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Autore: Hope_mybrandnewname    17/02/2012    3 recensioni
1. Come il post pubblicato da Jared sul suo blog "Notes from the outernet".
2. Come le password che potranno aprirlo.
3. Come i membri del gruppo che ha il suono di domani.
5. Come le parole che Mary aveva detto a Jared. "Sii sempre lanciato verso l'alto".
Moltiplicato, il totale è 30. Come 30 Seconds To Mars.
Night Of The Hunter non è più solo una canzone.
I Mars non sono più solo un gruppo.
E la nuova Mary scoprirà il segreto che per secoli è stato celato.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jared

 

28 settembre 1999, Los Angeles.
 

I miei pensieri continuarono ad essere rivolti a quella ragazza per tutto il giorno seguente, e quello dopo, e quello dopo ancora. Non l’avevo più vista, ma non avevo certo dimenticato il suo sguardo.
Soprattutto, avevo impresse nella memoria due sue immagini: la prima, in cui lei faceva il dito medio alla folla di gente che entrava e usciva dagli studios, e la seconda, in cui lei era alla fermata del bus, e le lacrime luccicavano sulle sue guance. Il contrasto tra questi due aspetti della sua personalità mi affascinava.
Ricordo che in quei giorni mi ero diretto verso la mia macchina sperando di rivederla. Invece, lei non c’era. Non aveva nessun motivo di essere lì, dopo tutto.
Avevo anche pensato che forse sarei potuto andare a trovarla a casa sua. Ma chi ero per prendermi una libertà del genere? Le avevo solo dato un passaggio, dopo tutto.
Mi decisi a levarmela dalla testa. Ormai era passata una settimana. La sera prima ero uscito con una mia collega, avevamo cenato insieme, eravamo finiti a letto. E per tutto il tempo avevo immaginato come sarebbe stato se al posto di quella bionda tinta ci fosse stata lei, Mary. Mi avrebbe scioccato con qualche sua frase, avrebbe messo a tacere la confusione dentro di me dicendo qualcosa di particolarmente ironico, oppure sarebbe semplicemente rimasta a guardarmi. Guardarmi seriamente, però, non come quella bionda aveva fatto per tutta la sera, il solito sguardo del tipo “non hai idea di cosa ti farei in questo momento”. Fino ad una settimana prima non mi avrebbe dato fastidio. Invece, quella sera essere stato trattato in quel modo mi aveva disgustato. La bionda - non mi ricordavo il suo nome - era una ragazza bellissima, con un corpo mozzafiato, ma io non volevo lei. Volevo Mary.
Quel mattino mi ero svegliato in un letto non mio, con ancora il profumo della bionda addosso. Però, per un secondo meraviglioso ero stato felice. Avevo sognato la ragazza di cui ero innamorato, e avevo sperato che aprendo gli occhi avrei visto lei. Invece, c’era la bionda, che dormiva ancora.
Mi ero vestito, facendo piano per non disturbarla, poi l’avevo svegliata per dirle che me ne stavo andando, perché era tardissimo per me.
Lei aveva aperto gli occhi ancora truccati, mi aveva guardato confusa e aveva borbottato un “okay”. Ero pronto a scommettere che non si ricordasse nemmeno il mio nome. Ma dopo tutto, io non mi ricordavo il suo: eravamo pari.
Ripercorsi mentalmente tutta la serata, mentre tornavo a casa in macchina. Quanto avevo sperato che tra i clienti del ristorante ci fosse lei… invano, però.
Arrivato a casa, feci una doccia veloce, mi vestii in fretta e uscii di casa subito, senza mangiare nulla. Ero in ritardo per le registrazioni, e il regista era già abbastanza suscettibile senza che gli dessi delle ragioni per urlarmi dietro.
Le registrazioni quel giorno furono anche peggio del previsto. Il regista, Adam Collis, diede di matto. Se la prese con noi attori, perché gli rendevamo impossibile girare quel film, dato che non eravamo immersi nei nostri personaggi.
 -Voi… non siete abbastanza!-
 -Abbastanza cosa?- osai chiedere.
 -Abbastanza e basta! Abbastanza! Dovete essere di più!-
Andò avanti con un monologo estenuante per cinque minuti buoni, e poi se la prese con i macchinisti, perché non interpretavano bene le sue indicazioni.
 -Tu!- apostrofò un cameraman. -Non sei capace! Ti ho detto, fai un mezzo busto su Jared, non un primo piano! Cazzo! Ti ci vuole molto?-
 -Io non devo seguire Jared, devo seguire Anna- rispose.
 -E allora segui Anna e fai un fottutissimo mezzo busto pure a lei!- sbraitò.
Riprese fiato. Era paonazzo.
 -Così non va. Non posso registrare un film così, no… così non posso… non in questo modo… Vacanza. Avete quindici giorni liberi. Fate quel cazzo che volete… e non rompete i coglioni. Ci rivediamo qui a metà ottobre.- Era uscito dal set e aveva lanciato il copione dietro di sé.
Io e gli altri attori ci scambiammo degli sguardi preoccupati.
 -Dovremmo convincerlo a tornare?- disse Anna, l’attrice che interpretava Tammy.
 -No, non servirebbe- dissi. Gli altri attori e i macchinisti mi diedero ragione. -Allora, ci vediamo a metà ottobre.-
Li salutai in fretta. Ero così frustrato che non vedevo l’ora di chiudermi in casa. Cos’avrei fatto in quei quindici giorni? Non sarei certo rimasto a Los Angeles. Ogni angolo di quella città mi ricordava Mary, e questa sorta di dipendenza mi spaventava. Dovevo togliermela dalla testa il prima possibile.
Ripetei la solita routine. Saluta la guardia all’ingresso, mostra il cartellino, cerca le chiavi, cammina verso la macchina…
Quasi non mi ero accorto di chi mi aspettava vicino al mio veicolo.
 -Jared!- sentii, e poi venni travolto da un turbine di capelli castani. Era Mary, mi si era gettata addosso, abbracciandomi. La sentii singhiozzare sulla mia spalla.
 -Mary? Ma cosa succede?- sussurrai.
Non aveva nemmeno la forza di rispondermi. I singhiozzi erano troppo forti.
 -Mio… padre…- riuscì a dirmi. Si staccò da me quel tanto da potermi guardare negli occhi. Tutti i miei tentativi di dimenticarla… svanirono tutti in quell’istante. Esisteva lei, e basta.
 -Jared, ti prego, portami via.-
 -Mi conosci appena. Non sai chi sono.-
Le mie parole non la intimorivano.
 -Non mi interessa chi sei, o cosa sei. Ti prego, portami in un posto che amo, portami altrove.-
 -Ho dei segreti. Ho un passato diverso da quello che ti aspetti.- Non volevo spaventarla, ma doveva sapere. Non avrei mai potuto nascondere chi ero a lei. Non ne sarei stato capace.
 -Sei l’unico di cui posso fidarmi. Lo sento. Tu non sei come gli altri. Ti prego- ripeté.
Rimanemmo zitti per trenta secondi, a guardarci negli occhi. Come se avessimo potuto dirci tutti i nostri segreti grazie ad una comunicazione telepatica. Lei, lei sapeva leggermi l’anima.
 -Andiamo- dissi. Mi sorrise (un sorriso che rimase impresso nella memoria per anni, e che è impresso anche ora), mi diede un bacio leggero sulle labbra e salì in macchina.
Aveva appena cambiato la mia vita, con la sua fiducia spontanea, e ancora non lo sapeva. O forse sì, sapeva così tante cose di me, dopo avermi visto per così poco tempo.
La portai a casa mia, giusto il tempo di fare le valigie. Lei non aveva portato niente con sé, quando era scappata di casa. Non aveva avuto tempo. Non aveva voluto spiegarmi, ma avevo capito che suo padre le aveva fatto qualcosa di molto grave. Era ancora visibilmente scossa, così decisi di lasciar stare. Mi avrebbe spiegato, prima o poi.
Proposi di andare io stesso a casa sua a prenderle qualcosa, ma era troppo spaventata.
 -Non sono così debole come pensi. Posso cavarmela- le dissi.
Rifiutò categoricamente. Mi chiesi cosa le avesse fatto quell’uomo, e pensai subito al peggio. Tuttavia, le diedi retta, non feci nulla.
Chiamai Shannon (finalmente mi stavo abituando a chiamarlo con il suo nuovo nome) per dirgli che stavo tornando in Louisiana, e che con me c’era Mary.
 -Oh, e così il mio fratellino fa conquiste! Finalmente, dopo più di 300 anni, basta flirt! Hai messo la testa a posto…-
 -Scemo, non è la mia ragazza.-
 -Ma ti piace.-
Non risposi.
 -Ti sei innamorato!? Jared!-
 -Che c’è?-
 -Niente, niente… Io e mamma ti aspettiamo. Non guidare troppo forte, lumaca.-
 -Andiamo in aereo. E comunque, bro, non sfidarmi.-
Rise di gusto. Quanto mi mancava avere mio fratello vicino. Mi mancavano anche le sue prese in giro sulla mia totale mancanza di adattamento ai motori.
Qualche ora dopo l’aereo era atterrato a New Orleans. Mary fu entusiasta del volo in aereo. Mi disse che aveva sempre sognato di volare.
Prendemmo un taxi fino a casa mia, che non era molto distante dall’aeroporto. Shannon e mamma ci accolsero con grande affetto. Non mi vedevano da mesi, ed erano incuriositi da quella strana ragazza.
I giorni trascorsero veloci e magnifici. Avevo Shannon, avevo Constance, avevo Mary. Il pensiero di mio padre, tornato in Francia dopo una breve permanenza in America durante il secolo scorso, mi rendeva un po’ malinconico. Ma mi bastava il sorriso di Mary per dimenticare tutto.
Dentro di me, l’uragano stava diventando sempre meno potente. Si stava creando una sorta di ordine. Abbozzai alcuni dei testi che, a parer mio, diventarono i migliori che ebbi mai scritto. Scrissi Capricorn, cominciai una parte di Echelon, e dopo una favolosa giornata con Shannon e Mary scrissi Oblivion. Sì, se il Sole fosse caduto, sarei stato comunque felice. Ed era bello sapere che la nostra lontananza non ci aveva separati, anzi, eravamo ancora più uniti. Avevo la mia famiglia. Avevo la mia musica. Ero felice.
Una sera, Mary mi si avvicinò. Stavo leggendo “Il giovane Holden”, il mio libro preferito, ed ero nella mia camera. Shannon e Constance quella sera avevano deciso di andare al cinema, e sia io che Mary avevamo declinato l’invito.
Si sedette sul mio letto. Vedevo che stava per dirmi qualcosa. Tuttavia, non la forzai, e aspettai che cominciasse, fingendo di essere immerso nella lettura.
 -Quanti anni hai?-
 -28- risposi automaticamente.
 -Intendo, quanti ne hai realmente?-
Il libro mi cadde dalle mani.
Lei mi sorrise, e raccolse il libro.
 -Come…?-
Non riuscivo nemmeno a formulare la domanda. Temevo che lei se ne volesse andare, una volta scoperta la verità.
 -Allora, cosa farai, ora che so tutto? Mi ucciderai? Berrai il mio sangue? Mi violenterai, adesso?- mi chiese, ironica.
 -Io non bevo il sangue di nessuno. Non sono quel tipo di vampiro… lo sono solo per metà- dissi, sulla difensiva.
 -Stavo solo scherzando, dai. So che non lo faresti.-
Non mi disse come aveva scoperto la mia vera natura. Non me lo rivelò nemmeno in seguito. Però, si avvicinò a me e mi diede un bacio sulle labbra, proprio come aveva fatto prima che partissimo. Non si era più avvicinata così tanto a me.
Rimasi senza fiato. Risposi al bacio. Non potevo credere che la donna che amavo corrispondesse i miei sentimenti, soprattutto dopo aver scoperto chi ero. Mai, mai nella vita avrei sperato di essere così felice.
La baciai con passione crescente. Lei faceva lo stesso. Lei era tutto quello che volevo.
Poi si bloccò. Temetti di aver perso il controllo, di essermi spinto troppo in là. Invece, mi guardò intensamente e mi sussurrò: -Jared, ti amo.-
La strinsi a me. -Ti amo anche io, Mary. Ti amo, come non ho mai amato nessuno prima.-
 
Basta. Basta, Jared. Così ti uccidi.
Prendo fiato. Cerco di smettere di ricordare. Ma è troppo tardi. Tanto vale, allora, abbandonare ogni buon senso e ricordare tutto, non solo i momenti piacevoli.
Chiudo gli occhi. 

  
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