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Autore: TooLateForU    20/02/2012    24 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alors, grazie mille per le 3 recensioni al primo capitolo #soglad
Detto questo, il titolo di questo capitolo mi è venuto in mente sentendo UNA CERTA PERSONA PERVERTITA su una certa radio inglese, ieri..*ogni riferimento ad Harry Styles su The Hits Radio è puramente casuale*
Spero che questo capitolo vi piaccia :3 Byee!


“Buongiorno Londra! Sono le otto del mattino, gli uccellini cantano e voi siete sintonizzati su The Hits Radio, la miglior radio per asc..”
Allungai una mano da sotto le coperte e colpii la sveglia, che cadde con un tonfo sulla moquette, mettendo a tacere la voce impazzita di quel tizio alla radio.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile, alzando la trapunta fino alla testa. Faceva troppo freddo per andare a scuola, e il letto era troppo comodo per essere lasciato solo.
Improvvisamente la porta della mia stanza si spalancò, facendomi sobbalzare.
“Liz, sei ancora a letto? Muoviti, sono le otto e mezza!” urlò la bionda isterica, alias mia madre.
Perché i genitori fanno così? Perché ti mentono sull’orario per farti alzare? Non capiscono che NON funziona?
Sbuffai, dando un calcio alla coperta, che cadde rovinosamente a terra. Mi alzai di malavoglia, e pestando i piedi nudi sul pavimento mi avviai verso il bagno.
 
Do you ever wanna run away?
 
Arrivai in cucina, feci strusciare la sedia sul pavimento e mi sedetti rumorosamente. Afferrai un fetta di pane tostato, e lo morsi con forza.
Charlie mi guardava disgustata, rigirando il cucchiaio nei suoi cereali al miele.
“Che ti guardi, mocciosa?” la aggredii, a bocca piena.
“Mamma ha detto che non si parla a bocca piena.” Mi ricordò pedante, spostando una ciocca di capelli biondo grano dietro la spalla.
“Tua sorella ha dieci anni ed è molto più educata di te.” Mi fece notare Mr 650 a.C., senza togliere gli occhi dal giornale che aveva davanti.
“Grazie papà, è bello essere la figlia preferita.” Commentai sarcastica, buttando giù in un sorso tutta la tazza di latte.
In quel momento la bionda isterica fece il suo ingresso in cucina, aprendo il frigo ed afferrando uno yogurt ai mirtilli. Era vestita con un’orrenda tuta viola, e una fascia sulla testa stile Rambo.
“Sai Bob, mi sono iscritta in palestra.” Esclamò a mio padre, che finalmente alzò gli occhi dalle suddette ‘cose quotate in borsa’. Bah.
“E quanto ci viene a costare questa palestra, Vivien?”
Tipico di mio padre, concentrarsi solo sui soldi. Soldi soldi soldi..Che angoscia.
“Papà, voglio un telefono nella mia camera.” Gli dissi, molto seria. Era da tempo che pensavo a quella richiesta, e quale momento migliore per chiederlo se non quando era distratto da un’altra cosa?
“Scherzi? Già è tanto che riusciamo a pagare la TUA bolletta del telefono!” ribattè.
Ecco, come al solito era colpa mia. Non capiva che io avevo BISOGNO del telefono?
“Io voglio un pony bianco!” gridò Charlie, su di giri.
Ruotai gli occhi al cielo, alzandomi dal tavolo.
Casa mia sembrava una gabbia di matti. Ci mancava solo un elefante giocoliere ed era fatta.
 
“Mi spieghi come cavolo fai a non sapere quando è nato Oscar Wilde?” mi chiese Jude, sconvolta, prima di mordere la sua mela.
Io alzai gli occhi al cielo, prima di fermare i miei ricci decisamente troppo ricci con una matita in testa, a mo’ di crocchia.
“Ma chissene frega di Oscar Wilde. E’ morto da un pezzo, ormai. Facciamocene una ragione.” Replicai, ovvia.
Stava per attaccare con la solita filippica, quando un tonfo ci fece sobbalzare.
Zayn aveva appena buttato a terra un ragazzo occhialuto, e ora giocherellava con un paio di chiavi, probabilmente del ragazzo.
“Di’ un po’, adesso mi ridai la mia felpa?” gli chiese, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
“Non ho la tua felpa, lo giuro! E ridammi le chiavi!” rispose il ragazzo, tentando di rialzarsi. Ma due amici del talebano lo presero per le spalle, spingendolo contro una colonna.
Zayn si avvicinò al ragazzo, e prima che potesse dire altro gli assestò un pugno in pancia.
“Ma che razza di stronzo!” urlai, sconvolta, e prima che Jude potesse fermarmi mi avviai velocemente verso di lui.
“Liz, torna qui! Liz!” la sentii chiamarmi, concitata, ma non la ascoltai. Arrivai alle spalle di Malik, e picchiettai sulla sua spalla.
“Chi cazzo è?” domandò rabbioso, girandosi. Quando mi vide però sembrò sorpreso, e distese le labbra in un sorrisetto accattivante.
“Dolcezza, ora sono impegnato. Ma dopo ci sentiamo.” Mi fece l’occhiolino, e stava per rigirarsi se non l’avessi fermato per un polso.
“Stammi a sentire, Al Qaeda, non sono una di quelle sgualdrine che vuoi rimorchiare. Sono qui per dirti che hai rotto il cazzo, e devi lasciar stare questo ragazzo.”  Sputai fuori, guardandolo dall’alto in basso.
Malik sbarrò gli occhi, mentre i due amici dietro ed altri nel corridoio cominciavano a parlottare.
“Come mi hai chiamato, stronzetta?” domandò tra i denti, avvicinandosi a me minaccioso.
Va bene, era grosso, muscoloso e avrebbe potuto mandarmi all’ospedale con un soffio, ma niente panico.
“Kamikaze, non ho intenzione di discutere con te. Ridai le chiavi a quel ragazzo e non mi vedrai mai più.” dissi semplicemente, reggendo il suo sguardo.
Rise sprezzante, prima di lanciare uno sguardo alle chiavi tra le sue mani, facendole tintinnare. Poi si rigirò verso l’occhialuto “Hai sentito sfigato, c’è una troietta pronta a difenderti.” Gli disse, facendo ridere i suoi amici dementi.
Quel commento non mi colpì affatto. Mi avevano chiamato in modi peggiori. Tipo ‘Elizabeth.’
“Ti servono queste chiavi?” gli domandò, e il ragazzo annuì vigorosamente.
Malik mi guardò di nuovo, sorridendo come uno stronzo. Poi si avvicinò velocemente alla finestra, e lanciò le chiavi più lontano che poté.
“Ma sei coglione?!” urlai, stridula. Eravamo al terzo piano, e davanti a quella finestra si affacciava un parco immenso. Come cazzo avrebbe fatto quel ragazzo a ritrovare le chiavi?
“Valle a cercare, se ti importa tanto.” Mi rispose, scoppiando a ridere insieme ai suoi amici.
L’occhialuto era diventato bianco come uno straccio “E-erano l-le chiavi dell’a-auto di m-mio padre..” mormorò.
Zayn si avvicinò a lui, dandogli uno schiaffetto che doveva essere amichevole “Non piangere Raperonzolo, c’è di peggio.” Disse, prima di allontanarsi divertito.
Che figlio di puttana.
 
“La prossima volta che hai intenzione di fare l’eroina avvertimi, perché mi è preso un infarto!” sbottò Jude, infilando la giacca Burberry con un colpo secco.
“Non volevo fare l’eroina, volevo solo fare il culo a Malik..” borbottai.
“E invece hai peggiorato la situazione.”
“Grazie Jude, sei d’aiuto.” Replicai sarcastica, saltando una pozzanghera sul marciapiede.
Incredibilmente, quel giorno a Londra aveva piovuto. Eh, ma ci voleva qualcosa a spezzare la monotonia.
Ripensai a quel povero ragazzo che ora avrebbe dovuto spiegare al padre come mai non avrebbe potuto aprire la sua auto. Non che io sia una tipa altruista, ma avevo una specie di passione per le cause perse e per i maltrattati della società.
Mi strinsi meglio nel mio imbarazzante impermeabile giallo da maniaco, mentre notavo che Jude controllava il proprio riflesso nello specchietto del fondotinta.
Mi misi dietro dietro di lei, e feci la linguaccia allo specchio. Lei invece lanciò un bacio, prima di lanciarmi del fondotinta sul naso.
Starnutii vivacemente “Ma sei stupida?!” protestai, togliendomi quella roba dal naso con la manica.
“Sei troppo bianca, amica mia. Capelli neri, occhi verdi e pelle da cadavere..La sposa fantasma in pratica!” disse, riponendo il fondotinta nella borsa.
Ruotai gli occhi al cielo “Non è mica colpa mia se a Londra c’è mezza giornata di sole all’anno. Il 30 febbraio.”
“Senti, domenica ci sarebbe..”
“Vengo.” La precedetti, velocemente. Jude sbattè le lunga ciglia, un po’ sorpresa.
“Ma non sai neanche che stavo dicendo.”
“Se riguarda una festa è assolutamente sì. Sono stanca di passare i week-end chiusa in casa come una prigioniera di guerra!.” Esclamai, gesticolando.
“Liz, tu non passi nessun week-end chiusa in casa. Tu non stai mai in casa. Praticamente dovrebbero legarti ad un termosifone per farti stare dentro..”
“Okay Jude, ho afferrato.” La interruppi.
Comunque sia, sarei andata a quella festa.
O qualsiasi altra cosa fosse.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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