Il capitolo non mi soddisfa al massimo, forse perchè è un capitolo di passaggio, dove non succede nulla...
Vi ringrazio per l'entusiasmo con cui avete accolto questa storia: avere 36 recensioni in 3 capitoli mi fa gongolare, e poi rileggere le vostre parole mi tira su nei momenti di sconforto pre-esame. Non vi annoio e vi lascio al capitolo, ci si legge sotto ;)
FRATELLI
Sono passate
due settimane dal mio incidente. Finalmente adesso posso muovermi
meglio e
stasera ho deciso di preparare la cena per me, Alice ed Edward: i
nostri
genitori sono fuori e non mi va di abusare ancora della pazienza di mio
fratello. In questi giorni mi è stato tanto vicino,
aiutandomi in tutto; i
nostri rapporti sono decisamente migliorati, ci siamo chiariti e
finalmente
posso considerarlo mio fratello o per meglio dire il mio migliore
amico. E’ un
ragazzo meraviglioso e imparandolo a conoscere sono rimasta affascinata
dalla
sua anima dolce e sensibile: forse ciò è dovuto a
quello che ha dovuto
affrontare a causa della separazione dei suoi, diventando adulto in
fretta e
dovendo aiutare Alice a superare la situazione, ma non è
facile trovare un
ragazzo di diciotto anni tanto maturo come lo è lui.
Lentamente
scendo in cucina e metto sopra il sugo e l’acqua per la
pasta, il menù prevede
spaghetti al pomodoro. Mentre mescolo il sugo sento una macchina
rientrare nel
vialetto, sicuramente sono Edward e Alice che ritornano dal parco, e le
mie
impressioni vengono confermate dalle urla della piccola che sta
raccontando
qualcosa a suo fratello: incredibile come la sua voce si senta
perfettamente
dal giardino, ha un tono squillante e sempre allegro.
La porta di
casa si apre e un mini tornado entra in cucina.
“ Bella!
Come tai? ” Mi chiede premurosa come sempre: quando il
mattino dopo l’incidente
è venuta a trovarmi in ospedale era terrorizzata, temeva che
fossi morta e che
le avessero detto una bugia, e dopo aver visto che stavo bene era stato
difficilissimo convincerla a tornare a casa, nonostante la promessa che
il
giorno seguente sarei rientrata pure io.
Vorrei
piegarmi e darle un bacio, ma una fitta al fianco mi fa ricordare che
la mia
guarigione non è del tutto completa.
“ Sto bene
piccola, ti sei divertita al parco? E dov’è
Edward? ” Le chiedo visto che non
lo vedo entrare in cucina, né sento i suoi passi in giro per
casa.
“ Vieni, sta
appettando davanti la polta. ”
Confusa, scendo
le pentole dal fuoco e afferro la manina che mi porge Alice. Mentre
raggiungiamo l’ingresso, la piccola peste non fa altro che
sbellicarsi dalle
risate e io continuo a chiedermi il perché, ma la mia
domanda trova risposta
non appena vedo Edward fermo sulla soglia di casa: è tutto
sporco di fango. Non
riesco a trattenere le risate e scoppio anch’io, mentre lui
mette il broncio.
“ Ma cosa ti
è successo? ” Riesco a dire tra una risata e
l’altra.
“ Potreste
cortesemente smetterla di ridere? ” Ci chiede lui, e almeno
io tento di
trattenere le risate, visto che Alice è ormai in lacrime per
quanto ride, in
effetti non è carino comportarsi così in sua
presenza.
“ Scusa. ”
Sussurro un po’ imbarazzata, non vorrei che questo mio modo
di comportarmi
inclini nuovamente i nostri rapporti, che adesso sono splendidi.
“ Grazie.
Comunque è tutta colpa di quel mostriciattolo lì.
Stava correndo inseguendo
una farfalla e se io non l’avessi
acchiappata sarebbe caduta in una pozza di fango; sfortunatamente
però ci sono
caduto io. ” Conclude con uno sbuffo e io scoppio nuovamente
a ridere.
“ Se
permettete avrei di meglio da fare che stare sulla porta a vedervi
ridere. ” Lui
ci guarda in cagnesco e poi ci supera dirigendosi al piano di sopra,
sicuramente
per farsi una doccia e cambiarsi.
“ Torniamo
in cucina piccola. Finiamo di preparare la cena, prima che tuo fratello
ci
uccida quando scende.” E lei tutta felice mi segue
saltellando fino in cucina.
Preparare la cena con Alice non è semplice, come tutti i
bambini vorrebbe dare
una mano, ma il più delle volte rischia di farsi male, ma
fortunatamente riesco
a farla stare buona, dandole un libro da colorare, e non farle fare
guai; quando
sto per scendere la pasta sento dei passi e voltandomi trovo Edward
davanti la
porta: ha i capelli umidi, segno che è appena uscito dalla
doccia. Facendo
attenzione a non scottarmi scolo la pasta e quando è tutto
pronto ci sediamo a
tavola. Non parliamo molto durante la cena, io ed Edward siamo troppo
impegnati
a imboccare Alice a turno per evitare che il pomodoro degli spaghetti
schizzi
fino al tetto: quando sarò mamma dovrò ricordarmi
di non cucinare mai spaghetti
fino a quando i bambini non compiono 10 anni, almeno.
Finita la
cena io comincio a lavare i piatti mentre Edward porta in salotto
Alice; poco
dopo mi raggiunge anche lui.
“ Facciamo
che tu lavi e io asciugo?” Propone.
“ Va bene.
Ma dove hai lasciato Alice? ” Mi preoccupa saperla sola in
un’altra stanza.
“ Tranquilla.
È incantata a vedere la Bella e la bestia, non si
muoverà per un bel po’. ”
“ Allora
cosa mi racconti di bello? Che avete fatto in questa settimana di
scuola? ” Non
potrò tornare in classe prima di un’altra
settimana e mi mancano i miei amici,
non li vedo da prima delle vacanze di Natale, e poi non mi piace
rimanere
indietro con i compiti, ma per fortuna io e Edward condividiamo alcuni
corsi.
“ Il
professore di biologia ci ha fatto catalogare le varie fasi della
mitosi
osservando delle bucce di cipolla; quello di inglese invece ci ha
uccisi
facendoci vedere Romeo e Giulietta di Zeffirelli. ”
“ Ma quanto
sei ignorante, fratellino? Quel film è qualcosa di sublime,
dalla scenografia
alla colonna sonora, i vestiti, gli attori… è
tutto meraviglioso. ” Sospiro,
sono pazzamente innamorata di quel film.
“ Mi è
venuto il diabete. Quasi dimenticavo, la professoressa di matematica ha
consegnato
i compiti. ”
Gli mollo
uno schiaffo sul braccio. “ E cosa aspettavi a dirmelo?
”
“ Che manina
delicata sorellina, sono sicuro che domani mi ritroverò con
un livido. Comunque
che cosa ti preoccupi tu? Hai preso la tua solita A. ”
“ Wow, stavolta
non me l’aspettavo, era difficile il compito. A te come
è andata? ”
“ B meno.
Pensavo peggio. ” Si scompiglia i capelli imbarazzato, la
matematica da quello
che ho capito non è mai stato il suo forte.
“ Dai, la
prossima volta ti aiuto io, così riparerai questo voto.
”
Per un po’
rimaniamo in silenzio però sento di dovergli delle scuse per
il mio
comportamento di poco fa.
“ Senti
Edward per quanto riguarda prima, bè mi dispiace. Non volevo
scoppiarti a
ridere in faccia, solo che la tua espressione era buffissima.
” Cerco di non
ridere nuovamente al ricordo della sua faccia.
“ Non
preoccuparti. So che non volevi offendermi e ti assicuro che non lo hai
fatto, però
è certo che non porterò più la piccola
peste al parco da solo. ” Scoppiamo a
ridere entrambi, in effetti Alice al parco diventa una scalmanata
unica. Finiti
i piatti ci spostiamo in soggiorno dove troviamo la piccola
addormentata nel
divano: è tenerissima, tutta raggomitolata su se stessa,
neanche sembra quel
diavoletto che di giorno ci fa disperare. Delicatamente Edward la
prende in
braccio e la porta in camera sua, io li seguo e insieme riusciamo a
infilarle
il pigiama, ma purtroppo lei si sveglia.
“ Mi
raccontate una favola insieme? ” Chiede con la voce
assonnata; io e suo
fratello ci guardiamo un attimo negli occhi e poi annuiamo: entro
cinque minuti
si sarebbe riaddormentata.
E invece ci
vuole quasi un’ora per farla riaddormentare.
Abbiamo
pensato di raccontarle Biancaneve e la piccola, ogni qual volta la
principessa
cadeva vittima di uno dei sortilegi della strega, cominciava a
commentare su
quanto fosse stupida questa “ principessa ”. Alice
non ha tutti i torti, anche
io non l’ho mai digerita la storia di Biancaneve,
è una buona a
nulla che porta solo guai a quei poveri
nanetti. Alla fine riusciamo a farla dormire, prima che io ed Edward
crolliamo
dal sonno insieme a lei: non è facile starle dietro tutto il
giorno.
“ Buonanotte
Bella, a domani. ” Mi dice Edward prima di aprire la porta
della sua stanza.
“ Notte
anche a te. ” Mi richiudo la porta di camera mia alle spalle.
Mi balena in
mente un’idea: domani ho il mio appuntamento mensile e magari
potrei chiedere
ad Edward di accompagnarmi. Senza rifletterci su ancora, spalanco la
porta e
vado a bussare in quella di mio fratello “Avanti. ”
Mi risponde lui da dentro.
Apro la
porta, sporgendomi con la testa all’interno, e lui rimane
sorpreso nel vedermi
“ Bella che succede, hai bisogno di qualcosa? ”
“ No, cioè
sì. Ecco, mi chiedevo se domattina ti andasse di
accompagnarmi in un posto. Sai,
ancora non posso guidare ed
avrei
chiesto a Charlie, ma lui è di turno a lavoro e io non posso
rimandare
l’appuntamento. ”
“ Certo non
c’è alcun problema. Ti accompagno dove vuoi, ma
dove si va? ”
Domanda più
che legittima la sua, ma io non so bene cosa dirgli “ Lo
scoprirai domani, è
una sorpresa. ” Spero si accontenti di questa risposta, anche
se tutto può
definirsi il luogo in cui andremo tranne che una sorpresa.
“ Va bene, allora
notte o devi dirmi altro? ”
“ No
assolutamente no. Ti lascio dormire, oggi è stata una
giornata pesante.
Buonanotte. ” Lascio definitivamente la sua stanza. Tornando
nella mia e
specchiandomi noto che sono rossa in viso come un peperone: maledetta
timidezza. Gli avevo promesso che avrebbe avuto delle spiegazioni sul
mio non voler
festeggiare il capodanno e non c’è miglior
occasione di domani; spero che
capisca, in fondo si è dimostrato un ragazzo molto dolce e
sensibile.
Senza che
neanche me ne accorga scivolo nel mondo dei sogni e come tutte le notti
ormai
il mio incubo prende vita.
Proprio perchè sono sotto esami il prossimo capitolo non arriverà prima di Marzo: odio farvi aspettare così tanto, ma il prossimo è un capitolo importante e ho bisogno di tranquillità per scriverlo, e al momento tutto sono fuorchè tranquilla. Vi chiedo un pò di pazienza e poi spero di non fare più ritardi.
Scappo, un bacio e ancora grazie, Paola