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Autore: Shainareth    19/02/2012    4 recensioni
*** Si ringraziano Atlantislux per l'impeccabile betaggio, Ike_ ed Erecose per l'indispensabile consulenza, e Milly Miu Miu per le bellissime illustrazioni. Nonché tutti voi lettori. ***
[Dragon Age: Origins] Ero viva per davvero? O quel disgraziato mi aveva seguita nel regno dei morti col solo intento di prendermi per i fondelli? Pensando a questa possibilità, valutai seriamente l’idea di dargli una testata sul naso. Se non lo feci, fu unicamente perché Duncan si avvicinò a noi e mi porse un boccale d’acqua. Ancora frastornata, mi misi a sedere e bevvi avidamente, come se avessi una sete insoddisfatta da giorni, cercando di mandare via l’orribile sapore che avevo ancora in bocca.
Unica precisazione: la protagonista NON è una Mary Sue. XD
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nimue Surana'
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CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO - PIANIFICARE




Poiché ci avevano spiegato che affinché l’Arle si riprendesse del tutto ci sarebbe voluto del tempo, quando Oghren ci disse che alla taverna del villaggio aveva scoperto che alla Principessa Viziata avevano da poco assunto una nana, io e Alistair ci offrimmo di accompagnarlo fin lì. Kinloch Hold, dopotutto, distava appena a una giornata di cammino e io dovevo ancora comunicare a Irving del desiderio di Dagna – la ragazza con la fissa per i maghi incontrata a Orzammar – di essere accolta al Circolo. Andammo fin lì solo noi tre e Merlino, mentre gli altri rimasero al sicuro a Redcliffe, dove avrebbero potuto riposare, finalmente.
   Felsi se ne stava in fondo alla taverna a pulire uno dei tavoli. Nell’insieme era tutt’altro che brutta e la prima cosa che pensai fu che sicuramente dava l’idea di essere di gran lunga migliore di quella pazza di Branka.
   «Eccola lì», balbettò Oghren, divorandola con lo sguardo.
   E siccome pareva non volersi muovere dall’entrata, Alistair lo sospinse in avanti. «Andate a parlarle, su.» L’altro tuttavia esitò ancora. «Che c’è? Non è mica un genlock.»
   «Dici così perché non hai mai avuto a che fare con lei.»
   Inarcai le sopracciglia, chiedendomi perché mai Oghren non riuscisse a trovarsi una donna tranquilla. «Quanto può essere pericolosa?» volle sapere a quel punto il mio amante.
   Il nano tentennò. «Ecco… ci lasciammo in termini non proprio amichevoli…»
   «Cioè?»
   «Mi sbatté fuori di casa sua e lanciò i miei abiti in un canale di lava. Minacciò anche di prendere un paio di pinze da fabbro per… beh, il resto te lo lascio immaginare.» Sospirò con un sorriso sulle labbra. «È sempre così carina, quando si arrabbia…»
   Alistair e io ci scambiammo uno sguardo eloquente. «Forse è meglio se andiamo a sondare il terreno, eh?»
   «Ci penso io», mi proposi, sperando che fra donne ci si potesse intendere meglio. Mi avvicinai perciò alla ragazza e, schiarendomi la voce, feci per parlare, ma il padrone della locanda la chiamò per pulire un tavolo che si era appena liberato. La seguii e le domandai: «Ehm… Vi chiamate Felsi?»
   «Aye», rispose lei, alzando lo sguardo per un attimo dalle sue faccende. «Chi vuole saperlo?»
   «Sono un’amica di Oghren.»
   «E lo ammetti pure?» commentò quasi scandalizzata, drizzando la schiena e portandosi le nocche delle dita di una mano sul fianco paffuto. «Eppure non puzzi di birra. Ti ha colpita un bronto in testa?»
   Tirai poco educatamente su col naso, certa che comunque lei, come tutti i nani, non ci avrebbe fatto caso. «Ehm… non mi sembrate entusiasta di lui…»
   «Puoi dirgli che preferirei baciare un cacciatore oscuro sulla bocca piuttosto che vederlo di nuovo.»
   Rabbrividii a quell’immagine, visto quanto facevano senso quelle bestie – e quanto poco fossero invitanti i loro denti aguzzi. «Cosa… Cos’è successo, tra voi?»
   «Cos’è successo?» ripeté Felsi, corrucciando lo sguardo. «È una questione seria, allora? L’hai incontrato?» Prese un grosso respiro prima di proseguire. «Era ubriaco. Più del solito, intendo. Si tolse i pantaloni e sfidò un nug arrosto in un incontro di lotta. Al funerale di mio padre.»
   «Oh…» bofonchiai con una certa impressione, non sentendomela affatto di darle torto per aver rotto con lui.
   «Ad ogni modo, perse», riprese la ragazza come se fosse stata una cosa normale. «L’arrosto gli bloccò le braccia con una chiave articolare.» Confesso che ancora oggi fatico non poco a immaginare la scena. «Così lui si sedette a terra e cominciò a piangere per mezz’ora prima che qualcuno lo buttasse fuori.»
   Mi umettai le labbra, troppo curiosa per tacere al riguardo. «Come fece a perdere contro un arrosto?»
   «Era un dannatissimo arrosto, quello!» prese inaspettatamente le sue difese la nana. Il padrone la richiamò di nuovo, questa volta con più impazienza. «Devo tornare al lavoro», si scusò lei, riprendendo a pulire.
   Tornai verso i miei compagni con aria piuttosto turbata e Alistair quasi ebbe timore di porgermi qualche domanda, a differenza di Oghren. «Che ha detto?»
   «Sai… non credo ti abbia esattamente perdonato… Per la faccenda del nug, dico.»
   «Ah, fu un incontro truccato, quello!»
   «Senti, va’ da lei», gli suggerii, non volendone più sapere niente di quella stramba faccenda.
   «Restate dietro di me», rispose lui, pur non dando l’intonazione di una domanda a quella richiesta. Lo accontentammo, benché ci paresse fuori luogo ascoltare i loro discorsi – e, invero, io li avrei sentiti comunque, pur non volendo, a causa delle mie orecchie a punta. Oghren ci sorrise, dando prova della sua gratitudine e, fattosi coraggio, si avviò nella direzione di Felsi non appena lei ebbe finito le faccende più urgenti.
   Quando la ragazza si voltò verso il nostro amico, dapprima sgranò gli occhi e schiuse le labbra, ma poi corrucciò lo sguardo e prese in mano una scopa di saggina più alta di lei. Per un attimo temetti che l’avrebbe usata come arma impropria. «Forse è davvero il caso che ci avviciniamo a loro», mi suggerì Alistair, che ancora ricordava bene che Oghren aveva qualcosa da farsi perdonare dalla sua donna – e sospetto che fosse rimasto incuriosito anche dalla storia del nug a cui avevo accennato.
   «Sicura di non essere un fornaio? Vedo che hai proprio un gran bel paio di pagnotte.» Furono queste le parole che il guerriero di Orzammar usò per salutare la sua bella. Parole che, chiaramente, ci lasciarono assai straniti.
   Sentii Alistair trattenere a stento una risata e io gli diedi un colpetto con il mio bastone. «Se tu provassi a rivolgerti a me in questo modo dopo mesi di lontananza, ti avrei già mandato al Creatore», gli assicurai. Lui non rispose, ma i suoi occhi scesero istintivamente a fissarmi il petto e il suo viso assunse un’espressione fortemente perplessa, visti i miei seni minuti. Lo picchiai più forte.
   «Guarda un po’ chi c’è», cominciò Felsi, guardando Oghren con circospezione. «Avrei dovuto immaginare che ti trovavi nei paraggi… dalla puzza.»
   Oh, la puzza di uomo. Quella aveva fregato anche me, tanto che occhieggiai verso Alistair, al cui odore mi ero totalmente assuefatta – e del quale, oltretutto, non potevo neanche più fare a meno.
   «Che ci fai qui?»
   «Sono venuto solo per qualche boccale di birra», rispose Oghren con indifferenza, guardandosi attorno. «Sai, combattere la Prole Oscura è un dannato lavoraccio…»
   I tratti del volto della ragazza si contrassero più di prima, ma la stizza sembrava essere scemata. «Stai… combattendo la Prole Oscura?»
   «Quest’uomo ha messo al tappeto un’intera armata di golem tutto da solo», le assicurò Alistair, intromettendosi nel loro discorso. Mi domandai chi diamine potesse essere così stupido da crederci.
   «È stato un po’ faticoso…» gli diede corda Oghren, cogliendo la palla al balzo. «Ma era un favore personale del Re di Orzammar, capisci?» Pensavano sul serio che Felsi se la bevesse?
   Forse non lo fece, perché li ignorò a piè pari e ribatté: «Con tutti i posti tra cui scegliere qui sulla superficie, tu sei capitato giusto nella mia taverna?»
   Quella domanda lo mise visibilmente in difficoltà, tant’è che Alistair fu costretto a fingere di tossire per suggerirgli: «Ditele che è opera del destino.» Ruotai gli occhi al soffitto.
   «Che?» balbettò Oghren, non avendo capito. L’altro glielo ripeté. «Oh, giusto.» Si schiarì la voce e tornò a rivolgersi alla nana. «È destino, Felsi, cosa vuoi che ti dica?»
   «Destino, eh?» ripeté lei, scettica, facendo scorrere lo sguardo su tutti noi e intrecciando le braccia al petto. «Beh, allora gli Antenati devono avere uno spiccato senso dell’umorismo.»
   «Certo che ce l’hanno!» concordò Oghren con forza. «L’hai pur vista Lady Helmi, no? Se la sua faccia non è uno scherzo degli Antenati, io sono il sedere di un bronto.»
   «Un Campione di bellezza», commentò Felsi, non ancora convinta della sua sincerità.
   «Ditele che vi è mancata», continuò a suggerire Alistair, che evidentemente aveva preso tutta quella faccenda più a cuore di quanto non avessi fatto io. Mi convinsi che doveva trattarsi di semplice solidarietà maschile.
   Oghren si fece più serio, allora, e guardando l’amata con sguardo languido le garantì: «Ti ho pensato molto, Felsi.»
   Parve funzionare, perché lei cominciò a mostrare i primi segni di cedimento. «Cosa vuoi da me, Oghren?»
   «Nulla. Ho solo pensato di venire a vedere come stavi», le assicurò, facendomi sciogliere il cuore per quella sincerità inaspettata. «Beh, speravo anche che potessi lucidarmi un po’ il bronto, se capisci cosa intendo.»
   Arrossii e mi allontanai di qualche passo, decidendo di non ascoltare la risposta di Felsi. Invano. «Beh, mi hai vista», replicò lei, di nuovo stizzita. «E per il bronto, puoi anche tornartene a Orzammar.»
   «Oh, andiamo», tornò ad intromettersi Alistair, meno sensibile di me riguardo a certe questioni. «Dovete ammettere che Oghren è molto più spassoso di molti altri uomini», azzardò, non potendo giustamente fare altro tipo di complimento al suo amico.
   Felsi lo fissò con disappunto. «Intendi proprio spassoso o piuttosto brillante come una scoreggia sul fuoco
   Probabilmente era stata davvero fatica sprecata arrivare fin laggiù e lo stesso Oghren dovette capirlo, perché decise di mettere fine a quell’incontro. «D’accordo, è stato divertente, Felsi, ma è meglio che io vada.»
   Lei dimostrò di essere stata colta alla sprovvista da quelle parole, perché subito si affrettò a balbettare: «Aspetta! Te ne vai? Sei appena arrivato… E non ti ho ancora chiamato coda di topo…»
   «Non puoi far aspettare l’Arcidemone. Potresti urtare i suoi sentimenti e indurlo a cambiare idea riguardo al Flagello e farlo tornare a casa.» Magari fosse successo. «Nessuno di noi lo vuole realmente.» Su questo c’era da discuterne.
   «Beh… ma tu non devi combattere in questo momento…» cercò ancora di dissuaderlo Felsi, abbandonando la scopa di saggina in un angolo e torturando un lembo del grembiule sporco tra le tozze dita. «Potresti bere della birra, prima. Potresti chiamarmi bronto scontroso e io potrei dirti che puzzi come un escremento di nug…»
   «Non posso, ho delle cose da fare», fu costretto ad ammettere Oghren a malincuore. «Ma tornerò quando tutto si sarà sistemato, mia frigida cacciatrice oscura.» In quel momento pensai che non sarei mai riuscita a capire il romanticismo dei nani – e a tutt’oggi mi è del tutto incomprensibile, benché ci abbia fatto almeno l’abitudine.
   Alistair sorrise, abbassando il capo per osservarsi la punta dei piedi. «Perché non vi fermate un po’, Oghren?» lo incoraggiò. «Io e Nimue tanto dobbiamo andare al Circolo, qui di fronte. Possiamo vederci dopo.»
   Il nano si lisciò una delle trecce in cui erano sempre acconciati i suoi lunghi baffi rossi. «Ma questo Circolo è quell’alta torre in mezzo al lago?»
   «Esatto. Preferisci venire con noi?»
   Arricciò il naso. «È già abbastanza traumatizzante avere un cielo sulla testa», prese a rispondere. «Se dovessi anche non avere più la terra sotto ai piedi, credo che crollerebbero tutte le mie certezze.» In effetti per un nano non doveva essere un’esperienza da poco, quella di attraversare uno specchio d’acqua a bordo di una barca senza avere almeno un soffitto di pietra a dargli sicurezza. «Ci vediamo dopo.»
   «D’accordo.» Alistair gli batté una pacca amichevole sulla spalla. «Sfruttate al meglio il tempo che avete», gli suggerì con fare goliardico.
   «Oh, puoi giurarci», gli garantì l’altro. «Quando sarete di nuovo qui, il mio sarà un bronto felice.»

«Quindi… è andata bene?» domandai al mio compagno Custode non appena fummo fuori dalla taverna. Merlino si alzò dal punto in cui era rimasto accucciato ad aspettarci e, scodinzolando, mi venne dietro.
   Alistair scrollò le spalle. «Così pare.» Ma poi, vedendomi turbata, chiese retoricamente: «Cosa te lo lascia dubitare?» Gli scoccai un’occhiata eloquente che lo fece ridere. Mi passò un braccio attorno al corpo, attirandomi a sé per baciarmi una tempia. «Credo che i nani abbiano dei metri di giudizio differenti da noi… testa-fra-le-nuvole. Com’è che ci chiamano?»
   «Non voglio saperlo», replicai, benché dovetti riconoscere che quel soprannome era molto meglio dei vezzeggiativi che si erano scambiati Oghren e Felsi.
   Quando arrivammo vicini al molo, mentre Merlino si attardava a fare pipì vicino a un ceppo, Kester ci scorse e ci riconobbe subito, salutandoci con un cenno della mano. Gli spiegammo che avevamo bisogno di attraversare il lago e lui non perse tempo a preparare la sua imbarcazione.
   «Ho sentito dire che quando c’era il templare, qui, gli avete detto che sareste stati disposti ad attraversare il lago a nuoto. Ci vuole un bel coraggio anche solo a pensarlo, viste tutte le pozioni che voi maghi ci versate dentro.»
   «Evidentemente Carroll s’è spaventato proprio per quello», ipotizzai, mentre Alistair mi aiutava a salire a bordo e Merlino mi seguiva con un balzo, facendo ondeggiare il fondo della barca. Rischiai di perdere l’equilibrio, ma il mio cavaliere mi sostenne e mi fece accomodare al sicuro accanto a lui.
   «Che genere di pozioni ci versate?» mi domandò, incuriosito.
   «Un po’ di tutto», risolsi di rispondere con fare vago.
   Si fece pensieroso per un istante, poi riprese. «C’è quindi il rischio che si sia venuta a creare qualche strana forma di vita con tre occhi, pinne, zampe e tentacoli?» Lo fissai con aria corrucciata, ignorando le risate di Kester che aveva iniziato a spingere il traghetto al largo. «No, perché se ci fosse sarebbe grandioso. Potremmo sfruttarla contro la Prole Oscura, non ci hai pensato? Un’intera orda di esseri del genere, capaci di immobilizzarti con i tentacoli e di succhiarti il sangue con la proboscide.»
   «La proboscide?»
   «Sì, beh, magari quella ce l’hanno solo i maschi.» Decisi di ignorare il resto delle strambe e infantili fantasie di Alistair, che pure riuscirono a strapparmi un sorriso, durante il resto della traversata.
   Come avevo supposto, sebbene fosse passato già diverso tempo da quando i problemi al Circolo erano stati risolti, non tutto lì era ancora in ordine. Scendemmo al porticciolo situato sotto la Torre e, ringraziato Kester che ci garantì di attenderci, ci avviammo su per le scale che portavano al primo piano. Fu lì che i primi templari ci scorsero e, spesati per la nostra presenza, andarono a chiamare il loro superiore. Greagoir ci raggiunse poco dopo, incuriosito. Gli spiegammo che eravamo venuti a parlare di una certa questione col Primo Incantatore e fu lui stesso a scortarci fino alle sue stanze. L’interno della costruzione non era affatto in buone condizioni, ma bisognava riconoscere che sia i maghi che i templari si stavano dando un gran daffare per rimettere ogni cosa al proprio posto. Per lo meno, mi ritrovai a pensare, i pavimenti e le pareti, benché ancora macchiati di sangue, non fossero più ricoperti di vesciche rigonfie e pulsanti.
   Irving ci venne incontro con un sorriso stanco ma gentile, ringraziandoci per quella visita che onorava tutti loro. Dopo essersi informato su come andava avanti la nostra missione, ci chiese notizie di Wynne e Pether e noi gli assicurammo che si trovavano al sicuro al castello di Redcliffe, dove l’Arle si stava finalmente riprendendo.
   «Ottimo, ottimo», commentò con aria contenta. «Non appena tutto sarà pronto e il Flagello sarà debellato, manderemo a chiamare il piccolo Connolly per l’apprendistato.»
   «Ehm… Connor», si permise di correggerlo Alistair. Irving però parve non sentirlo, perché subito cominciò a parlarci delle condizioni del Circolo e poi, d’un tratto, si ricordò che forse, se eravamo lì, c’era una ragione ben precisa.
   «Si tratta di un caso singolare», iniziai a spiegargli, mentre ci venivano serviti del vino e qualcosa da mangiare. «Abbiamo incontrato una ragazza, a Orzammar, che desidererebbe essere accolta qui per i suoi studi.»
   Greagoir corrucciò le sopracciglia canute. «Una maga a Orzammar? Come ci è finita lì? Non è un’eretica, vero?»
   «Oh, no, no», gli garantii, cercando di ignorare il suo sguardo sospettoso. Fu in quel momento che il pensiero di aver lasciato Jowan in libertà mi affiorò con prepotenza alla mente: avevo dato aiuto a un Maleficar e a un eretico. Senza contare che, sin dall’inizio di quella maledetta guerra, stavo viaggiando in compagnia della giovane Strega delle Selve. In effetti non ero propriamente in una buona posizione. Alla peggio, meditai, avrei potuto mentire e dire che avevo assoldato sia Jowan che Morrigan tra le file dei Custodi Grigi, affidando al primo il compito di raggiungere Orlais per chiedere aiuti. Sospirai un attimo dopo aver studiato questo mio malefico piano: Alistair avrebbe potuto indignarsi non poco, se lo avessi fatto, perché per lui essere Custodi era una cosa seria.
   Interpretando a modo suo il mio sospiro, il Primo Incantatore mi guardò con apprensione. «Siete stanca, figliola? Preferite discuterne con calma, dopo aver riposato?»
   Scossi il capo, ringraziandolo con un sorriso. «Non occorre, ci stanno aspettando alla taverna.» O forse anche no. Mi chiesi se Oghren… No, mi dissi, meglio non porsi domande. «La ragazza di cui vi stavo parlando è una nana.»
   «Una nana?» ripeté Greagoir sbalordito. «E vuole studiare qui? Che assurdità è mai questa?»
   «Non essere impaziente, mio buon amico, lasciamole il tempo di spiegarsi», lo rabbonì Irving, indulgente come sempre. Improvvisamente mi dispiacque imbrogliarlo riguardo a Jowan, ma avrei dovuto farci lo stomaco visto che avrei dovuto ingannare anche Wynne – e la cosa era ben peggiore, per me.
   «Vi assicuro che è molto ferrata sulla storia della magia, ha dato prova di grandi capacità e… beh, propone uno scambio interessante: parte delle nostre conoscenze per un accesso diretto a quelle sulla produzione del lyrium.»
   «Ah, sì?» commentò l’anziano Incantatore, inarcando le folte sopracciglia. Si volse a fissare il templare. «Greagoir, che ne pensate? Non vi pare una buona idea? Potremmo farla alloggiare tra gli adepti della calma. O magari anche fra gli apprendisti.»
   L’altro sembrò pensarci su, passandosi una mano tra la barba grigia. «Forse sì», rispose dopo qualche istante. «Dove possiamo trovarla?»
   «A Orzammar, chiaramente», risposi. «Si chiama Dagna, figlia di Janar della Casta dei Fabbri. Sono certa che se manderete qualcuno a chiedere di lei, la troverete facilmente.»
   «Greagoir, converrebbe cominciare a pensare a chi spedire fin lì, non trovate?» propose Irving. E poiché lui parve titubante nel prendere immediatamente una decisione al riguardo, il mago cominciò a fargli un lungo discorso riguardo a tutti i vantaggi che avrebbe portato questa opportunità.
   Alla fine il burbero ma buon templare cedette e ci lasciò soli. Quando richiuse la porta alle sue spalle, il Primo Incantatore si portò un dito davanti al naso con fare complice per invitarci a fare silenzio. Quindi, alzandosi da dov’era seduto pur con una certa fatica, andò a recuperare qualcosa in fondo al suo baule e tornò da noi, porgendoci un involucro.
   «Non apritelo qui», ci pregò come prima cosa. «L’ho avuto da un uomo di nome Felix, uno dei mercanti che ultimamente è venuto a rifornire il Circolo. Ne faccio dono a voi con la speranza che esso possa esservi utile nella vostra missione. Anzi», si corresse, «nella missione di tutti noi.»
   «Cos’è?»
   «Una verga di controllo.» Credemmo di aver capito male, tanto che né io né Alistair aprimmo bocca. «Non so come egli ne sia venuto in possesso, ma ha accennato a un villaggio di nome Honnleath, non lontano da Redcliffe, in cui pare ci sia un golem addormentato.»
   «Un golem in superficie?» si stupì il mio compagno. «Cosa ci fa quassù?»
   Il Primo Incantatore sorrise benevolo. «Vi basti sapere che in quel villaggio viveva la famiglia di Wilhelm, mago di Redcliffe che intratteneva una fitta corrispondenza con il Primo Incantatore Arlen, ai tempi in cui Re Maric era ancora un ragazzo e l’Arle di Redcliffe era Rendorn Guerrin. Fu di grande aiuto durante la guerra contro Orlais. E lo fu anche il suo golem. Sono certo che si tratta della stessa creatura di pietra.»
   Il che stava a significare che Loghain doveva conoscere quella storia e, se così era, poteva benissimo cercare la verga che adesso era nelle mani del Circolo. Anzi, nelle nostre, visto che ci era appena stata affidata. Di certo schierare un golem nelle nostre fila poteva essere una mossa vincente, visto quanto erano forti; tuttavia quanto avevamo vissuto nelle Vie Profonde a causa di Branka, di Caridin e di quella maledetta Incudine del Vuoto non mi faceva guardare a quella proposta con reale entusiasmo. Forgiare un golem significava imprigionarvi dentro l’anima di qualcuno.
   «Temo che Honnleath sia troppo a sud per essere del tutto sfuggito alla Prole Oscura», riprese Irving. «Ma il golem dovrebbe essere ancora lì. Dubito che qualcuno possa spostarlo senza di questa.» Batté la punta di due dita sull’involucro. «Nelle vostre mani questa verga sarà al sicuro», aggiunse. «E se vorrete farne uso, vi basterà recitare una certa formula: Dulef gar

«Tutto questo mistero non mi piace», mi confidò Alistair quando fummo di nuovo sull’imbarcazione di Kester. «A voler essere onesto, non mi piace neanche l’idea di avere un golem con noi. Proporrei di gettare la verga in mezzo al lago, così che nessuno possa più trovarla.»
   Mi rigirai l’involucro di stoffa che ci aveva affidato Irving fra le mani, riflettendo seriamente sulla questione. «Perché abbiamo distrutto l’Incudine del Vuoto?» gli domandai con fare retorico.
   «Per impedire che cose come queste si ripetessero», rispose prontamente lui, additando la verga. «È inumano relegare l’anima di qualcuno dentro una montagna di pietra.»
   «Lo pensiamo tutti», gli ricordai.
   «Eccetto la strega.»
   «Alla fine anche Morrigan si è convinta che quella è stata la scelta migliore.»
   «Dovremmo minacciarla più spesso per farle abbassare la cresta.»
   Sorrisi, tentata di dargli ragione. «Però», ripresi tornando al discorso di prima, «se è vero che è inumano creare dei golem, lo è anche lasciarne uno lì. Non potrà muoversi, ma forse la sua anima è ancora vigile.»
   Gli occhi di Alistair si restrinsero in due fessure e lui mi guardò circospetto. «Vuoi… andare a risvegliare quel golem?»
   Mi strinsi nelle spalle. «Il Primo Incantatore ha detto che potrebbe esserci d’aiuto.»
   «Non sono molto d’accordo», ribatté subito lui.
   «Quel golem ha anche aiutato tuo padre a riconquistare il Ferelden.»
   «E quindi? Dovrei fargli una statua per questo?»
   «È una battuta?»
   Agitò un braccio a mezz’aria con fare contrariato. «In ogni caso, non abbiamo tempo per fare una deviazione del genere, tanto più che a sud pullula di prole oscura.» Su questo non aveva torto, ma c’era una cosa su cui ormai dovevo riflettere seriamente insieme a lui, benché ancora non gliene avessi parlato. E dopo quanto mi aveva fatto promettere dopo la fuga di Jowan non potevo più tacere.
    Strinsi le labbra, temendo che prima o poi Alistair mi avrebbe mandata a quel paese perché continuavo a nascondergli alcune faccende piuttosto importanti. «In realtà…» cominciai con voce incerta. No, non andava bene. Forse era meglio darsi un tono deciso. Mi schiarii la gola. «In realtà credo che lì dovremmo andarci comunque.»
   «A sud? Sei matta?»
   «Per via di Flemeth», continuai, cercando di ignorare le sue proteste. «Sai… penso che sia meglio ucciderla.»
   Alistair rimase in silenzio per qualche istante. Poi, convinto che io scherzassi vista l’assurdità di quella vicenda, iniziò a ridere. «Per un attimo ho temuto dicessi davvero.» Alzai gli occhi per incrociare i suoi e il sorriso in cui aveva incurvato le labbra si spense. «Hai battuto la testa? O forse sei entrata in confusione perché hai visto Cullen.»
   «Cos…? Cullen?» balbettai, interdetta. Non lo avevamo neanche incontrato, al Circolo. Che storia era mai quella? Anzi, a dirla tutta, a lui non avevo proprio pensato durante tutta la nostra visita a Kinloch Hold.
   Vidi Alistair sospirare e portasi una mano davanti al viso con fare sconfortato, forse già pentito per ciò che aveva detto. «Scusa», mormorò difatti con voce contrita. «È solo che fino all’ultimo ho avuto il timore che tu lo vedessi.»
   Era per questo che mi aveva accompagnata fin lì? Odiavo avere dei dubbi su di lui, ma odiavo anche che lui ne avesse su di me. «Non ti fidi di me?»
   «Certo che sì», mi giurò, tornando a guardarmi negli occhi. «Dopotutto è con me che fai l’amore, non con lui o con chicchessia.»
   «Fare l’amore è bello», commentò Kester, evidentemente ritenendo opportuno intromettersi nei nostri affari privati. «Soprattutto in tempi come questi. Ti fa sentire più vivo.»
   Alistair mi prese una mano fra le sue con gentilezza. «Sono uno stupido.»
   «Anch’io sono spesso gelosa di te», ammisi a onor del vero. Lo ero stata parecchie volte da che avevo capito di essere innamorata di lui, e sarebbe stato ingiusto e ipocrita arrabbiarsi per quella sua confessione. «Quindi siamo due stupidi.»
   Curvò la bocca in un mezzo sorriso. «Questo lo avevamo già stabilito un po’ di tempo fa, se ben ricordi.» Annuii e lui mi sistemò meglio il cappuccio del mantello sulla testa così che non fossi troppo soggetta all’umidità del luogo. «Che mi dicevi di Flemeth?»
   «Morrigan mi ha raccontato che è solita nutrirsi delle proprie figlie per rafforzarsi», gli spiegai a bassa voce, senza più voler omettere nulla. «E per lei non farà un’eccezione, se non agiamo prima noi.»
   L’espressione che Alistair inalberò mi fece temere che preferisse lasciare le cose come stavano, ma sapendo che io e Morrigan eravamo ormai legate da un rapporto molto simile a quello dell’amicizia, ebbe il buon cuore di tacere.
   «Flemeth non è un avversario molto semplice da togliere di mezzo», preferì farmi notare, invece.
   «Pare sia un Abominio, se non peggio. Credo sia un motivo più che sufficiente per intervenire.»
   «Dovrebbe essere competenza dei templari.»
   «Loro non riescono a trovarla e Morrigan ci è indispensabile, lo sai.» Neanche Alistair poteva negare che la nostra compagna, eretica o meno che fosse, era una maga assai potente e che ci aveva salvato la vita in svariate occasioni.
   «E dovremmo dimostrarle la nostra riconoscenza facendola a pezzi?»
   «Tira fuori il tuo spirito da templare», lo incitai, stufa di dover discutere riguardo la vita di Morrigan. «Se davvero avesse voluto fare qualcosa per noi, potente com’è, ci avrebbe seguiti insieme a sua figlia, non pensi?»
   «Non riusciremo mai a sconfiggerla», fu la scettica risposta che ricevetti.
   «Per questo potremmo reclutare il golem tra le nostre fila.» Ecco che si ritornava al punto e Alistair mi fissò incredulo, la fronte corrucciata e le labbra schiuse, forse incapace di commentare quel mio piano al limite del rischio. «Non sto dicendo che dobbiamo farlo per forza, sia chiaro», cercai di calmarlo, stringendo le sue dita fra le mie. «Ma possiamo per lo meno andare a dare un’occhiata. No? Senza contare che se non riusciamo a sbarazzarci di Flemeth, difficilmente riusciremo a farlo dell’Arcidemone, non credi?»
   All’epoca non ci pensai, ma adesso che posso ricordare quei momenti con mente fredda, non posso che sorprendermi di come un incitamento del genere fosse venuto proprio da una codarda come me. Quel lungo viaggio stava segnando tutti, nel bene e nel male, e io forse stavo diventando davvero più forte. O forse nel mio subconscio, nonostante tutto, volevo solo un ulteriore alleato che ci aiutasse nella nostra missione affinché nessuno di noi ci lasciasse le penne. Ero davvero così pura e onesta come apparivo agli occhi degli altri? Dopo la fuga di Jowan non ne ero più tanto sicura.
   «A proposito delle Selve Korcari e di tutta quella zona a sud», ci interruppe di nuovo Kester. «Il proprietario della Principessa Viziata mi ha raccontato che pochi giorni fa qui vicino hanno avvistato qualcuno con i colori del Re. Di Re Cailan, intendo, non dell’attuale reggente, il Teyrn di Gwaren.» Ci voltammo a guardarlo, questa volta, e lui si strinse nelle spalle. «Non so molto al riguardo, ma qualcuno pensa che possa essere un fuggiasco di Ostagar. Potrete chiedere maggiori dettagli non appena saremo approdati dall’altra parte.»
   Lo avremmo fatto, poco ma sicuro. E non appena toccammo terra, ringraziato e salutato il fedele Kester, ci dirigemmo a grandi falcate verso la taverna, sperando che Oghren avesse ormai finito i suoi affari con Felsi.

Dall’oste venimmo a sapere che l’ultima volta che l’uomo era stato avvistato si trovava nelle terre di Bann Loren, a nord-est del Circolo. Sicuramente a Redcliffe aspettavano il nostro ritorno in tempi brevi, ma avevamo bisogno di andare a fondo a quella vicenda, e subito. Lasciammo perciò un messaggio al primo mercante diretto al villaggio in cui ci imbattemmo e, trascinato Oghren fuori dalla stanza di Felsi per le orecchie, ci mettemmo di nuovo in viaggio.
   Fu poco prima dell’alba che ci giunse il rumore di una cascata che quasi riusciva a coprire quello di alcune voci concitate. Attirati da quelle e raggiungendo in poco tempo il punto da cui provenivano, scorgemmo dall’alto un nugolo di soldati. «Uomini di Bann Loren», mormorai ai miei compagni, incapaci di distinguere i dettagli in quella penombra. Bann Loren era un lord minore che, poco amato per l’instabilità della propria fedeltà, una volta morto Re Cailan non aveva perso tempo a schierarsi con Loghain. Bann Teagan ci aveva detto che non lontano da lì, oltretutto, era in atto una vera e propria guerra civile tra i sostenitori dell’attuale reggente e i fedelissimi della dinastia Theirin.
   I soldati di Bann Loren stavano puntando le proprie spade contro un uomo che, schiacciato a terra dalla suola dello stivale di uno di loro, era già ricoperto di sangue e palesemente spacciato. Decidemmo di intervenire, ma mentre Alistair, Oghren e Merlino si lanciavano contro quei prepotenti nonostante la – per loro – scarsa visibilità, io dovevo stare ben attenta che la mia magia non colpisse i miei alleati. La prima cosa che feci, allora, fu di creare una sfera di luce a mezz’aria col proposito di aiutare i miei compagni – che mi davano le spalle – e di accecare almeno qualcuno dei nostri avversari. E quando essi furono messi fuori gioco e costretti alla fuga, ci avvicinammo al poveretto ancora disteso a terra.
   Le voci che giravano in quella zona erano vere: quell’uomo era Elric Maraigne, una delle guardie d’onore di Re Cailan e suo amico, come lo stesso Alistair, più fisionomista di me, ci garantì. Era ancora vivo e, mentre mi affrettavo a prestargli soccorso con la magia guaritrice, i suoi occhi vitrei si posarono sul mio compagno Custode a cui rivolse un sorriso stentato. Non avevo idea se Elric fosse a conoscenza del legame di sangue tra Alistair e Cailan, ma non era neanche da escludere che la somiglianza fisica che c’era fra loro potesse in qualche modo giocare brutti scherzi sulla sua mente poco lucida.
   «Grazie…» biascicò in un rantolo che faceva male al cuore.
   «Non parlate», lo pregò Alistair, prendendogli una mano per fargli forza.
   «Sto morendo…» gli assicurò lui, stranamente rassegnato. «Non mi aspettavo altra fine… Morire per mano della Prole Oscura o perché accusato di essere un disertore… Ci hanno messo fin troppo tempo a trovarmi… Ho vissuto di espedienti finora… ma non sapevo di chi potermi fidare…» Chiuse gli occhi, ma continuò a parlare. «Voi… Voi eravate a Ostagar… Mi ricordo i vostri volti… Eravate le reclute di Duncan…» Un singulto scosse il suo corpo martoriato dalle gravi ferite e le prime lacrime scesero a rigargli le guance magre ed esangui. «Non… Non ho fatto altro che ripensare a quella maledetta notte… Io… Io volevo proteggere il Re… Era mio amico… Ma anche se Loghain non ci avesse voltato le spalle… i Prole Oscura erano troppi… Anche Cailan, nonostante le sue spacconerie, sapeva bene che non ci sarebbe stata alcuna vittoria a Ostagar…»
   Apprendere quella notizia ci lasciò quasi spiazzati. Quindi persino Cailan si era reso conto della gravità della situazione, ma aveva fatto finta di nulla, cercando invece di incoraggiare i suoi uomini alla battaglia come ci si poteva aspettare soltanto da un bravo condottiero che tenta l’impossibile per il bene della propria gente. Forse Cailan era pronto da tempo a quel sacrificio supremo. Duncan doveva saperlo, per questo ci aveva mandati in cima alla Torre di Ishal, nel posto più sicuro della fortezza di Ostagar nel disperato tentativo di salvarci la vita.
   Alzai per un istante gli occhi su Alistair e, come c’era da aspettarsi, scorsi turbamento e commozione sul suo viso.
   «Il Re…» riprese Elric con voce sempre più strascicata. Benché cercassi di alleviargli almeno le sofferenze, mi rendevo conto che quella era una situazione disperata e che solo un miracolo o più di un Guaritore esperto avrebbero potuto salvarlo. «Il Re mi aveva affidato la chiave dello scrigno reale… Mi aveva detto che… nel caso gli fosse successo qualcosa… avrei dovuto darla ai Custodi Grigi… Ma io avevo paura di portarla con me in battaglia, temevo di perderla…»
   «Non l’avete con voi?» domandò Alistair, cercando di dominare le emozioni che premevano per uscirgli dal petto.
   «Se l’avessi avuta… gli uomini di Bann Loren me l’avrebbero sottratta…» gli fece notare l’uomo, annaspando in cerca di aria.
   «Non parlate più, cercate di riposare…»
   Lui scosse il capo, seppur a fatica. «Sto morendo…» ripeté. E a un uomo che ha deciso che questo è il suo fato è assai difficile far cambiare idea. «La chiave è nascosta all’accampamento…»
   «A Ostagar?»
   «Dietro a una pietra allentata… alla base di una delle statue di Andraste…» Tacque per un attimo, e io temetti che fosse già morto; ma poi riaprì gli occhi e li fissò su Alistair. «Nello scrigno… ci sono i documenti personali del Re… Stava intrattenendo una corrispondenza segreta con Orlais ed era quasi riuscito a convincere l’Imperatrice a mandarci dei rinforzi… A Loghain non aveva detto nulla, sapeva che si sarebbe opposto per via del suo odio per gli orlesiani… Quelle lettere non devono cadere nelle mani sbagliate… E la spada… la spada di Maric… Cailan l’aveva portata con sé, era un ricordo di suo padre ed è un’arma troppo potente per essere lasciata alla Prole Oscura…»
   Alistair contrasse le mascelle per la frustrazione e la rabbia. «Andremo a Ostagar», stabilì senza consultarmi. Non gli avrei mai mosso proteste per quella decisione, non avrebbe avuto senso che lo facessi – né avrei avuto cuore di vietarglielo.
   Elric stese le labbra pallide in una smorfia che doveva essere il suo ultimo sorriso. «Se… Se ci riuscite… portate via da lì anche le armi e l’armatura di Cailan…» Le sue palpebre livide tornarono ad abbassarsi e il suo respiro si fece ancora più debole. «… Il suo corpo… non lasciate che marcisca in mezzo alla corruzione… della Prole Oscura… Dategli un degno addio… Era il nostro Re…»
   La sua voce si spense e mentre Alistair continuava a tenergli la mano, io non potei fare altro che accompagnare il suo trapasso con il gentile sollievo della mia magia. Quando il suo cuore smise di battere, alcuni minuti più tardi, in silenzio, ci demmo da fare affinché anche lui avesse un degno congedo da questo mondo.

«Ostagar è caduta da diverso tempo nelle mani della Prole Oscura», iniziò Alistair con il suo discorso, quando fummo tornati a Redcliffe per riferire quanto era accaduto al resto dei nostri compagni. Ancora una volta ebbi la sensazione che non avesse nulla da invidiare a un condottiero e che, se solo avesse avuto più fiducia in se stesso, sarebbe stato un ottimo re. Ce l’aveva nel sangue, dopotutto. «Nessuno vi biasimerà se deciderete di non seguirci in quest’impresa.»
   «Oh, credetemi», rispose solerte la mia anziana maestra, lo sguardo serio a dispetto del sorriso in cui aveva incurvato le labbra. «Ho visto con i miei stessi occhi cos’è accaduto quella maledetta notte, perciò sarò la prima a seguirvi.»
   Alistair le rivolse uno sguardo affettuoso e riconoscente. «Siete una vecchia pazza, oltre che arzilla.» Wynne rise. «Spero che quell’utilissimo spirito che vi tiene in vita non vi abbandoni proprio adesso.»
   «Posso venire con voi a Honnleath, ma non da Flemeth», ci fece sapere invece Morrigan, che se ne stava più in disparte, le spalle contro la parete e le braccia conserte. «Vi aspetterò alle porte di Ostagar, però. Sicuramente avrete bisogno di una mano.»
   «A dire il vero ne avremmo bisogno anche contro quell’Abominio di vostra madre», le fece notare Alistair con una smorfia.
   «Rischierei di farmi divorare all’istante, se venissi con voi.»
   «Meglio ancora.»
   Morrigan rispose con un insulto.
   «Non crucciatevi», interruppe il diverbio Leliana. Adoravo quella sua capacità innata di riuscire a sedare le loro risse verbali con la sua voce dolce e pacata. «Anche se Morrigan non sarà con voi, avrete il mio sostegno.»
   «Vi ringrazio, Leliana», le sorrise Alistair, che ormai da tempo non la reputava più una fanatica visionaria – specie dopo che avevamo avuto a che fare con la setta di Haven, nelle cui fila c’erano dei pazzi veri e propri. «Oghren, voi cosa volete fare?»
   Lui aprì la bocca per ruttare. Ma poi aggiunse: «E vuoi privarmi del divertimento di spaccare qualche testa? Di fare a pezzi quelle putride creature che pullulano nelle Vie Profonde? Non scherziamo.»
   L’altro si volse verso l’uomo che, seduto più in là, aveva assistito a quella riunione in devoto silenzio. «Bann Teagan, cercheremo di tornare al più presto», gli garantì battendosi una mano sul petto a mo’ di giuramento.
   Il nobiluomo assentì con un cenno del capo. «Vista la guerra civile che si sta espandendo a macchia d’olio, non vedo altra soluzione. Quei documenti sono fondamentali, ci permetteranno di dimostrare che Loghain sbaglia a sottovalutare la minaccia del Flagello. Frattanto, spero che mio fratello si rimetta del tutto e possa tornare presto attivo insieme a tutti noi, coinvolgendo anche i Bann ancora fedeli alla corona.»
   «Sapete niente del golem di Wilhelm?»
   «Aiutò l’esercito dei ribelli capeggiato da Maric all’epoca della guerra contro Orlais. Eamon e io eravamo soltanto dei bambini e fummo mandati lontano, mentre nostro padre e nostra sorella Rowan sposarono la causa dei Theirin, seguendo prima la Regina Moira e poi il suo giovane figlio Maric. Wilhelm fu mago di Redcliffe anche dopo la morte di mio padre, ma nell’ultimo periodo della sua vita si rintanò a Honnleath per qualche ragione a me sconosciuta. Fu lì che morì.»
   «Pare intrattenesse una corrispondenza con Arlen, il Primo Incantatore del tempo.»
   «Non so nulla al riguardo, mi spiace. Forse potrete trovare qualche informazione in più laggiù. O nella sua casa qui a Redcliffe; è nei pressi del mulino, sulla destra, non appena si entra nel villaggio. Ormai è disabitata da parecchi anni. Posso accompagnarvi, se volete.»
   «Potremmo trovare informazioni preziose, secondo voi?»
   Bann Teagan scosse le spalle. «Non ne ho idea. Tutto quello che so è che il golem di Wilhelm era inarrestabile, costituiva un’ottima forza d’attacco. Gli orlesiani lo temevano non poco. Forse potrebbe davvero esservi d’aiuto contro la Prole Oscura.»
   Abbassai lo sguardo sulla verga di controllo che stringevo fra le mani e che non volevo abbandonare per chissà quale paura. Con quella saremmo riusciti a dare ordini al golem e di nuovo lo reputai inumano: i nostri attuali compagni potevano scegliere se schierarsi con noi in battaglia o meno, mentre a quella creatura di pietra non sarebbe stata data la stessa possibilità. Ma se fossimo stati tutti uccisi a causa del Flagello non sarebbe stato forse peggio? Cailan e Duncan, pur essendo morti ormai da circa un anno, non ci avevano dimostrato che un sacrificio è spesso necessario per il bene della comunità?
   Ancora una volta avrei dovuto ingoiare il rospo e andare avanti. E chissà in quante altre occasioni mi sarebbe toccato farlo durante quella maledetta guerra.












Anzitutto devo ringraziare crow heart, perché se non mi avesse ricordato che oggi è domenica e che è la domenica in cui avrei dovuto aggiornare la fanfiction (spero infatti di riuscire a mantenere un ritmo di un capitolo ogni due settimane), avrei bellamente continuato a ignorare la faccenda. Chiedo venia a tutti, sono un caso disperato! D: La cosa comica è che ci pensavo da una settimana al fatto che dovessi aggiornare, e quando è arrivato il momento l'ho dimenticato. *Sospira e scuote il capo*
Parlando di cose più interessanti, chi ha giocato i vari DLC di Orgins avrà senz'altro notato che ho dovuto cambiare un po' le carte in tavola. Questo perché mi sembrava assai poco probabile che due Custodi Grigi potessero dar credito a un mercante di strada riguardo alla verga di controllo. Sentirne parlare dal Primo Incantatore, invece, che per di più fornisce ulteriori dettagli al riguardo, confermando così la storia di Felix... beh, a mio avviso è più credibile. Insomma, esigenze di copione. Per un giochino va bene, ma per una storia narrata (più o meno) come un romanzo, va molto meno bene.
Altra precisazione per chi non ha avuto la fortuna di leggere i romanzi (in questo caso il primo, Il trono usurpato): tutto ciò che ho scritto riguardo a Shale, Wilhelm e la guerra contro Orlais è vero, non ho inventato nulla. Mi sono perciò limitata a raccogliere i pezzi e a cercare di rimetterli insieme, cosa che nel gioco non può essere fatta per tanti ovvi motivi. Altrettanto vero è che l'abitazione di Wilhelm, a Redcliffe, è la prima che si trova entrando al villaggio. L'ho letto per caso sulla Wikia di Dragon Age, lo confesso, ma almeno mi è tornata utile, come informazione. XD
Quanto al resto, spero di non aver dimenticato nulla. Probabilmente lo avrò fatto, vista la mia memoria a breve termine assai labile, quindi metto già le mani avanti e chiedo scusa. DX Mi riserverò di rimediare in qualche modo! D:
Ringrazio come sempre tutti i lettori, chi recensisce e chi aggiunge (o l'ha già fatto) la storia tra le ff preferite/seguite/da ricordare. E, come sempre, un saluto speciale alle mie beta, Ike_ e Atlantislux.
Buona domenica a tutti!
Shainareth



EDIT delle 21:20 circa: Oh, Creatore! Certo che sono proprio un tipo coerente, io! Ho letto solo ora che, tot capitoli fa, avevo premesso che non avrei trattato del DLC di Shale... Va beh, fate finta che non l'abbia mai scritto, quell'appunto al riguardo! X°D





  
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