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Autore: gpthepanzer    20/02/2012    0 recensioni
"Era una calda mattina nella città di Nompret." il piu brutto inizio del secolo per una storia che parla di un giovane(non troppo) ragazzo che stanco della sua ricerca, decide di cercare finalmente aiuto nelle poche persone che conosce. ricco, con successo, il nostro protagonista(wulfen per l'appunto) è all'arrivo per scontrarsi con la realta in cui vive in modo "a tratti idiota" definirebbero alcuni sani di mente "a tratti disperato ed idiota" altri sani di mente.
ispired by "infinite jest"(libro), e dalla "lady strepta"(pseudonimo di persona reale)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda mattina nel centro abitato di Nompret. se si può definire "una calda mattina" una temperatura appena superiore allo zero, gli scherzi dell'inverno. Zsofi saluto suo marito all'avvento della nuova giornata con un tenero bacio sulla guancia, ma lui non aveva ancora realizzato che la radio-sveglia aveva suonava già da dieci minuti una ballata di chitarra classica, che l'aveva riportato nel mondo dei sogni ad occhi aperti a sognare pianure e colline insieme a sua moglie. Nel sogno lei era coperta solo di uno strato di foschia, come se la sua testa avesse censurato le zone intime di sua moglie. Sembrava un vecchio film, come quei pochi che avevano fatto a suo tempo, e che avevano fatto la storia. Lei intanto era entrata entrata in bagno, dalla porta trasparente della doccia, si intravedevano solo le sue curve, né troppo cadenti, né troppo abbondanti. "una seconda scarsa" diceva lei da giovane, ma nessuno se ne era mai curato della grandezza del suo seno, era troppo amichevole per fare della poca prosperosità una sua colpa. Semplicemente non la si riusciva ad odiare. Nella camera, sul comodino accanto alla sua parte di letto, c'era un’action figura di una giovane rugbista, probabilmente apparteneva una delle tante letture che da giovane l'aveva appassionata. L'action figura era usata a mò di fermacarte con una pila di fogli, scritti a penna, misti a disegni, ritratti o semplici scarabocchi. Ognuno raccoglieva le sue emozioni in quel momento, erano come dei piccoli pezzi di lei, messi da parte, per darli ai suoi figli, quando un giorno avessero chiesto: "ma come eri te da piccola?"

Aveva provato a chiedere a Wulfen perchè dovessero incontrarsi in una giornata cosi fredda, dove nessuno avrebbe mai voluto uscire, ma lui aveva già attaccato il ricevitore, prima che lei, dopo un "si" detto con indecisione, sospirando, come se sapesse cosa stesse per succedere, potesse continuare la frase. Non ci aveva pensato immediatamente, ma gli era sembrato, dal tono in cui glielo aveva chiesto, che Wulfen aveva capito cosa stesse per chiedergli. Usci dalla doccia, e copri le sue curve sinuose con un accappatoio morbido, che metteva in risalto le sue forme delicate. Suo marito si era svegliato, e l'aspettava all'uscita del bagno. Aveva un profondo rispetto per lei, almeno quanto era profondo il suo amore. Le accarezzo dolcemente il fianco, e gli bacio la guancia, un sengo d'affetto da un uomo che era ancora frastornato dalla quotidianita mattutina. Si vesti in modo appropriato a quella temperatura glaciale che c'era fuori. Usci. Chiuse la porta con il suo mazzo di chiavi, e si diresse al punto di randevù. Mentre camminava, a tratti tremeva dal freddo, a tratti un brivido freddo le passava sulla schiena. Si incontro con Wulfen, che scendeva dall'86f. l'autobus che prendeva sempre.

[...]

<< allora andiamo a casa tua, non voglio che ci vedano piangere tutti come scemi >> << con quale macchina, l'autobus è andato >> << il prossimo? >> zsofi non ricevette risposta. Aspettarono assieme il prossimo autobus, abbracciati come due fidanzatini al primo appuntamento. Lui che cercava conforto, lei che era lì pronta a darglielo. anche se quella forma di rispetto/affetto che caratterizzava suo marito, era presente anche in lui. Sapeva che la causa era da cercarsi nel periodo della loro infanzia, che avevano vissuto assieme sin dalle elementari (almeno cosi lei pensava). Lui continuava a lacrimare, ma non singhiozzava più come prima. Voleva parlare ogni tanto, ma le parole senza fiato, gli si gelevano nell'aria. L'autobus arrivo, apri le sue porte ai due, con il rumore secco delle guarnizioni che si staccavano. Salirono in fretta. L'autobus parti. Scossoni. Poi nulla. Si erano seduti su uno dei tanti posti liberi. Non era esattamente affollato quell'autobus. nell'aria più calda Wulfen riuscì a spiccicare qualche parla confusa. << ti ricordi quando eravamo bambini? è successa una cosa simile. Ma ti ho chiesto di volermi bene, finche non fossi morto. È quasi buffo. >> l'autobus accenno una frenata. Non c'era nessuno alla banchina, cosi prosegui il viaggio. Lo scossone mosse i due in modo strano. Si ritrovarono appoggiati ai sedili come in una di quelle merchandise di sedie, in cui erano seduti tutti perfettamente. Si era come rotto un incantesimo.

Il viaggio duro molto meno di quello che pensavano. inoltre Wulfen era diventato un altro. Era come se avesse indossato un ingombrante armatura di piombo, anche Zsofi che cercava di abbracciarlo pareva la percepisse fisicamente. << me lo ricordo. E poi sei diventato esattamente come sei ora. Un pezzo di ghiaccio. Devi smetterla, sempre a chiuderti in te stesso quando non ti capiscono. >> Cerco di infilare quell'affare che gli aveva dato in una di quelle tascone del suo giubbotto, ma non ci riuscì. Ci entro solo il proiettile. Meglio di niente. Arrivarono in fretta a casa, salirono solo poche persone sull'autobus, e il viaggio fu spedito. Wulfen apri la porta, tutto come prima, nessuno era passato. Mentre Wulfen andava in salone Zsofi noto in camera sua, apparte il disordine, un lp, sapeva che molti oggetti a casa sua erano messi in modo che gli ricordassero qualcosa di particolare, meglio non chiedere. << dammi un minuto che accendo il riscaldamento >> << va bene non ti preoccupare >> << visto che non hai assolutamente intenzione di esaudire il mio desiderio, puoi chiamare anche..... >> << va bene, staremo da te a pranzo se vuoi >> << l'ultima cena non si è mai negata a nessuno.... >>  << cosa diamine dici? >>  Zsofi ricorse a tutto il suo self control per non bestemmiare, ed anche per non dargli un altro schiaffo. Si accontentun calcio sul gluteo. Voleva bene a quell’idiota, a volte anche violentemente, come ora. 
  
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