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Autore: Snafu    22/02/2012    2 recensioni
-Axl e Grace spiegati a Melody-
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Spaghetti Incident'
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The Spaghetti Incident (?)
-Axl & Grace spiegati a Melody-

Introduzione


Perché questo racconto? Lo so, ‘My Heart is broken but I’ve got some glue’ è una storia finita. Male. Non richiedeva un sequel e questa breve vicenda non pretende di esserlo. È che, rileggendola, mi sono resa conto che avevamo dato voce al dolore di Nikki, ma che ci eravamo dimenticate di Axl e Roxy. Roxy non è un mio personaggio, o perlomeno, lo è soltanto in parte. Dall’ultimo capitolo, o meglio, dai suoi silenzi nell’ultimo capitolo, penso che si capisca che la sua sofferenza è quadrupla: si tratta di una figura che non riesce a non analizzare un evento nella complessità delle cose che involve, lei pensa a qualsiasi cosa, che la tocchi da vicino oppure no. Quindi soffre per Nikki, che ha perso sua sorella, per Melody, che non conoscerà sua madre, per Axl e il suo dramma personale e anche un po’ per se stessa, perché anche lei ha perso un’amica, anche lei ha perso Grace.
Quindi in questi tre capitoli che vi propongo analizzerò soprattutto il suo punto di vista e il suo rapporto con Melody: non c’è niente di bello da leggere, non è una prosecuzione della trama, non cambia molto il finale, si tratta per la maggior parte di riflessioni condite con qualche dialogo.
Dedicata ovviamente a colei che mi ha accompagnata nella stesura della prima storia.
C.


Capitolo I
Lies


Nikki guardò soddisfatto l’opera di distruzione a cui aveva sottoposto la cucina senza dover alzare un dito. Aveva solo dato ai suoi figli il permesso di preparare una torta per Roxy, visto che era la festa della mamma. La donna rientrò da lavoro, più stanca che mai, e i bambini uscirono tutti e tre di corsa dall’arco del corridoio con in mano la teglia, con quella gioia innata che caratterizza tutti i piccoli. Logan e Arya le andarono in contro gridando:
«Auguri mamma!»
Il papà li ammirò compiaciuto, a braccia conserte, appoggiato alla rampa delle scale con un sorrisetto stampato sulle labbra.
«Oh, ma... bambini, è meravigliosa!» esclamò la donna, piacevolmente sorpresa, abbracciandoli entrambi. Un pensiero che ti cambia la giornata. Era bellissimo vedere le creature che hai creato renderti in cambio tutto l’amore che gli hai dato. «Vi ha aiutato papà?» domandò, curiosa, e soprattutto preoccupata per la cucina, lanciando un’occhiata all’uomo.
Nikki sogghignò di nuovo, immaginandosi la faccia della donna delle pulizie una volta entrata nella stanza. Forse avrebbe fatto istallare delle telecamere proprio per questo proposito e poi si sarebbe guardato il video documentario in compagnia del suo caro amico di bisbocce, Tommy, facendosi quattro sane risate.
«No, abbiamo fatto tutto da soli. Logan ha rotto le uova e io e Melody abbiamo impastato tutto con le mani!» spiegò la piccola Arya, mostrando soddisfatta le manine piccole e paffute ancora impiastricciate. Roxy sorrise, abbracciandoli forte, si guardò intorno, ma Melody non c’era più. Avrebbe volentieri abbracciato anche lei, ma era sparita. Come era plausibile. Nikki scosse la testa.
Mangiarono tutti una fetta della torta poi, mentre il bassista si occupava di aiutare i bambini a lavarsi perlomeno le mani, Roxy andò a bussare alla porta della cameretta della piccola con una fettina anche per lei.
«Si può?» domandò, affacciandosi lentamente.
La bambina asciugò rapidamente le lacrime e nascose sotto il cuscino la foto della madre che di solito teneva sul comodino. Non voleva essere vista mentre piangeva, voleva soffrire da sola e non aveva bisogno della compassione di nessuno. Aveva solo otto anni.
Il gene raro di solito è quello dominante.
Era la fotocopia esatta di suo padre. I capelli rossi e lunghi, la pelle candida, lo sguardo di cristallo... proprio come lui era una ragazzina problematica, sebbene Nikki e Roxy non le avessero fatto mancare niente. Di Grace aveva il taglio degli occhi, la silenziosa e dolorosa riflessione, la rassegnazione, e il sesso, ovviamente.
Roxy aveva da sempre cercato di essere amica di quella che era una figlia a tutti gli effetti per lei. Aveva vissuto la gestazione in contemporanea a sua madre, l’aveva allattata, l’aveva cresciuta come se fosse stata sua.
Melody la guardò sorridente. È buffa la capacità dei bambini di fingere in modo convincente, di far credere che tutto sia a posto. Gli adulti perdono questa abilità dopo un po’. La donna se ne compiacque. Poi tentò, avvicinandosi:
«Grazie per la torta, piccolina...»
«Auguri Roxy» le disse la bambina, improvvisando un sorrisone.
«Vuoi assaggiarla? È molto buona! Siete stati molto bravi!» si complimentò, sedendosi accanto a lei e porgendole il piatto.
«Magari la mangio dopo cena... se è buona per davvero...»
«Vuoi parlarne con me?» domandò, lanciando un’occhiata di sottecchi al portafoto che sbucava dal cuscino.
«Ma qualcuno avrà fatto la torta alla mia mamma, in paradiso, secondo te?»
Un fremito prese Roxy. Quella domanda innocente la mandò in confusione. L’idea che Grace si trovasse in paradiso le pareva un po’ un’esagerazione, visto la vita stramba che la donna si era cercata, ma in effetti era quello che avevano sempre detto a Melody. Immaginarla altrove, non sotto terra, in polvere e ossa, però, era più consolante, in effetti. Non era sparita per sempre: Grace semplicemente non si trovava lì.
«Sono sicura di sì, altrimenti se la sarà preparata da sola. Proprio come te, tua madre era molto brava a preparare i dolci...» scherzò.
«Non dire le bugie. Tu mi vuoi bene solo perché mamma è morta e babbo non lo so.» precisò la rossina «Vuoi più bene ad Arya. Lei è più brava di me in tutto. E tu non devi sforzarti che io ti piaccia.»
«Che stai dicendo?» chiese Roxy preoccupata. Non era un’esperta di psicologia infantile. «Io non mi sforzo, e non ti dico le bugie, tu mi piaci, tu mi ricordi moltissimo tua madre, avere te qui è come avere lei, per me, è il segno che lei non è mai morta del tutto, è il segno che lei c’è stata e che non me la sono solo immaginata. Io ti voglio un mondo di bene piccola, anche se magari non riesco a trasmettertelo vorrei che tu lo sapessi, che tu sapessi che puoi e potrai sempre contare su di me come se io fossi lei, hai capito?»
La donna ripensò al momento in cui aveva conosciuto Grace al corso di teorie sociologiche, al primo anno del college, alla loro amicizia, alla gioventù, al matrimonio, a tutto. Era un buco che non si poteva richiudere, ma la vita va avanti. Era terribilmente crudele pensarci, ma quando ci pensava, preferiva aver perso Grace che pensare di aver perso Nikki, o uno dei suoi bambini, o Melody...
«Vi voglio bene... a te e zio. Però non siete i miei genitori. Voglio conoscere la mia mamma e il mio babbo.»
«Lo so» asserì Roxy, comprensiva, passandole una mano tra i capelli «Sai tu, assomigli molto a entrambi... voglio farti vedere una cosa...» propose «Però deve essere il nostro segreto, d’accordo? Tu aspettami qui, torno subito.»

   
 
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