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Autore: SusanTheGentle    21/02/2012    5 recensioni
Ed ora era davanti a lui. Christine era lì, sulla soglia della casa di suo padre, con uno sguardo di assoluto smarrimento negli occhi castani, gli stessi della madre. Lo stesso colore l’avevano i lunghi capelli , molto mossi, che teneva sempre sciolti.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 23:
Ricongiungimento

 
Il rumore della cascata si attenuò sempre più. Il passaggio attraverso l’acqua durò meno di un secondo. Aveva chiuso gli occhi quand’era passata e non sentì e non vide più nulla fino a che la luce non penetrò anche attraverso le palpebre chiuse e così riaprì gli occhi. Non vide il corridoio dalle pareti di pietra illuminato dalle candele che avevano percorso per arrivare fino alla dimora dell’Angelo della Musica. C’era solo il baluginio del grande specchio attraverso il quale era sparita cinque giorni addietro. La luce proveniva dalla cornice dorata che rifletteva gli ultimi raggi del sole che entravano dalla finestra aperta.
Christine si ritrovò a fissare la sua camera da letto. Tutto era rimasto come la notte in cui l’aveva lasciata. Forse si aspettavano che lei tornasse da un momento all’altro.
Fece un passo incerto in vanti e mise piede sul pavimento di pietra. D’un tratto, fu come se le calasse addosso  qualcosa di pesante e fastidioso, freddo e impalpabile. Il senso di libertà che aveva albergato in lei per il tempo trascorso con il suo nuovo, misterioso amico, si dissolse. La protezione di Grimmauld Place tornava ad attivarsi. La segretezza del luogo era imposta anche ai suoi abitanti.
Si volse indietro, fissando adesso la sua immagine nello specchio. Non gli appariva più tanto sinistro adesso. E anche lei era diversa. Si guardò attentamente, vestita dell’abito lungo e leggero, verde chiaro. Sembrava un’altra. Si sentiva un’altra. Ma perché mai, poi? E che cos’era quel senso di manchevolezza che percepiva all’altezza del cuore? L’Angelo non le aveva detto addio. Poteva tornare da lui quando voleva. Eppure…
Forse si sentiva confusa e smarrita perché le sembrava si essersi appena svegliata da un lungo, lunghissimo sogno. E come tutti i sogni era destinato a finire.
Ma era tornata a casa! Forse Severus l’avrebbe rimproverata, era vero, ma avrebbe rivisto suo padre! Non era quello che desiderava? Le sarebbe bastato aprire quella porta e scendere in cucina per vederlo là, seduto al tavolo con gli altri membri dell’Ordine della Fenice. Tutti gli amici ai quali aveva cominciato ad affezionarsi sempre più.
Si guardò di nuovo nello specchio e si rivide di più simile a se stessa, quando si rese conto di una cosa che cominciò a farle battere il cuore dolorosamente. Non aveva più pensato a loro.
Si era soffermata sporadiche volte a chiedersi se fossero preoccupati- e certamente lo erano, dato che era svanita senza lasciare traccia- ma poi arrivava lui, L’Angelo della Musica, e Christine dimenticava tutto: gli amici, la sua vita, la sua famiglia. Tutto.
Un rumore simile al cigolare di una porta la risvegliò dai suoi pensieri. Fece un lungo sospiro e poi guardò un’ultima volta lo specchio e sorrise. Si-si disse- sarebbe potuta tornare da lui quando voleva. Non doveva essere triste.
Percorse velocemente la stanza e aprì la porta, trovandosi sul pianerottolo buio. Nulla si muoveva per casa. Cominciò a scendere le scale diretta al pian terreno e quando raggiunse il corridoio d’ingresso chiamò a voce alta.
“Papà?” disse, guardando in su e in giù i piani deserti. Quando una porta si aprì con uno scatto violento sopra la sua testa.
La ragazza alzò gli occhi e vide i volti di Harry, Ron, Hermione, Ginny e i gemelli sbucare dalla balaustra.
“Christine” mormorò Harry senza fiato.
Ron era a bocca aperta. “Miseriaccia, è tornata!”
Hermione si portò le mani alla bocca soffocando un singhiozzo. “Ve l’avevo detto! Ve l’avevo detto!” strillò.
Christine rimandò loro un enorme sorriso pieno di felicità e fece per raggiungerli, quando anche l’uscio della cucina si spalancò all’istante. Pochi secondi dopo, la signora Weasley apparve nel suo campo visivo.
“Che avete da urlare? Quante volte devo dirvi di rimanere…”
Era pronta all’ennesima ramanzina, ma come Hermione, emise un grido portandosi una mano sul cuore. “Santo cielo! Arthur! Arthur, vieni presto!”
“Molly, cosa…?”
Dalla soglia comparve il signor Weasley e poi Malocchio, Tonks, Bill, Lupin, Sirius, un mago dall’aria trasandata che Christine non aveva mai visto, e infine Piton. Mancavano solo Kingsley e Richard, ma per il resto, c’erano proprio tutti.
Christine li guardò uno alla volta e si liberò dolcemente dalla stretta di Hermione che era corsa ad abbracciarla. Erano tutti lì per lei, lo sapeva, ma la ragazza non aveva occhi che per una persona.
“Papà!” esclamò al culmine della felicità, compiendo i pochi passi che la separavano da lui.
Severus non parlò, si limitò a restituire l’abbraccio di Christine.
Per tutto il tempo in cui di lei non si era saputo più nulla, Severus non aveva fato altro che pensare e ripensare alle cose più atroci. Ipotesi su ipotesi. Dov’era stata, cosa aveva fatto; per un istante sembrarono non contare più nulla, perché lei era lì. Era tornata. Ed era viva.
La scostò da sé per guardarla in viso attentamente. Quanto le era mancata!
“Stai bene?” chiese studiandola da capo a  piedi, cercando in lei qualcosa che non andasse. Segni visibili di una qualche tortura opera di qualche maledizione. Oppure scorgere il terrore nei suoi occhi…ma gli occhi di Christine non erano mai stati più luminosi. Il suo viso più splendente.
“Sto bene. Sto benissimo!” rispose la ragazza stringendo le mani di suo padre e sorridendogli.
Attorno a loro scoppiò una gran confusione, ma le voci festanti dei presenti, ancora increduli per l’improvvisa ricomparsa di Christine, vennero sovrastate da quella di Karin Anders.
La ragazza, che riusciva a vedere ciò che accadeva alle spalle di suo padre, spalancò gli occhi incredula, scorgendola là tra la piccola folla.
“Zia Karin?” esclamò stupita.  “Ma che cosa ci fai qui?!”
“Christine! “Dio, ti ringrazio!” esclamò la donna, stringendo a sé la nipote.  “Non potevo rimanere a Uppsala dopo quello che ti era successo. Quando Severus mi ha detto che eri stata rapita…”
“No, nessuno mi ha rapita”  Christine si separò da Karin, la quale si voltò perplessa verso Piton.
“Tuo padre mi ha detto che un certo Voldemort ti ha preso e tu sei scomparsa nel nulla”
“No, quel mago non centra nulla. Oh, zia, è una storia così strana!”
C’era un fremito nella sua voce. Un’emozione che le fece crescere un enorme sorriso sul volto.
Mai meno di ora, Severus si aspettò di vederla ridere.
“Ma dove sei stata, allora?” chiese Harry d’impeto. “E soprattutto, come hai fatto a tronare?”
Christine non rispose.
Quanto, e soprattutto a chi poteva raccontare del suo incontro con l’Angelo della Musica? Lui le aveva intimato di non dire nulla, ma almeno alla zia doveva farlo sapere. Raccontare a lei e a papà che i racconti di Elisabet si erano avverati.
“Le domande a dopo” disse Molly, che aveva preso Christine sotto la sua ala protettrice “Vieni cara, sarai scossa dopo tutto quello che hai passato”
“No, sto bene” ripeté per l’ennesima volta Christine. “Non mi è successo niente”
Il chiacchiericcio si spense e divenne un silenzio attonito.
“A quanto sembra, abbiamo preso tutti una gran cantonata, eh?” esclamò l’uomo che la ragazza non conosceva, reprimendo una risatina. “Meglio così! Ah, a proposito, sono Mundungus Fletcher. Piacere di conoscerti, cara” le porse una mano, ma Piton la scansò.
“Dobbiamo parlare, Christine” le disse in tono severo “Io e te da soli”
La ragazza vide lo sguardo cupo e deciso di suo padre e il suo sorriso si spense. Era pronta a quella possibilità.
“Si, papà” annuì.
“Un momento!” esclamò una voce in modo feroce.
Christine si sentì afferrare per un braccio e senza tante cerimonie fu sbattuta contro una parete da Malocchio Moody che, con gran stupore di tutti, aveva sfoderato la bacchetta magica e l’aveva puntata contro la ragazza.
Quasi istantaneamente, anche la bacchetta di Piton saettò in avanti.
“Ma che cosa stai facendo?!” esclamò Tonks indignata.
“Controllo che questa ragazza sia davvero chi dice di essere”
“Mettila giù, Moody. Non te lo ripeterò” intimò Piton con la sua consueta calma.
“Come osa comportarsi in questo modo! Tolga subito le mani di dosso a mia nipote!” gridò Karin, adirata e allibita.
 “Con tutto il dovuto rispetto, signora, io non penso che lei capisca la gravità della situazione”
“Non mi seve capire nulla, se non che lei è completamente impazzito!”
“Moody!”. La voce di Piton suonò come il rombo del tuono. “Lasciala”
“Potrebbe benissimo essere una spia di Voldemort, non ci hai pensato? Magari qualcun sotto l’effetto della Pozione Polisucco”
Malocchio fece vagare l’occhio magico sul volto ora spaventato di Christine.
“Non è come credete. Lasciatemi spiegare, per favore” disse lei.
Non era una strega, ma sapeva qualcosa a proposito di pozioni e incantesimi che potevano cambiare l’aspetto delle persone. Avere Hermione come amica aveva i suoi vantaggi.
“Non c’è nessun incantesimo!”.
“Prima dobbiamo accertarcene, ragazzina” Moody strinse la presa sul braccio della ragazza, bloccandola sul posto. “Che aspetti, Severus. Sei un Legilimens, no?”
Christine cercò con lo sguardo sua padre, in cerca del suo aiuto, e lo vide fissarla…con incertezza.
Piton non muoveva un muscolo. Continuava a guardarla. Non voleva usare la Legilimanzia con Christine, non lo aveva mai fatto. Sarebbe parsa come una mancanza di fiducia nei confronti di lei, ma era necessario. Per quel che ne sapeva, per quanto gli costasse ammetterlo, Moody poteva avere anche ragione. Tutta l’euforia che era scoppiata al numero dodici di Grimmauld Place si spense all’improvviso. Calò come un’ombra lugubre, che andò ad annebbiare il volto della fanciulla, che guardava il padre incredula.
Con gran sconcerto di tutti, Piton allungò la bacchetta verso la figlia, ma poi la riabbassò subito.
“E’ ridicolo!” disse sprezzante.
“Ti sei rammollito, Piton. Hai messo da parte la prudenza solo perché si tratta di tua figlia? Ma io non mi lascio ingannare. Se non voi leggerle nella mente tu, lo farò io, ma non sarò tanto garbato”.
“Che sta succedendo qui?”
Kingsley e Richard varcavano la soglia di casa Black in quel momento e osservavano la scena attoniti.
Gli occhi di Thompson si mossero veloci da Christine a Moody. Senza pensarci due volte afferrò la sua bacchetta e gridò: “Expelliarmus!”
La bacchetta di Moody volò in aria e atterrò qualche metro più in là.
“Allontanati da lei!”
“Calma, ragazzo” disse Kingsley superandolo. “Malocchio, lascia andare Christine”
“No. Non finché non saprò con sicurezza che non è un’impostora!”
“Vecchio pazzo” disse Piton con gli occhi che dardeggiavano su Moody.
“Pazzo io?”
“Calmatevi tutti, per favore” disse Lupin alzando la voce. “Severus, Richard, mettete giù le bacchette. Io so come dimostrare che Christine è davvero se stessa”
Piton guardò il mago con un vago cipiglio. Lupin sorrise e si rivolse alla ragazza.
“Dimmi Christine, tu sai cosa sono in realtà?”
La ragazza scosse piano il capo senza capire il senso della domanda “C-come?”
“Andiamo, tutti lo sanno. Di certo ti avranno messo al corrente di una cosa così importante”
“Non so di cosa sta parlando”
Lupin sorrise soddisfatto. “Ora lasciala andare, Malocchio”
Moody mollò la presa e subito Karin fu accanto a Christine, mormorando a bassa voce imprecazioni contro di lui. La ragazza continuava a fissare Lupin con tanto d’occhi.
“Dovrebbe bastarmi, Remus?” ringhiò Moody.
“Eccome! Nessuno ha detto a Christine quello che sono, e sono stato io a pregare tutti quanti di non raccontarglielo. Non è ancora così pronta a sapere anche questo”
“E’ una cosa così sconvolgente?” chiese la ragazza con una certa preoccupazione.
“Abbastanza” ammise Remus.
“Potrebbe stare fingendo!” esclamò Moody.
“Ti assicuro che non è così” disse Severus pacato, fissando l’ex Auror. “Io sono stato il primo a cui Lupin ha chiesto di non approfondire certi argomenti. E non l’ho fatto”
“Ma perché? Cosa c’è ancora che non devo sapere?” chiese Christine senza riuscire a fermarsi.
“Lupin è un lupo mannaro” scandì Moody con foga, e scrutò insistente la fanciulla per vedere come avrebbe reagito.
Per tutta risposta, Christine spalancò gli occhi e represse un grido coprendosi la bocca con la mano.
“Adesso sei convinto?” chiese Severus.
“Non ancora”
“Ora basta, Malocchio!” esclamò Sirius. “Credo che siamo tutti più che sicuri che Christine sia davvero lei”
“Ma allora siete proprio tutti ciechi in questa casa? Non vi siete resi conto del suo comportamento? Vi pare possibile che una qualsiasi persona che sia stata rapita da Voldemort possa tornare per raccontarlo, per di più affermando che non le sia successo niente?”
“Ma non sono stata rapita!” disse Christine ritrovando la voce. “N-non proprio”
“Oh, e allora dove hai trascorso i precedenti cinque giorni?”
La fanciulla fissò il vorticante bulbo blu elettrico. “Non posso dirlo. Mi dispiace. Non a lei”
Moody agitò la mano. “Bene! Allora a chi avrà l’onore di raccontare il suo magnifico incontro con Lord Voldemort, signorina?”
“Non ho incontrato Lord Voldemort!” esclamò la ragazza un po’ esasperata. “Non sono stata portata via dai suoi seguaci ne da nessun altro!”
“Allora, dove diavolo sei stata?” chiese Harry confuso.
“Potter, fa silenzio” disse Piton rinfoderando la bacchetta magica. “Christine, vieni di sopra con me” e senza aggiungere altro cominciò a marciare su per le scale.
La ragazza guardò di nuovo tutti i presenti. Sul volto di ognuno c’era un’espressione diversa, per lo più indecifrabile. Non disse nulla e seguì suo padre fin nella propria camera.
Severus accese le luci con un colpo di bacchetta e di nuovo il grande specchio rimandò i suoi bagliori dorati, che ora erano meno splendenti via via che la notte calava su Londra.
“Dove sei stata?” chiese immediatamente il mago, senza troppi giri di parole.
“Non so se posso dirtelo”
“Christine, tu ti rendi conto di quello che tutti hanno passato?”
Parlare al plurale gli veniva più facile. Era un modo per non scoprirsi, per non ammettere che quel tutti in realtà voleva dire soltanto io.
“Mi dispiace, non volevo causare problemi” la ragazza si strinse nelle spalle.
“Ma ne hai causati. E tanti. Cinque giorni non sono pochi, Christine, quando si crede che qualcuno sia stato rapito dal Signore Oscuro. Cinque giorni possono voler dire la fine. Se a te sembrano pochi, a noi sono sembrati un’eternità. Di solito, chi cade nelle mani di Voldemort non dura più di ventiquattr’ore”
Suo padre parlava con quel suo tono sempre così profondo e pacato, a che se adesso le sembrava di percepire una nota di rabbia dentro la sua voce.
“Lo so” rispose la fanciulla a testa china.
“No, non lo sai! Tu non sai nulla di come…”
“Invece lo so. Gli altri me ne hanno parlato” esclamò la ragazza alzando gli occhi e fissando suo padre con rimprovero.
Un sopracciglio di Severus si alzò impercettibilmente. “Chi? Potter?”
“No, non prendertela con Harry, e nemmeno con Sirius, loro non centrano. Hermione e Ginny. Ho chiesto a loro e mi hanno raccontato qualcosa a riguardo”. Christine sospirò. Non voleva arrabbiarsi con suo padre. Non proprio ora che si erano finalmente ritrovati. “Tu continuavi a tenermi all’oscuro di tutto, così ho pensato di domandare a qualcun altro. E so che loro ne sanno abbastanza”
“E si saranno vantate dei loro atti eroici, immagino, o ti avranno esposto le magnifiche gesta di Harry Potter. Ma sappi che non è un’avventura così magnifica come te l’avranno dipinta”
“Non hanno fatto niente del genere. Per la verità Ginny sembrava anche piuttosto spaventata nel raccontarmi quello che ha passato a proposito di uno strano diario”
“Basta così!” esclamò Piton. “Non dovrai sapere più niente da loro”
“Perché no?”
“Perché è troppo pericoloso”
“Io voglio sapere com’è il tuo mondo, papà!”
“E credi sia meglio scoprirlo da altri invece che aspettare che sia io a parlartene?”
“Si, se tu non mi dici mai niente!”
Si fissarono per qualche istante. Non avevano mai litigato, quella era la prima volta.
“Credevo che ti andasse bene così” disse Severus.
“Lo credevo anch’io”
Severus tirò un gran sospiro tornando sul discorso principale.
“Ascoltami, Christine. Voglio sapere dove sei stata”
“Io…”
“Dove hai preso quell’abito?” la interruppe il mago.
Solo ora si accorgeva dei particolari. Era sicuro che lei non possedesse vestiti simili. La stoffa sembrava pregiata e Christine si vestiva sempre in modo molto semplice.
“E’ il regalo di un amico”. Un lieve sorriso si dipinse sul volto della fanciulla quando abbassò lo sguardo sulla gonna e ne lisciò la stoffa con le mani. “Non mi crederesti mai”
“Dimmelo”
Lei lo fissò mortificata. “Mi dispiace, non posso. L’ho promesso”
“A chi? Devi dirmelo!”. Severus le mise le mani sulle spalle e la guardò dritta negli occhi.
Christine stava per parlare, ma una folata di vento fece sbattere la finestra, che si chiuse e si riaprì con un tonfo.
Un sussurrò, una voce –la sua voce- arrivò alle orecchie della ragazza. O forse era solo nella sua testa.
“Christine”
Solo il suo nome, che sembrò riecheggiare all’infinito, finché non si spense mischiandosi al fischio del vento che tornò ad acquietarsi, ma questo bastò a  riscuoterla.
“Non posso” La fanciulla abbassò il capo così che i lunghi riccioli le ricaddero sul volto.
Quanto avrebbe voluto raccontare tutto a suo padre, ma come avrebbe fatto a evitare la delusione che l’Angelo avrebbe dimostrato sapendo che l’aveva tradito?
Rialzò il capo e lo guardò implorante. “Devi fidarti della mia parola. Forse un giorno te ne parlerò, ma non oggi. Non adesso”
Piton sospirò guardandola con severità, ma che altro poteva fare? Costringerla con la forza?
“Puoi almeno assicurarmi che non ti è successo niente di male?”
“Si, certo. Non devi aver paura. Guardami, sto bene! Mi sono stati dati abiti meravigliosi! E non mi hanno tenuta prigioniera, se è questo che temi. Controlla tu stesso se non ci credi. Ma vorrei che ti fidassi sulla parola. Perché dovrei raccontarti una bugia?”
Già, perché? pensò Severus. Non avrebbe avuto alcun senso. Se si fosse trovata veramente tra le grinfie di Lord Voldemort o qualcuno vicino a lui sarebbe stata letteralmente terrorizzata come era successo quando Codaliscia era penetrato in casa loro a Spinner’s End. In quel frangente, Christine si era mostrata completamente differente da come appariva adesso.
Ma allora, con chi era stata e dove? Il ragazzo misterioso che lui e Thompson avevano pedinato poche sere addietro sapeva benissimo che Christine sarebbe presto ritornata da loro. Era forse stata con lui? Quell’individuo lasciava dietro di sé continui indizi che portavano a pensare che fosse in qualche modo legato al lato oscuro, per cui, poteva essere che Christine fosse una vittima ignara di un piano diabolico ben architettato. Dopotutto, forse, Moody ci aveva visto giusto. Qualcosa che non tornava c’era. Anzi per la verità niente era chiaro in quella faccenda. Lei era salva, e questo era ciò che contava, ma per non permettere più che accadesse una situazione analoga, Severus doveva fare ciò che era più giusto per lei.
“Avevo promesso a tua zia che ti avrei riportato a casa. In qualche modo credo di aver mantenuto la parola, anche se non l’ho fatto personalmente. Ma credo che il solo riaverti con lei le basti”
“Papà, mi dispiace” disse Christine con gli occhi pieni di tenerezza.
Severus le passò una mano sul viso e l’abbracciò. “Mi hai fatto stare in pena, piccola sciocca”
“Scusa” Christine si scostò dall’abbraccio. “Te lo dirò. Giuro che ti racconterò tutto!”.
 “Indagherò a fondo su questa faccenda, Christine,  e scoprirò comunque con chi sei stata. Si sono dati tutti molto da fare per trovarti. Tutti credevano di trovarti. Gli altri membri dell’Ordine non accetteranno una spiegazione così carente come la tua”
Lei si fece seria in volto “Se lo farai, se cercherai di scoprire il mio segreto, non potrò dirti nulla. Perché non vuoi fidarti di me?”
“Christine, io vorrei farlo, ma il fatto che tu sia scomparsa nel nulla, non mi rassicura. Io voglio scoprire cosa è successo. Devo essere sicuro che non si tratti di Voldemort e-perdonami- non ci credo affatto”
“L’aveva detto che non avresti ci avresti mai creduto”
“Chi te l’ha detto?”
La ragazza lo fissava con emozione sempre più crescente. Un’emozione che irradiava tutta la sua persona, crescendo in ondate dentro al suo petto.
“Devi promettermi di non dirlo a nessuno. Nemmeno a zia Karin. E’ estremamente importante”
Severus attese qualche istante, poi l’assecondò.
“Te lo prometto” disse sospirando, ma lo fece più che altro per farla desistere, non tanto perché volesse mantenere davvero quella promessa. Per quanto sapesse che l’avrebbe ferita, non poteva agire altrimenti.
“L’Angelo della Musica” sorrise la fanciulla nel pronunciare quel nome.
Si, solo un nome. Che male ci poteva essere se suo padre lo sapeva? Aveva promesso, ma pronunciare il suo nome non equivaleva a un tradimento. Non avrebbe raccontato niente. Niente di niente. Solo un nome. Per spiegare a suo padre, unicamente a lui, la verità. Per rassicurarlo sulla sua situazione. E poi sapeva già dell’Angelo. Ne avevano parlato una volta, alcune settimane prima, quindi non era nulla di nuovo…a parte l’incredibile fatto che era stato proprio l’Angelo a creare tutto quello scompiglio portandola con sé.
Questa era la parte fondamentale da omettere: la storia, la vera storia dell’Angelo della Musica. Non la fiaba di Elisabet, ma la terribile situazione in cui incorreva il suo sfortunato amico.
Anche Christine si era trovata negli stessi panni di Severus, dopotutto. Senza sapere nulla di ciò che lui facesse, dove andasse, e nemmeno ora lo sapeva nei particolari. Perché a volte non si può rivelare tutto di sé stessi, perché tutti hanno segreti che non possono o non vogliono rivelare.
Piton la guardò completamente attonito.
“Lo so che sembra assurdo, ma ti ricordi della leggenda che ti ho raccontato? Io ho sempre creduto in questo e ora scopro che è tutto vero! Papà, non capisci? Mamma mi disse che mi avrebbe mandato l’Angelo, e io l’ho visto! E’ venuto da me quando avevo più bisogno di lui. Quando mi sono sentita triste e smarrita. Non lo sto inventando, perché dovrei?”
“Io so che tu ci credi veramente, ma è una pazzia te ne rendi conto?”
“Cosa?” il sorriso di Christine si spense.
“Moody aveva ragione, in fondo. Non come intendeva lui, chiaro, ma questo è tutto un inganno. Un inganno ben architettato, non c’è dubbio”. Piton si allontanò da lei e andò alla porta.
Christine capì immediatamente le sue intenzioni e cercò di fermarlo.
“No!” gridò la ragazza afferrandolo per un braccio, impedendogli così di aprire. “Hai promesso! Non devi dirlo a nessuno! Non dovevo dirlo nemmeno a te, perché l’Angelo non vuole che si sappia di lui!”
“Non c’è nessun Angelo, Christine!” esclamò Severus liberandosi dalla sua presa.
“Perché non vuoi crederci?!”
“Perché sono sicuro che se mi raccontassi anche com’è fatto questo tuo Angelo, vi troverei l’esatta descrizione di Lord Voldemort!”
“Io…io non l’ho visto. Non l’ho mai visto in volto” si affrettò a mentire la ragazza. “Ricordi? L’Angelo non si vede mai. Esiste solo sotto forma di voce”
Piton scosse la testa. “Vuoi farmi credere che sei stata prigioniera di una voce?”
“Non sono stata prigioniera! Io…”
“Ora so cos’è accaduto. Finalmente riesco a mettere insieme i pezzi. Sei stata vittima di un inganno, Christine. Non ti rendi conto di essere stata presa in giro? Il tuo Angelo non esiste”
“Come puoi giudicare qualcuno che non hai mai visto e che neppure conosci?”
“E tu? Lo conosci?”
“Si, perché non era la prima volta che lo incontravo”
Gli occhi neri di Piton fissarono a lungo quelli castani della figlia. La studiò attentamente e fu tentato di usare la Legilimanzia, ma poi desistette.
“Da quanto va avanti questa storia?”
“Da quando sono arrivata qui”
“Silente aveva ragione. E’ come diceva lui” mormorò Severus più a se stesso che a Christine. “Senza sapere, gli hai aperto le porte del tuo cuore ed egli vi si è introdotto senza difficoltà. Devo parlare con lui immediatamente”
“Papà, aspetta!” lo richiamò la fanciulla, ma Piton stava già scendendo le scale quando lo raggiunse.
“Che cosa succede?” chiese Karin apparendo dal salotto.
Severus non rispose, ma si voltò ancora verso la figlia, parlandone con un tono che non aveva mai usato.
“Prepara le valigie Christine. Torni a casa. Subito”
La ragazza guardò Severus, poi la zia. “No”
“Non discutere” disse il mago, marciando verso la porta d’ingresso.
“Aspetta, Severus” disse Karin. “Non abbiamo nemmeno prenotato il volo, come faremo…”
“Non volevi riportare Christine in Svezia?”
“Si, certamente, ma credevo che non fosse una cosa così immediata”
“Dovrà esserlo invece. Christine non è più al sicuro qui”
“Avevi detto che era uno dei luoghi più sicuri per nasconderla” disse Karin, cominciando a preoccuparsi.
“Non più. Kingsley, accompagnale tu, insieme a Thompson. Con una Passaporta. Puoi farlo?”
“Certamente” Shaklebolt si scambiò un’occhiata con Piton. “E’ come credevamo, allora?”
Severus non rispose e questa era una muta conferma. Si voltò e mise mano sulla maniglia della porta, pronto, una volta fuori, a smaterializzarsi.
“Dove stai andando?” chiese Sirius.
“A Hogwarts” rispose Piton per poi uscire nella notte.
Il silenzio calò all’istante. Hogwarts voleva dire Silente e ciò significava che Christine era incorsa in un grave pericolo.
Moody sbuffò. “Io ve l’avevo detto che qualcosa non quadrava” disse puntando un dito accusatore verso Christine. “Per colpa delle tue azioni sconsiderate, ora la copertura di tuo padre rischia di saltare!”
“Allora è stato davvero Voldemort” disse Harry. Non era una domanda.
Christine non rispose. Non sapeva cosa dire.
“Vieni tesoro, andiamo di sopra” disse Karin prendendo la nipote per le spalle e conducendola di nuovo su per le scale.
La donna cominciò ad armeggiare con i cassetti e la biancheria di Christine, che se ne stava sul suo letto con lo sguardo basso.
“Avevamo detto fino a settembre” protestò debolmente la ragazza. “Avevamo deciso che potevo rimanere fino ad allora”
“Tuo padre è un professore e deve tornare ad insegnare, non avrà tempo di occuparsi di te. Torni al lavoro il primo di settembre, non è vero?”
“Si, ma mancano ancora più di due settimane!” esclamò la ragazza, ma Karin parve non averla nemmeno sentita.
“Coraggio, cara, non star lì impalata!”
“Non voglio tornare a casa. Non ancora”.
“Oh, bé, prima o poi dovrai farlo. Inoltre, io e tuo padre abbiamo discusso su se era meglio farti partire subito o meno. Aggiungici che non sapevo nemmeno se fossi tornata e capirai che è davvero meglio pe rutti se torni subito a casa. Alla tua vera casa”
“Io non voglio andar via”
Non voleva lasciare su padre in quel modo.
“Non è un addio, cara. Lo rivedrai. Questa è anche casa tua adesso, per quanta gente stramba ci sia”
“So che stai pensando a Remus. Non ha niente di strano, è sempre stato una persona deliziosa”
Karin si irrigidì e Christine se ne accorse. “Il mondo non è bianco e nero, zia”
“Oh, mi sembra di sentire tua madre. Sempre pronta a trovare il buono in tutti”
Karin si spostò verso la specchiera dove vi era appoggiato, insieme alle altre cose, il cofanetto di Christine…all’interno del quale c’era il medaglione di Riley.
“Lascia, zia, grazie. Continuo da sola” La ragazza scattò in avanti, ma la donna lo stava già  aprendo.
“Controlla se c’è tutto. Non voglio dover tornare indietro a prendere oggetti mancanti”
Christine osservò l’interno del portagioie, constatando con orrore che il medaglione non era al suo posto. Era sicurissima di non averlo lasciato sotto il cuscino. Assolutamente sicura. Lo aveva riposto all’interno del cofanetto prima che succedesse di venire risucchiata dallo specchio. Aveva deciso di non lasciarlo troppo esposto, perché la signora Weasley, o Kracher, nel riordinare avrebbero potuto trovarlo. Ma non c’era più.
Si sedette sul letto, cercando di non pensare cosa avrebbe dovuto inventarsi stavolta per non rivelare la vera provenienza del medaglione, ma soprattutto, a come avrebbe fatto se non l’avesse trovato in tempo.
“Zia Karin?”
“Mm?”
“Per caso…sai se qualcuno è entrato in camera mia mentre non c’ero?”
La zia la osservò perplessa. “Si, è probabile. Soprattutto perché l’unico indizio che avevano per capire come sei sparita nel nulla era questo specchio, che ad essere sincera mi da i brividi”
“Posso almeno salutare i miei amici?”
“Va bene, ma fai in fretta. Credo che partiremo non appena il signor Kingsley avrà pronta…oh, cielo, non ricordo come si chiama!”
“Una Passaporta, credo…Non guardarmi così, me l’ha insegnato la mia amica Hermione”
La ragazza uscì dalla camera, ma non appena fu sola sul pianerottolo buio, pronta a scendere nuovamente in cucina a cercare la signora Weasley per chiederle del medaglione, una figura apparve dalle ombre. Due grandi occhi gialli si posarono su di lei.
“Kracher si domandava quando la signorina ficcanaso sarebbe ricomparsa”
“Lasciami scendere, per favore. Non ho molto tempo”
“Oh, la signorina mezzosangue chiede ‘per favore’ ” cominciò a ridacchiare l’elfo.
Christine fece finta di nulla e lo sorpassò.
“Ma Kracher sa cosa sta cercando Christine”
Al sentirlo pronunciare il suo nome per la prima volta, la fanciulla si voltò. Perplessità e sospettò apparvero sul suo volto e divennero stupore quando la creaturina estrasse da sotto il suo cencioso indumento il medaglione dorato.
“E’ questo”
“Dammelo, ti prego!”. La ragazza allungò una mano, ma Kracher zampettò dentro una stanza completamente buia, dove si nascose chissà dove. Lei lo seguì, ma non riuscì più a vederlo.
“Kracher?”
“Chiedi per favore”
“Kracher, ti prego, è importante”
“Per fa-vo-re
Christine sospirò guardandosi intorno esasperata. “Per favore”
L’elfo emise ancora la sua risatina gracchiante, poi sbucò fuori da dietro il mobile di legno accanto alla finestra sprangata. L’unica stentata forma di luce che lasciava intravedere all’uno i lineamenti dell’altro erano il baluginio degli occhi di Kracher e del medaglione…o meglio dei due medaglioni.
“Kracher ha una proposta da fare alla signorina ficcanaso, o andrà a dire a padron Black che è una bugiarda e che non ha raccontato la verità sul ragazzo che la ha regalato il ciondolo”
“Tu come le sai tutte queste cose?” chiese la fanciulla sempre più confusa.
“Kracher ascolta, ficcanaso. Kracher ascolta…”
 

 
 
Ciao a tutti! Siete sempre lì? Si, vi vedo, vi vedo tutti. Voi non lo sapete, ma io ho potei nascosti eh? Eh eh eh…
La pubblicazione di questa ff va un po’ a rilento ultimamente, lo riconosco, ma mi sono sbloccata su un punto e adesso andrò per un po’ liscia come l’olio.
Allora, che capitolo tosto vero? Il primo litigio tra Chris e Sev, la partenza della ragazza, Kracher che spunta con due medaglioni…ne sa una più del diavolo quell’elfo. Dal prossimo chappy si comincia a uscire dalla trama tranquilla a cui siete abituati per entrare nel regno dell’Oscuro Signore. Non è ancora tempo per il Rito, vi anticipo però che avverrà nella stagione invernale. Ci sta bene secondo me, molto più che in una assolta giornata estiva, no? Attenti a passare delle stagioni, quindi!
Commenti, commenti, ne aspetto a valanghe, non deludetemi! E spero io di non deludere mai voi!
Ringrazio:

Allice_rosalie_black, Ary g,  Aylas, bimba3, Blankette_Girl, CarolineEverySmile, chiara53, coccinella75, Eleonora2307, Faith18, Femke, foffia, francesca88, glenfry91, Grifondoro_Serpeverde, jess97, JKEdogawa, Ladie Katjie, ladyhawke25, Lady_Storm, Latis Lensherr, laurana, LenShiro, Mary_Jane_, namina89, Phoebe76, Pollon0874, rum43coach
e zackaide. Grazie, grazie, grazie.
 
Un bacio a tutti dalla vostra Usagi^^ 

   
 
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