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Autore: AngelSword    23/02/2012    1 recensioni
Non gliene era mai fregata una mezza cicca di quella scuola, di quei ragazzini o della sua carriera. Se n’era reso conto tre anni prima, quando aveva cominciato la sua vita da liceale. I primi giorni aveva pensato che sarebbe stato divertente - una “nuova avventura”, come scherzosamente l’aveva chiamata il preside nel suo discorso di apertura. Beh, non era mai stato così stupido.
Essere adolescenti ed avere un sogno nel cassetto non è facile, specialmente per Sanji.
~*~*~
||Quarta classificata a "Il Contest Degli Universi Alternativi" di Starhunter|| Prima classificata al contest "I Quattro Elementi (non solo nel senso che credete voi)" di Sweet96 e valutato da ro-chan||
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Giovedì, 20/x/20xx :  Ultima ora ~ Mare Poco Mosso


“Ma dov’è il professore?”

“Boh. Ma che ti frega?”

“La lezione è cominciata da già dieci minuti...”

“E vabbè, considerala una prolungazione del pranzo.”

Usopp annuì incerto. Mentre il suo nuovo compagno di banco - un ragazzo moro, trasferitosi da poco in città - cominciava a chiacchierare di cibo e sport, i suoi occhi caddero sul banco vuoto a poca distanza da loro. Corrugò la fronte. “Oi, Rufy.” L’altro smise di blaterale per guardarlo con un sorrisetto. “Ma Sanji?”

Il compagno si voltò a guardare il banco del biondino. Lo scrutò a lungo, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto. “Magari è andato a mangia--“
“Bene ragazzi, vi voglio zitti e seduti,” ordinò una profonda voce maschile interrompendo il brusio.

 Come chiamati da uno squillo di tromba, tutti gli alunni alzarono il capo incuriositi, l’uno imitando le azioni dell’altro come una massa di pecore.

“Beh, siete sordi?” Il professore - un uomo alto e robusto dai curiosi capelli verdi - si chiuse la porta alle spalle. Mentre gli studenti si andavano a sedere in silenzio, l’uomo si diresse alla cattedra, sbattendo piano il dorso del registro contro il collo. I ragazzi lo seguirono con gli occhi, obbedienti, pronti ad essere comandati. Dopo essersi sistemato gli occhiali rettangolari sul naso, annunciò “Bene, facciamo l’appello. Ditemi i nomi di chi non vedete.”

“Ma, sensei,” azzardò Usopp, “quello non è ‘fare l’appello’.”

“Sta zitto, nasolungo,” replicò stizzito l’insegnante. Fece scorrere gli occhi sulla classe, notando un singolo posto vuoto. “Che fine ha fatto quel ricciolino--“

Non fece in tempo a finire la frase che la porta scorrevole si aprì di nuovo con un sibilo, lasciando entrare un ragazzo biondo con delle simpatiche sopracciglia a ricciolo. “Le ho già detto di non chiamarmi ‘ricciolino’,” disse chiudendosi la porta alle spalle. “Scusi il ritardo.” Si avviò verso il suo banco, le mani in tasca e le spalle curve.

Il professore scrutò con occhio cinico le medicazioni che gli ricoprivano parte del volto. “Che hai fatto alla faccia?”

“Avevo solo voglia di cadere rovinosamente giù per le scale,” rispose con naturalezza, quando era ovvio che avesse fatto a botte con qualcuno.

“Vabbè, vatti a sede--“

“FERMO LÌ, TU!” urlò una seconda voce dal corridoio. Il ragazzo la ignorò, spingendo così il suo proprietario ad affacciarsi dalla porta. “Sottospecie di gangster, vieni subito qui! Non ho finito di farti la ramanzina!”

“Posso aiutarla, signor preside?” chiese freddamente il professore, avvicinandosi. L’altro - un tipo basso e abbastanza gracilino, dai capelli di un rosa pallido, lunghi fino alle spalle - sobbalzò per la sorpresa.

Tentò comunque di riacquistare un minimo di contegno in quanto preside dell’istituto. “Z-Zoro!” lo chiamò, cercando di non apparire spaventato. “Sarà almeno la centesima volta che quel Sanji si mette nei guai! Non è possibile che...”

E mentre il preside sfogava la sua rabbia in urla, il diretto interessato raggiunse tranquillamente il suo banco, salutò la sua vicina con un allegro “Ciao, Vivi-chan,” per poi sedersi ed attendere che la lezione iniziasse.

Senza veramente starlo ad ascoltare, Zoro continuò a ripetere le solite frasi da insegnante - “Sì, Preside Spandam, vedrò di fare qualcosa a riguardo,” ed affini - intanto che lo spingeva fuori dall’aula. Quando finalmente riuscì a sbattergli in tutta fretta la porta in faccia - Dio, non ne poteva più di quel rompiscatole di preside! - tornò a dirigere la sua attenzione alla classe. Specialmente a quel biondino. “Tu, Kuroashi,” lo chiamò in tono grave. “Vieni nel mio ufficio a fine lezione.”

Sanji si limitò ad annuire con disinteresse mentre tirava fuori i suoi libri. Sentiva gli occhi dei suoi compagni su di lui, sentiva il silenzio che lo circondava. Un silenzio che aveva sempre odiato. Un silenzio colpevole ad accusatorio allo stesso tempo. Persino respirare sembrava essere diventata un’azione troppo rumorosa.

“Uhm, sensei?” azzardò infine Usopp, alzando una mano. Zoro lo guardò, in attesa. “È arrivato in ritardo perché si è perso di nuovo nella scuola?”

“Sta zitto, nasolungo,” replicò freddamente il professore mentre recuperava il registro. Ricomponendosi, annunciò di nuovo “Bene, facciamo l’appello. Ditemi i nomi di chi vedete.”

“Ma sensei, nemmeno quello è ‘fare l’appello’...”

“Ti ho detto di stare zitto, nasone.”

Sanji si puntellò su un gomito, poggiando il mento sul palmo, dirigendo il suo sguardo verso ciò che c’era aldilà del vetro. Non la città, non le strade, non il cielo. Ma il mare.

In fondo si trattava solo di sopportare un’altra ora di lezione, no?
 

 

*~*~* 

 Piccola Nota dell'Autrice:
Non so chi se n'è accorto, ma per questo capitoletto ho preso ispirazione dalla Dou "No. Number" di ROM-13 =)
Critiche e commenti ben accetti ♥
  
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