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Autore: Sparrowhawk    17/02/2012    0 recensioni
«…trovi sia divertente, tutto questo?» chiese Emanuele, sconvolto «Io non mi sto divertendo. Non…non so neanche che mi succede…»
«Oh, io lo so…»
Si alzò in piedi anche lei e, sparendo dalla loro vista, ricomparve alle spalle di una delle cameriere che erano rimaste vicino al muro sino ad allora. Senza preavviso, e di fronte agli occhi increduli dei tre, morse la giugulare della povera ignara vittima, facendo sgorgare a fiotti un liquido rosso ed intenso. Ci volle poco affinché un dolce profumo raggiungesse le loro narici, comprimendo gli stomaci e tormentandoli. Light sapeva cosa volevano, era così chiaro che quasi le sembrava assurdo il fatto che non lo avessero compreso da soli.
Lanciò il corpo della ragazzina ai loro piedi, muovendo qualche passo verso di loro. La servetta ancora respirava, ma la cosa sarebbe durata poco a giudicare dalla grande ferita che le aveva causato.
«Hai fame.»
«…no.»
«Tanta fame.»
«Ti sbagli, io…io non…»
«Tutti voi avete fame…» disse, gettandogli le braccia al collo e baciandolo senza preavviso «…fame di sangue.»
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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A mad tea party




“Sei certa di aver fatto la scelta giusta?”
“Tre cavalieri…forse sono troppi.”
“Credo che ti pentirai di averli presi con te.”

 
Light lo ammetteva senza problemi, spesso la sua mente era confusa e non ragionava come si conveniva, però, se doveva essere sicura su qualcosa, questa cosa era la scelta che aveva compiuto nello scegliere non uno, ma ben tre cavalieri. Normalmente avrebbe dovuto prenderne uno solo, ma siccome non era stata in grado di decidere fra i candidati che aveva adocchiato alla fine li aveva presi tutti, dimostrandosi ancora una volta l’egoista che era.
Di fronte ai dubbi ed al disappunto dei fratelli aveva sorriso, incantevole come sempre, ignara dei guai che le sue decisioni premature e mal ponderate le avrebbero portato.
Li aveva desiderati e se li era presi.
Non capiva davvero perché ci si dovesse preoccupare così tanto.
«Nigel…»
La vampira si allungò sul divano imbottito di uno dei salotti al piano terra del suo nuovo castello, sbadigliando appena mentre gli occhioni scuri si posavano sulle grandi vetrate poco distanti. Tenne le mani vicine alle testa, osservando con poco interesse le nuvole all’esterno che, paffute in cielo, oscuravano appena i raggi del Sole.
Un uomo di mezza età le si avvicinò e, facendo un piccolo inchino, tornò a scrutarla calmo.
«…è l’ora del thè.» disse, sorridendo. Infondo veniva da una buona famiglia, certe abitudini non poteva proprio ignorarle. «Mi raccomando, usa il solito infuso, quello che viene dalla Cina.»
«Ovviamente, padroncina.»
«Oh, e non farlo bruciare. Dovrai versarlo prima che l’acqua cominci a bollire.»
«Certo, padroncina.»
Il maggiordomo, con un secondo inchino, cercò di congedarsi ma lei, afferrandogli la manica dello smoking nero, lo fermò prima ancora che potesse anche solo avviarsi alla porta.
Lo guardò dal basso, sempre sdraiata, ora serissima nonostante quel piccolo sorrisetto compiaciuto non volesse accennare ad andarsene.
«…prepara per quattro, Nigel.» ordinò, lasciandolo andare.
Nigel alzò un poco il mento, sorpreso. La sua espressione noncurante e quasi assente assunse un tono d’interesse.
«Aspetta degli ospiti, padroncina?»
Light si mise seduta, dondolando i piedi scalzi che non sfioravano il pavimento per qualche centimetro. Si prese il suo tempo per rispondere, quasi non fosse certa lei stessa di ciò che stava per dire quando, invece, aveva solo intenzione di lasciare un po’ di suspance. Sapeva bene che l’uomo al suo fianco, stordito come il resto della servitù per via del fatto che continuava ad assoggettarli con il suo potere – e nutrirsi, seppure a piccole dosi, del loro sangue –, non si sarebbe interessato più di tanto a quei suoi stupidi giochetti, però non poteva fare a meno di farli.
Aprì le braccia e rise, di gusto.
«Aspetto tre persone!» disse, tutta contenta «Tre persone molto, molto speciali…che saranno tanto affamate anche...»
Qui si fece dubbiosa e si massaggiò il mento con una mano candida e delicata.
Non aveva pensato al fatto che, i suoi ospiti, avrebbero avuto certamente una fame da lupi una volta giunti a destinazione. Dopotutto si erano appena trasformati e, dopo una settimana passata fra le più atroci agonie, si erano risvegliati un giorno senza più niente di umano, senza più alcun sentimento od emozione se non la pressante fame e la consapevolezza di doverla raggiungere.
Sì, proprio lei, la loro creatrice, signora e padrona.
Avrebbe forse dovuto preparare un bel pranzo per loro.
«Facciamo così…» mormorò, annuendo da sola «Prepara il thè per quattro e, per sicurezza…porta qui tre delle cameriere più giovani che lavorano per me.»
Sorrise.
«Dovranno sfamarsi, in un modo o nell’altro.»
 
Quando udì un certo fermento all’entrata, Light comprese di aver finalmente l’opportunità di rivedere i suoi cavalieri e, gongolando appena con la tazza in ceramica pregiata appoggiata sulle carnose labbra, attese impaziente che entrassero dalla porta del piccolo salottino.
Non li vedeva da sette giorni, ma sapeva per certo che, nonostante tutto, erano rimasti belli ed affascinanti come la prima volta che li aveva visti. Anzi, magari lo erano diventati anche di più dopo essere stati vampirizzati. Era una cosa comune, infondo: venivi morso, trasformato, e come per magia apparivi perfetto agli occhi del resto del mondo. Eri dannato, sì, ma bellissimo.
Posò la tazza al tavolo nello stesso istante in cui la porta si aprì e, senza però alzare lo sguardo, si prese qualche momento prima di decidersi a parlare.
Anche una come lei, che aveva vissuto tanto, si emozionava.
«Carino da parte vostra il venire a trovarmi esattamente allo scadere della vostra metamorfosi.» disse, appoggiando il mento ai palmi delle mani mentre dedicava loro tutta la sua attenzione, le iridi marroni a scrutarli. «Denota già molta devozione.»
Non ottenne risposta ma, a dire il vero, non si aspettava altrimenti.
Dubitava seriamente che fossero lì con l’intento di conversare amabilmente con lei. Sentiva a pelle la loro rabbia, la loro frustrazione, il desiderio spasmodico di farla a pezzi e di soddisfare così il desiderio di vendetta che li bruciava da dentro.
No, almeno per ora non ne volevano sapere di parlare.
«Avanti, sedetevi, non siate timidi. Io non vi mangio mica.» rise, appoggiando la schiena allo schienale della poltroncina blu su cui si era accomodata «…anche perché ho già assaggiato il vostro delizioso sangue e, anche se muoio dalla voglia di mordervi ancora, adesso sono sazia.»
Due di loro digrignarono i denti, reprimendo a stento la furia omicida che trasudava da ogni poro.
«…sapete, non sono conosciuta per la mia grande pazienza. Sedete
Calcò molto quell’unica parola, ottenendo subito l’effetto desiderato. Purtroppo, per quanto apparisse cara e gentile come nessun altro, dietro a quel suo comportamento angelico si nascondevano modi difficili e capricciosi. Se dava un ordine, magari mascherato da “amabile consiglio”, esigeva che venisse eseguito all’istante.
Li seguì con lo sguardo, ad uno ad uno, notando un po’ a malincuore che nessuno di loro scelse un posto vicino al suo.
Sospirando, tornò a bere il suo thè con placida tranquillità, attendendo che la marea di domande pronte sulle loro bocche la investisse.
Credeva di sapere cosa le avrebbero chiesto, e per quanto fosse disposta a placare la loro sete di risposte, già si annoiava all’idea di dover passare il suo tempo a quel modo. Avrebbe preferito fare un gioco, ascoltare una storia, oppure suonare qualcosa…o ancora conoscerli un po’ meglio.
«Che cosa ci ha fatto…?»
Fu il giovane dai capelli biondi, quasi bianchi, e le iridi verdi a parlare per primo.
Fra tutti le apparve come quello più sicuro e deciso, decisamente il più maturo.
…reprimeva l’ira in un modo esemplare.
«Sai bene che cosa ho fatto, Andrea.»
Light si passò un dito sulle labbra, sorridendo amabile a lui come agli altri. Parve sorpreso che lei conoscesse il suo nome.
«Vi ho tramutati in vampiri.» rivelò «Sono entrata di notte nelle vostre stanze, vi ho irretiti, e poi ho succhiato il vostro sangue fino quasi ad uccidervi, concedendovi infine il mio per tramutarvi.»
Fece un gesto vago con la mano arrivata a questo punto, sbuffando.
«Un terribile cliché, me ne rendo conto, ma mi pareva la cosa giusta da fare.»
«La cosa…giusta…da fare?»
Questo fu uno dei due moretti, quello con i capelli neri e gli occhi grigi. La stava fissando davvero male. Poteva anche capirlo, lo aveva strappato alla sua famiglia, ma siccome lo aveva fatto anche con gli altri due non comprendeva tanta indignazione.
Si chiamava Emanuele, era stato il secondo che aveva incontrato durante la sua ricerca. Andrea era stato il primo.
«Pensi che basti una spiegazione tanto misera a giustificare…le tue azioni?!»
Lo vide scattare in piedi, furibondo, pronto ad additarla come a volerla accusare.
«Avevamo una vita! Una vita, capisci?!»
«Urlare non servirà a molto…» biascicò Andrea, abbassando il volto e massaggiandosi le tempie «Credo che la cosa migliore da fare sia-»
«Non ho chiesto il tuo parere, mi sembra!»
«Ehi, sta solo cercando di farti calmare.»
Anche il terzo ragazzo, quello che sembrava il più spaesato di tutti, trovò finalmente la forza di aprire bocca. Si stava tenendo la testa fra le mani, grandi e forti, le dita nascoste fra i capelli marroni.
Lui era stato l’ultimo, durante il cammino di Light, ad essere trovato. Si chiamava Alberto.
«…non ho chiesto neanche il tuo, di parere.»
«Si può sapere che ti prende?!» urlò di nuovo, arrivandogli vicino in un batti baleno. Lo afferrò per la camicia, strattonandolo con violenza. «Hai voglia di litigare, forse??»
Emanuele lo spintonò via, riducendo gli occhi a due fessure.
«Non mi toccare, o giuro su Dio che ti riempio di botte!»
Andrea si fece avanti e si mise fra i due, aprendo bocca per dire qualsiasi cosa pur di calmarli, senza però riuscirci in tempo.
Di fatti, la risata che si scatenò nella stanza, li bloccò tutti e tre. Si irrigidirono e, girandosi all’unisono verso Light, la trovarono piegata in due, con le lacrime agli occhi, le mani sulla pancia. A momenti cadeva quasi dalla poltroncina, ma con forza si stava trattenendo dal farlo.
Erano così carini, arrabbiati a quella maniera! Non poteva fare a meno di divertirsi, a guardarli!
«…trovi sia divertente, tutto questo?» chiese Emanuele, sconvolto «Io non mi sto divertendo. Non…non so neanche che mi succede…»
«Oh, io lo so…»
Si alzò in piedi anche lei e, sparendo dalla loro vista, ricomparve alle spalle di una delle cameriere che erano rimaste vicino al muro sino ad allora. Senza preavviso, e di fronte agli occhi increduli dei tre, morse la giugulare della povera ignara vittima, facendo sgorgare a fiotti un liquido rosso ed intenso. Ci volle poco affinché un dolce profumo raggiungesse le loro narici, comprimendo gli stomaci e tormentandoli. Light sapeva cosa volevano, era così chiaro che quasi le sembrava assurdo il fatto che non lo avessero compreso da soli.
Lanciò il corpo della ragazzina ai loro piedi, muovendo qualche passo verso di loro. La servetta ancora respirava, ma la cosa sarebbe durata poco a giudicare dalla grande ferita che le aveva causato.
«Hai fame.»
«…no.»
«Tanta fame.»
«Ti sbagli, io…io non…»
«Tutti voi avete fame…» disse, gettandogli le braccia al collo e baciandolo senza preavviso «…fame di sangue, Emanuele.»
Condivise con lui quel po’ che le era rimasto sulle labbra, gustandosi il bacio fino in fondo, rendendolo sempre più passionale mano a mano che si stringeva a lui. Lo sentiva fremere, lottare, ma quando l’intensità di quel contatto si fece più passionale non ebbe più niente da fare se non lasciarsi andare. Si staccò a malincuore da lui, ma doveva occuparsi anche degli altri due dopotutto.
«…Andrea, Alberto…»
Carezzò le loro guance, serena.
«So che avete paura ma dovete mangiare. Sarà il nostro piccolo segreto. Queste tre ragazze sono qui solo per voi.»
Fortunatamente Alberto non se lo fece ripetere due volte e, trascinato totalmente dalla frenesia del desiderio, corse verso una delle cameriere ancora in piedi, immobili, affondando i canini nel suo collo. Bevve avidamente, con un volto agonizzante, certo, ma lo fece. Probabilmente si reputava un mostro da solo, ma Light sapeva fin troppo bene che quella spiacevole sensazione sarebbe sparita così velocemente da far sembrare che non ci fosse neanche mai stata dal principio.
Fece per muovere un passo, però non riuscì a spostarsi. Andrea le aveva afferrato una mano e la stava stringendo con forza, fissandola senza alcuna esitazione. Era conscio della sua supremazia eppure, nonostante tutto, la stava sfidando con lo sguardo.
Gli sorrise, avvicinandosi a lui.
«Devi dirmi qualcosa, Andrea…?» domandò, accostando il proprio corpo al suo «Sono tutta orecchi.»
«…»
Le sue iridi, da verdi che erano, divennero di un rosso intenso e lei quasi se ne sconvolse. Solo gli occhi di Kame, prima d’allora, l’avevano scossa abbastanza da impaurirla. Si staccò di scatto e rimase con il fiato sospeso quando le passò affianco, diretto verso l’ultima delle cameriere rimaste. Muovendosi piano non smise di guardarla, neanche per un secondo, e solo quando lo sentì a raggiungere la sua preda decise di ricominciare a respirare.
La pelle le si era accapponata, però non ebbe modo di concentrarsi su questo in quando Emanuele le si accasciò in ginocchio davanti al naso. Tornò a donargli ogni attenzione, osservando appena il cadavere della giovane che aveva morso per dimostrazione.
Scosse il capo, inginocchiandosi e prendendo il viso di lui fra le mani.
«…no no no, così non va.» esordì, piagnucolando «Ora il suo cuore si è fermato, non ti puoi più nutrire così!»
Il ragazzo non sembrava ascoltarla e, anche se con estrema difficoltà aveva incrociato gli occhi con i suoi, prese a scuotere il capo. Non ne voleva sapere di mordere, di nutrirsi di un essere umano. Proprio lui, figlio di un Cacciatore…no. Non poteva.
«Va bene…» Light si morse un polso e glielo offrì, alzando le spalle «…per questa volta ti permetto di bere il mio di sangue. Ma è l’ultima volta.»
Emanuele non si mosse.
«…avanti, non fare capricci. Devi vivere e se non bevi non vivrai.»
Lui sorrise, melanconico.
«Vivere…? E per cosa?»
«Per me.»
«…per te?»
«Esatto.»
«Tu…mi hai rovinato la vita. Io ti detesto.»
La vampira non disse niente e, guardandolo per un po’, posò le sue stesse labbra sulla ferita che si era aperta al polso, portandole di nuovo a quelle di lui. In quel secondo contatto non si limitò a passargli il sangue, lo baciò con tanta passione e trasporto.
«…mi detesti…ma mi vuoi. Lo sento.»
«Menti…tu non sai niente.»
«Non ho nessun motivo per mentire.»
Staccandosi inclinò leggermente il capo da una parte e tornò ad offrirgli il polso.
Non disse più niente.
Quella scelta doveva prenderla lui. Poteva fare finta di non volerla e morire, oppure accettare quel piccolo sentimento che possedeva nel profondo del cuore e continuare a vivere.
Fu felice quando le afferrò il braccio e cominciò a bere quel prezioso nettare cui ogni vampiro agogna. Lo accarezzò dolcemente, permettendogli di sospingerla sul pavimento, sotto di lui, i canini che gli si affondavano rozzamente nel collo.
«…questo è il tea party più strano a cui io abbia mai partecipato.» sussurrò, sorridendo.






La voce dell'Autrice: Ecco, ora viene fuori il lato leggermente egoista di Light. Lo avevo detto, nel capitolo precedente, che non sarebbe piaciuta. O meglio, non subito. A dirla tutta non so se nei prossimi potrete in qualche modo ricredervi su di lei, ma spero che almeno le possiate dare il beneficio del dubbio XD Come ho fatto io.

Non l'ho detto, ma al momento la vampira ed il suo entourage si trovano in Italia. Presto la location cambierà.
Che dire, d'altro? I tre poveri cavalieri sono stati trascinati in questa vita contro la loro volontà e, la cosa, è alquanto evidente. Quando ho scritto questo capitolo in particolare non avevo nessun preferito fra di loro, e in realtà non ce l'ho neanche adesso. Trovo molto difficile la scelta, a dirla tutta. Questa storia è stata concepita con lo scopo di rispecchiare, almeno un poco, le dinamiche di quegli shojou in cui la protagonista viene amata da più ragazzi e lei stessa se ne sente attratta. Ora, la cosa qui è portata più all'estremo.

Al solito, se mi lasciate un commento ne sono felice!
  
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