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Autore: Ulissae    22/02/2012    7 recensioni
[Breve long-fiction Draco/Hermione. Assoluta mancanza di angst].
Hermione voleva morire, prese rapidamente il primo libro che aveva a portata di mano – Buddha e i suoi dieci allegri consigli – e ci affondò il viso. Colta dal panico si mosse, intenzionata a uscire al più presto da quella libreria, perché non aveva la benché minima voglia di salutarlo-incontrarlo-osservarlo-averedeirapporticonlui.
Era Draco Malfoy, per l'amor di Morgana. In una dannatissima libreria babbana, che sfogliava con nonchalance un numero di “X-Men”.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Bilocali e Libri Miracolosi - II parte
ovvero, chiacchiere sul grigio


Draco uscì e iniziò a camminare con un passo veloce e agile, evitando le pozzanghere che si erano venute a formare. Era ormai tardo pomeriggio e alcuni negozi iniziavano a chiudere. Hermione si domandò dove mai vivesse Malfoy, perché si trovasse a Londra e, cosa più importante di tutte, in quale libreria volesse portarla.
Si stavano inoltrando nelle vie strette e ingarbugliate dei teatri, dove si susseguivano schiere di caffè, boutique e piccoli ristorantini alla moda.
Draco Malfoy non parlò durante tutto il cammino, si fermò di colpo davanti a una piccola porta, con la parte superiore in vetro, che sembrava vecchia e sudicia. Hermione per poco non gli finì addosso, travolgendolo. Lo guardò piuttosto interdetta e allarmata: considerato l’aspetto non se la sentiva di escludere a priori la possibilità di una sala di tortura.
Draco aprì la porta, che urtò un campanello, facendolo tintinnare. Hermione lo seguì, ancora insicura sulle sue reali intenzioni.
Una volta dentro, però, dovette ricredersi.
Le pareti si ergevano alte almeno quattro metri – sicuramente grazie a una magia –, costringendola a camminare con il naso all’insù, catturata dall’ambiente insolito. Volumi su volumi, si addossavano uno sull’altro, alcuni di questi perfino lievitando e spostandosi da soli se uno scaffale era troppo pieno.
«Non avevo idea…» iniziò a balbettare rapita. Venne colpita da un trattato di Erbologia che stava scappando, inseguito da alcuni saggi sulle Creature Magiche – in particolar modo uno su delle strane lumache blu.
Un vecchio mago dalla barba ispida e mal sistemata fece capolino da dietro un angolo; li guardò prima sospettosamente, ma non appena mise a fuoco Draco sorrise soddisfatto e si avvicinò a loro.
«Mr. Malfoy» lo salutò allegramente, allungandogli una mano che Draco strinse senza troppo entusiasmo, «non credevo sareste tornato così presto».
«Oh, non è per me» spiegò veloce, «ma per questa collega». Non si voltò neanche, irritando piuttosto Hermione.
«Anche lei giornalista, Miss.?» domandò curioso il libraio, che ora la fissava più interessato, quasi come se lo scrivere l’avesse santificata ai suoi occhi.
«Gio…»
«Si occupa più di economia, cose del genere» tagliò corto il ragazzo, non dandole tempo di rispondere.
Draco Malfoy, quindi, faceva il giornalista. Chissà per quale giornale lavorava. Hermione riceveva ogni giorno la sua copia della Gazzetta del Profeta e non aveva mai notato il nome del suo ex-compagno di scuola alla fine degli articoli. Probabilmente usava uno pseudonimo, pensò, oppure scriveva su qualche strana rivista priva di credito.
«Comunque, in cosa posso aiutarvi?» chiese servizievole.
«La hai ancora una copia de “I dolori della giovane Teobalda”?»
Hermione si continuava a guardare intorno affascinata, girando la testa per non perdersi il minimo movimento dei tomi intorno a lei.
«Certo, certo! Una copia bellissima, quella che lei conosce, no? È un antico manoscritto di quattro secoli fa, ancora perfettamente conservato! A quei tempi sapevano fare certi Incantesimi Conservatori che oggi ce li sogniamo!» l’anziano signore, che a prima vista sembrava gracile e piuttosto instabile, iniziò quasi a correre tra le varie pareti di libri, chiamando a gran voce il titolo del testo. Di colpo un volume scattò fuori da una mensola, colpendolo in pieno petto; il signore accusò il colpo e tossendo un po’ troppo forte si riavvicinò a loro.
«Eccolo qui, posso vendervelo a metà prezzo» dichiarò orgogliosamente.
Hermione quasi squittì dall’eccitazione notando la rilegatura in cuoio tinto di verde, con alcuni intarsi dorati, mentre il titolo era inciso abilmente.
Draco la sentì e fece finta di niente, ma dentro di sé trovò estremamente piacevole che una persona si emozionasse alla vista di un semplice libro.
«Sono tre galeoni».
«Preso!»
Anche se si fosse rivelato un tremendo libro dalla trama noiosa, Hermione lo voleva nella sua libreria.
Malfoy la guardò divertito, trattenendo un sorriso, la osservò seguire l’uomo fino alla cassa e pagare velocemente, solo per poter toccare e stringere quel tomo.
Hermione, una volta fatto il suo acquisto, lo raggiunse, sorridendogli grata per averla condotta in quel magnifico paradiso.
«Hai fame?» gli chiese, completamente dimentica degli antichi rancori e del caratteraccio di Draco.
Questi, preso alla sprovvista dall’improvvisa simpatia nei suoi confronti e dalla spigliatezza con la quale gli parlava annuì.
«Abbastanza»
«Conosco un buon “fish&chips” qua vicino, ti andrebbe di venire con me?» gli propose, continuando a lanciare occhiate affascinate al negozio.
Quando uscirono aveva ripreso a piovere, Hermione aprì l’ombrello e vide Draco titubare dietro di lei.
«Se non ti va di venire… lo capirei» si avvolse meglio la sciarpa intorno al collo, portando fuori i capelli. Pensò che dovevano essere veramente indecenti.
«Mi meraviglia che tu me l’abbia chiesto, Granger»
Rimasero per un attimo in silenzio, Hermione non se la sentiva di mettergli fretta. Era come se si trovasse davanti a un serpente dalle squame particolarmente colorate e attraenti, seppur spaventata, non poteva fare a meno di sperare che questo si avvicinasse a lei e le permettesse di scorrere un dito sulla propria pelle. Tutto ciò che poteva fare era rimanere in silenzio e aspettare.
«Sì, comunque» mormorò, avvicinandosi a lei e aspettando che si muovesse.
Hermione gli sorrise e iniziò a camminare, ripercorrendo al contrario la strada dell’andata; senza troppa fretta superarono i numerosi semafori di Piccadilly Circus, dirigendosi verso Leicester Square. Passarono davanti ai cinema illuminati a giorno e una domanda punse la lingua di Hermione, che si ritrovò a parlare senza volerlo.
«Sei mai entrato in un cinema?»
Malfoy abbassò lo sguardo – solo ora notava quanto si fosse alzato – e storse il naso.
«Un conto è una libreria, Granger, non puoi pretendere troppo».
«Hai ragione… scordavo che tu e il mondo Babbano vi trovate agli antipodi» fece una pausa, passando oltre un ristorante take-away cinese, voltando a sinistra. «Anche se quei fumetti…»
«Hai intenzione di appendere qualche annuncio?» commentò infastidito Malfoy, sempre stando al suo fianco.
«No, però la cosa mi incuriosisce».
Draco la fulminò, non appena colse un sorrisino soddisfatto oltre la coltre di ricci gonfi.
«E comunque ci sono stato, in un cinema. Ma puzzava troppo e mi davano fastidio quegli stupidi Babbani che sgranocchiavano le coc-porn».
«Si chiamano pop-corn» ridacchiò Hermione, fermandosi davanti a un locale che sembrava tutto tranne che pulito.
Il ragazzo fissò scettico la vetrina e il bancone, oltre che i tavolinetti che sembravano intrisi di grasso.
«Granger, credevo non fossi una persona vendicativa…»
«L’apparenza inganna, Malfoy. Il fish&chips qui è favoloso» lo superò ed entrò, salutando il proprietario. Chiese un tavolino per due e questi la portò al piano di sopra, dove l’aria sembrava intrisa di olio per la frittura.
«Okay, ammetto che non è il massimo dell’eleganza e che questo odore non è proprio piacevole, ma fidati» scherzò Hermione, togliendosi sciarpa e cappotto, infilando la prima nella borsetta e posando il secondo sulla sedia, facendo attenzione che non si sporcasse toccando a terra.
Draco si spogliò a sua volta, appendendo l’ombrello e la tracolla allo schienale della sedia, si sedette e si tirò su le maniche della felpa, con un gesto tremendamente naturale.
Hermione sbiancò alla vista del Marchio. Fu come se tutta l’immagine di Draco Malfoy che si era costruita nella testa durante le precedenti ore fosse svanita – l’appassionato di libri, il giornalista, lo scoperto Babbanofilo – e al suo posto si fosse posato quel drappo pesante del passato. Non si accorse di stare fissando insistentemente l’avambraccio del ragazzo e si risvegliò solamente quando lui emise uno sbuffo spazientito.
«Granger, nessuno ti ha mai detto che è maleducazione fissare?»
«No, è che… insomma…» balbettò a disagio, già pentendosi di averlo invitato a cena. Davanti ai suoi occhi il Draco Malfoy adulto si stava trasformando nel ragazzino viziato e indisponente che l’aveva bulleggiata durante tutta la sua adolescenza; il codardo e vile Malfoy, capace solo di tiranneggiare sugli altri. Il fiero Purosangue, schifato dalla presenza dei Nati Babbani tanto da augurare loro la morte. Ebbe un brivido e si impietrì.
«Non si può cancellare. Voldemort… non era certo tipo da tatuaggi con le terre». Hermione lo vide sorridere un po’ aspramente, fissando a sua volta il tatuaggio. «E poi… sarebbe stupido cancellarlo» mormorò sottovoce «non si può negare il proprio passato né le proprie scelte sbagliate. Tuttalpiù si può tentare di raddrizzare il tiro, evitando idiozie del genere» alzò gli occhi e si premurò di aggiungere, storcendo il naso «questo non vuol dire che reputi Potter un salvatore o Weasley un simpatico compagno di Burrobirra».
Hermione lo guardò, sospirando, prese un menù e fece finta di leggerlo.
«E me? Cosa pensi ora di me?» sorrise un po’ tesa, sempre cercando di mantenere quel velo di diplomazia che non negava a nessuno.
«Forse i tuoi modi da saccente so-tutto-io sono rimasti… ma cerchi di nasconderli abbastanza bene» ridacchiò, poi prese anche lui un menù e sembrò imitarla, anche nel tono fintamente disinteressato, «e poi sei una strega brillante, credo sia un dato oggettivamente riconosciuto dalla comunità magica».
«Wow, Malfoy, sicuro di non essere sotto l’effetto di qualche incantesimo o infuso?» scherzò Hermione, già arrossendo sulle guance.
«Cerco di comportarmi da uomo adulto nel favoloso, pacifico e adorabilmente corretto dopo-guerra».
Sogghignò e poi aggiunse: «se vuoi posso ritornare l’irresistibile ragazzo di sempre, Mudblood»
Hermione sibilò sentendo quel termine. Evidentemente si era mossa un po’ troppo e il serpente l’aveva morsa – c’era solo da sperare che non fosse velenoso.
«Quel termine…»
«Me lo hai tirato fuori tu, Granger».
«Draco, sei un idiota».
In quel momento arrivò il cameriere che molto gentilmente prese le ordinazioni, Draco si limitò a prendere tutto ciò che prendeva lei, senza curarsi di rispondere troppo al ragazzo. Sotto-sotto quell’aria schifata che assumeva nelle vicinanze di un Babbano gli era rimasta.
Draco la fissò piuttosto sconvolto, non appena il ragazzo se ne andò, non toccò neanche la birra, che invece Hermione iniziò a bere di gusto.
Si era accorta anche lei di averlo chiamato Draco, ma cercava di mantenere un contegno neutrale che non gli permettesse di notare questo suo “errore”. Troppo tardi, disse tra sé e sé, lo sguardo di Malfoy si era posato su di lei e la fissava tra il sorpreso e il curioso – più o meno era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto lei all’uscita di Foyles.
«Cosa c’è? Non ti piace la birra Babbana?»
«Mi hai chiamato Draco».
Hermione alzò lo sguardò e cercò di sorridere tranquillamente: «perché non dovrei? Hai un bel nome».
«Ho un bel nome?»
Considerando i numerosi scherzi fatti alle sue spalle durante gli anni della scuola, a causa del suo “bel nome”, Draco rimase piuttosto sorpreso.
«Sì, è esotico, particolare. Insomma… un bel nome» cercò di sdrammatizzare Hermione, bevendo un’altra sorsata di birra chiara.
«E allora perché non lo hai usato prima?»
«Ero troppo occupata a odiare il tuo atteggiamento per accorgermene; più o meno come tu eri troppo occupato a notare quanto fossero sporchi i miei globuli rossi invece che ammettere e accettare la mia superba intelligenza» Hermione scoppiò a ridere.
Draco la guardò stranito, non sentendosi per niente in colpa, ma soffermandosi più sulla spigliatezza della ragazza. Non avrebbe mai e poi mai creduto che quella dentona dai capelli crespi potesse trasformarsi in una donna così affabile e interessante. Di figuracce ne aveva fatte molte, durante quel pomeriggio, eppure gli era piaciuto il modo con cui si era ripresa e la naturalezza con la quale affrontava le situazioni. La facevano sembrare una strega forte e sicura di sé.
Afferrò il boccale e bevve anche lui una sorsata, arricciando il naso il naso.
«Detesto queste birre» mugugnò a mezza bocca.
«Troppo amare per voi maghi, vero?»
Draco annuì, ma riavvicinò comunque le labbra al bordo del bicchiere.
«Anche Ron non la sopportava».
«A proposito… ho visto Weasley al Ministero, l’altro giorno. Ma non stavate insieme?» domandò incuriosito. L’adorabile coppietta del Babbanofilo e della Mezzosangue, come aveva sempre commentato con sprezzo il padre – sempre piuttosto interessato ai pettegolezzi.
«Sì, stavamo insieme. Ma… qualche mese fa abbiamo deciso di interrompere la nostra relazione e ritornare a essere amici. Insomma, interrompere non è un verbo adatto. Ci siamo ritrovati a essere solo amici, di nuovo» spiegò velocemente, ingarbugliandosi per l’agitazione.
Le sembrava così strano stare seduta lì, in quel localino piuttosto lercio, a bere birra e parlare con Draco Malfoy.
«Quindi ora sei single» constatò Draco, osservando il cameriere arrivare con i due merluzzi impanati. Il ragazzo osservò il piatto, studiandolo attentamente e spulciandolo con la forchetta; quando notò che la posata affondava nella panatura producendo un sonoro e accattivante “crack” si decise finalmente di impugnare anche il coltello e iniziare a mangiare.
«Dubito che ci abbiano messo del veleno» scherzò Hermione, aprendo una bustina di salsa tartara e versandola sul lato del piatto.
«Mh, no è che…»
«Il cibo Babbano è molto buono, te lo assicuro» rise la ragazza, tagliando il primo pezzo e masticandolo con gusto.
«Sono sicura che dopo che l’avrai assaggiato ci detesterai un po’ di meno, a noi Babbani».
Draco aprì la bocca, per ribatterle e farle capire che lui sapeva benissimo che i Babbani non erano poi così male, solo che non poteva dirlo per ragioni fin troppo lunghe da spiegare.
«Guarda che anche noi maghi mangiamo il fish&chips» mugugnò, iniziando ad assaporare il gusto ricco e gustoso della pietanza.
«Però non avete queste birre così buone» giocò la ragazza, bevendone un altro po’.
«Sei brava a sviare i discorsi» disse d’un tratto Draco, alzando la testa e guardandola incuriosito.
«Sviare?»
«Vedi? Ti avevo detto che quindi sei single, ora»
Calò per un attimo il silenzio ed Hermione si bloccò con la forchetta sollevata e il busto chinato verso di questa. Deglutì e risposte, un po’ scostante: «sì, ma tanto ho così tante cose da fare che non è che senta poi così tanto la solitudine».
Prima che Draco potesse rispondere lei ribatté, veloce.
«E tu? Solo soletto?»
Il ragazzo tacque per un istante, preso alla sprovvista, proprio come lei era stata colta poco prima. Storse il naso e sospirò.
«Ufficialmente sono fidanzato con Astoria Greengrass» spiegò, lentamente, senza sapere bene neanche lui perché stesse raccontando a quella ragazza la sua vita. Quella ragazza che aveva sempre odiato e disprezzato.
«Ma praticamente?»
«Praticamente io vivo nell’appartamento a Londra che ci hanno comprato i miei, mentre lei si è trasferita dal suo fidanzato, un tipo che lavora all’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Ogni domenica, alternativamente, andiamo dai suoi genitori e dai miei per pranzo. Così sono tutti contenti e nessuno si preoccupa del fatto che gli adorati rampolli dal sangue puro vivono delle normalissime vite nel più Babbano dei modi» sorrise amaramente, mangiando gli ultimi bocconi quasi con rabbia.
Hermione non disse niente, ma tenne il viso basso e continuò a masticare lentamente.
«Mi spiace» sussurrò infine, mordendosi un labbro e alzando lo sguardo. Cercò di sostenere gli occhi freddi e penetranti di Draco, che in quel momento sembravano colmi di rabbia e irritazione.
«E perché?» domandò trattenendo una risata divertita.
«Mi sembrava come se… la situazione non ti piacesse».
«Bhe, certo non sono al settimo cielo… però non mi lamento. In questo modo ho una libertà totale sei giorni su sette; la domenica la dedichiamo al metterci la bella maschera di falsità e far finta che va tutto bene. Stiamo lavorando a una scusa per la separazione» mugugnò spostando lo sguardo e posando il mento appuntito sulle dita incrociate.
«Posso chiederti una cosa?» domandò lentamente, cercando di tastare il territorio, che si era fatto nuovamente impervio e pericoloso.
«Certo»
Lo stesso Draco si meravigliò della tranquillità con cui le aveva dato quella concessione, quasi come fossero stati amici da sempre – o, più generalmente, quasi come se fossero stati amici.
«Come mai hai iniziato a leggere libri Babbani?»
«Ti sembra così strano?» sorrise lui, vedendo il cameriere avvicinarsi, alzò un braccio facendo il gesto di portare il conto. Questi annuì e risparì per le scale.
«Piuttosto paradossale. Il fatto stesso che tu legga, diciamo».
«Fammi indovinare… mi immaginavi come un turpe e viziato ragazzino che passava le sue giornate estive a torturare i suoi Elfi Domestici. Senza studiare, leggere, giocare o compiere qualsivoglia normale attività».
«Ci aggiungerei l’esercitazione delle Maledizioni Senza Perdono sugli animali domestici» aggiunse ironicamente Hermione. Stranamente non si sentiva più così a disagio, con lui. Le sembrava come se Draco Malfoy si fosse ormai reso conto delle orribili azioni compiute dalla sua famiglia, ma allo stesso tempo non riuscisse a negarle. Per questo ci scherzava su, le mostrava – come faceva con il Marchio – quasi a riprova del fatto che ormai non gli appartenevano più, ma che erano state parte di lui.
«Comunque… sono figlio unico e sono inglese. Abbiamo un’enorme libreria a casa, così, quando pioveva e non potevo giocare a Quidditch mi rifugiavo lì, leggendo. Non sei l’unica capace di farlo, eh».
«Simpatico» mugugnò Hermione, vedendo il ragazzo arrivare con il conto e piegandosi per prendere il portafoglio dalla borsetta. Molte persone se ne erano andate, così sfilò dalla tasca interna del giaccone la bacchetta sussurrando: «Accio portafoglio».
Questi giunse tra le sue dita quasi all’istante e lei sistemò tutto velocemente.
Draco, da parte sua, era rimasto immobile, perso nei suoi pensieri. Da una parte si sentiva obbligato a offrirle una cena – era pur sempre una ragazza e aveva imparato che un gentiluomo deve sempre pagare per la sua compagna di pasto – dall’altra sentiva ancora gli ammonimenti del padre, che lo mettevano in guardia dai Mudbloods, ritenendo assurdo anche solo il doverci parlare con gente del genere.
Hermione posò la sua parte sul piattino con sopra lo scontrino e sorrise.
«Allora, cosa ti piaceva leggere?»
Draco tentennò e vista la soluzione naturale del problema fece finta di niente, mettendo anche la sua parte e alzandosi per andarsene.
«Mi piacevano i romanzi d’avventura. I poemi epici, quelli medievali, sai? Ci sono pure dei personaggi della nostra famiglia narrati nel Ciclo Bretone dei Cavalieri di Merlino».
Si sistemò con un gesto deciso il colletto del cappotto e iniziò a scendere le scale, con dietro Hermione che armeggiava con la sua enorme sciarpa.
«Veramente?» esclamò sorpresa e incuriosita. In quella serata aveva scoperto così tante cose su Draco Malfoy che credeva di stare con uno sconosciuto.
«Già…»
«Allora capisco la tua mania per “la-mia-famiglia-è-meglio-della-tua”» scherzò la ragazza uscendo – non pioveva più e molta gente era uscita dalle sale dei cinema, per la maggior parte coppiette - «Anche io l’avrei pensato se dei miei parenti fossero nel Ciclo Bretone».
Draco scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
«Non ti facevo così simpatica, Hermione».
Hermione si paralizzò e spalancò gli occhi, sconvolta. Draco parve rendersi conto di ciò che aveva appena detto e richiuse di scatto la bocca.
«Mi hai chiamato…»
«Non ho fatto così tante storie, io».
«Ne hai fatte di peggio».
«Bene, facciamo finta di niente, okay?»
Hermione sorrise sotto i baffi, iniziando a passeggiare senza una vera meta.
«Okay… Draco». Rise divertita e le parve che anche il ragazzo si stesse divertendo.
«Dove vivi?» gli domandò iniziando a dirigersi nuovamente verso Trafalgar Square.
«A Sud, verso Notthing Hill» disse camminandole affianco «è un bell’appartamento, soprattutto perché ci vivo da solo e sta vicino a un Pub Magico».
«Quindi… ora te ne tornerai a casa».
«Probabilmente finirò un articolo che avevo iniziato ieri sera» le spiegò con calma, continuando a passeggiare. «E tu? Dove stai?»
Hermione fece un cenno con il capo, indicando alcune traverse più in là.
«Ho un bilocale al 24 di Licthfield Street. Piccolo… ma mi piace. Ha una bella mansarda con una finestrella per vedere il cielo».
«E si vede?» domandò lui, sorridendo.
«Ogni tanto… se le nuvole se ne vanno sì».
Draco le sorrise divertito. Hermione lo fissò, curiosa: non avrebbe pensato mai e poi mai che Malfoy si sarebbe aperto così con lei, tranquillizzandosi, diventando gentile e socievole – si sentiva quasi bene a chiacchierare con lui.
«Non vorrei sembrarti una pazza, ma… ti andrebbe di venire a prendere qualcosa da me? Non mi hai ancora raccontato come sei arrivato a leggere libri Babbani» gli fece quella proposta ridendo, usando l’ultima frase per alleggerire l’invito. Non voleva certo sembrare una malata zitella bisognosa di compagnia, che, se non ci fosse stato lui, avrebbe passato la serata con il suo gatto.
«Hai del whiskey Incendiario?» domandò, fingendosi interessato.
La verità era che era incuriosito da Hermione Granger, tanto quanto lei lo era da lui. C’era uno strano modo nel suo chiacchierare, nel suo gesticolare, che lo interessavano. L’acutezza delle sue domande e delle sue risposte, il sorriso spigliato e lo sguardo sempre attento, come se non potesse concedersi un attimo di paura. Si chiese se quelle fossero qualità che avesse già da ragazzina – e lui le aveva bellamente ignorate – o se, invece, era fiorita negli ultimi anni, diventando una donna interessante e – in qualche modo – affascinante.
«Sì, dovrei averlo».
Draco si strinse nelle spalle e sogghignò: «allora la critica alla tua ultima modifica alle Leggi sulle Creature Magiche potrà aspettare domani».
Hermione spalancò gli occhi, mentre attraversava la strada; quando furono sul marciapiede opposto – e solo dopo aver messo entrambi i piedi lì sopra – si voltò fulminandolo.
«No. Non ci posso credere!» quasi strillò, lei. Improvvisamente lo guardò con gli occhi di quella  ragazzina di dieci anni prima.
Draco era scoppiato a ridere, rimanendo fermo davanti a lei; guardandola attentamente, studiando la sua reazione.
«Tu sei… quell’inetto di Faust!» esclamò, assottigliando gli occhi, ancora sconvolta.
«Faust, il giornalista preferito dell’ala conservatrice» ridacchiò poggiandosi all’ombrello chiuso.
«Quel…»
«Quel giornalista che sta spesso in prima pagina, sempre pronto a criticare intelligentemente le nuove leggi del post-guerra Magico» finse un tono più profondo, mimando chissà chi, «oh, sì, quel meraviglioso scrittore, ammirato da tutti».
«Non ci posso credere…» continuò a balbettare lei, riprendendo a camminare e dirigendosi verso casa.
«Sicura di volermi ancora far entrare?» domandò divertito, da dietro di lei.
«È incredibile… e io che pensavo che fossi un vecchio bavoso, orrendo…» continuava a balbettare, ancora sconvolta dalla notizia.
«Di’ la verità: ti piacciono i miei articoli» rise, vedendola così in preda all’agitazione. Stava tirando fuori dalla borsetta le chiavi e neanche aveva pensato a chiamarle con l’incantesimo. Draco sospirò e tirò fuori dalla tasca la bacchetta, visto che non c’era nessuno in vista.
«Acchio chiavi».
Le chiavi uscirono e Hermione le prese, infilandole nella toppa. Durante tutte le scale per raggiungere l’appartamento non smise un attimo di citare dei suoi articoli, a metà tra l’entusiasta e l’inviperita.
«Ma come puoi dire che gli Elfi devono mantenere la loro posizione di subordinati!» esclamò infine, fermandosi davanti alla porta. Era tutta rossa in viso e aveva i capelli più scarmigliati del solito.
«Granger, stai tornando a essere la noiosa petulante ragazzina di Hogwarts» ghignò divertito, poggiandosi con una spalla contro il muro.
«No… non ci credo» ripeté, infilando le chiavi nella toppa ed entrando. La notizia l’aveva talmente sconvolta che non pensò al disordine che aveva lasciato prima di uscire, con alcune gonne ancora sul letto e dei piatti nel lavandino.
«Ti facevo più precisina» commentò Draco entrando e guardandosi intorno.
Lei borbottò qualcosa a mezza bocca, molto simile a “oggi avevo troppo da fare e non mi aspettavo ospiti”, andando subito a togliere delle pergamene dal divano.
Draco si sedette sul divano, ritenendolo estremamente comodo, e la fissò mentre andava avanti e indietro per il piccolo salotto, salvando il salvabile.
«A casa io ho un Elfo» la punzecchiò, attendendo la sua reazione.
Hermione si girò, con un movimento quasi rigido, e lo fissò per un istante con sguardo austero: «devo buttarti fuori di casa, Draco?»
«Chiamami Faust» scherzò lui «mi fa sentire più importante».
La ragazza sbuffò e fece finta di niente, si chinò a prendere il whiskey, che aveva riposto dentro un armadietto, e ritornò con due bicchierini di cristallo.
Con un gesto fluido della bacchetta versò l’alcool e fece fluttuare un bicchierino sotto al suo naso, ancora imbronciata.
«Da non crederci…»
Draco ne bevve un sorso e si mise a fissarla, posando un gomito sul bracciolo e tenendosi la testa con il palmo della mano.
«Però devo ammetterlo… sei una… tipa strana ma interessante».
Hermione si bloccò, voltò la testa di scatto e iniziò a fissarlo intensamente. Malfoy non aveva mai sperimentato un’occhiata del genere – se non quando sua madre cercava di indagare sulla sua vita – e rimase piuttosto sorpreso e pietrificato.
«Anche tu» mugugnò infine la ragazza, bevendo anche lei un sorso di whiskey «hai una bella penna».
Draco sorrise ed alzò il bicchierino già mezzo vuoto: «al nostro perenne e indistruttibile antagonismo».
Hermione sorrise flebilmente, alzando a sua volta il braccio, sospirando.
«Ora mi impegnerò il doppio nel sistemare quelle leggi obsolete».
Draco rise, ghignando: «e io mi impegnerò il doppio nel commentarle».
Si sorrisero, per la prima volta reciprocamente, ed Hermione arrossì leggermente. Non le sembrava vero che stesse discutendo con Draco Malfoy in modo così maturo – lui non la insultava e lei non gli tirava pugni in faccia –.
«Comunque non mi hai detto come hai fatto a iniziare a leggere dei libri Babbani. Tuo padre non mi sembra il tipo che ha nella sua libreria “I Tre Moschettieri” o “Romeo e Giulietta”» disse d’un tratto Hermione, dopo una piccola pausa.
«Infatti lui non ha la più pallida idea dei miei gusti letterari» rispose Draco. Si era seduto più comodamente, posando un braccio sul bracciolo e la testa sul bordo dello schienale.
«Tu sei tornata a Hogwarts alla fine della guerra, no?» iniziò guardando il soffitto, facendo roteare lentamente il polso, giocherellando con le ultime gocce di whiskey rimaste.
«Io me ne sono andato a Durmstrang: non mi andava di rimanere senza un pezzo di carta ad attestare che so come trasformare una tazzina in un topo o creare una pozione per il mal di testa. E, prima che tu possa anche solo pensarlo, no… non potevo neanche sperare in una raccomandazione».
Sospirò e continuò a fissare un punto indeterminato del soffitto.
«Durmstrang era meglio di Hogwarts, per lo meno potevi far finta di non sapere la lingua e se ti dicevano qualcosa riguardo a quello che era successo potevi fare finta di niente. Ho preso un paio di cazzotti, ma lì… è un po’ diverso da qui, in Inghilterra. C’erano di cretini che pensavano ancora che Voldemort fosse vivo! Idioti… c’era gente che continuava a scrivere quel dannato simbolo ovunque» strinse le labbra, irritato «poco mi importava. Quei quattro scemi mi facevano da scorta e io potevo far finta di non capirli e comunicare con loro giusto per chiedergli qualcosa. Il programma… praticamente l’avevo già fatto, Durmstrang è molto sulla linea degli Carrow; o per lo meno lo era quando io ci sono stato, non so se hanno cambiato qualcosa.
«Ogni domenica potevamo uscire dal castello» le sorrise, voltando finalmente la testa e Hermione si dovette trattenere dall’istinto di portargli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si morse un labbro e fece finta di niente, guardandolo interessata.
«C’è un villaggio tipo Hogsmeade, lì vicino. Solo che non avevo molta voglia di stare in mezzo a gente… magica» mormorò, quasi fosse un segreto «molta gente lì era stata in contatto con i seguaci di Voldemort e non vedevano di buon occhio me o mio padre o la mia famiglia e, invece, chi era sempre stato contrario a Lui mi vedeva come un… Mangiamorte» spostò un attimo lo sguardo sul proprio avambraccio coperto ed emise un sospiro quasi impercettibile.
Hermione gli versò un altro po’ di whiskey, questa volta con le proprie mani. Gli sorrise e non disse nulla.
«Stavo in mezzo. Bianco, nero, buono, cattivo. Stronzate, Hermione» mormorò, senza guardarla «non esiste niente di tutto ciò. Guarda Silente o me o te o mia madre o chiunque tu voglia. Perfino mia zia, dai. Non esiste né il bene né il male. Ma noi Maghi ci ostiniamo a cercarlo. Vogliamo la purezza, capisci? Siamo sempre stati un po’ avvantaggiati rispetto a voi Babbani: non abbiamo dovuto ingegnarci per muoverci, per procurarci del cibo, per fare qualsiasi altra cosa. Ma abbiamo iniziato a cavillare sul Bene e sul Male. Voldemort, Male. Harry Potter, Bene.
«Non dico che non sia così, Hermione. Non dico che non siamo stati degli idioti a seguirlo» emise uno sbuffo scocciato «era lui stesso un Mezzosangue, capisci? Pensa a mia zia, Bellatrix. Era innamorata di un Mezzosangue! E noi? Noi che dichiaravamo la nostra purezza, la nostra superiorità… come scarafaggi, sotto i suoi piedi. Bene, Male. Stronzate.
«Viviamo in un perenne stato di grigio, Hermione. Grigio scuro, grigio chiaro, non importa. È grigio, che può sempre cambiare, amalgamarsi. Ti stupiscono questi discorsi, vero?» sorrise, guardandola sconvolta e assorbita dal suo discorso.
«Sono un conservatore, ma non un idiota. Mi chiedo come sarebbe riuscito a sopravvivere il Mondo Magico se avessimo “estirpato tutto il sangue sporco”. Un anno, due anni, dieci. Poi ci sarebbe stato un crollo. Un collasso. Ed elimina gli orrori della purificazione della razza, Hermione. Pensa solo praticamente: i Purosangue si sentono importanti perché sono pochi. È vero, non c’è niente di male nel considerarsi… migliori. Ma l’eliminazione dei Nati Babbani o di chi, semplicemente, non era completamente puro… follia. Follia. Saremmo rimasti in poche migliaia e sarebbe stata la fine».
Bevve d’un sorso tutto il whiskey e chiuse gli occhi per un attimo, sorrise e scosse la testa, come per eliminare il piacevole fastidio provocato dall’alcool.
«Hai mai detto a qualcuno queste cose?» mormorò lentamente Hermione, non sapendo bene come rispondergli e affrontarlo.
Draco la fissò, e si strinse nelle spalle: «e a chi vuoi che lo dica? Mio padre? Nei miei articoli? No» si picchiettò la testa «l’ho detto solo a un affascinante giornalista» cercò di ridere e Hermione, capendo il suo sforzo, lo seguì.
Rimasero un po’ in silenzio e Hermione vide Grattastinchi salire su una sedia dall’altra parte della stanza; una volta seduto, il gatto iniziò a fissare Draco con insistenza, come se lo stesse studiando. La ragazza si chiese quale sarebbe stato il verdetto del suo caro animale domestico.
«Comunque, per riprendere il discorso…» disse più calmo Draco «odiavo quel dannato villaggio, così molto spesso mi incamminavo a piedi per un sentiero che saliva sulle montagne dietro la scuola. C’era un altro villaggio, molto simile a quello dove i miei compagni passavano le loro domeniche, solo che lì nessuno mi conosceva. Era più o meno a due ore di cammino dal castello, così mi avvolgevo nella pelliccia della divisa e affrontavo la neve. Credo di… aver pensato tanto, in quei giorni. E ho iniziato a farmi crescere i capelli» rise.
Hermione non avrebbe mai e poi mai pensato che Draco Malfoy potesse essere così profondo, spigliato e divertente. Era quasi… un ragazzo interessante.
«C’era un parco, con al centro un laghetto, quasi sempre gelato. Andavo lì e mi mettevo a fissare la gente che passava. Li odiavo. Tutti. Erano Babbani e li odiavo. Ma… ma iniziai a rendermi conto che… che loro non provavano niente nei miei confronti, capisci? Non era come a scuola, dove ero sempre oppresso dai pareri e dagli sguardi, la gente lì tuttalpiù mi lanciava uno sguardo, incuriosita dai vestiti.
«Per quanto riguarda i libri… non è una storia di per sé complicata. Un giorno una ragazza si mise a sedere accanto a me. Teneva in mano un enorme tomo, tutto pieno di piccole pieghette, come se dovesse segnarsi i punti dove si era maggiormente emozionata. Non ricordo che segnalibro avesse, in un primo momento pensai soltanto ad andarmene e mettermi più lontano possibile da lei. Però di colpo la sentii singhiozzare, aveva iniziato a leggere da poco, ma era così presa dal racconto che stava letteralmente singhiozzando. La guardai stralunato e lei neanche mi notò.
«Lo ammetto» sorrise, alzando le mani «la curiosità mi ha fregato. Il libro era in inglese, forse lo stava anche leggendo per scuola, Romeo e Giulietta, meno originali di così si muore. Però ho iniziato a sbirciare le pagine e non sono riuscito a seguire con lei i passaggi della morte degli amanti.
«Non sono un tipo romantico, Granger» ogni tanto usava il suo cognome, ma Hermione non ci fece caso in quel momento, era troppo presa dalla sua narrazione. Doveva ammetterlo, Draco aveva una strana capacità di rendere tutto ciò che gli accadeva estremamente interessante.
«Ma… erano le parole, capisci? Oh, so che mi capisci, altrimenti non saresti stata la secchiona so-tutto-io . Il modo in cui quel Babbano – un Babbano, un essere inetto! – era riuscito a combinarle, sistemarle, tanto da far piangere quella ragazza e tenermi con lo sguardo incollato a quelle pagine.
Quando lo finì si asciugò le lacrime e si accorse che mi ero avvicinato per leggere, fece un leggero balzo e poi mi sorrise. Si alzò senza dirmi nulla, forse un po’ spaventata».
«E quindi da quel momento… libri, fumetti, curiosità» sorrise Hermione. Si era seduta più scompostamente, posando una gamba sul divano, per guardarlo, mentre si mordicchiava il pollice.
«Già. Rubai alcuni soldi Babbani a un mio compagno di camera e andai nella libreria del paese. Comprai un altro libro di Shakespeare, e poi un altro, rivendendo quello usato, e poi un altro, aggiustando le spese con altri soldi rubacchiati. Leggendo le introduzioni scoprii altri autori e una volta in Inghilterra, in un appartamento tutto mio, mi sono potuto sbizzarrire».
Hermione sorrise, istintivamente gli strinse una mano. Era la prima volta che si toccavano – escludendo la volta in cui lei l’aveva picchiato o quelle in cui lui l’aveva strattonata o spinta – ed entrambi parvero rendersene conto, perché si guardarono immediatamente negli occhi.
La ragazza non sapeva cosa fare, ma si sorprese sentendo che Draco aveva ricambiato con forza. Le aveva sorriso a sua volta e dopo quell’istante aveva lasciato cadere il braccio sul divano, mollemente.
«Pensavo avessi le mani fredde» mormorò sovrappensiero lui, bevendo un altro po’ di whiskey.
«Perché?»
«Perché ti avevo sempre immaginato come una ragazza… inquadrata, senza vizi, perfetta… maniacalmente perfetta». Il ragazzo girò un attimo la testa, il tempo di guardarsi intorno e sorridere tra sé e sé «mi sbagliato. Sei più disordinata di quanto pensassi. E anche più calda».
«Anche io pensavo fossi freddo» disse in un soffio lei.
«Perché?» la imitò, lanciandole uno sguardo sornione.
«Perché… mi hai sempre dato l’impressione di essere un vigliacco, vile… freddo calcolatore» rispose sinceramente. Draco la guardò e parve accusare il colpo senza dire nulla, chiuse un attimo gli occhi buttando indietro la testa e rilassandosi.
«Però… ti ho visto leggere, ho visto la passione che metti nel tuo lavoro, nel… nei tuoi discorsi, anche. Che non sono frasi del tipo “Mezzosangue, voi sarete i prossimi”» lo scimmiottò, in ricordo di quella tremenda frase.
Draco non mostrò alcun segno di pentimento, ma le sorrise e si alzò, stiracchiandosi.
«È l’una, abbiamo chiacchierato per due ore».
Hermione parve risvegliarsi e strabuzzò gli occhi, guardando l’orologio sopra il frigorifero. Si alzò a sua volta, quasi facendo uno scatto.
«È tardissimo… scusa, non pensavo di averti fatto fare così tardi» balbettò velocemente, tirandosi indietro i capelli, dietro le orecchie.
«Tranquilla Hermione».
La ragazza sorrise, sentendosi chiamare così. Le era piaciuto come era successo: così, per caso, si erano chiamati per nome. All’inizio senza neanche rendersene conto, poi porgendoci particolare attenzione, come per sottolineare un rapporto appena instaurato che non poteva essere esplicitato se non con tante piccole prime volte.
Draco prese il cappotto e lo posò elegantemente sull’avambraccio, si sistemò con una mano la tracolla di pelle scura e prese l’ombrello posato appena fuori la porta. Hermione lo osservo, rimanendo in piedi.
«Comunque io non ero una fredda e inquadrata ragazzina» borbottò di colpo la ragazza, come se, in fin dei conti, avesse rimuginato su ciò che lui gli aveva detto.
Draco la fissò, piuttosto interdetto.
«Hai ragione… ogni tanto ti lasciavi andare a degli assurdi colpi di isteria, ribellione, violenza…»
«E dolcezza» concluse lei, velocemente. «Ricordi quando abbracciavo Ron e Harry?».
Draco roteò gli occhi, sospirando.
«Avevo cercato di rimuovere».
«Stupido».
Si guardarono e poi scoppiarono a ridere entrambi. Draco prese la sua bacchetta e la salutò, senza sbrodolarsi in eccessivi convenevoli.
«Ci sentiamo, Hermione».
«Ci leggiamo, vorrai dire» lo corresse, sorridendo furbescamente.
Il ragazzo rimase un attimo sorpreso poi annuì, concedendole l’aggiunta. Fece un accenno di giravolta e si smatarializzò in un istante.
Hermione rimase in silenzio per un po’, sedendosi sulla poltrona per poi scivolare pian piano, fino a sdraiarsi completamente, immersa nei suoi pensieri.
Draco Malfoy. Draco. Lucius. Malfoy.
Ragazzino deprecabile, uomo intelligente e affascinante.
Chiuse gli occhi con forza, come per scacciare i pensieri – perché si era trovata bene quella sera e non aveva voglia di pensare a niente.
Sentì il peso di Grattastinchi sul suo stomaco e sospirò, guardandolo: «mh… hai mangiato da solo, vero?»
Il gatto si accoccolò sulla pancia della ragazza e questa sospirò, sedendosi. Grattastinchi emise un miagolio piuttosto scocciato, mentre veniva preso in braccio.
Hermione lo posò sul letto, spogliandosi e infilandosi la camicia da notte, si lavò e impostò la sveglia per il giorno dopo – anche se era Domenica non poteva dormire, doveva lavorare meglio a quella postilla irritante che era una settimana che non riusciva a scavillare -.
Stava per mettersi a letto, ma si bloccò prima di sollevare le coperte.
«Teobalda» mormorò tra sé e sé. Corse in salotto e richiamò il libro messo dentro la borsetta. Dopo averlo stretto per bene al petto – perché faceva sempre piacere stringere un libro ben rilegato – ritornò in camera, infilandosi sotto le coperte. Con un incantesimo oscurò il vetro della finestrella che dava sul cielo e si accese una fiammella che fluttuò accanto a lei, permettendole di leggere.
Aprì la prima pagina, dove il titolo era scritto in caratteri gotici. Sotto di esso c’erano due b puntate.
B.B.
Erano scritte con una calligrafia allungata ed elegante, ma non ci perse troppo tempo. Era un libro usato, probabilmente il suo vecchio proprietario aveva scritto il suo nome per non perderlo. Iniziò a immergersi nella lettura, ritrovandosi improvvisamente persa nel mondo medievale di Teobalda, negli intrighi, le avventure.
Crollò dopo un po’ per il sonno, la fiammella si spense e il libro che cadde al suo fianco, chiudendosi.
Non si era ancora ricordata di aver lasciato “Dieci piccole mosse per raggiungere la felicità” sul tavolino del caffè.



Angolo Autrice:
anche se un po' più lentamente, ho aggiornato ;)
Anche qui... spero che i personaggi non siano risultati troppo OOC. Non considero Draco un babbanofilo, ma semplicemente un uomo adulto che vive in un dopo guerra - dove questa guerra l'ha profondamente colpito/cambiato.
Non ho veramente niente da a ggiungere se non un enorme grazie a chi ha commentato ♥ Mi spiace, mai i fighissimi capelli lunghi rimarranno ♥ *fetish per i capelli lunghi*

Al prossimo episodio :D
   
 
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