IL
RITUALE DELLA LUNA PIENA.
La
luna risplendeva piena e alta in un cielo senza nuvole. Era
l’ora designata,
l’ora del rituale della perfezione, l’ora del
rituale della luna piena.
La
fanciulla , spirito argenteo della luna, era pronta a compiere il suo
secolare
compito, era pronta a far risplendere di luce nuova l’albero
al centro della
radura, simbolo della natura e legame indissolubile con la luna stessa.
Alle
sue spalle Alessandro giaceva addormentato. La fanciulla
spostò, per un ultimo
istante, lo sguardo sopra il ragazzo. Il respiro era tornato normale,
ma il
colorito roseo tardava a riaffiorare sul suo volto pallido. Non era
più
preoccupata, però, perché sapeva che Alessandro
non correva più rischi: lei lo
aveva salvato, lei ce l’aveva fatta davvero!
Sfiorò delicatamente con lo
sguardo ogni singola parte di quel corpo che amava, si
soffermò sulla linea
rossa che attraversava il suo petto, che gli avrebbe fatto veramente
male al
suo risveglio. Si dispiacque per l’impossibilità
della magia di curare le
ferite causate per utilizzare il suo potere.
Riportò
la sua attenzione all’albero di fronte a sé.
Poteva sentire il legame che la
univa a lui, poteva vedere il filo invisibile che come un nodoso ramo
arrivava
fino a lei. Si concentrò su quel legame e allargò
le braccia. Il vento si alzò
muovendo le fronde dell’albero in fiore disperdendo il suo
polline: piccoli
puntini dorati volteggiavano nell’aria. Il vento, come un
essere con una
propria coscienza, attraversò la distanza che lo separava
dalla fanciulla,
portando con sé il polline di amamelide. Sfiorò
lentamente le caviglie dello
spirito della luna che rise felice a quel contatto. Poi, come una
spirale,
avvolse la fanciulla fino ad arrivare ai suoi capelli che danzarono con
lui.
Adesso, tra l’aurea argentea della fanciulla si potevano
distinguere piccoli
puntini dorati. L’odore del mare, poi quello
dell’aria fresca dopo la pioggia,
erba appena tagliata, la terra smossa. Il calore del sole, il
cinguettio degli
uccelli e l’ululare dei lupi, un canto di armonia. Il vento
si placò, il
rituale della luna piena era iniziato.
Il
silenzio della notte riavvolse di nuovo l’aria della radura.
La fanciulla
abbandonò le braccia lungo il suo corpo. Un passo dopo
l’altro si avvicinò
all’albero. Si sedette sotto le sue fronde che, come una
calda mano, le
accarezzarono il viso. La fanciulla assunse la posizione del loto, le
gambe
incrociate e le mani appoggiate sulle ginocchia, e aprì le
porte del suo
spirito collegandosi con l’altra sé sul nel cielo.
Un unico fascio di luce
partì dalla luna piena circondando di luce argentea il
risplendere dorato
dell’albero: l’amamelide era pronto a ricevere il
potere rigenerativo della
luna.
La
fanciulla si alzò in piedi e guardò
ciò che era successo: come succedeva ogni
mese, la luce dorata dell’albero l’aveva accolta
dentro di sé. Allungò il
braccio e osservò la sua mano: poteva vedere la sottile luce
argentea, che
risplendeva a contatto con la sua pelle, ricolma del polline
dell’albero,
poteva osservare la luce dorata dell’albero che la riscaldava
e infine la luce
argentea della luna piena che completava e donava serenità.
I suoi occhi
traboccarono di gioia. Appoggiò la mano sul tronco
dell’albero: un flusso di
energia si ramificò nel suo braccio per poi percorrere il
suo corpo e finire
nei suoi capelli che crebbero fino a sfiorarle le gambe. La sua risata
cristallina si diffuse nell’aria. Adesso lei era pronta a
governare la luce
dell’albero. Le fronde dell’amamelide iniziarono a
muoversi, un solo e forte
ramo si allungò verso di lei: la fanciulla
ringraziò gentilmente e si sedette
su di esso, poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare
all’interno della
chioma dell’albero.
Quando
percepì la quiete intorno a sé, riaprì
gli occhi e fu felice di trovarsi lì.
Nonostante quell’ambiente le fosse ormai familiare, lei
contemplò, come se
fosse la prima volta, la miriade di fiori gialli che aspettavano
silenziosamente un suo gesto; ovunque volgesse lo sguardo era presente
un fiore
di amamelide: allungò il braccio davanti a sé e
accolse, senza raccogliere, un
fiore dentro la sua mano. Poteva sentire lo scorrere il potere della
vita della
natura, ascoltarne l’armonia e la pace. Poteva sentire la
potente antichità
dell’albero, sapere come le sue radici si addentravano nel
terreno e seguire
con gli occhi della mente la linfa della luce dorata che attraverso il
tronco
arrivava ai fiori. Magnifico.
La
fanciulla, sempre seduta sul ramo dell’albero,
allontanò la mano dal fiore che
vi aveva racchiuso. Poi, muovendo anche l’altra,
iniziò a formare nell’aria dei
movimenti circolari, come a voler creare una sfera tra le sue mani.
I
piccoli puntini di polline dorato, fonte generatrice della luce
dell’albero,
iniziarono a muoversi verso la sfera d’aria: uno dopo
l’altro abbandonarono
l’aurea della fanciulla, portandone un frammento argenteo via
con loro.
Quando
anche l’ultimo granello ebbe lasciato l’aurea della
fanciulla, lei spostò lo
sguardo verso lo spazio tra le sue mani dove la sfera d’aria
aveva lasciato il
posto a una sfera dorata, grande quanto due mani strette tra loro, e
punteggiata d’argento. La fanciulla aprì le
braccia lasciando fluttuare la
sfera di fronte a sé.
Spalancò
le porte del suo spirito lasciando scorrere tutto il suo potere insieme
a
quello dell’albero intrecciato con i suoi capelli. Si sentiva
libera e potente.
La luce intorno all’albero, proveniente dalla luna piena,
s’increspò e, in quel
medesimo istante, i frammenti argentei dentro la sfera esplosero
avvolgendo con
la loro luce l’albero e creando un punto fisso e abbagliante
nella notte.
Con
un gesto veloce e deciso la fanciulla spinse la sfera dentro
l’albero, nel
punto in cui iniziavano a diramarsi i rami: l’energia
rigeneratrice entrò in
circolo. Un solo secondo più tardi, la luce argentea che
risplendeva nel buio,
come uno specchio, si ruppe in migliaia di frammenti che volteggiando
nell’aria
assunsero la forma di lacrime cristalline. La luce dorata
dell’albero fece
capolino e libera ormai di risplendere riecheggiò con il suo
potere in ogni
singolo angolo del mondo.
La
fanciulla capì che era arrivato il momento. Saltò
giù dall’albero, elegante
come un lupo, e appena il suo piede toccò terra il vento si
alzò e avvolse
l’albero e… fu come se per un attimo il tempo si
fosse fermato, tutto era
silenzioso e immobile. Poi, all’unisono, i fiori di amamelide
si librarono
nell’aria. Il tempo riprese a scorrere, il vento
imperò portando con sé i fiori
gialli che, come in una danza, si unirono alle gocce argentee e
volteggiarono
per tutta la radura.
La
fanciulla si voltò e guardò l’albero:
La sua luce risplendette, la luce
dell’albero risplendette e la fanciulla sentì
l’energia della luna fluire
nell’albero e arrivare ai rami. Piccoli boccioli di amamelide
iniziarono a
fiorire sui rami per poi sbocciare risplendendo di magia.
La
fanciulla sorrise ai nuovi fiori. Se qualcuno avesse potuto osservare
il
rituale, sarebbe rimasto sicuramente deluso da quella fine che avrebbe
definito
banale dopo tutto ciò che era accaduto prima. Non potevano
commettere errore
più grande. La fanciulla ascoltò estasiata le
risate dei fiori appena nati che
avevano dato forma allo spettacolo più bello e semplice che
l’universo avrebbe
mai potuto contemplare: la vita.
La
fanciulla sfiorò delicatamente l’albero e nella
sua mente riecheggiò una voce
antica che le sussurrò un devoto grazie. Si
inchinò all’albero e chiuse il suo
legame con lui, chiuse le porte del suo spirito.
Il
rituale della luna piena era concluso.
Ora
non le rimaneva che un ultimo compito: danzare con i fiori caduti e le
lacrime
di luna per farle tornare alla natura, perché è
là che tutto inizia e finisce.
Si
preparò, le piaceva molto quella parte finale del suo
compito. Certo, non era
niente a confronto dell’ammirare l’albero di
amamelide risplendere di vita
nuova: questa parte era così… appariscente.
Alzò le spalle: non era mica colpa
sua se alla natura piaceva usare la magia per mostrare la sua bellezza.
Il
vento le vorticò intorno raccogliendo attorno a lei fiori e
gocce. La fanciulla
fece un passo, poi un altro ancora e una giravolta. Iniziò a
danzare. Fece un
passo, poi un altro ancora e… un urlo. La fanciulla si
fermò immediatamente e
il vento, i fiore e le gocce si bloccarono con lei. Si
guardò intorno con
sguardo confuso e preoccupato e quando vide da dove, o meglio da chi,
era
provenuto l’urlo, puro terrore si impossesso di lei.
Incontrò
quelli occhi azzurro che la guardavano senza capire e intanto la natura
iniziava a crollarli intorno.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Ed
ecco il penultimo capitolo!!! Non è arrivato puntuale, ma
per
fortuna prima dell’ultimo capitolo pubblicato!=p
Il prossimo capitolo: “Il segreto svelato.”
“Lo so che tutto questo non è molto, ma
è una delle cose più
importanti che ho. E’ racchiuso molto di me e dei miei sogni
in questa storia e
io gliela dedico per ringraziarla di tutto quello che ha fatto per noi,
per
tutto quello che ci donato. Grazie, perché siamo diventati
forti grazie a lei.
Una farfalla dalle stupende ali rosse, ecco come la
ricorderò.”