldemort avvolgersi intorno a lei, lo sentì sibilare, schioccare, lambirle la pelle gustandone il sapore prima di ridurla in cenere. Lily sentì una lacrima solcarle la guancia, stringerle la pelle asciugata da quel fuoco. Voldemort avrebbe ucciso Harry ora? Avrebbe ucciso Severus, ora che lei non aveva potuto dargli ciò che desiderava?

Lily colse il movimento del braccio di Riddle, quello che reggeva la bacchetta. Chiuse gli occhi, attendendo di udire la voce del Signore Oscuro pronunciare la sua formula di morte. Ma questo non avvenne mai.

“Capisco.” Sibilò invece Voldemort, tranquillamente. Lily riaprì gli occhi, sentendosi improvvisamente leggera, come se la morsa, la cappa asfissiante che l’aveva imprigionata fino a quel momento, fosse svanita in uno sbuffo di fumo, in un sospiro leggero. La ragazza vide che Voldemort aveva abbassato il braccio che reggeva la bacchetta, teneva il capo leggermente chino come se fosse dispiaciuto da ciò che era successo. Portò la mano che stringeva la bacchetta all’altezza del petto, quindi alzò la sinistra e cominciò ad accarezzare con essa il legno della bacchetta con movimenti eleganti, gli  occhi fissi sulla bacchetta, pensierosi. “Capisco…” Sussurrò di nuovo.

Lily rimase in silenzio, l’atteggiamento del Signore Oscuro non la rassicurava affatto. Non sapeva cosa aspettarsi… ma dove diavolo era Silente?

“Forse…” Disse poi Voldemort, alzando gli occhi verso i due ragazzi incatenati al muro. “Forse potete aiutarmi voi due. La vostra amica, a quanto pare, non è in grado… non è una vera Grifondoro…” Soffiò, con sarcasmo, mentre gettava un’occhiata svelta a Lily, accompagnandola ad un sorrisetto malvagio.

“La spada non compare a comando.” Gli disse duramente Lupin.

“Vero.” Concordò allora Voldemort. “Ed è un peccato… davvero un peccato… Ma sai, signor Lupin, c’è sempre un modo.” Aggiunse poi avvicinandosi a Remus, alzando appena lo sguardo per cercare gli occhi del  ragazzo incatenato al muro.

“A quanto pare dovrai accontentarti di un vecchio cappello.” Disse Sirius attirando l’attenzione di Voldemort su di sé. Il ragazzo cercò di fare un ghigno ironico, ma ne uscì soltanto una smorfia incerta. “Per far cosa, poi…” Sirius si sforzò di far suonare la frase sarcastica, ma il tentativo fallì miseramente.

“Un bambino e un vecchio cappello.” Lo canzonò allora Voldemort, facendo suonare le parole come una cantilena, una canzoncina storpia e zoppicante. “Un bambino e un vecchio cappello. Occhi di serpente.  Ali di corvo, sangue di tasso. E polvere di leone. Un bambino e un vecchio cappello. La loro fine sarà la mia gloria.”

La voce del Signore Oscuro risuonò suadente e malvagia tra le quattro mura della cripta, adagiandosi appena sui coperchi di pietra delle tombe, accarezzandone le incisioni come fantasmi dannati e lussuriosi. Vagò sui volti dei ragazzi, sfiorandoli con le dite viscide e fredde di un cadavere, penetrando nelle loro menti con curiosità, sbirciando tra i loro pensieri. Godette di fronte alla confusione che trovò in essi, della paura, dell’incredulità che si spandevano in loro come orde barbariche. Lily strinse forte la presa sulla tesa del Cappello che aveva con sé, fino a stringerla spasmodicamente, aggrappandosi al Cappello come fosse la sua unica ancora di salvataggio mentre i suoi occhi verdi erano fissi sul bambino che si stringeva forte contro il petto di Severus, terrorizzato da quella voce gelida che si era appena spenta. La ragazza vide gli occhi umidi di suo figlio, le lacrime che gli bagnavano le guance paffute… alzò lo sguardo verso Severus e vide che il giovane teneva il capo chino, come se volesse rannicchiarsi su sé stesso, come se volesse svanire da quel luogo, nascondersi. I lunghi capelli neri gli mettevano in ombra il viso, ma Lily colse uno scintillio di incertezza negli occhi neri, come se Severus non sapesse come comportarsi, come se fino ad allora avesse avuto un piano, un’idea ben precisa, ed ora questa fosse svanita nel nulla.

“Concludiamo questa faccenda.” Disse improvvisamente Voldemort. Lily voltò di scatto il capo verso di lui, mentre Severus alzava lo sguardo come se… sembrava quasi allarmato, dall’improvvisa decisione del suo signore.

Voldemort fece alcuni passi in direzione di lui e di Harry, gli occhi rossi fiammeggianti. Lily colse improvvisamente il senso delle parole pronunciate dal Signore Oscuro. Harry… voleva uccidere Harry.

“No!” Esclamò disperata. Balzò in avanti, afferrando Voldemort per un braccio, con foga, decisa a trattenerlo a non lasciare avvicinare quell’essere al suo bambino. Non sapeva cosa stava facendo… si era semplicemente catapultata in avanti senza pensare, presa dalla disperazione di poter vedere morire suo figlio. Non pensò. Non pensò a cosa avrebbe potuto farle Voldemort. Non pensò che aveva la bacchetta a portata di mano, nella tasca dei pantaloni. Non pensò a ciò che stava facendo… pensava soltanto a Harry.

Voldemort liberò con uno strattone il braccio dalla presa ferrea di Lily. Si voltò verso di lei e la catapultò indietro con un movimento ampio dello stesso braccio. La ragazza si sentì spingere indietro da una forza invisibile che si abbatté su di lei come uno schiaffo. Sbatté con forza la schiena contro il muro alle sue spalle, la vista improvvisamente invasa da punti luminosi quando colpì la superficie fredda con la nuca.

“Lily!” Esclamò la voce di un ragazzo, preoccupato. Lily non capì se fosse Sirius o Remus. Cadde a terra. La schiena ancora poggiata contro il muro. Stordita. La testa dolorante. Sentiva qualcosa di caldo e viscido scivolarle lungo il collo, ma non ebbe la forza di alzare la mano per capire cosa fosse.

“Stupida ragazza.” Ringhiò Voldemort, irato. Le lanciò soltanto una breve occhiata, osservando per qualche secondo la ragazza seduta a terra, stordita dal colpo, con una lunga stria di sangue che le correva sul collo, macchiandole il collo del maglione di larghe chiazze scure.

La superò mentre gli occhi velati di lacrime di Lily si alzavano verso di lui. Il mantello nero ondeggiò quando Voldemort si fermò di fronte a Severus, a pochi passi dal giovane.

“Ora, Severus, metti giù il bambino.” Gli ordinò, gelido, tranquillo.

Severus lo guardò in silenzio per un istante. Non fece cenno di voler lasciare Harry, anzi, sembrava volesse stringerlo ancora più forte, proteggerlo… o almeno fu questo che vide Lily, non appena la nebbia di dolore che le offuscava gli occhi si diradò, lasciando nuovamente il trono alla lucidità.

“Sev…” Lo supplicò la ragazza. Severus abbassò gli occhi verso di lei. La guardò, semplicemente senza mostrare le sue intenzioni.

“Ti prego, non farlo.” Tentò ancora Lily.

“Oh, lo farà invece.” Ruggì improvvisamente Voldemort, l’ira che bruciava nella fornace del suo sguardo.

Severus, invece, sembrava confuso. Cominciò a far balzare gli occhi da Voldemort a Lily e ritorno, senza però mai accennare a voler lasciare il bimbo, il bimbo che non capiva quello che stava succedendo e si guardava intorno spaventato e confuso.

Poi, improvvisamente, Severus cominciò ad allentare la presa sul bambino. Lo allontanò dal suo petto sotto lo sguardo e il sorriso compiaciuti del Signore Oscuro. Ma Harry non toccò mai terra. Un forte boato echeggiò improvvisamente nella cripta, facendo sobbalzare tutti i suoi ospiti. Voldemort si voltò di scatto verso le scale che portava ai sotterranei, allarmato e confuso. Dai piani superiori cominciarono a provenire grida d’allarme, e voci agitate. Si sentivano i passi di corsa dei Mangiamorte echeggiare nei sotterranei pochi metri sopra di loro.

Sul viso di Lily, la confusione si trasformò presto in un sospiro di sollievo. La sua espressione tesa si rilassò, a differenza di Voldemort, lei sapeva cosa significava quel boato, sapeva cosa significavano quelle voci allarmate. L’Ordine era finalmente arrivato. L’incubo stava per finire.

“Che sta succedendo?” Domandò il Signore Oscuro, confuso.

“Succede che Silente sta venendo per stanarti.” Gli rispose duramente Sirius, allagando un sorriso compiaciuto sul viso.

Voldemort si voltò verso di lui, sorpreso. Silente? No… non era possibile… Silente era sconfitto, battuto, distrutto. Aveva perso la battaglia. Aveva perso l’appoggio dell’Ordine, non aveva i mezzi per attaccare. No. Non poteva essere. Invece, presto il Signore Oscuro si rese conto di sbagliarsi.

Un Mangiamorte alto, magro,  sbucò improvvisamente dall’arcata che dava accesso alla cripta. Aveva gli occhi scuri brillanti, il volto incavato… ansimava ed era visibilmente allarmato.

“Mio signore…” Ansimò. “L’Ordine della Fenice… ci hanno colto di sorpresa.” Disse trafelato, premendosi un braccio sul fianco.

L’espressione sul viso pallido di Voldemort improvvisamente cambiò. La sorpresa, l’incertezza iniziale svanirono in uno sbuffo di vento lasciando spazio all’ira più profonda. Silente l’aveva colto alla sprovvista. Ma sarebbe durato poco.

“Sparisci!” Ordinò irato al Mangiamorte. Questi non se lo fece ripetere due volte e, dopo un breve inchino, svanì su per le scale, mentre dai corridoi superiori continuavano ad echeggiare grida e ordini.

“Severus!” Ruggì improvvisamente al ragazzo, che stava nuovamente stringendo forte Harry, non appena l’altro Mangiamorte se ne fu andato. Gli occhi di Severus scattarono verso di lui, silenziosi e tranquilli, come se avesse perfettamente sotto controllo la situazione. “Tieni d’occhio i nostri ospiti. Tocca al padrone fare gli onori di casa, a quanto pare.” Disse poi, riducendo la sua voce quasi ad un sussurro.

“Sì, mio signore.” Rispose prontamente Severus, accennando appena col capo, deciso.

Voldemort sorrise, quindi si rivolse a Lily e agli altri due ragazzi.

“Vogliate scusarmi, ma ci sono affari che richiedono la mia presenza.” Sorrise, mellifluo. Quindi disse in un sussurro. “Ci vediamo più tardi.” E non appena l’ultima lettera lasciò le sue labbra sottili, il Signore Oscuro svanì, avvolto in un lampo di luce nera, lasciando i prigionieri alla custodia del suo servo fidato.

Ciò che Voldemort però non sapeva era che il suo servo fidato ora stava sorridendo. Sorridendo compiaciuto. Non appena il Signore Oscuro fu scomparso, Severus poggiò dolcemente a terra il piccolo Harry, incurante delle occhiate di puro odio che gli lanciava Sirius Black, né dell’espressione confusa di Remus.

Non appena ebbe posato a terra Harry, Severus si precipitò accanto a Lily, ancora seduta a terra con il capo dolorante. Le si inginocchiò di fianco gentilmente, osservandola preoccupato.

Lily voltò il capo verso di lui. Incontrò i suoi occhi neri, limpidi e liberi. Incontrò gli occhi di Severus e sorrise, felice.

“Stai bene?” le chiese il ragazzo preoccupato, sfiorandole appena la guancia in una carezza.

“Sì.” Gli rispose Lily, continuando a sorridergli. Ancora non riusciva a crederci, Severus, il vero Severus, era tornato da lei, era lì. Era lì accanto a lei. Vedeva la preoccupazione nei suoi occhi, e quella stella che risplendeva in essi, quella stella che aveva visto brillare nel loro buio era vera. Non era soltanto un sogno, un’illusione del suo cuore. No. Quella stella esisteva davvero. Esisteva davvero ed era soltanto il vessillo, la serratura che si apriva su una notte stellata. Severus era lì. Severus era tornato da lei.

Sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance. Tutta la paura, il dolore, la disperazione di poco prima improvvisamente scomparse. Perché ora aveva Severus. Ora che lui era con lei, non aveva nulla da temere, né per sé, né per Harry.

Si abbandonò contro il suo petto, sentendo le sue braccia stringersi intorno alle sue spalle. Calde, protettive come le ali di un angelo. Il suo angelo.

“Oh, Sev.” Disse Lily, premendo il capo contro il petto del ragazzo, sentendo distintamente i battiti del suo cuore. “Sei tu. Sei davvero tu.”

“Sì, Lily.” Le rispose lui, poggiando il mento sul suo capo e stringendola più forte a sé. “Sono io. Sono tornato da te, come mi avevi chiesto.”

E Lily si abbandonò a lui. Dimentica per un istante di Voldemort. Dimentica di Silente, dell’Ordine e della battaglia. Sentì le labbra calde di Severus premere sulla sua fronte. Ascoltò il suo respiro. Chiuse gli occhi nel calore, e lasciò scorrere le lacrime, lasciò scorrere la tensione. Era un sogno che sarebbe presto finito, ma per qualche secondo poteva abbandonarsi ad esso.


 

*******


 Lo so, lo so, lo so. Ora vi starete chiedendo tutti: ma… ma questo dovrebbe essere l’ultimo capitolo? Ma finisce così?

Domande più che legittimae E la risposta che posso dare è: no, non finisce così. Questo avrebbe dovuto essere l’ultimo capitolo, ma piuttosto che fare un capitolone interminabile, ho preferito dividerlo in due capitoli. Quindi, per vostra grande gioia, la battaglia è posticipata alla prossima settimana. Contenti?

Aspetto le vostre recensioni, come sempre.

P.S. Vi informo, se non l’avete ancora letto sulla mia pagina, che ho già pubblicato il primo capitolo in inglese della Ballata. Domani pubblicherò il secondo. I link li trovate sulla mia pagina, se siete interessati. Devo dirvi che non ha avuto grande successo il primo capitolo: solo una recensione, di un polacco di buon cuore. Comunque, anche voi potete recensire se volete, non occorre essere registrati sul sito, basta cliccare a fondo della storia su review this chapter ;)

Ciao a tutti!

 

  
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