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Autore: itsjones_    23/02/2012    1 recensioni
..stavo bene così, per conto mio, poiché avevo imparato a fidarmi solo di me stessa.
Questo almeno finchè non conobbi Jacob Twist.
L’ho già detto che fu l’estate più calda da ben oltre dieci anni?
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8.
Hidden Truth.

 








I miei vari tentativi furono vani, uno dopo l’altro mi accorgevo sempre di più, di quanto quella situazione stesse cominciando ad oscillare al limite del possibile. Lui,era Jake. Non ne avevo alcun dubbio, il suo viso, le sue lentiggini i suoi occhi. Persino il suo sguardo perso nel vuoto. Jacob, anche il nome era quello. Dovevo solo capire cosa gli fosse successo.
Decisi di condurlo in quella che sarebbe dovuta essere la sua casa, o meglio quella che lo era un tempo. Anche lei non era cambiata poi così tanto, le pareti color giallo canarino emanavano una grande solarità nonostante qualche ammaccatura causata dal tempo e dall’incendio. Le piante che crescevano un tempo intorno all’abitazione avevano lasciato il loro posto a delle grosse e vecchie erbacce che emanavano un cattivo odore.
«eccola» masticai continuando a fissare la vecchia abitazione della famiglia Twist.
Lui non disse niente, ma la scrutò a lungo con sguardo che divagava nel vuoto più totale.
Sapevo persino dove trovare la chiave di riserva, fu proprio Jake a dirmelo; diceva sempre che se ne avessi avuto bisogno avrei saputo dove trovarla. Alzai infatti il terzo vaso semivuoto dal terriccio inumidito dalla pioggia,che si trovava nel vialetto e li le trovai. Ne fui felice, in effetti, certe cose non sarebbero potute cambiare.
«è un classico» disse Jacob, con sguardo beffardo.
Aprii la porta senza fare troppo rumore. L’abitudine. Pensai.
Molte volte era successo che io e Jake eravamo sgattaiolati silenziosamente nel bungalow per non farci beccare da sua nonna a rubare biscotti e pasticcini appena sfornati.
L’interno puzzava ancor più dell’esterno, la muffa e l’odore di chiuso avevano devastato le pareti e il piccolo ingressino color panna. Ma a parte quello, tutto era rimasto uguale. I quadri di pittori sconosciuti erano appesi alle pareti e nessuno di questi era ne simmetrico ne dritto. Il salottino assomigliava vagamente ad un ritrovo di un qualche club del libro, infatti le due poltrone e il divanetto verde scuro formavano una ‘U’ intorno al grande tappeto e al camino spento. Il piano di sotto era formato da tre stanze, compreso l’ingresso, una deliziosa cucina che la nonna di Jake aveva sempre curato nei minimi dettagli, il salottino e uno stanzino delle scope in cui non ero mai stata. Mentre al piano di sopra, vi erano il bagno e le tre camere. Quella del mio amico, della nonna, e un’altra che supponevo fosse dei suoi genitori.
«ti ricorda qualcosa?» chiesi mentre salivo la scala a chiocciola
Lui sbuffò e si guardò attorno «non so»
O era un suo sosia. O mi prendeva per il culo.
«tu sei proprio sicuro di non essere Jake Twist?»
Sbatté le palpebre più volte prima di rispondermi «è difficile,dirlo»
Nello stesso momento, aprii con cautela la porta di legno della camera di Jake, sulla porta c’era un delizioso cartellino appeso con su scritto: ‘caution- do not enter’, che mi ricordavo per filo e per segno.
Anche la sua stanza non era cambiata poi così tanto da come io la ricordavo: il letto, la libreria colma di libri e varie cianfrusaglie, il cassettone, i poster e tutto il resto,niente si era mosso.
Mi accomodai sul lenzuolo celeste chiaro per rilassarmi un momento,nonostante Jacob rimase sull’anta della porta a fissarmi.
«allora.. Jacob» decisi di mantenere la calma, avrei scoperto ogni cosa se mi fossi comportata con cautela «da dove vieni?»
«Leesburg» disse soltanto
Era la città dove lavorava William,non avevo dubbi.
«ho sentito dire che è..carina»
Lui scosse il capo «in realtà io non saprei» sbuffò nuovamente «sono sempre stato ‘per conto mio’» nel dire le ultime tre parole fece delle virgolette immaginarie con le dita
«che intendi?»
Si avvicinò e si mise a sedere a terra, sul piccolo tappetino vicino al letto «io sto al Virginia Church hospital»
Rimasi atterrita, conoscevo quel nome poiché non era un luogo a me nuovo. «è un Ospedale psichiatrico..»
Lui annuii.
«come mai?» non volevo intromettermi,in realtà, ma la curiosità si infittiva ogni secondo di più.
«è per via della mia malattia» sospirò lui «una malattia, che tuttavia non esiste, sai, sono stato catalogato come ‘schizofrenico’ ma non è così che stanno le cose..»
Rimasi in silenzio, avrei ascoltato ogni parola, se queste mi avessero fatto capire qual’era la verità.
«per quanto ne so potrei anche essere questo Jake Twist,ma il problema è che ho perso la memoria tre anni fa per via di un incendio..»
Oramai non avevo più dubbi,era lui.
«Jake»
Non mi ascoltò ed andò semplicemente avanti con la narrazione «vedevo le cose e sentivo delle voci,non ho parlato con nessuno per quasi un anno per questo mi hanno rinchiuso in quel posto di merda.. ho dimenticato il colore delle cose, il profumo dei fiori, il suono del cinguettio degli uccellini alle cinque del mattino e il sapore di molti cibi che mi piacevano tanto, in quel posto muori, muori psicologicamente,anche se all’esterno sei ancora vivo,dentro sei già deceduto.»
Sgranai gli occhi. «sei fuggito?»
«no, ho trovato degli agganci»
«che tipo di agganci?»
Jacob rise nervosamente «mi sono fatto la mia infermiera,era cotta di me ed io avevo bisogno che qualcuno mi desse il passepartout. per uscire da quell’inferno: mi segnò come ‘sano’ e mi fece uscire»
Tutto quello che diceva mi faceva quasi ricordare le nostre avventure da bambini,risi.
«disse che nel mio portafogli, oh perlomeno quello che ne rimaneva dopo l’incendio.. aveva trovato una tessera della biblioteca di un certo ‘blue lake’ che non conosceva, internet e l’autobus fino a qui hanno fatto il resto»
«è incredibile» tossii io «adesso sei qui,non lo trovi chiaro?»
Quasi le lacrime non mi uscivano dagli occhi,di nuovo
«che cosa?»
«sei a casa Jake» ma non le ressi più, esplosero una dopo l’altra «tu sei Jake Twist e sei tornato a casa»
Lui sorrise leggermente, per quanto ne sapeva era forse l’unica soluzione plausibile che poteva esserci
«vedrai che mi ricorderai» mi asciugai il viso e abbozzai un sorriso sornione
Jake continuò a scrutarmi «se noi eravamo amici..perchè te ne sei andata?»
Impallidii,nuovamente, ma prima di rispondere, notai per la prima volta una cosa in quella stanza a cui non avevo fatto caso. E mi mancò quasi il respiro.
Una farfalla di grosse dimensioni era appesa al soffitto con sue meravigliose ali spiegate ed attaccate da due minuscoli chiodi che si vedevano appena.
I suoi colori erano incantevoli, non perché fossero tanti ed accesi, anzi erano piuttosto spenti, ma quell’oro leggero mischiato al bianco pallido mi fecero brillare gli occhi istintivamente.

. . . . .
 

sgattaiolai fuori da quell’abitazione non appena si fece buio, lasciando Jake, quello vero,solo. Avrebbe ricordato meglio,così,pensavo; solo da tutto e tutti, ma sarei tornata,presto.
Arrivai alla strada quando mi accorsi di essermi dimenticata la borsa a tracolla in tessuto sul letto del mio amico, così voltai lo sguardo verso la casa, l’unica cosa che potevo fare era rientrare così da poterla riprendere, ma prima che potessi fare qualsiasi gesto la mia tasca vibrò improvvisamente.
Tomàs. Il cellulare. Un messaggio.
Diceva: pupa tutto bene? Avevi detto che mi avresti richiamato.
Abbozzai un mezzo sorriso, quasi nervosa. Aveva ragione,avevo dimenticato le mie parole,ciò che avevo detto solo qualche ora prima. Ma in quel momento avevo qualcosa di più importante a cui pensare,forse.
La porta d’ingresso era chiusa e avevo lasciato le chiavi di riserva a lui perché non avevamo la più pallida idea di fossero andate a finire le altre,quelle vere. Così feci una cosa, una cosa che non facevo da anni, da quando avevo tredici anni più o meno. Mi arrampicai sulla pianta ormai marcia che cresceva in sinuosa intorno all’abitazione. Non avevo paura, il bungalow era piuttosto basso sebbene fosse a due piani, non mi fu difficile arrivare alla finestra aperta di camera sua. Scavalcai senza problemi, ed in meno di un momento fui dentro la stanza. Vuota. Fu il mio primo pensiero, Jake doveva essere in cucina o cose simili. Non mi fu nemmeno complicato trovare la mia borsa poiché sapevo bene dove l’avevo accidentalmente lasciata, infatti era là, poggiata sul cuscino di raso bianco pallido.
«menomale» sospirai pronta ad andarmene, quando qualcosa, però me lo impedii.
Era davanti a me,con sguardo beffardo e disorientato, coperto soltanto da quello che doveva essere un asciugamano per il bagno.
«Stella» esclamò silenzioso nel suo scrutare la mia presenza nella stanza
Rimasi in silenzio e continuai a fissarlo.
«tu te ne sei appena..ehy!»
Poi rise,stranito
«avevo dimenticato questa» mormorai mostrando la borsa che tenevo nella mano destra «ma adesso vado,tranquillo»
«tu,sei entrata dalla finistra?» rise nuovamente lui,avvicinandosi alle ante spalancate per controllare di sotto, poi esclamò qualcosa,incredulo «ti eri fatta male,l’ultima volta,eri caduta!»
Stavo per sorridere quando le sue ultime parole bloccarono in me qualsiasi reazione «tu che ne sai.. è successo diversi anni fa..»
Jake si allontanò leggermente, stringendo l’asciugamano per non farlo cadere. Avevo dimenticato quanto il suo corpo mi piacesse, nelle sue forme mascoline e forti, sebbene fosse magro e piuttosto slanciato, rimaneva sempre un corpo di un uomo. Un uomo. Perché nella mia testa si ripeteva quella parola incessantemente. Io e lui eravamo cresciuti insieme, il suo viso e i suoi teneri tratti da bambino goffo avevano lasciato il posto ad un viso ruvido e appuntito da adulto, così come il resto. Mi rimase difficile guardarlo in quelle condizioni,in quello stato.
«è strano» sospirò «ma l’ho ricordato,quando ti ho vista..i tuoi jeans strappati e la maglia dei rollin’ ho avuto una sensazione.. mi è sembrato di veder salire una bambina da qui..capisci?»
Risi nervosamente «è fantastico,significa che piano,piano stanno tornando..wow» mi morsi il labbro inferiore,nonostante quello che era appena successo lui era ancora li, mezzo nudo davanti a me.
«avevo urlato così forte che ti sei affacciato subito.. sei corso subito da me,ad aiutarmi. E mi avevi fatto giurare che non sarei più salita da li per questo hai lasciato le chiavi per me»
Jake si avvicinò. «ti ricordi proprio tutto? Magari anch’io potessi ricordarmi tutto questo!» esclamò sorpreso poi
«non ricordi altro?» chiesi,dunque.
Lui annuii, rise e si parò davanti a me con estrema rapidità. «questo» disse soltanto.
Mi sentii bruciare, quando con un semplice scatto mi baciò a stampo sulle labbra.

‘’e dopo avermi fissata mi baciò sulle labbra.
Non era il mio primo bacio, David un ragazzo della mia classe ed io avevamo avuto una storia poco tempo prima. Ma fu diverso.
Fu esattamente in quel momento che mi accorsi di provare qualcosa per Jake, qualcosa che non era semplice amicizia. Desideravo passare il resto della mia vita con lui, perché era soltanto mio.’’


Ricordai in un attimo l’ultimo gesto, il suo ultimo gesto prima di scappare lasciandomi sola in quel bagno di lacrime. Si staccò da me immediatamente senza però staccarmi gli occhi di dosso.
«tu..ricordi questo?»
Jake si appoggiò al muro e sospirò barcollando tra un breve passo e l’altro «non lo so,sono un po’ confuso..» poi con una mano si resse la testa,sbarrando entrambi gli occhi con un colpo netto.
«jake..» sospirai poggiandogli una mano tremante sulla spalla sudata «..non devi sforzarti»
Che sarebbe successo? Troppe domande annebbiavano la mia mente,troppe, senza risposta.
«fallo con me» esclamò voltandosi «io lo so cos’è che provi per me.. non saresti tornata altrimenti»
Impallidii. «io..no,non posso»
Risposi, mentre il suo corpo scivolò sul pavimento in legno per guardarmi dal basso. «non hai più 13 anni Stella. Puoi prendere da sola le tue decisioni.»
Mi sedetti vicino a lui appoggiando la testa con delicatezza alla spalla e rimasi impassibile «ricordi la tua prima volta,Jake?»
Scosse il capo «credo di no, forse..» sbuffò «no»
«non ricordi nemmeno Olivia?»
S’ammutolii di colpo, quel nome l’aveva turbato e si vedeva.
«Olivia..» mormorò solo «..Stella perché mi stai facendo queste domande..io..io non ricordo un cazzo» poi si portò entrambe le mani al volto,così da coprirlo.
«non ho mai letto l’ultima lettera, se l’avessi fatto prima,adesso..probabilmente adesso io sarei..»
«no,non lo devi dire» m’interruppe lui,di colpo «tu sei qui,sei viva, Olivia è morta,Olivia non era una bella persona,e nemmeno io lo sono stato,sono cambiato e sono stato stupido!»
Poi,silenzio. Non parlò più,io non parlai oltre. Mi limitai a fissarlo mentre ricordava lentamente i frammenti del nostro passato.
E quella farfalla appesa al soffitto continuava a fissarmi..amareggiata.

Gli baciai un braccio inumidito dal sudore e riappoggiai lenta la testa alla sua spalla chiudendo gli occhi,finchè stanca e stremata non m’addormentai.




 




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piccolo spazio personale.
mbho,questa volta ho poco e nulla da dire,direi che il capitolo parla da solo °O° <3

  
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