I Soldati che Restano
A Kiki (Chiara, freakOUT, niko_andglam)
Parigi, Novembre 2037
- Non ricordo neanche che fiori gli piacessero…- Marc sente la camicia incollata al torso e ai fianchi per il caldo del camino e del whiskey che sta bevendo.- Forse il profumo dei gelsomini.-
- Giusto. Però visivamente amava i papaveri. Non lo avrebbe mai ammesso.- Stephane fa ruotare in senso antiorario il liquido ambrato nel bicchiere di cristallo.
- Diceva che i fiori gli ricordavano i camposanti. Tu gli porti mai dei fiori?- Sa già la risposta, è no. Sono passati già dieci anni, non sa quanto potranno ancora resistere. Guarda Stephane e vede i capillari rotti del naso e degli zigomi, le macchie violacee sotto gli occhi e gli occhiali da vecchio. Le mani tremano e deve schiarire spesso la voce per non farla risultare rauca. - I nipotini come stanno?-
- Ferenc viene ogni due giorni a suonare per me il piano. Lea non la vedo quasi mai.- Risponde senza particolari inflessioni.
- Mi dispiace…- Marc non ha avuto figli e neanche nipoti, però sa che Stephane non è mai stato così solo e lo sta distruggendo.
- No tranquillo, a me dispiace per Ferenc che spreca i suoi pomeriggi con un vecchio invece che uscire con degli amici o un ragazzo o una ragazza… quando suona guarda sempre quella sua foto.- Stephane la indica con la mano, poi riporta subito l’avambraccio vicino al petto e ricomincia ad inspirare dalla sigaretta.
Scrive ancora. Ogni tanto c’è una nuova ondata di lettori sempre più giovani e sempre più gente alle presentazioni dei libri. Si fa sempre accompagnare dalla figlia Michelle quando lo invitano a parlare nelle università. Ma il suo sguardo chiede solo “quanto manca, quando potrò stare di nuovo con lui, quando potrò andarmene da questa casa”, e questa volta Marc capisce che manca sempre meno, presto saranno di nuovo insieme in quel paradiso impossibile creato apposta perché la vita non può essere soltanto questo, e lui rimarrà fuori, come aveva promesso fin dall’inizio. Un rapporto aperto, poliamore lo chiamarono negli anni ’90.
- Marc?- Sussurra Stephane ricercando la sua attenzione.
- Dimmi caro.- Riporta lo sguardo sui suoi movimenti, a volte non riesce a guardarlo negli occhi. Vede solo i gesti pesanti e i bottoni allacciati male, le dita macchiate e la casa che cade a pezzi.
- Sono contento di non essere l’unico a sentire la sua mancanza.- Stephane sta sorridendo.
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