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Autore: Koe    24/09/2006    3 recensioni
Un tempo Sirius aveva una fidanzata, una semplice ragazza babbana, che amava e con cui faceva progetti per il futuro. Ma poi è finito ad Azkaban. E di lei che ne è stato? Come reagirà al suo ritorno?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un cane nero

 

 

Passarono i giorni, le settimane, i mesi, e finalmente arrivò l’autunno. Ormai le foglie cominciavano a cadere dagli alberi e l’aria fredda della notte si insinuava fin dentro alle ossa, ma ciò nonostante continuavo a trascorrere le mie serate seduta sui gradini davanti a casa, lasciandomi cullare dal tranquillo frusciare del vento tra le foglie del bosco. In passato, ogni volta che mi era capitato di dover affrontare qualche difficoltà, mi fermavo a osservare il cielo stellato e nella contemplazione della sua immensità riuscivo ritrovare la serenità perduta. In quel periodo però neanche così riusciva a ottenere un po’ di pace. Le mie serate scorrevano sempre uguali, ora dopo ora, notte dopo notte, ma l’angoscia che avevo nel cuore non mi abbandonava. Mille dubbi si affollavano nella mia mente, mille domande a cui non riuscivo a dare risposta continuavano insistenti a tormentarmi, impedendomi di andare avanti con la mia vita, costringendomi a rivivere all’infinito eventi appartenenti ormai a un lontano passato, alla ricerca di una spiegazione che sapevo non sarei mai riuscita a trovare.

A volte mi illudevo di poter dimenticare, di fingere che non fosse accaduto niente, ma era un inganno di breve durata: mi bastava guardare un telegiornale perché immancabilmente l’annuncio di un nuovo avvistamento del pericoloso evaso mi riportasse bruscamente alla realtà. E così ritornavo ai miei dubbi, alle mie domande, e alle mie serate a guadare il cielo.

Fu in una di quelle serate, apparentemente uguale a tutte le altre, che accadde qualcosa di strano. All’inizio non ci feci caso, persa com’era nei miei pensieri, ma poi mi accorsi che il mio cane si era alzato rizzando le orecchie e stava osservando attentamente alcuni movimenti nel sottobosco. Guardai anch’io in quella direzione, ma l’oscurità della notte rendeva molto difficile distinguere qualcosa tra le ombre confuse  degli alberi. Non si sentiva un solo rumore a parte il frusciare dei rami al vento.

Rimasi in attesa per qualche minuto che mi sembrò eterno. Razionalmente cominciavo a pensare che si trattasse semplicemente di qualche animaletto selvatico, eppure dentro di me sentivo che stava per accadere qualcosa di incredibile. E infatti, all’improvviso vidi delinearsi sul limitare del bosco, come emersa dal nulla, l’ombra di un enorme cane nero, mentre lontani ricordi ritornavano vividi nella mia mente.

 

“Ancora!” esclamai sorridendo. “Ma mi spieghi come fai tutte le volte a far apparire queste rose dal nulla?”

“Te l’ho detto. Sono un mago!”

“Sì, ci credo!” risposi scettica. “Quindi immagino che tu sia anche in grado di fare incantesimi, volare, diventare invisibile…”

“No, queste cose non possono farle neanche i maghi, a meno che non utilizzino qualche oggetto magico, tipo una bacchetta, o una scopa volante. Ma proprio perché sei tu, ti svelerò un segreto” e si avvicinò sussurrando con aria cospiratoria. “Io riesco fare una cosa che non tutti i maghi sono in grado fare: mi so trasformare in un animale”

“Ma davvero? Allora fammelo vedere”

“Adesso non posso, non è una cosa che si possa mostrare così al primo che passa! Ma se farai la brava forse un giorno ti darò una dimostrazione.”

“Ah, così adesso sarei la prima che passa? E io che pensavo di essere la tua ragazza!” lo rimproverai scherzosamente. “ Ma va bè, dimmi piuttosto, così per curiosità, in che animale sapresti trasformarti?”

“In un grosso cane nero.”

 

Un grosso cane nero…

“E’ assurdo. Devo essere impazzita per aver solo pensato una cosa del genere.” Questo era ciò che diceva il mio lato razionale. Eppure una parte di me ci credeva, voleva crederci a tutti i costi, per quanto potesse sembrare illogico. Mi alzai quasi senza rendermene conto e rimasi ferma a fissare quell’animale, in attesa che accadesse qualcosa che non osavo neanche immaginare. Il cane ricambiò il mio sguardo, e senza staccare i suoi occhi dai miei si avvicinò lentamente fino ad arrivarmi davanti. Un turbamento profondo, un sentimento che non riuscirei a definire, mi invase l’animo e mi spinse a parlare, a pronunciare di nuovo, dopo anni, il suo nome. “Sirius.” Fu solo un sussurro, ma nel silenzio della notte ebbe l’effetto dirompente di un’esplosione.

E poi accadde. Davanti ai miei occhi quel grosso cane si trasformò magicamente in un uomo: un uomo dal volto scavato, stanco, sconvolto, ma in cui riuscivo ancora a riconoscere gli occhi di colui che avevo amato. Era lui. Era vivo. Ed era tornato da me.

 

Ero paralizzata. Mille pensieri vorticavano frenetici nella mia mente impedendomi una qualsiasi reazione. All’improvviso il mio cane si mise ad abbaiare nervoso contro lo sconosciuto apparso dal nulla, riportandomi bruscamente alla realtà. Sirius davanti a me era in condizioni pietose, sporco, stanco, affamato, e io non potevo continuare a rimanere ferma immobile a fissarlo. C’erano tante cose da fare, tante cose da dire. Ma le parole proprio non volevano saperne di uscire. Parlare avrebbe significato mettere a fuoco un’idea, un pensiero, e in quel momento non ero assolutamente in grado di farlo. Riuscii soltanto a prendergli la mano e accompagnarlo in casa, in silenzio. Gli diedi quello di cui aveva bisogno e un letto per riposare. Tutto senza dire una parola. L’unica cosa che mi interessava era sentire la sua presenza accanto a me, rendermi conto che davvero era tornato, tutto il resto non aveva importanza, nemmeno le domande che mi avevano assillato nei mesi precedenti. Lui era vivo, era con me, solo questo importava. Le spiegazioni potevano essere rimandate a un altro momento.

E il momento arrivò il giorno seguente, quando si sedette accanto a me e cominciò a raccontarmi tutto quello che quando ci frequentavamo aveva voluto tenermi nascosto. Fu un racconto lungo, una storia inverosimile che parlava di un mondo sconosciuto, in cui esistono la magia, i maghi e creature fantastiche. Mi parlò di maghi malvagi, incantesimi oscuri, guerre, tradimenti. Sembrava una favola, una di quelle favole un po’ spaventose che fanno paura ai bambini. Eppure gli credetti, per quanto assurde mi sembrassero le sue parole non dubitai nemmeno per un attimo che si trattasse della verità. Finalmente, anche se in modo assolutamente inaspettato, il suo racconto dava una risposta a tutte le domande che mi ero fatta negli ultimi mesi.

Ma tutto ciò passò in secondo piano davanti a quello che mi disse dopo:  mi giurò che, nonostante mi avesse tenuta nascosta una parte importante della sua vita, non aveva mai mentito riguardo ai suoi sentimenti: mi amava, mi amava allora e mi amava adesso che era tornato. E io, che mi ero illusa di averlo ormai dimenticato, sentii all’improvviso rinascere dentro di me tutto l’amore che avevo sepolto nell’angolo più profondo del mio cuore.

Fu così che Sirius, dopo più di dieci anni, tornò a far parte della mia vita.

Ovviamente la situazione non era semplice. Sirius rimaneva un ricercato e doveva continuamente fuggire senza mai fermarsi troppo a lungo in uno stesso posto. E poi doveva anche trovare l’amico che lo aveva tradito, l’unico che avrebbe potuto dimostrare la sua innocenza. Ma nonostante tutto, tra una fuga e l’altra riusciva sempre a passare da qui, da questa mia casetta isolata dal mondo. Si fermava solo pochi giorni, ma erano ugualmente giorni felici. Quando eravamo insieme mi sembrava i tornare ai tempi dell’università, al periodo in cui ero piena di speranze per il nostro futuro, e di nuovo tornavo a illudermi che quella felicità potesse durare per sempre.

Durò invece poco più di un anno, fino a quando la situazione nel suo mondo non cominciò a peggiorare; mi disse che il mago cattivo e i suoi seguaci si stavano riorganizzando, e i suoi amici volevano che lui restasse nascosto in un luogo che loro ritenevano sicuro, così i nostri incontri diventarono sempre più rari. E’ assurdo pensare che mentre era in fuga intorno al mondo poteva capitarmi di svegliarmi una mattina e trovarlo in cucina che preparava il caffè, mentre adesso che lo sapevo con certezza a Londra, a poco più di un’ora di viaggio, non avevo praticamente nessuna possibilità di vederlo. Ogni tanto mi arrivava una lettera, ma non riusciva a rasserenarmi, sentivo chiaramente sprigionarsi dalle sue parole il senso di insofferenza che lo opprimeva, l’angoscia provocata da quella situazione che lo faceva sentire come quando si trovava in prigione. Ma anche le lettere, comunque, erano poche per paura delle intercettazioni.

L’unico modo per non rimanere completamente isolata e riuscire ad avere qualche minima informazione su quanto stava accadendo, era leggere il poco che diceva il loro giornale, la “Gazzetta del Profeta”. Su mia richiesta, Sirius riuscì a fare in modo che un gufo me lo consegnasse ogni mattina, ma mi disse di non fidarmi troppo di quello che scrivevano, perché le autorità nascondevano molte informazioni per evitare che si diffondesse il panico tra la popolazione.

Questo fino a ieri.

Ieri il giornale titolava a caratteri cubitali sul ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Pubblicava le scuse del ministero per le informazioni nascoste e gli errori di valutazione commessi finora. E soprattutto dava notizia della tua innocenza e della tua morte.

 

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Eccomi di nuovo qui con un altro capitolo, immagino che ormai nessuno se lo aspettasse! Chiedo scusa perdono pietà per l'enorme ritardo, ma dopo la forzata pausa estiva ci ho messo un po' a rimettermi a scrivere. Comunque come potete intuire siamo agli sgoccioli, prometto che il prossimo e ultimo capitolo arriverà fra breve. Grazie a chi a letto e commentato finora! Ciao

 

  
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