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Autore: SoniaChirico    17/02/2012    0 recensioni
I suoi occhi neri sono a un soffio da me, la sua bocca pure. Ma non mi bacia, mi guarda. Intrappola i miei occhi nei suoi. Porta una mano sul mio viso e mi aggiusta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Perché scappi da me? – Le lacrime cominciano a scendermi dagli occhi. Lui le asciuga.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1.- The beginning.
 




Pov Mallory.
 


 
«Tyler mi ha mollata.» Sono troppo assorta nella mia geometria analitica per dar ascolto a  Jenn, la mia migliore amica.
«Mallory mi stai ascoltando? Tyler mi ha mollata.»
 Trova la parallela della seguente retta x – 6y..
«Mallory!»Alzo lo sguardo dal libro di algebra e lo rivolgo verso Jenn.
«Mi dici che hai da urlare? Siamo a mensa non al mercato del pesce.»
«Ma se tu non mi ascolti!»
«Ti sto ascoltando. Tyler ti ha mollata. L’ho capito.»
«E allora? Sono la tua migliore amica, non dovresti consolarmi?»
«Non mi sembri molto triste.»
«Non mi stai guardando. Vuoi guardarmi veramente e senza pensare alla tua matematica?»
 Ok, mi ha fregata. La guardo veramente, adesso. Ha gli occhi scavati dal dolore, le guance rosse a causa del continuo sfregamento dei fazzoletti di carta.
«Oh.» I suoi occhi azzurrissimi mi guardano da dietro le lunghe ciglia bionde.
«Mi dispiace, tanto. Vieni qui.»Le faccio segno di avvicinarsi a me e allargo le braccia. Lei si avvicina e io la stringo forte.
«Mi dispiace Jenn.»
«Anche a me, non sai quanto.»
«Dai, andiamo un attimo in bagno, così ti calmi.»
«Ok, va bene.” si asciuga le lacrime e dopo aver preso gli zaini ci avviamo verso il bagno.
Il corridoio è vuoto, ci sono solamente alcuni ragazzi che prendono e posano libri nel proprio armadietto. Io e Jenn passiamo inosservate, cosa che invece non succede mai a Cassie Anderson, che non passa mai inosservata, lei è bellissima, tutti i ragazzi le vanno dietro. E’ la ragazza più popolare della scuola. Da quando la conosco avrà avuto più o meno una trentina di ragazzi. Fa parte delle cheerleader, presiede il comitato studentesco, ha ottimi voti ed è ricca. Ma soprattutto ha dei genitori. Ha una madre e un padre che si amano, e che amano lei. E’ figlia unica, per cui è viziata, e non vuole mai sentirsi dire di no. Io la odio, e lei odia me.
Vivo con mio fratello venticinquenne a Boston, mia mamma è morta di Alzheimer da due anni e mio padre se n’è andato con un’altra donna subito dopo la morte di mia madre. Non ho mai avuto un ragazzo vero, mio fratello ostacola tutti coloro che provano un minimo di interesse nei miei confronti, e sono molto pochi. Mio fratello ha un lavoro che ci permette di pagare luce, acqua e robe del genere della casa che ci ha lasciato mio padre, almeno abbiamo una casa e per comprare qualcosa da mangiare. Io faccio la babysitter/dogsitter per poter aiutare mio fratello. Mi muovo per Boston a piedi, o con il treno. Mio fratello ha una macchina che fa piangere i poveri, ma riesce a mantenerla con i soldi che abbiamo.
Quando Jenn finisce di sistemarsi ci avviamo verso l’aula di disegno. Kevin, Sophia, e Luke sono già dentro che ci aspettano. Entriamo nell’aula di disegno e trascorriamo le solite due ore monotone con il professor Douglas. Dopo aver dato un saluto veloce ai ragazzi mi dirigo verso la strada di casa. Per arrivare a casa devo fare circa venti isolati, sono tanti ma non ho altra scelta. Verso le sei conto di essere a casa, finire i compiti e andar a casa della famiglia che abita davanti a me per badare alla loro figlia di due anni, perché loro hanno una cenetta romantica in programma.
Arrivata a casa il silenzio è l’unica cosa che sento. Mio fratello deve essere ancora a lavoro.
«Cam? Cam sei a casa? Cameron?»Niente, deve essere ancora a lavoro.
 
Mi metto una tuta in fretta e comincio a fare i compiti per il giorno successivo. Cerco di avere buoni voti per poter prendere la borsa di studio per andare all’Università, perché certo non ho i soldi per pagarla. Dopo un’ora mezza finisco tutto e mi preparo per andare a trascorrere una serata alquanto monotona con Sally.
Infilo al volo un jeans, una camicetta bianca a maniche corte, metto sopra una felpa nera e infilo le mie Vans nere. Prendo il mio iPhone, (regalo fatto da parte di mia madre prima che morisse, e prima che cadessimo in questa disastrosa situazione economica, che non sapeva nemmeno di avermelo regalato perché era malata), le chiavi di casa, la mia tracolla ed esco velocemente, attraverso la strada e suono al campanello dei Davidson. La sig.ra Davidson mi apre la porta bellissima, con un vestito da sera blu e una bella acconciatura, truccata bene, attraverso il raso del vestito riesco a notare il reggiseno di pizzo, probabilmente messo per far contento il marito dopo la cena.
«Ciao Mallory, io e Ralf ce ne stiamo andando, puoi entrare.»
«Grazie, sig.ra Davidson, è bellissima stasera.»
«Grazie, cara. Ralf? Sei pronto?»
«Si amore, arrivo!»Il signor Davidson si precipita sulla porta di casa e nel giro di dieci minuti sono sola a casa con la piccola Sally.
«Ciao Sally, allora, che facciamo stasera?»
«E’un segreto! Mally vieni!»
 
 
 
Quella serata fu tutto tranne che monotona. Sally mi truccò come un pagliaccio, avevo il rossetto rosso e l’ombretto della sig.ra Davidson su tutta la faccia. La piccola non mi permise di togliere il trucco se non dopo che si fu addormentata, così scesi in cucina e dopo che aprì la borsa, mi misi a cercare le salviettine struccanti che tenevo sempre in borsa.
«No, dove siete? Non potete essere finite, cavolo!»Salgo nel bagno di sopra e mi metto a cercare un paio di salviette, e non trovandole prendo un asciugamano, lo bagno e comincio a passarmelo sulla faccia. Il trucco comincia ad andarsene, ma non del tutto.
«Perché non te ne vai! Dio! Dai vattene!»Così comincio a strofinare più forte. 
«Non concludi niente facendo così, vedi.»Mi giro di scatto e vedo un ragazzo attraente, molto attraente sulla porta del bagno.
«Chi cavolo sei tu? Sei un ladro! Chiamo la polizia!»
«Arresterebbero te, se ti vedessero con quella faccia.»
«Dimmi chi sei o chiamo la polizia!»
«Sono il figlio dei Davidson, Kyle.»
«No, ti sbagli. Loro hanno solo Sally, sei ancora in tempo per uscire da questa casa.»
«Sono il fratello di Sally. I miei non ti hanno mai parlato di me?»
«No, non so chi tu sia, quindi esci da qui, adesso.»prese il portafoglio dalla tasca dei jeans e lo aprì.
«Tieni, questa è la mia carta d’identità.»Me la porge e leggo: Kyle Davidson.
«Sei veramente il figlio di Ralf e Laura?»
«Si, vuoi che chiami mia madre?»
«No, chiamo io.»
 
Dopo pochi minuti ero al telefono con Laura Davidson, che mi garantiva che quello era suo figlio, e che si era dimenticata di dirmi che sarebbe arrivato di lì a poco.
«Ok, grazie sig.ra Davidson, mi scusi se ho rovinato la sua serata. Arrivederci.»Poso il cellulare nella tasca posteriore del jeans e continuo a togliermi il trucco dalla faccia.
«Facendo così ti rovini il viso, posso aiutarti?»Mi giro verso di lui e lo fulmino con lo sguardo.
«Cosa ne puoi sapere tu?»
«Lasciami provare.»Lo guardo e vedo una sicurezza nei suoi occhi neri che mi rapisce.
«Vieni, andiamo in cucina.»
 
Mi avvicino alle scale e scendo per prima, sentendomi addosso uno sguardo insistente. Così mi giro di scatto e lo ritrovo a fissarmi il fondoschiena.
«Potresti smetterla di fissarmi il culo per favore?»
«Chi ti dice che ti sto fissando il culo?»
«Mi sento il tuo sguardo addosso, finiscila.»
«Come vuoi, adesso vieni e siediti in cucina che voglio vederti senza tutto quello schifo in faccia.»Vado in cucina e mi siedo, Kyle invece prende un pentolino con dell’acqua e lo mette sul fuoco.
«Puoi dirmi almeno cosa stai facendo?»
«Sto bollendo dell’acqua.»
«Questo l’avevo capito.»
«Allora non fare domande e fatti aiutare.»
 Il suo corpo però mi impedisce di rispondere ed i miei occhi cominciano a osservarlo veramente.
E’ alto, molto alto e il suo corpo è muscoloso, ben definito. Ha una schiena larga, probabilmente per lo sport praticato al liceo. Ha i capelli neri, con riflessi castani e lisci, ne troppo lunghi ne troppo corti. Gli occhi neri sono contornati da lunghe ciglia nere e folte, il naso è praticamente perfetto e la bocca è carnosa e mi sorride ..
Alzo lo sguardo verso i suoi occhi e vedo che anche lui mi sta fissando. Sposto lo sguardo altrove ma mi accorgo che lui ha capito che lo stavo osservando.
«Come ti chiami?»Lo guardo e vedo una nota di fierezza nel suo sguardo.
«Mallory.»
«Mallory, mi piace.»
Si allontana dai fornelli e apre un cassetto, esce una bustina e dopo averla aperta ne versa una piccola parte dentro il pentolino. Dopo pochi minuti prende un panno e lo imbeve dell’acqua del pentolino, si avvicina a me e si siede sulla sedia accanto alla mia.
«Girati, così riesco a pulirti meglio.»Mi giro verso di lui e comincia a passarmi delicatamente il panno sul viso, e all’istante vedo che il suo aneddoto funziona.
«Mia madre non si strucca mai con le salviettine dei centri commerciali. Lei usa il fiordaliso, pulisce delicatamente e dona alla pelle morbidezza.»
«La sig.ra Davidson ha un viso meraviglioso. Credevo usasse creme particolari anti-età.»
«Mia madre si prende cura del suo corpo. Anche tu hai un viso meraviglioso, ora che riesco a vederlo per bene.»Bagna un altro po’ il panno nell’acqua e me lo passa sulle labbra, sfiorandole in modo sensuale. Tutti e due restiamo in silenzio per parecchi minuti, finché non mi rendo conto che è tardi e che il giorno dopo ho scuola.
«Io, io dovrei andare.»
«Adesso sei bellissima.»Sento le guancie avvamparmi e chino il viso per nascondere il rossore sul mio viso.
«Nessuno ti fa complimenti da parecchio tempo, vero?»Annuisco leggermente, ricordando il momento in cui mia madre, subito prima di morire mi aveva detto che ero bellissima, anche mentre piangevo per lei. Gli occhi mi si inumidiscono all’istante al ricordo di mia madre, così prendo la tracolla e mi alzo, per poter dar sfogo ai miei occhi che sono delle dighe.
«Devo andare. Ciao e grazie, per avermi pulito la faccia.»Sorrido debolmente ed esco dalla casa dei Davidson, attraverso la strada e dopo aver preso le chiavi dalla tracolla le infilo nella toppa ed entro in casa.
 
«Cam? Cam sei tornato?»
 Salgo fino in camera sua e riesco a vedere che Cam è in dolce compagnia. Beh, dolce mica tanto visto che non riesco a prendere sonno se non alle due e mezza del mattino, quando la compagna di mio fratello esce da casa nostra e le urla cessano.
 
 
Adesso sei bellissima. – Alzo il viso e i nostri occhi si incontrano per dei momenti interminabili, quando sento la sua mano giocare con una ciocca castano ramata, la mia, e l’altra mano che mi accarezza il collo e che piano piano mi avvicina verso la sua bocca carnosa..
 
 
La sveglia suona alle sei e mezza e sono costretta ad alzarmi, ed ancora sbalordita per il sogno appena fatto mi ficco nella doccia e dopo essermi asciugata i capelli e vestita scendo sotto, dove trovo mio fratello impegnato al telefono. Prendo un po’ di cereali e metto un po’ di latte nel microonde, quando il latte è caldo lo prendo e mi siedo a tavola, e comincio a fare colazione.
«Lo so che sei occupata oggi, ma ho bisogno di vederti, ok? Richiamami.»Lo guardo di sottecchi e lui capisce che ho qualcosa da dire.
«Che c’è?»
«Chi è? La tipa di eri sera?»
«Che ne sai tu di ieri sera? Non eri dai Davidson a badare a Sally?»
«Si, ma sono tornata a mezzanotte.» Lui mi guarda con una faccia sbalordita.
«I sig.ri Davidson non erano ancora tornati a mezzanotte. Hai lasciato la bambina da sola? Che ti passa per il cervello?»
«No! Certo che no! E’ arrivato il figlio dei Davidson e visto che era tardi me ne sono andata prima e non sono riuscita a prendere sonno fino alle due e mezza perché la tua amica urlava come una scimmia in calore!»
«L’hai sentita?»
«L’ha sentita tutto il vicinato, Cam. Ed io vado a scuola, non puoi fare venire a casa ragazze nel pieno della notte e farle urlare così, io ho bisogno di dormire. Ok?»
«Ok, sarò più prudente. Ma tu hai .. emh, visto qualcosa?»
«No! Certo che no!»
«Ah, menomale.»
«Cam, non lo fare mai più, ok? Non ho dormito stanotte.»
Né per colpa sua, né per colpa del mio sogno.
«Ok, scusa. Andiamo?»
«Si, vado a lavarmi i denti e andiamo.»Salgo in camera e dopo aver lavato i denti mi metto a cercare il telefono. 
«Ma dove sei?»Smonto la camera con il solo risultato di non trovare il cellulare.  
«Cacchio.»
 
La mattina Cam riesce ad accompagnarmi a scuola, ed è l’unico momento della giornata in cui possiamo parlare. Ogni mattina lo lascio a malincuore quando devo scendere dalla macchina, così appena arrivati a scuola lo saluto e mi ritrovo Jenn e Sophia ad aspettarmi sul marciapiede davanti alla Brighton High School, la mia scuola. Scendo dalla macchina e vedo che Sophia è totalmente presa dall’osservare Cam, per il quale ha una cotta segreta. Do un bacio a Jenn che sembra stare meglio nonostante la rottura con Tyler, e chiamo Sophia.
«Sophia, se n’è andato Cam, vedi.»Lei ritorna nel mondo dei coscienti e mi guarda, avvampando.
«Oh, è che è troppo carino!»Ha una cotta irrefrenabile per mio fratello dall’inizio delle medie, il giorno in cui io, Jenn e Sophia ci siamo incontrate per la prima volta. Loro sono l’unica cosa che rende la mia vita più respirabile e vivibile. Loro sono la mia vita. Ognuna di loro ha un pezzo della mia anima, del mio cuore, del mio cervello.
«Perché non venite a casa mia oggi? Sophia, Cam non c’è ma non fa niente, vero? Dai è tanto che non venite da me. Potremmo organizzare qualcosa. DAI DAI DAI! Non abbiamo nemmeno compiti per domani!»
«Certo che veniamo!»
 
Uscite da scuola ci mettiamo a parlare quando Jenn e Sophia mi indicano qualcosa.
«Che c’è? Oh, ragazze. Che succede?»
«C’è un ragazzo, dietro di te, molto carino e attraente, che ti fissa da quando siamo uscite da quella porta.»
«Com’è?»
«Capelli e occhi neri, fisico atletico, ha una Mercedes.»Sospiro.
«Kyle.»
«Lo conosci? Vacci a parlare! Ciao zuccherino, ci vediamo dopo!»
 Mi giro lentamente e come previsto Kyle è nel parcheggio, appoggiato alla sua Mercedes. Percorro i metri che ci separano e mi avvicino a lui.
«Che ci fai qua?»
«Devo dire che sei molto dolce con i ragazzi che ti riportano oggetti di valore smarriti, invece che tenerseli per conto proprio.»
 Dice mentre mi porge il mio telefono e 16 dollari.
«Oh, l’ho dimenticato a casa tua? E questi soldi? Sono in più, sono il doppio.»
«I soldi sono il doppio perché mia madre ha pensato che sei stata molto brava a gestire il mio arrivo, ti sei preoccupata e l’hai chiamata. Per il cellulare ho pensato di portartelo ora, perche ieri sera ho riflettuto, e tu eri troppo impegnata ad urlare, così anche se avessi suonato tu non mi avresti aperto.»
«Oddio, hai sentito le urla ieri notte?»
«Si, e devo dire che la tua gola non ne ha risentito per niente.»Dice sfiorandomi la gola con l’indice.
«No, aspetta! Non ero io, lo giuro! Era la ragazza che era con mio fratello! Io ho solo diciassette anni! Non faccio sesso alle due di notte!»
«E quando lo fai allora?»Chiede ammiccando.
«Io non faccio sesso. E comunque non sono affari tuoi.»
«Ah, va bene. Ti credo.»Prendo il telefono dalle sue mani e lo infilo nella tasca del jeans insieme ai soldi.
«Quando ti sei seduta ieri sera l’hai tolto dalla tasca e l’hai messo sul tavolo, te ne sei andata così in fretta che l’hai lasciato lì.»
«Si, a proposito, scusa, per ieri. Solo che, ho avuto ..»
«Non importa. E’ tutto ok.»
«Ok, allora io vado. Grazie per il telefono.»Faccio per andarmene, quando la sua mano mi stringe in modo delicato il braccio, tanto quanto basta per fermarmi, così mi giro e lo guardo.
«Senti, non sono venuto solo per il telefono. Volevo sapere se ti andrebbe di prendere qualcosa insieme.»La sua proposta mi lascia a bocca aperta.
«Emh, penso di si.»
«Ti va un caffè, adesso?»Lo guardo stupita.
«Adesso?»
«Si, se ti fa piacere. Sennò sarà per un’altra volta. Non importa.»
«No, okay. Va bene.»
«Andiamo?» Mi fa cenno di salire in macchina.
«Sai guidare?»Mi guarda in modo presuntuoso.
«Ho una Mercedes, so guidare. Guido molto bene.»
«Non dovrei salire in macchina di persone che non conosco.»
«Ti fidi di me?»
«No.»
«Ottimo, sali.»
 
 
Salgo in macchina e all’istante un profumo particolare mi avvolge. Kyle entra in macchina e mi sorride.
«Che profumo è? Sa .. di mare e di .. foresta.»
«E’ il mio odore.»
«Mi prendi in giro?»
«Non uso profumi, e non ne metto in macchina.»
«Quindi la tua macchina ha questo odore perché è tua, e standoci dentro il tuo odore è rimasto qui?»
«Si, più o meno.»
«Quindi tu hai l’odore di questa macchina?»
«Si.»
«Non ci credo.»
«Vieni qui e senti, allora.»
«Stai scherzando?»
«No, se non ci credi.»
«Prometti di non fare niente.»
«Prometto di non fare niente.»
Mi avvicino a lui e il mio viso è a pochi millimetri di distanza dal suo collo, e inspiro a fondo.
«Profumi di mare e di foresta.»
«E i tuoi capelli di rose e girasoli.»
«Mi hai odorato i capelli?»
«Si.»
«Avevi promesso di non fare niente.»
«Tu mi attiri, Mallory.»
«Andiamo, sennò faccio tardi.»
«Hai programmi?»
«Le mie amiche vengono a casa mia, tra un po’.»
«Ah, quindi dobbiamo fare in fretta.»
«Se intanto parti, ce la facciamo.»Mette in moto la macchina ed esce dal parcheggio della scuola. Io intanto prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e invio un messaggio a Jenn:
 
Faccio un po’ di ritardo, dove siete?
A casa di Sophia. Dobbiamo andare ancora da me. Tu?
Kyle mi ha invitata a prendere un caffè.
E sei con mister Sexy adesso? ;D
Non chiamarlo in quel modo, comunque si.
Capito, honey. Fai con calma, Sophia ci mette assai, lo sai.
Jenn, ha detto che lo attiro. :\
Bene, continua così, honey! ;)
Ma io non sto facendo niente! Lo tratto pure male.
Non trattarlo male, gli piaci.
Scapperà se mai conoscerà mio fratello.
Intanto goditelo, voglio sapere com’è sotto i vestiti.
Jenn! Non ne ho la minima intenzione!
Ci sentiamo dopo honey! <3
 
«Piaccio alle tue amiche, vero?»,mi giro di scatto e lo guardo allibita.
«Eh?»
«Le tue amiche, mi fissavano a scuola.»
«Veramente, eri tu che fissavi me.»
«Non ne sembri molto contenta.»
«Non mi piace che la gente mi fissi. E’ una vita che le persone lo fanno. Dopo la morte di mia madre e mio padre che se n’è andato, la gente non fa che fissarmi.»
«Mi dispiace, per tua madre.»Il suo sguardo in quel momento era di una dolcezza assoluta.
«Se ne vuoi parlare, io ci sono, ok?»Annuisco.
«Quindi abiti con tuo fratello?»
«Si, sono due anni che abitiamo insieme.»
«Ti piace vivere con lui?»
«Per alcuni aspetti si, certo. Da altri no. E’ un bel ragazzo quindi ha parecchia compagnia femminile. Lui può farsi tutte le ragazze che vuole nel pieno della notte, però io non posso nemmeno avere un ragazzo. Allontana tutti quelli che provano un minimo di interesse per me. Due anni fa ero fidanzata con un ragazzo che aveva due anni in più di me, e appena ci ha visti che ci baciavamo lui ha cominciato a picchiarlo, ed io sono dovuta intervenire. Per poco non ha subito una denuncia, intanto tutti quelli della mia scuola l’hanno saputo e nessun ragazzo si è più avvicinato a me da allora, per paura di mio fratello.»
«Forse non gli piacevi abbastanza da voler rischiare.»
«Forse, però non può comandare la mia vita in questo modo. Ho il diritto di poter amare qualcuno, e anche di soffrire per amore. Non so nemmeno perché sto dicendo queste cose a te.»
«E se io volessi rischiare per te?»
«Noi non ci conosciamo, ed io non provo niente per te. Perché dovresti rischiare?»
 Intanto arriviamo al bar e scendiamo dalla macchina, chiudo lo sportello e sento il suo fiato caldo sulla nuca.
«Mi piacciono le sfide.»
 
Kyle entra nel bar tenendomi la porta aperta, il cameriere ci indica un tavolo libero e ci fa accomodare.
«Quindi è questo che sono per te, una sfida?»
«Mi attiri, Mallory. Voglio conoscerti meglio.»
«Vuoi solamente scoparmi.»
«Scoparti non mi dispiacerebbe, però se ti dico che mi attiri, è vero. Il tuo sguardo .. è qualcosa di profondo. Hai un sacco di pensieri che ti passano per la testa, vero?»
«I miei pensieri non sono roba che tu dovresti sapere.»
«Tu mi piaci, Mallory. Mi piaci veramente. Ho visto, come mi guardavi ieri a casa mia. Mi stavi analizzando.»
«Questo che centra ora?»
«Centra, perché anche io ti piaccio. Forse non quanto tu piaci a me, ma ti piaccio fisicamente, almeno.»
Dopo aver cercato di negare l’ovvio e un caffè a testa Kyle mi accompagna a casa, così apro la porta e mi rifugio dentro casa mia.
 
 
Dopo pochi minuti Jenn e Sophia arrivano, emozionate dal mio “appuntamento” con Kyle.
«Com’è andata con mister Sexy?»
«Jenn smettila di chiamarlo in quel modo.»
«Ma è sexy, lo sai.»
«Non importa, non lo conosco nemmeno.»
«E bhè?»
«Non voglio avere niente a che fare con lui.»
«E dai, è stato così carino oggi.»
«Solamente perché mi ha portato il telefono non vuol dire che sia carino.»
«No, però il fatto che ti abbia portato il telefono, che ti abbia offerto un caffè, e che ti abbia riportata a casa, fa si che lui sia carino.»
«Non ho intenzione di mettermi con lui. Sia chiaro. E comunque abita di fronte a casa mia, non è che mi ha proprio accompagnato a casa. Adesso, prendete le patatine nello stipo, coca cola, il film, e andiamo a vederci questo film, per favore. Così vi state un po’ zitte.»
Dire che del film io non abbia seguito niente è poco. Non so nemmeno il titolo. O meglio, non lo ricordo. Nella mia mente le frasi che lui aveva detto risuonavano come delle trombe:
 
Adesso sei bellissima.
 
Ti fidi di me?
 
Tu mi attiri, Mallory.
 
E se io volessi rischiare per te?
 
I tuoi capelli profumano di rose e girasoli.
 
Mi piacciono le sfide.
 
Il tuo sguardo .. è qualcosa di profondo.
 
«Mallory? Ci sei?»
«Terra chiama Mallory!»
 Guardo le mie amiche che mi fissano da minuti, ormai, e mi rendo conto che sanno che non ho visto niente del film.
«Stai pensando a mister Sexy da ore ormai, andiamo! Ammetti che ti piace.»
«No.»
 
Quattro giorni senza sue notizie, lui è di nuovo lì, bello come la prima volta che l’ho visto, appoggiato alla sua macchina.
Mi avvicino a lui e gli dico: «Non dirmi che ho dimenticato qualcosa nella tua macchina, perché non è vero.»
«Ok, non hai dimenticato niente.»
«E allora? Che ci fai qui?»
«Volevo portarti in un posto.»
«Stai scherzando?»
«No. Sono serissimo.» Il suo sguardo percorre il mio corpo in modo lento.
«E tu sei bellissima.»
«Si, come no. Dove andiamo?»
«E’ una sorpresa.»
«Non mi piacciono le sorprese.»
«Stai zitta e vieni con me.» Sbuffo ed entro in macchina. Lui mi segue e parte sgommando.
«Era proprio necessario?»
«Che cosa?»
«Sgommare in quel modo.»
«Bhè, di solito non lo faccio, ma mi piace dare spettacolo.»
«Me ne sono accorta.» Lui mi guarda e mi sorride.
 
   
 
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