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Autore: _Valentine_    18/02/2012    1 recensioni
La guerra miete vittime come una falce per il grano, loro ora erano un immenso campo che veniva poco a poco dimezzato.
Con uno sforzo assurdo riuscì a premere le dita maggiormente contro la sua tasca, e avverti la forma circolare dell'orologio da taschino che si portava ostinatamente dietro, un cimelio di famiglia.
Dal tessuto liscio dei pantaloni di pregiata fattura riuscì anche ad avvertire la vezzosa "M" in rilievo.
No.
Non era morto, era quasi certo che nell’aldilà non vi fossero orologi da taschino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Che cosa é verità? Inerzia; l'ipotesi che ci rende soddisfatti; il minimo dispendio di forza intellettuale.
(F.Nietzsche)1*
 
Un volto pallido, candido, lo fronteggiò per pochi istanti, ma la cosa sconvolgente era a chi appartenesse quel visino…
-Mezzosangue!
Gridò, in preda a una crisi di panico, indietreggiando, facendo peso sulle braccia.
Tra tutti quei cadaveri sparsi al suolo, tra tutto quel luridume,  lei che ci faceva?
Fu un istante, come una bellissima sirena avvolta in quel pallore come in un candido velo, si fossilizzò, scomparve.
Draco sbatté un’infinità di volte le palpebre, attonito e profondamente percosso, come se avesse visto il volto della morte manifestarsi a lui.
Stette immobile e inerme per un tempo indefinito, e dalla gola gli uscì un leggero squittio, come a volersi fare compagnia da solo, come a volersi ricordare di essere vivo, e per spezzare quel terribile alone di silenzio che lo devastava come una punizione divina ed inconfutabile.
Dov’era ancora non lo sapeva, e ora una domanda si aggiungeva, ancor più terrificante: che ci faceva lì Hermione Granger?
Ma poi era sicuro che non si fosse trattato di un’allucinazione?
In fondo si era appena svegliato, magari era davvero stato un brutto sogno dalla quale si era lasciato trascinare troppo, in fondo era scomparsa da un momento all’altro, non poteva essere così veloce e silenziosa, e poi perché scappare?
Dopo averci riflettuto optò per la soluzione più facile e indubbiamente conveniente per la sua rimanente sanità mentale: era stata un’allucinazione, un brutto scherzo di sensazioni, poi perché proprio la mezzosangue?!
Lo perseguitava!
Precedentemente non si era reso conto, preso dalla frustrazione e dalla spossatezza, che in quel luogo indefinito e ambiguo vi era parecchio freddo, e ora tutta la sua muscolatura, per quanto non molto sviluppata, cominciava a vibrare a causa di scosse gelate.  
Inoltre udiva a tratti un rumore di passi, un leggero scalpiccio soave che lo mandava in manicomio.
Così pervaso da uno strano coraggio, che non gli apparteneva fino a poco tempo prima nei suoi panni di principino viziato, decise di esplorare quel luogo, della quale fin ora poteva scorgere esclusivamente cadaveri, ossa e sangue.
Prospettiva decisamente poco, poco invitante.
Ora non aveva tempo per indossare quei panni puerili, doveva comportarsi da adulto, nonostante avesse solo diciassette anni.
La clessidra dell’ignoto segnava il suo tempo, e quello che sperava gli sarebbe stato concesso ancora per un po’, crudelmente, ininterrottamente.
Non é vero che abbiamo poco tempo: la verità é che ne perdiamo molto.2*
Alla luce di ciò lui si alzò, smuovendosi dalla sua posizione rannicchiata ed immobile per chissà quanto.
Avvertì qualche dolore sparso qua e là per l’effimero involucro di carne che custodiva la sua anima, ed esitante mosse qualche passo, neanche lui sapeva dove.
Camminava.
Semplicemente, camminava, senza meta, in attesa di scorgere qualcosa di rilevante, ma anche un po’ impaurito per la precedente “allucinazione”.
Dopo qualche metro acquistò un po’ più di sicurezza, e accellerò di poco il passo.
Il paesaggio rimaneva invariato, così come il cruento e rammaricante orizzonte che si prostrava ai suoi occhi spenti.
Morti, ossa, e sangue, e ancora, morti, ossa, e sangue, morti, ossa, e sangue!
Solo dannatissimi cadaveri, ossa, e… Oh!
Guarda un po’!
Ancora sangue.
Ma lui non si lasciò scoraggiare, e continuò a percorrere per lungo quel luogo indefinito, finchè trovò un’infinità di nero.
Nero totale.
Nero e basta.
Come se quella sorta di universo fosse un disegno e quello il suo confine, dopo quest’ultimo, il nulla.
Allungò una mano come per toccare quell’oscurità, poi la ritrasse piano, in preda a emozioni contrastanti.
Dov’era finito?
Quello non poteva essere il suo mondo.
Inspirò profondamente, cosa c’era, cosa si celava in quella spirale di vuoto?
Era impaurito da quell’indefinito e misterioso buio, consapevole che da lì sarebbe potuto provenire di tutto, o nulla, e non sapeva quale delle due ipotesi gli incutesse più timore.
Se fosse uscito qualcosa di mostruoso sarebbe morto, non aveva con se la sua bacchetta, almeno non funzionante.
Non osava nemmeno immaginare quale ripugnante essere potesse essere la causa del suo prematuro e ovviamente indesiderato decesso.
Se invece, in caso contrario, non sarebbe provenuto nulla da lì sarebbe comunque morto solo, di una lenta agonia.
Ma era davvero certo di essere solo?
Ed era veramente sicuro di preferire una lenta morte a un colpo secco?
Il dolore non va temuto. Infatti se é intenso é breve, se é lungo non é intenso.3*
Cercava di consolarsi così, ma nulla poteva allietare il suo animo disperso.
Solo in quel momento si rese conto di essere rimasto inerme a fissare il relativo vuoto per tutto quel tempo, così si avviò verso il punto da dove era partito.
Non che cambiasse molto: era tutto uguale lì, e non poteva distinguere, in realtà, un punto preciso.
Dunque camminò dritto, proprio come quando si era incamminato all’ava scoperta, solo nella direzione opposta, incerto di quando fermarsi.
Bloccò il ritmo strascicato e monotono dei suoi passi solo quando potè scorgere una cosa piuttosto singolare.
Credette si trattasse di una nuova allucinazione, e dunque di star letteralmente sfiorando il sempre più vicino orlo della follia, ma infondo cosa determina la follia?
E’ solo un assurdo confine immaginario creato dall’uomo per convenienza, per dare un nome a ciò che è diverso da lui o dalla sua ipotetica normalità.
Si avvicinò per verificare l’effettiva realtà di ciò che vedeva, in effetti le immagini erano alquanto vivide quella volta, fin troppo per non essere vero.
Allungò le dita, emisero un sonoro scricchiolio che fece storcere il muso al giovane, e con una fatica che parve interminabile sfiorò l’oggetto dinanzi a se.
Era vero, non sussistevano dubbi a riguardo.
Percepiva il legno liscio scivolare fluido sotto la sua pelle sensibile, solido e fine.
Toccò leggermente le corde, e il pollice venne a contatto con l’archetto.
Il suo violino.
Il suo e di nessun altro.
Lo riconosceva, lo avrebbe fatto tra mille altri.
I suoi occhi, prima spenti, per un istante si illuminarono, in contrasto con la sua espressione incredibilmente neutra.
Poi si ricordò della sua situazione, e un velo amaro calò pesantemente sul suo volto leggermente sporco di terriccio e sangue.
Sangue che non era suo, almeno non solamente suo.
Si leccò il contorno delle labbra fini, e il sapore ferroso gli invase la bocca.
Era solo, in un posto indefinito che con il suo mondo non c’entrava nulla, e con se solo allucinazioni, e di concreto un violino, il suo violino, un orologio da taschino ipoteticamente rotto e dei cadaveri…
Lugubre.
Per sdrammatizzare, anzi, in realtà per pura forza di inerzia, si gettò col sedere a terra, non badando al dolore, e si mise a suonare il suo violino, non sapendo che la sua musica aveva attirato qualcuno.
Qualcuno che se ne stava nascosto, ad attendere.
 
 
Note:
1* Questa citazione vuole significare, in questo contesto, che non c’è mai una verità che sia totale, solo una che soddisfi le nostre domande e a volte è fin troppo banale da risultare anche inutile in una vita che necessita d’altro, in questo caso è ancora nascosta e lo resterà per un po’…
2* Citazione di Seneca.
3* Frase di Epicuro.  
  
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