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Autore: lady hawke    26/09/2006    3 recensioni
L'inizio e la fine sono tutto ciò che ci rimane in mano di una storia. Nella notte del 31 ottobre del 1981 qualcosa finì per sempre. Si aprì un altro capitolo, un'altra vicenda, destinata a perdurare per dodici anni ancora. E chi scava un fosso con le proprie mani è destinato ad imciampaci e a caderci dentro prima o poi.
Genere: Generale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voragine

                                                                 Voragine

Note: Avevo già affrontato il personaggio di Peter: in un certo senso mi intriga perché lo trovo profondamente complicato. Ha, inoltre, il grande vantaggio di essere spesso ignorato dal fandom, e questo lo salva da trasformazioni poco piacevoli. Con l’altra storia che ho scritto ho cercato di capire; ho indagato sulle motivazioni di quel tradimento insensato. Sono stata un po’ l’avvocato del diavolo, pur cercando di rimanere imparziale. Stavolta no: semplici fatti, nudi e crudi. Ovviamente è la mia personale versione, siete liberi di dissentire.

Il mondo animale è diverso, non si cura degli uomini, spesso non fa nemmeno caso alla loro presenza. Ed è così che mentre in superficie esplode l’Inferno un topolino può scivolare comodamente nell’oscurità sotterranea delle fogne. Come se fosse inseguito corre veloce ignorando i suoi simili che di tanto in tanto incontra sulla via. Poi si raggomitola in un piccolo cantuccio leccandosi la ferita, è grave, sta perdendo molto, molto sangue; la fragile creaturina ha perso completamente il dito di una zampa, probabilmente ha avuto uno scontro con un altro topo.

Ora eccolo che, improvvisamente interessato, si drizza in piedi pronto ad ascoltare i rumori della città là fuori: voci, urla, pianti. Sopra ogni cosa una risata fredda, vuota e macabra. I roditori però non sanno cogliere i sentimenti, la loro vita è un’altra.

Passano i giorni, lenti, limacciosi. E’ dura districarsi tra tubi e scarichi quando si è abituati all’aria aperta, anche se là in alto si è alla costante mercè dei topi.

La tentazione è forte, la mattinata è fredda, la strada è deserta: la meta perfetta.

                       

                                                                     ***

Ancora poco si sapeva di quanto era successo, eppure Diagon Alley respirava dopo tanto tempo la sua prima mattina di libertà. La certezza della sconfitta di Lord Voldemort donava speranza per un futuro sereno. Eppure erano ancora poche le persone tanto intraprendenti da passeggiare tranquillamente tra le botteghe ancora chiuse. Solo una vecchia strega, la storica proprietaria de Il Serraglio Stregato, sembrava immune dalla coltre di panico che avvolgeva ancora la comunità magica. In realtà Gerlinda Perks aveva una fifa blu ad aggirarsi per le strade tutta sola, ma doveva accudire e nutrire i suoi animali se sperava di tornare in affari, un giorno.

Così giungeva davanti al suo negozio tutte le mattine con aria misteriosa e furtiva; girava velocemente la chiave della toppa e richiudeva pesantemente la porta dietro di sé finalmente al sicuro.

Tutta questa serie di operazioni non sfuggirono al topolino, che affamato e desideroso di un po’ di calore si affrettò correndo il più velocemente possibile verso la vetrina e intrufolandosi all’interno del locale appena in tempo. Nessuno badò a lui: la strega era troppo intenta ad accudire le sue creature, a loro volte desiderose di far sentire a gran voce i loro bisogni. Il piccolo topo trovò un angolo caldo, confortevole. Cadevano spesso briciole di cibo che sembravano essere state conservate appositamente per lui. Rimase lì per quello che gli parve un tempo indefinito: per gli umani poco più di tre settimane. Poi qualcosa cambiò; non si può alloggiare nell’Eden per sempre. Un giorno mentre si era allontanato dal suo rifugio per raccogliere un boccone caduto troppo lontano si sentì colpire da un incantesimo che lo paralizzò: Gerlinda Perks aveva appena scovato il suo piccolo scroccone.

- Ti ho preso piccolo maleducato! – esclamò soddisfatta levandolo in aria con la bacchetta.

Lo posò sul bancone per osservarli meglio. A causa dell’incantesimo Immobilus il piccolo roditore se ne stava fermo; rigido. Solo gli occhietti acquosi vagavano da una parte all’altra della stanza cercando disperatamente una via di fuga.

Nonostante tutto era un gran bell’animaletto: pelo lucido, sguardo intelligente, godeva anche di un’ottima forma – piccolo mangiapane a tradimento – pensò la strega. Peccato per quella zampetta mutilata. Era un comunissimo topo di campagna, ma lo si poteva vendere ad un buon prezzo.

Fu proprio in quel momento che entrò il primo cliente dopo mesi. Arthur Weasley cercava un regalo di compleanno per il piccolo Percy: aveva compiuto gli anni in Agosto, ma durante la guerra non aveva potuto perdere tempo in certe frivolezze. Era ora di tornare alla normalità, non c’era nulla di meglio di un piccolo da compagnia. La signora Perks non tardò ad accorgersi del mago.

- Posso aiutarla? -

- Oh, sì. Cerco un regalo per mio figlio, ha compiuto sei anni. – rispose Arthur avvicinandosi al bancone.

- Capisco. Ha idea di cosa potrebbe piacergli? – con un gesto della mano la strega lo invitò a guardarsi attorno. Il signor Weasley osservò attentamente una decina di gatti.

Erano molto belli, ma sapeva che non erano animali pazienti; non indicati per un bambino così piccolo né tanto meno per i suoi fratelli minori. Ovviamente vi era una vasta scelta di gufi, ma erano cari, davvero troppo cari. Stava per chiedere alla strega quali altri animali avesse quando notò, praticamente per caso, il topolino ancora immobile sul tavolaccio.

- E tu cosa ci fai qui? – la donna so affrettò a mormorare un contro-incantesimo mentre prendeva in mano con delicatezza il piccolo roditore che continuava a squittire come impazzito.

- L’ho trovato dove non doveva stare. – spiegò Gerlinda, - e al momento non sapevo come fermarlo. È un bel topo, vivace, in salute.

- Vedo! – osservò Arthur divertito vedendo il piccolo dimenarsi nel tentativo di liberarsi.

- Sono due zellini se le piace. -

- Bene, lo prendo -

Il topolino fu alloggiato in una piccola gabbietta e accompagnato dal suo nuovo padrone per Diagon Alley dove doveva svolgere alcune commissioni. Tutt’attorno la gente discuteva animatamente per le strade: Dov’era il bambino miracolosamente salvatosi da Voi-sapete-chi ora? Chi sarebbe stato condannato ai processi? Qualcuno l’avrebbe fatta franca?

Arthur non badò a quelle conversazioni; ne aveva già abbastanza di quello che sentiva al ministero. Preferì affrettarsi verso la Tana.

                                                                       ***

- Arthur, finalmente! Cominciavo a preoccuparmi! -

- Non ce n’è alcun bisogno, i tempi bui sono finiti! -

Molly non parve conquistata dall’ottimismo cronico del marito, era scettica, lei.

- Dov’è Percy? Ho qui il suo regalo! –

Alla parola regalo, puntuale come un orologio elfico, apparve dal soggiorno la testa rossa del festeggiato seguito dall’inseparabile compagnia di fratelli.

- Cos’è? – Chiese Bill

- E’grande? – fece eco Charlie

- Ce n’è uno per noi? -

- No, questo è di Percy, un po’ in ritardo certo, ma è per il suo compleanno -

- Uffa! – esclamarono i gemelli.

- Caro, guarda che bello, vieni a vederlo – incoraggiò Molly.

Il bambino si affacciò curioso e si avvicinò alla gabbia. Il topo, da parte sua, intento a rosicchiare una crosta di pane, non lo degnò di uno sguardo.

- Come si chiama? -

- E’ ancora senza nome, tocca a te sceglierne uno -

- Io lo so, io lo so come si chiama: fogna!

- No! E’ cacca -

- Vomito, vomito è bello! -

- Fred, George, chi vi insegna certe cose? -

- Bill, mamma! – risposero prontamente i due. Non che Bill fosse un angelo, sia chiaro, ma di certo i gemelli non avevano bisogno di lui per imparare “certe cose”. Questo però non risparmiò al fratello maggiore un’occhiataccia delle madre.

- Quei nomi sono brutti, meglio Crosta – sentenziò con aria solenne Percy.

Crosta fu.

Il nuovo componente della famiglia fu degnamente festeggiato, e solo quando tutti furono a dormire il topolino rimase solo e tranquillo.

Così, dopo tanto tempo, tornò a pensare come un uomo.

Pensò a quanto velocemente cambiano le cose, a quanto la vita difficilmente si dimostra coerente con le promesse fatte a noi stessi e agli altri. Si chiese cosa fosse realmente la morte, e un brivido gli attraversò la schiena.

Ma tutto scema, anche la paura.

E dopo la paura c’è il sollievo e i sospiri di chi l’ha scampata. Che tu cammini con due o quattro zampe non importa, la sostanza è la stessa.

Che dire dei sensi di colpa?

Peter Minus avrebbe dovuto averne: grandi come macigni e insopportabili. Il piccolo topo paffutello no,e nemmeno l’uomo per la verità. Non puoi provare rimpianti quando non hai altra scelta, non sempre davanti a te si presenta un crocevia, e comunque, è meglio non scegliere la strada meno battuta.

Gli occhietti acquosi si chiusero, e finalmente tutti nella Tana trovarono un sonno sereno.

  
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