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Autore: weasley_serpeverde    19/02/2012    0 recensioni
Questo è il primo capitolo di 'BRYAN PEVERALL'.. è una saga fantasy mia originale (©DELGIUDICE_2011).. divertitevi a leggerla :P
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre stava sbrigando le faccende di casa come al solito, Bryan un giorno trovò una scatola di ricordi. Era una scatola di scarpe italiane e sopra c'erano delle scritte in pennarello. I caratteri probabilmente erano rune, che però Bryan non riusciva a comprendere. Bryan, che da sempre era un bambino curioso di indole, aprì la scatola delle scarpe e dentro trovò dei fogli e delle foto. Iniziò a guardare le foto: i soggetti più ricorrenti erano tre. Un uomo, una donna e Orion. Spesso l'uomo e la donna si tenevano per mano. In una foto c'era anche un bambino. Era piccolo e bruno. Le foto erano in bianco e nero, quindi non si riusciva molto bene a capire il colore, ma i capelli comunque erano scuri. Era tenuto in braccio da Orion. Subito Bryan pensò che si trattasse di Ander appena nato, ma la donna non era Beack e soprattutto Ander e Ariana erano gemelli. Prese la foto e scese nella stanza del camino sbandierando la foto come un trofeo. Trovò Orion che stava fumando la pipa davanti al fuoco e Beack stava pulendo delle melviole. “Orion, Orion! Guarda cosa ho trovato!” Si eccitò Bryan mostrando la foto. Orion si mise a sorridere e poi pianse, tentando di nascondere le lacrime più che poteva. “Ho detto qualcosa di male?” Disse Bryan guardando Beack. “No, anzi.” Accennò Orion. “E allora perché piangi?” “In questa foto ci siamo noi.” “Noi, chi?” “Siamo io, tu, tua madre Harel e tuo padre Sirius” Indicò Orion sulla foto. “Mamma, papà…” “Questa foto è di quando tu avevi un anno o poco di più. Era bellissimo tenerti in braccio. Eri piccolo e tutte le volte che venivo a trovare i tuoi genitori era una festa. Io ero sempre il benvenuto a casa Fley… Ah, bei ricordi…” Sospirò Orion ricordandosi i tempi lontani. “Parlami di loro. Dimmi chi erano. Voglio conoscere i miei genitori.” Disse Bryan quasi in trance a sapere che quelli nella foto erano i suoi genitori. “Siediti Bryan, ti dirò quello che vuoi sapere” Disse Orion facendogli cenno di sedersi sul divano di pelle di orso montano. Orion spense la pipa e iniziò a raccontare, come un cantastorie. “Erano due persone molto buone con tutti. Questa che vedi sullo sfondo era la loro casa nel tuo mondo. Ma Sirius ha vissuto qui nel nostro mondo per tanti anni. Tuo padre ha studiato con me l'arte della magia, quando ancora erano prodotte le bacchette magiche sul monte Fondente. Tuo padre, che dire, era eccezionale. Un uomo che era sempre pronto ad ascoltare tutti per tutto. Io e lui eravamo come fratelli. Eravamo cresciuti assieme e ci conoscevamo alla perfezione. Non avevamo segreti. Persino quando si è innamorato di tua madre, io gli ho detto che anche io la amavo, ma lui non se l'è presa o mi ha smesso di parlare. Anzi, lui ha cercato di fare in modo che io e tua madre ci frequentassimo nel mondo umano, ma quando lei ha scoperto che io ero di questo mondo, non mi parlava quasi più. Ero diverso, non ero un umano. Se non fosse stato per tuo padre che l'ha convinta che in fondo io ero una brava persona, non so se li avrei più rivisti. Quando tua madre seppe che io ero buono e che non doveva avere paura di me, mi venne a chiedere scusa in questo mondo e diventammo amici per la pelle. Tutti ci definivano come un trio imbattibile: eravamo molto affiatati fra di noi. Non c'erano rivalità né gelosie. Eravamo amici. Io rispettavo che Sirius e Harel si volevano sposare, anzi li ho incitati a sposarsi. Perché sapevo che in tutti i casi saremo rimasti amici per sempre. Tua madre era una donna molto impulsiva, ma quando eri in difficoltà lei si preoccupava tantissimo e non si dava pace finché non era risolto il problema. Era una donna che metteva l'anima in quello che faceva e amava ciecamente tuo padre. Lo amava tantissimo, al punto che si è sacrificata per lui. E quando io ho avuto bisogno di aiuto, perché ero stato individuato come una specie di alieno, loro sono stati la mia famiglia. Quella foto risale ai tempi di quando mi cercavano tutti per portarmi in uno strano laboratorio e sezionarmi. Allora gli uomini erano stupidi e avidi di sapere. Sirius e Harel sono stati gli unici che nel mondo umano mi abbiano trattato on gentilezza. Senza di loro probabilmente non sarei qui a raccontare la loro storia.” Dopo questo lungo e intenso discorso Orion tacque un momento per riprendere fiato. La pipa intanto si era spenta. “Ma tu vivevi da loro?” “No, Bryan, io stavo qui nel mio mondo. Però spesso venivo a trovare tua madre e tuo padre e quindi passavo molto tempo anche con loro. Adesso ti racconto un episodio di quando io e Sirius eravamo due ragazzi. Un giorno io e tuo padre stavamo studiando su delle formule scritte in rune antiche, molto antiche. A un certo punto noto un bracciale strano al braccio di tuo padre. Aveva una parte tonda dentro cui delle parti giravano. È quello che da voi si chiama orologio. Noi non abbiamo orologi. Ci basiamo sulle stelle e sui discorsi degli alberi. Quell'oggetto era una novità per me. Mi incuriosii tanto che chiesi a tuo padre a cosa servisse quell'oggetto strano che portava sul braccio destro. Lui mi disse che era un orologio e serviva per segnare il tempo. Allora io gli chiesi come si usava e lui mi spiegò tutto. Io ne rimasi affascinato. Allora decidemmo di fare una tabella con i nomi delle ore a Londra e qui in questo mondo. E così è nata la tabella che hai visto tempo fa. È scritto in rune e anche nella tua lingua. Le rune segnano l'orario secondo questo mondo e poi sotto c'è scritto il corrispondente di Londra.” “Wow, che bello!” Disse Bryan tutto soddisfatto. “Eh si, tuo padre ha portato molte innovazioni. Ma adesso vorrei sapere una cosa: tu vedendo questa foto hai visto i tuoi genitori come te li immaginavi?”Chiese Orion con un tono da bambino. “A dire la verità mia madre e mio padre li avevo immaginati un po' diversi, un po' più… come dire… più vecchi. Mia mamma è molto giovane e anche mio padre. Poi immaginavo che mio padre fosse più grosso e mia madre la immaginavo con i capelli rossi, ma qui mi sembra che sia bionda.” “Beh Bryan questa foto risale a molti anni fa, quando tu eri piccolissimo” Disse Orion in tono quasi scherzoso. “Però… però tempo fa ho fatto un sogno.” Disse Bryan non avendo sentito le parole di Orion. “Quale sogno?” Chiese Orion tenendo alta la guardia. “Ecco … ero con mia madre. Stavamo correndo da mio padre. Erano esattamente come nella foto, è sorprendente!” Disse il bambino, rivivendo per un attimo il sogno. “Beh … forse quello non era un sogno Bryan … Forse erano i tuoi genitori che volevano mettersi in contatto con te. A volte può essere che una persona cara possa apparire in sogno. Secondo me erano i tuoi genitori che in qualche modo volevano mettersi in contatto con te. Volevano dirti qualcosa. Però di solito sono solo delle persone che controllano perfettamente gli incantesimi e la magia che riescono in questa impresa… E comunque tuo padre e tua madre purtroppo non ci sono più… Solo i vivi ci riescono… Non me lo so spiegare…” Concluse Orion avvicinandosi a uno scaffale pieno di libri. Dal terzo ripiano prese un libro con le pagine in foglia d'argento e con la copertina che aveva delle decorazioni in oro zecchino e delle scritte in caratteri runici in bianco. Era un libro non troppo grande, anzi era piuttosto piccolo. Il libricino era piuttosto impolverato: erano anni che nessuno lo apriva più. Orion ci appoggiò sopra un bastoncino, simile a una bacchetta magica, chiuse gli occhi e accennò delle parole in una lingua antica. Dopo aver sibilato una specie di frase, aprì il libro, naturalmente scritto in rune, su una pagina verso la metà del volumetto. C'erano dei segni runici e delle immagini molto dettagliate. Accanto alle scritte in rune c'erano due immagini. Nella prima si vedeva un uomo che era sdraiato sul suo letto e dormiva beatamente. Nella seconda immagine, più in basso, era raffigurata una figura che appariva in sogno all'uomo dormiente. “Questo, Bryan, è un libro di formule, è un libro che apparteneva a mio padre. Forse può aiutarci. Questo incantesimo era anche il preferito di mio padre. Gli piaceva molto camminare nei sogni della gente, tanto per divertirsi.” Disse Orion sorridendo. “E questo libro c'entra con i miei genitori e il sogno che ho fatto?” “Forse si” Disse Orion leggendo le rune a mente e cercando con il dito il punto che gli interessava. A un certo momento trovò, verso fine pagina, un paragrafo scritto in piccolo. Prese una lente d'ingrandimento e la lesse. Bryan non capì niente, perché Orion stava leggendo dei caratteri molto antichi. “Vediamo un po' di tradurre …” Disse Orion prendendo un foglio bianco e una matita. “Sai tradurre questa lingua?!” Disse Bryan stupito. “Sicuro! Ho imparato quando ero più giovane, mi ha insegnato tuo padre” Disse mentre scriveva delle frasi sul foglio. “Ma esattamente mio padre, cosa faceva qui?” “Beh ecco, tuo padre ha fatto tantissime cose per noi per esempio ha …” Orion non riuscì a finire la frase che arrivò Pascal di corsa. Era trafelato e sudato. “Presto … Ginny … l'albero …” Disse col respiro affannato. “Cos'è successo?!” Disse Orion in preda all'agitazione. Pascal non rispose, ma trascinò suo padre e Bryan dove c'era il punto in cui di solito si tagliava la legna. Ginny era a terra, ma stava bene. Una cosa che Bryan notò subito fu l'ascia conficcata in un albero poco lontano. “Ehm … Orion … guarda …” Disse Bryan con tono molto sorpreso indicando l'albero. “Per la spada di Raizen! Che … che cosa è successo qui?! Signorina tu m devi una spiegazione!” Disse Orion iniziando anche ad arrabbiarsi. “Ecco … ecco io …” Accennò Ginny rialzandosi. “É stata colpa mia, papà …” Disse Pascal facendo un piccolo passo avanti. Orion lo guardò male. “Non mi importa chi è stato, ma cosa è successo! E non voglio sentire bugie!” “Ecco … io e Ginny siamo venuti qui a giocare un po' quando abbiamo visto i tronchi e l'ascia. Allora io ho provato a tagliare qualcosa e ci sono riuscito. Poi ha voluto provare anche lei, ma ha lanciato senza volere l'ascia contro all'albero … non so come ha fatto … mi dispiace che ti ho fatto correre papà …” Disse Pascal abbassando lo sguardo, pronto ad essere sgridato. Orion era sul punto di sgridarli entrambi, ma poi non fece nulla e si limitò solo a recuperare l'ascia e al liberare l'albero dal fastidio di una lama nella corteccia. “Ragazzi, non si deve scherzare con questa. L'ascia non è un giocattolo. Pensate un po' se vi facevate male sul serio!” Disse Orion guardando i suoi figli. “Devi stare più attenta la prossima volta.” Disse Bryan a Ginny sorridendole. “ D … d'accordo …” Disse Ginny rimasta piacevolmente sorpresa dalle parole di Bryan. Il bambino sorrise un po' impacciato e tutti assieme tornarono verso casa. Orion rimase un po' scosso dall'accaduto. Pensava di avere dei figli un po' più responsabili, ma evidentemente non era così … “Ma che cosa hai fatto alla manica si può sapere?” Chiese Beack notando la manica sgualcita del vestito rosso di sua figlia. “Ah, non è niente, stavamo ecco … giocando nel bosco. E poi lei … è caduta.” Disse Bryan tentando di cambiare argomento. “Grazie Bryan, ti voglio bene.” Disse Ginny sorridendogli. Bryan arrossì un po' e poi tornò fuori. Il tempo stava cambiando. Si era tutto rannuvolato e il cielo stava preparando un acquazzone coi fiocchi. “Ehi! Tu! Torna dentro che sennò piove!” Gli urlò Ander. Bryan tornò in casa. Non gli piaceva il modo in cui lo trattasse Ander. D'accordo che era più grande, ma almeno lo poteva trattare meglio. Anche se era un estraneo si meritava un minimo più di rispetto. Ma evidentemente Ander non la pensava così. Utilizzava apposta dei termini che Bryan non conosceva, così da estraniarlo il più possibile dalle conversazioni. Suo padre Orion aveva tentato tantissime volte di spiegargli che doveva comportarsi meglio con Bryan, ma tanto lui era il più grande, poteva fare quello che voleva. Ormai quell'atteggiamento scostante lo avevano notato tutti e Ander iniziava a rendersi antipatico. Nel frattempo nelle lande più desolate del territorio, un orco stava tornando alla sua grotta, quando vide un'ombra nera che era comparsa dal nulla. “No … ti prego … non farmi del male …” Disse l'orco tentando di pararsi il più possibile da eventuali attacchi. “Tu! … Come osi parlare una lingua umana?!” Rispose l'ombra, che intanto aveva preso la forma di un uomo incappucciato di cui si intravvedeva solo una barba bionda. L'orco iniziò a correre e a scappare dall'ombra. La voce dell'uomo era fredda come il ghiaccio e la sua presenza era a dir poco terrificante. Era uno scamander, uno dei seguaci di Paran, lo stregone oscuro. L'orco riuscì a scappare verso una montagna, ma sfortunatamente inciampò nelle radici di un platano e cadde di peso. L'ombra ne approfittò per attaccarlo con una bacchetta. Era un bastoncino di legno di colore chiaro e con delle venature nere. L'orco fu colpito da una scia luminosa e divenne immobile. L'ombra gli mise una mano sulla spalla e poi si portò due dita sulla fronte e successivamente sparì nel nulla: si era teletrasportato. Il mattino dopo la notizia si era già diffusa anche nella valle di Raizen. Tutti avevano iniziato a parlare della scomparsa di un orco delle caverne soleggiate, a sud delle lande. Si erano meravigliati tutti, perché non era chiaro né come né perché fosse scomparso. Tutti pensavano a un incidente, o a qualche pianta carnivora molto famelica, ma nessuno osò mai azzardare a dire che potesse essere stato uno scamander. Quasi non si pronunciava neanche quella parola. Era l'insulto più grave che si potesse fare a una creatura vivente. Non aveva un significato preciso, ma veniva comunemente paragonato al titolo di traditore. Avevano tutti paura pronunciare quella parola. Solo il pronunciarla in qualche modo macchiava la bocca di chi la pronunciava. Non avevano paura del nome, ma avevano ribrezzo a dire una parola del genere. La famiglia Grus non venne subito a conoscenza della scomparsa dell'orco, ma lo seppe solo qualche mese dopo, grazie ad un passaparola di un centauro amico di Orion. Un giorno Orion stava passeggiando di buon mattino a raccogliere delle bacche, come sua abitudine, quando vide il suo amico Adam, un centauro dalla pelle scura e dal portamento molto fiero, che si avvicinava a un ruscello per bere. “Ehi Adam!” Gli urlò Orion. Il centauro si voltò di scatto e riconobbe quella voce. “Orion! Vecchio amico mio! Quanto tempo! Come stai?” Disse Adam molto contento di rivedere Orion. “Beh, insomma. Me la cavo diciamo. Ho i miei problemi. I ragazzi crescono e il ragazzo ormai si è abituato abbastanza.” Rispose Orion sopra pensiero. “Il ragazzo?!” Si sorprese Adam. “Non dovevo dirtelo …” Disse Orion sgranando gli occhi. “Adesso che mi hai iniziato a dire qualcosa, per educazione nei miei confronti dovresti spiegarti.” Rispose Adam alzando un sopracciglio. “E va bene, ti racconterò tutto. Ma tu cerca di capirmi, non mi posso ripetere.” “Va bene, proverò.” “Allora … il figlio scarlatto dello straniero è arrivato da noi.” “Va bene … non ho capito niente di quello che hai detto …” “Sempre la solita arguzia Adam …” “Ehi! Io non mi chiamo Sirius!” “Appunto di lui stavo parlando …” “Non è possibile! Tu mi avevi detto che era morto!” “Infatti … ma qualcuno che gli appartiene è giunto da noi.” Adam sorrise. Aveva finalmente capito che si trattava del figlio di Sirius: Bryan. “Allora, vecchio mio. Che cosa mi racconti di bello?” Disse Orion sviando il discorso. “Un orco è scomparso. Alcuni mesi fa. Non dirmi che non lo sapevi Orion. Lo sanno tutti ormai” “No … io non ne sapevo niente … ma … come è successo?” “Non si sa come né perché sia successo, ma è una cosa molto strana, soprattutto dalle parti delle caverne soleggiate …” “E tu hai dei sospetti a riguardo?” “Si, nessuno osa dirlo o pensarlo, ma secondo me è opera dei sette …” “No, non è vero … se è così siamo tutti in pericolo …” “E perché? Tanto l'ultima volta non ci è successo niente.” “Tu non sai alcune cose, mio caro Adam …” Adam rimase sorpreso da questa risposta. Orion non disse altro, ma gli fece cenno di seguirlo. Attraversarono un fiume poco profondo e oltrepassarono un piccolo gruppo di alberi di betulla. Finalmente giunsero alla casa di Orion. Trovarono ad aspettarli Pascal, Bryan e Ginny che giocavano tutti assieme con una palla molto rudimentale. “E quello chi è?” Chiese Adam curioso. “È proprio di lui che ti devo parlare …” Disse Orion rassegnato. Adam lo guardò in un modo strano, ma poi non disse altro, limitandosi a salutare i bambini e ad entrare in casa. Beack sentì un rumore di zoccoli e subito lasciò la cucina e andò ad accogliere l'ospite. “Mi sembrava di sentire una voce familiare” Disse Beack sorridendo e mettendosi le mani sui fianchi. “Aimon, tu sei sempre più bella ogni giorno che passa. Sei stupenda! Sono davvero senza parole!” Disse Adam abbracciandola. “Quante volte te lo devo dire di chiamarmi Beack?” Disse lei togliendosi dall'abbraccio. “Scusa, scusa. Lo avevo dimenticato. Ma sai com'è, sono diciannove anni che noi non ci vediamo, quindi la memoria cambia nel tempo.” Disse Adam sorridendo. “E comunque ti avrò detto non so quante volte di pulirti gli zoccoli quando entri in casa mia, piccolo centauro che non sei altro.” Rispose Beack ridendo. “Ah e così sarei piccolo? Ma se sono più alto di te?” “Non c'entra. Io sono più grande di te di età.” Disse Beack facendogli una linguaccia scherzosa. Adam non disse niente. Quando parlavano Adam e Beack aveva sempre ragione lei. Era incredibile, ma andava sempre a finire così. “Allora cosa ci racconti Adam? Tua sorella Pin e Sar stanno bene?” Disse Beack. “Si si, mia sorella sta molto bene grazie. E il piccolo Sar cresce forte come me, ha preso tutto da suo zio il piccolo centauro.” “Però tua sorella non si sente a disagio? Insomma, con te e Sar che siete centauri e Alét che è un'elfa non si senta a disagio ad essere l'unica maga?” “No, anzi con noi si diverte tantissimo. Pin devo ammettere che ha fatto un po' fatica ad abituarsi a Alét, ma con i centauri ormai è abituata. Dopotutto è mia sorella.” “Quindi ripetimi un attimo le parentele che me le dimentico tutte le volte” Disse Beack curiosa “Allora, mia sorella, anzi sorellastra, è Pin ed è una maga come te e Orion. Poi c'è il figlio di Iloar, mio fratello centauro, che si chiama Sar. E poi c'è Alét, che è la moglie di Iloar. Mi segui?” “Si si. Adesso mi è tutto chiaro!” “Bene. Poi un giorno allora ve li faccio conoscere. Sar è un piccolo pieno di vita e di allegria” “Non vedo l'ora di conoscerlo e mi farebbe piacere rivedere anche tua sorella Pin!” “Va bene, allora poi ci organizziamo che venite da noi per una cena, no anzi a cena meglio di no …” Disse Adam con un tono turbato. “Perché a cena no?” Chiese Beack un po' spaventata. “Beh ecco … non si sa mai, non vorrei che vi succedesse qualcosa col buio …” “Così mi spaventi. Devi dirmi qualcosa Adam?” “Si, ma è meglio se ti siedi, così parliamo meglio.” “No, grazie. Sto volentieri anche in piedi. Ma tu dimmi, è successo qualcosa di grave?” “Purtroppo sì, Beack …” “E cosa è successo? Devi dirmelo Adam!” “Va bene, ma calmati. Devi sapere che un po' di tempo fa è scomparso un orco nelle lande e io sospetto che sia opera di … si insomma … di uno di quelli … uno s … uno sca … si insomma hai capito che parola voglio dire vero?” “Si, si. Fai bene a non pronunciare quella parola. È quanto di peggiore potrebbe dire una creatura vivente … Ma sei sicuro che sia opera di uno di loro?” “Si e sospetto che sia uno dei sette …” “No, non ci voglio credere … se fosse così siamo tutti in pericolo …” “Speriamo che non sia opera di uno di loro, ma che l'orco sia scomparso per altri motivi. Ma io ho dei forti sospetti su … quelli” “Orion, lui è in pericolo … il ragazzo” Disse Beack guardando il marito. “Purtroppo penso di si, Beack” Riprese Adam. “Tu non sai di chi sto parlando …” “Si. Tu parli del figlio di Sirius, vero? Parli di Bryan” “E … e … tu come fai … a saperlo?” Disse Beack rimasta impietrita. “Mi ha informato Orion, ma stai tranquilla. Con me il vostro segreto è al sicuro. Mi immagino che lo teniate molto protetto.” “A dire la verità lui qui vive come se fosse nostro figlio. Non lo abbiamo allarmato troppo perché in fondo è solo un bambino” “Però adesso dovrete proteggerlo di più. Dovrete insegnargli a combattere, sia con la spada che con la magia. Dovrete insegnargli la padronanza degli incantesimi e le arti antiche. Solo così lo potrete proteggere.” “Ehi Adam! Se facciamo come dici tu, Paran si accorgerà subito che lui è qui e soprattutto chi è. Meglio se per adesso osserviamo la situazione e cerchiamo di capire cos'è successo.” Disse Orion prendendo la parola. “Va bene, scusami Orion. Io volevo solo aiutare …” Rispose Adam. “Dobbiamo organizzare un gruppo per fare delle ricerche e scoprire cosa è successo e perché.” Riprese Orion. “Andrò io con dei centauri in avanscoperta.” Disse Adam gasandosi. “Ehi, frena gli zoccoli Adam! Non potete andare voi centauri. Si sentirebbero i vostri zoccoli e sareste presto riconosciuti. Dobbiamo mettere assieme gli elfi, le ninfe acquatiche e anche qualche centauro. Ma pochi.” “Per gli elfi potrebbero andar bene Àmas, Sòter e Lex. Cosa ne dici Orion?” “Si, perfetti. Conoscono bene le lande e sarebbero delle ottime guide. E le ninfe?” “Fammi pensare … cosa ne dici di Trasha, Amanda e Lenia?” “No, Lenia è troppo piccola per andare. Meglio solo Trasha e Amanda. E come centauri io pensavo a Ippan e Iloar. Cosa ne pensi?” “Va bene, ma ormai sono coinvolto anche io. Andrò con loro, sempre che accettino di andare.” “Gli elfi sono sempre disponibili a proteggere la valle di Raizen e a combattere Paran, la sulle ninfe ho qualche riserva. Proviamo” “Allora io riferirò ai centauri e agli elfi e cercherò di convincere anche le ninfe.” “Perfetto” “Ma adesso spiegami, Orion e ti prego di dirmi la verità. Chi è Bryan davvero?” “Va bene, ti spiego. Bryan è il figlio di Sirius, ma in realtà è anche l'ultimo custode della pietra dei desideri. Lui non lo sa e neanche noi lo sapevamo. L'ho scoperto tempo fa e Paran ne è stato informato, così ha mandato i suoi seguaci a cercarlo. Fortunatamente io me ne sono accorto in tempo e l'ho portato qui da noi perché gli stavano dando la caccia nel mondo degli umani. Però adesso con i sette probabilmente in giro, lui è in pericolo. Se è scomparso quell'orco per colpa di Paran o di chi per lui allora Bryan è in serio pericolo. L'unica soluzione sarebbe di distruggere la pietra dei desideri.” “Ma tu sai che non è possibile senza che l'ultimo custode sia morto” “Infatti noi dobbiamo trovare una soluzione. È anche vero però che nessuno può avvicinarsi alla pietra se non il custode stesso. È per questo che Paran lo cerca. Lo vuole togliere di mezzo per poter tornare al potere ancora una volta e …” Orion si interruppe perché vide che Bryan stava ascoltando. “E quindi io devo morire …” Disse Bryan con tono rassegnato. “No, tu non morirai. Tu sei l'unico ostacolo al piano di Paran e noi faremo di tutto per proteggerti. Te lo prometto” Disse Adam mettendogli una mano sulla spalla. “Ah, scusami. Sono un maleducato. Sono Adam. Molto felice di conoscerti Bryan!” Riprese il centauro. Bryan era un po' a disagio. Non era abituato a vedere un centauro e Adam era molto alto. Bryan notò subito gli zoccoli neri e le quattro zampe equine di Adam e anche il fatto che solo nella parte superiore del busto fosse un umano. Aveva i capelli neri e molto folti che scendevano come una criniera e aveva l'espressione di un leone. La sua pelle era marrone chiara. Anche nella parte superiore. Indossava una casacca di un colore verdino tenue e aveva una spada di legno massiccio appesa al fianco sinistro con una cintura scura.
  
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