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Autore: Nidham    22/02/2012    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni si susseguivano monotoni e veloci, mentre proseguivamo a tappe forzate verso la capitale, ansiosi e titubanti di giungervi il prima possibile.

Solo qualche volta fummo attaccati da disordinate orde di Prole oscura, ma, nonostante l'incredibile ferocia con cui si riversavano sulle nostre truppe, riuscimmo a respingerli sempre senza troppe perdite.

Il problema era che quegli attacchi, mentre esaltavano Oghren e rinfocolavano la sua sete di battaglia, prostravano gli uomini e li rendevano più timorosi: chi non aveva mai avuto la sfortuna di combattere contro quelle creature le trovava anche più terribili di quanto non immaginasse, mentre coloro che erano sopravvissuti in precedenza alla loro malvagità, tornavano a chiedersi per quante volte il destino sarebbe stato benigno e li avrebbe lasciati in vita.

Leliana pregava con più fervore, sera dopo sera.

Wynne si era chiusa in un silenzio meditabondo, mentre curava i feriti e studiava alacremente i suoi incantesimi

Sten era, come sempre, duro e imperscrutabile, cosa di cui, per una volta, ringraziavo il Creatore.

Anche i racconti truculenti di Oghren, per quanto entusiasti, non erano troppo utili a risollevare il morale degli uomini... fortunatamente avevamo ancora abbastanza birra da renderlo inoffensivo prima che spingesse tutti ad una fuga precipitosa.

Zevran precedeva la colonna in avanscoperta, giorno e notte, quasi senza sosta, setacciando i dintorni e seguendo ogni possibile traccia di nemici; erano stati proprio la sua abilità e il suo coraggio a permetterci di contrapporci con successo a tutti gli assalti, rinsaldando la speranza nelle truppe.

Alistair stava guadagnandosi, battaglia dopo battaglia, il rispetto e l'amore del suo esercito, combattendo ostinatamente in prima fila, nonostante il parere contrario mio e dell'Arle, lasciando scorrere il suo sangue insieme a quello dei soldati, rifiutando qualsiasi privilegio o favore e rendendomi orgogliosa dell'uomo che era stato e del re che stava diventando.

In quel mondo imperfetto, imparavamo a creare tra noi una sorta di incerta armonia, con cui contrapporci alla sarabanda demoniaca cui correvamo incontro.

Per quanto riguardava me, il tempo sembrava trascorrere in maniera strana, dilatandosi e contraendosi senza alcun senso... i minuti potevano durare ore e le ore soltanto attimi.

Combattevo, davo ordini, calavo le lame sul collo di quelle insensate creature, per poi aprire gli occhi e ritrovarmi nel buio, tra le braccia del mio amore, senza neanche ricordarmi come fosse successo.

Forse era perché evitavo di pormi domande, o anche solo di fermarmi a riflettere. Forse era il caos di quei giorni e il peso della responsabilità di guidare tanti uomini verso la battaglia e una morte quasi certa. O forse era solo la mia mente che iniziava ad abbandonarmi...

In qualsiasi caso, quando le mura devastate di Denerim apparvero all'orizzonte, stentai a credere ai miei occhi e mi volsi, d'istinto, verso sinistra, quasi aspettandomi di vedere il bastone nodoso di Morrighan, ma incontrando solo lo sguardo freddo e severo di Eamon.

La devastazione era anche più profonda di quanto avessi temuto.

Ne avevamo avuto innumerevoli assaggi, nel corso della nostra marcia, ma se il corpo straziato della nostra terra ci aveva amareggiato, vederne il cuore ancora pulsante strappato dal petto e dilaniato fece esplodere in noi una rabbia inestinguibile, tanto feroce da cancellare persino la paura.

“E così è giunta...” sussurrai tra me, stringendo le redini e facendo scartare di lato il cavallo, sensibile alla mia tensione.

La mano di Alistair trovò la mia spalla e sentii che il suo pensiero correva insieme al mio ad un'unica consapevolezza.

Credevo che sarei nuovamente crollata, che il rimpianto e l'ansia mi avrebbero soffocato, ma tutto ciò che provai fu una cupa consapevolezza, scevra di qualsiasi dolore.

Ero pronta.

Strinsi la mano del mio compagno con fermezza, ottenendo in cambio uno stiracchiato contrarsi di labbra, in una parvenza di sorriso.

Al contrario di me, Alistair non era pronto a dirmi addio, ma avrebbe finto, fino alla fine, il coraggio di cui avevo bisogno.

Anche Zevran si era portato al mio fianco, in silenzio. Non ci furono contatti, tra noi, né parole, ma solo un breve intrecciarsi di sguardi e una perfetta intesa.

Sospirai.

“Accampiamoci qui. Non ho nessuna intenzione di infilarmi là dentro al calare delle tenebre.”

L'Arle annuì e si volse per dare l'ordine, mentre io smontavo di sella e mi dirigevo, a grandi passi, verso la cima della collina, che ci avrebbe fatto da scudo in quell'ultima notte di riposo.

Rimasi sola finchè l'ultima luce del sole si spense alle mie spalle, nascondendo la desolazione di quella valle che avevo visto traboccare di vita e speranze solo poco tempo prima.

“Rinascerà.”

La voce pacata di Alistair mi carezzò la nuca, mentre le sue mani si stringevano intorno alle mie spalle e il suo volto si nascondeva sul mio collo.

Allungai un braccio per avvicinarmi ancora di più al suo corpo e annuii.

“Ti amo” ripeté per l'ennesima volta, senza stancarsi della mia muta risposta.

“Ti amo”, sussurrò al mio orecchio, lambendolo con tocco leggero come ali di farfalla.

“Ti amo” alitò contro la mia guancia, coprendola di baci delicati.

“Ti amo” ruggì nella mia bocca, divorandone le labbra con disperazione febbrile.

“Ti amo”... fu l'ultima cosa che sentii, prima di perdermi nel suo calore.

  
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