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Autore: Egle    25/09/2006    13 recensioni
Cosa si può regalare a una persona che ha tutto? Anzi no, a una persona che possiede tutto quello che potrebbe mai desiderare nella sua lunga e schifosamente ricca vita? Harry proprio non lo sapeva. Riuscirà il nostro eroe a trovare un regalo per il compleanno della sua "dolce" metà?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nocturne Alley Fanfic :: Harry Potter Slash 1
Just a little present
Chapter 1: Just a little present

 

Cosa si può regalare a una persona che ha tutto?

Anzi no, a una persona che possiede tutto quello che potrebbe mai desiderare nella sua lunga e schifosamente ricca vita?

Perché il signor Malfoy impiega mediamente dieci secondi per decidere che un qualche oggetto, sia l’ultimo modello di Nimbus o un vestito di Armani o un raro pezzo di antiquariato, gli piace abbastanza per prendersi il disturbo di entrare nel negozio, di avere a che fare con dei commessi che lui, per lo più, giudica incompetenti, e di tirar fuori la sua carta dal credito pressoché illimitato.

Quindi non esisteva nulla che Draco non possedesse, perché tutto ciò che poteva desiderare se lo era già comprato.

E magari, per andare sul sicuro o perché a volte dimenticava di averlo già acquistato in una precedente occasione, se l’era comprato di diversi modelli, colori o grandezze a seconda dell’articolo in questione.

Harry sbuffò.

Odiava fare shopping.

Ma ancora di più odiava guardare le vetrine senza sapere che cosa regalare a Draco per il suo compleanno.

Aveva valutato l’idea di organizzare la più grandiosa festa a sorpresa a base di Guinness che la storia potesse vantare, ma Narcissa Malfoy, al secolo Black, l’aveva battuto sul tempo, consacrando Malfoy Manor a un party molto elegante e molto esclusivo, che contava non più di duecento persone tra amici intimi, amici che potevano far comodo perché molto ricchi e molto influenti, e persone che potevano diventare amici con gran beneficio di tutti.

Poi aveva preso in considerazione l’opzione fuga romantica per due, ma Draco era appena tornato da uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro e non appena aveva varcato la soglia del suo appartamento l’aveva simpaticamente apostrofato con un “ Se vedo un’altra passaporta nei prossimi venticinque anni, giuro che mi strappo le palle”.

Di viaggiare con i mezzi babbani, nemmeno a parlarne.

E quindi Harry aveva sconsolatamente scartato l’immagine di loro due stravaccati su una spiaggia tropicale, con due margaritas in mano, occhiali da sole sul naso e nessuna preoccupazione al mondo, tranne il dilaniante dilemma se mangiare gamberoni o aragosta o per cena.

Spinto dalla disperazione aveva chiesto consiglio a Hermione, aggrappandosi alla certezza che la ragazza possedesse l’onniscienza infusa.

Lei lo aveva guardato con i suoi grandi occhi color nocciola, aveva posato affettuosamente una mano sul suo avambraccio e gli aveva dato la risposta che si era aspettato di sentirsi dire, ma che sperava fino all’ultimo non sarebbe mai arrivata.

“Devi fargli un regalo che ti viene dal cuore, Harry. Qualcosa che sia speciale per voi due” aveva detto la cara e saggia Hermione.

Ah perfetto. Qualcosa che gli veniva dal cuore, ma cosa?

La sua aorta? Poteva andar bene? Perché non riusciva a farsi venire in mente nient’altro che gli provenisse dal cuore.

“Grazie tante, Hermione” biascicò Harry tra i denti, corrugando la fronte davanti alla vetrina di una profumeria.

Poteva regalargli un flacone di profumo. Era quasi certo di sapere il nome del profumo preferito di Draco. Era qualcosa come Tommy, Bobby Hiefifaffaaa … no, okay, non se lo ricordava.

Acqua di colonia?

Bagnoschiuma?

Una lametta con cui tagliarsi le vene?

Si passò una mano tra i capelli, riprendendo a camminare rapidamente.

Non aveva idee.

Il suo cervello era tabula rasa.

Mancavano solamente due ore alla festa di compleanno di Draco e lui era ancora un povero ramingo per le strade di Londra in cerca di qualcosa che il suo amante non possedesse e che non gli facesse irrimediabilmente schifo.

La cosa peggiore era pensare a come Draco sarebbe riuscito a distorcere i lineamenti del suo viso in una smorfia disgustata alla visione di quello che lui gli avrebbe regalato.

Le sue labbra si sarebbero arricciate e gli si sarebbero disegnate piccole rughe ai lati degli occhi, mentre cercava di non mostrarsi troppo nauseato.

Avrebbe buttato lì un “bello” poco convinto e poi avrebbe cacciato il suo regalo in un angolo remoto della casa, dimenticandosi della sua esistenza, finchè non gli sarebbe di nuovo capitato tra le mani.

Harry poteva ricordare esattamente quanto si era sentito male all’inizio dell’inverno, quando Draco era entrato nella cucina del suo appartamento reggendo con due dita il disgraziato maglione di cashmire che gli aveva regalato il Natale precedente.

“Ma come ho fatto a comprare questa schifezza?” aveva detto Draco, puntando direttamente verso il sacchetto della spazzatura.

Harry aveva sentito lo stomaco sprofondare a livelli improponibili, mentre cercava di diventare parte integrante della sedia.

“Te l’ho comprato io” aveva sussurrato, per niente felice.

Draco l’aveva guardato, bloccandosi prima di gettare allegramente il maglione nell’immondizia. “Oh” era stata la sua risposta sorpresa, ma con un’innegabile punta di sollievo per non essere lui il colpevole di tal mediocre acquisto.

“Avevi detto che ti piaceva” aveva borbottato Harry a mezza voce.

Draco gli aveva schioccato un bacio sulla guancia, appoggiandogli una mano sulla schiena.

“Non volevo ferire i tuoi sentimenti” aveva detto candidamente, per poi riportare il maglione nel suo armadio.

Non se n’era liberato, come un cadavere scomodo, ma Harry era sicuro di non averlo mai visto indossarlo. Nemmeno per casa.

Era caldo, morbido, di un azzurro che si intonava con il colore dei suoi occhi, che diavolo aveva che non andava?

Harry lo sapeva che cosa aveva: non l’aveva comprato Draco e quindi automaticamente non era di suo gradimento.

Ma poteva pur sempre fare uno sforzo, no?

Lui aveva sempre indossato tutti gli orrendi maglioni che la signora Weasley sferruzzava per lui e non si era mai lamentato, anche se erano molto, molto peggio del capo di abbigliamento che aveva scelto per Draco.

Oh, ma Draco era Draco, lui era il principe della snobberia, se mai un simile termine esistesse, ed Harry era sicuro che anche quell’anno avrebbe toppato alla grande.

Si fermò davanti a una gioielleria. Un paio di gemelli, magari?

Se spendeva una quantità sfacciata di denaro era più sicuro che il disgusto di Draco sarebbe stato minore.

Lanciò un’occhiata all’orologio, il tempo sembrava correre più rapidamente quando ci si diverte o quando si è un condannato a morte in attesa di esecuzione.

“Che Merlino mi assista” mormorò, prima di entrare nel negozio.

 

 

***

 

 

Decisamente i party dell’alta società non facevano per lui.

Le scarpe nuove avevano deciso di stritolargli i piedi e il nodo della cravatta minacciava di soffocarlo a morte a ogni respiro troppo profondo.

Se non altro c’era alcol in abbondanza, cosa di cui lui aveva assoluto bisogno, dato che non credeva di poter sopravvivere a quella serata da sobrio.

Sgusciò via dalle grinfie del Primo Ministro, impegnato a discutere del nuovo piano per l’addestramento degli Auror con il capo degli Unspeakable, e si diresse rapidamente verso lo studio del pian terreno.

Non appena la pesante porta di mogano fu chiusa alle sue spalle e lui fu accolto dal piacevole e comodo silenzio della stanza, si concesse un lungo sospiro.

Raggiunse con calma la poltrona imbottita accanto al camino e ci si abbandonò, abbassando le palpebre.

Partecipava agli eventi mondani raramente e solo per Draco, ma detestava ogni singolo istante trascorso insieme a quegli idioti, burocrati del Ministero. Il primo Ministro, poi, era a un passo dall’ipocrisia più sfrontata.

Non aveva nemmeno provato a non prendere parte alla festa per il compleanno di Draco e non si era ribellato per l’obbligo della cravatta. Si era, insomma, arreso agli eventi senza combattere, cercando di mostrarsi affabile, sebbene conoscesse metà degli invitati e detestasse cordialmente l’altra metà.

Rimpiangeva amaramente il suo progetto di festicciola intima a base di Guinness.

Avrebbero invitato i loro amici, sia quelli di Harry che quelli di Draco, dato che avevano pochi amici in comune. Dean e Seamus si sarebbero occupati degli alcolici più che volentieri, Hermione, Luna, Ginny e la signora Weasley delle vivande e Fred e George avrebbero potuto perfino portare qualche fuoco d’artificio, made by Weasley.

Ron si sarebbe lamentato per tutto il tempo per la prospettiva di dover socializzare con degli Slytherin, gli amici con la puzza sotto al naso di Draco avrebbero guardato tutto con aria di superiorità per poi ammorbidirsi quando la birra sarebbe cominciata a scorrere a fiumi, facendo abbassare la guardia a tutti i presenti.

Era convinto che alla fine si sarebbero divertiti.

“Peccato” mormorò Harry alla stanza vuota, mentre la porta della stanza si apriva rivelando la figura alta di Draco.

Entrò nello studio con passo elegante, sicuro dell’effetto devastante che aveva su Harry abbigliato in quel modo. Il completo di alta sartoria era una specie di capolavoro artistico, che si adattava splendidamente alle linee del suo corpo e al colore della sua carnagione e i suoi capelli biondi sembravano talmente soffici e lisci da volerci annegare le dita dentro.

“Allora dov’è?” gli chiese senza preamboli.

Harry arcuò entrambe le sopracciglia, piegando il collo all’indietro per poterlo guardare negli occhi, non appena si fu fermato accanto alla poltrona.

“Dov’è cosa?” ribattè prontamente.

Draco sbuffò spazientito. “Il mio regalo” replicò con lo stesso tono di voce, che avrebbe usato se uno gli avesse chiesto in che Casa fosse stato smistato a Hogwarts. Avrebbe risposto “Slytherin” con una punta evidente di indignazione, come se il solo fatto che gli si fosse posta la domanda fosse un’offesa.

“Ti sei fatto un regalo?” lo punzecchiò Harry, guardandolo tranquillo.

Draco strinse appena gli occhi, fulminandolo con lo sguardo.

“A volte dimentico quanto tu sia spiritoso, Potter” sibilò, prima di sondare la stanza con lo sguardo. “Allora?” lo incalzò, tornando a fissarlo.

“Allora cosa?”

“Dov’è il tuo regalo per me?” domandò di nuovo Draco perdendo un po’ della sua compostezza.

Harry rise, battendo piano le mani sui braccioli della sedia.

“Perché non lo cerchi?” rispose maliziosamente, allungando le gambe sulla porzione di tappeto davanti alla poltrona e umettandosi le labbra con la punta della lingua.

Subito le mani di Draco, insensibili a qualsiasi vago richiamo sessuale lanciato dal Gryffindor, corsero alle tasche della sua giacca, cominciando a frugarci dentro.

Harry rise di nuovo e cercò di allontanarlo.

“Non è lì” disse, alzandosi in piedi.

Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una piccola scatolina foderata di velluto nero con lo stemma di una nota gioielleria impresso su un angolo.

Draco sgranò gli occhi e Harry poté sentirlo deglutire rumorosamente, nel silenzio dello studio.

Il parlottio degli invitati e la musica dell’orchestra giungevano solo ovattati dal salone di Malfoy Manor, così da fornir loro l’illusione di essere i soli occupanti della casa.

Gli occhi grigi di Draco si spostarono lentamente dalla scatolina al viso di Harry, per poi tornare sul regalo.

“Dimmi che lì dentro c’è un anello di fidanzamento e mi sparo” riuscì finalmente a dire Draco, con voce non del tutto salda.

Harry abbassò lo sguardo.

Sapeva che faceva così per spezzare la tensione e il fatto che fosse nervoso gli faceva sperare che questa volta il suo regalo fosse ben accetto, anche se ci voleva ogni briciolo del suo autocontrollo per non prenderlo per il collo e cedere al supremo istinto di strozzarlo.

Draco non pensava mai che le sue parole potessero ferire gli altri, o se ci pensava, non se ne preoccupava mai molto.

Se gli avesse comprato davvero un anello? Sarebbe stato lui quello che avrebbe dovuto spararsi.

“Non è un anello” rispose paziente, porgendogli la scatola affinché l’aprisse.

Non appena sollevò il coperchio, Draco si accigliò. “Una chiave?” chiese, sollevando il piccolo oggetto di metallo tra le dita. Lo osservò clinicamente per un istante, prima di tornare a fissare Harry, in attesa di una spiegazione.

“Sì, è la chiave del mio appartamento” sussurrò, non del tutto sicuro della scelta. “Ho pensato che è da un po’ che stiamo insieme e mi sembra naturale che…” bofonchiò, passandosi la mano sulla nuca “Mi farebbe piacere se tu passassi più notti a casa mia e se iniziassi a portar lì le tue cose … e magari cominciassi a considerarla anche tua”

Alla fine di quell’interminabile discorso, Harry poté giurare di aver fatto la più colossale cazzata della sua vita.

Come gli era saltato in mente di regalare a Draco la chiave del suo appartamento?

Come gli era saltato in mente di chiedergli a mezzi termini di andare a vivere con lui?

Le cose tra di loro andavano bene, così com’erano.

Certo, avevano molte discussioni, che degeneravano fin quasi alla rissa, e non avevano ancora imparato a far coincidere i loro mondi, ma Harry era … felice, come non lo era mai stato.

E ora aveva deciso di complicare maledettamente le cose con quell’assurda proposta.

Cercò di capire i pensieri di Draco, ma come al solito, nei momenti cruciali del loro rapporto, l’espressione dell’ex Slytherin era indecifrabile.

“Harry?”

Merda.

“Sì?”

“Mi hai regalato una chiave?” chiese Draco, arcuando un angolo della bocca in un principio di smorfia.

Detta da lui è ancora peggio pensò Harry, stringendo i pugni lungo i fianchi.

Aprì la bocca per dire qualcosa che non lo facesse apparire più sciocco di quanto non si sentisse già, quando percepì il calore familiare della bocca di Draco sulla sua. Le sue labbra avevano il sapore vellutato dello champagne.

“Grazie” soffiò Draco sulla sua pelle, scostandosi appena. “S’intona alla perfezione con il mio portachiavi”. Il che, tradotto nella lingua corrente, significava qualcosa del tipo: grazie per il regalo, è la cosa più dolce e romantica che qualcuno abbia mai fatto per me, ti amo alla folla.

Harry sorrise. Draco non avrebbe mai usato quelle parole, ma andava bene ugualmente.

Immerse una mano nei suoi capelli e lo attirò nuovamente contro di sé per un lungo bacio.

Con una mano gli accarezzò la schiena per tutta la sua lunghezza, finchè la mancanza di ossigeno non li spinse a riprendere fiato.

A volte Draco lo faceva incazzare da morire, ma molto più spesso lo faceva sentire bene, malgrado il suo modo di fare non di certo molto gentile. Né educato. Né rispettoso.

“Okay, ora passiamo al regalo vero” esclamò raggiante l’ex Slytherin.

Harry allargò gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre.

“Cosa?” chiese disorientato.

“Il mio regalo!” replicò scandalizzato Draco “Non puoi avermi regalato davvero, solamente una chiave!” aggiunse, calcando davvero e solamente con una strana intonazione.

“Posso apprezzare il gesto. Oh sì, Potter, sei così dolce che mi si stanno per liquefare le ginocchia, ma ti sembro davvero il tipo da un regalo da quanto? Dieci sterline? Tira fuori il regalo vero!” rincarò la dose.

Harry prese una busta dalla tasca interna della giacca e gliela porse, chiamandolo “piccolo, meschino materialista”, epiteto che venne bellamente ignorato dallo Slytherin, troppo concentrato a valutare la tessera magnetica, contenuta nella busta.

“Una carta di credito?” chiese sorpreso.

“E’ la mia. Ed è solo un prestito” rispose Harry, ficcandosi le mani nelle tasche “Domani andiamo a fare shopping, potrai comprarti tutto quello che desideri, prosciugando il mio conto in banca” disse, per poi essere ricompensato da un impetuoso bacio.

“Ti ho mai detto che mi piace essere coccolato da te? E che sei in assoluto il mio Gryffindor preferito?” disse Draco, mostrandosi decisamente più affettuoso e spalmandosi su di lui.

Harry sperava che anche quella notte, quando sarebbero stati chiusi nella sua camera da letto, senza nient’altro addosso a parte le mani e la bocca dell’altro, Draco si sarebbe dimostrato così affettuoso e riconoscente.

Fece una piccola smorfia. “Un paio di volte” borbottò poco convinto.

“Quanti soldi hai in banca?” gli chiese Draco, con le braccia ancora allacciate al suo collo. Scosse la testa senza aspettare una risposta. “Non importa, ce li faremo bastare” aggiunse, baciandolo ancora.

Harry roteò gli occhi.

Amarlo o strozzarlo? Ardua scelta.

“E ora torniamo alla festa, i miei ospiti mi attendono” concluse Draco, incamminandosi verso la porta. Solo quando era sulla soglia, si fermò per guardare di nuovo Harry.

“Non mi servono regali. Non veramente” bisbigliò, fissandolo intensamente, lasciando trapelare un’emozione calda e avvolgente dal suo sguardo.

“Lo so” sussurrò in risposta Harry, caricando quelle semplici parole dell’amore che provava per lui. “Buon compleanno, Draco” disse piano

Draco gli concesse un piccolo sorriso. “Lo è davvero” rispose, stringendo forte la chiave nel pugno.

 

 

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