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Autore: Nina Rigby    23/02/2012    2 recensioni
Non ero più Jimmy, il bambino che ha sofferto e che si è gettato nell’autodistruzione.
 
Sono il figlio della rabbia e dell’amore,
sono il Gesù di Periferia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holiday




Quando arrivai a San Diego il sole era tramontato già da un po’. Era bellissimo. Le luci delle insegne, dei lampioni, delle finestre dei locali sembravano librarsi in quel mondo costantemente a colori brillanti. Mi sentii come un bambino davanti all’albero di Natale che i miei non avevano mai comprato, come un principe davanti al suo castello in una fiaba che nessuno mi aveva mai letto.

L’adrenalina scorreva veloce sulla schiena, non riuscivo a staccare gli occhi da quello spettacolo.

Entrai nel primo locale che vidi, era piccolo e puzzava. Ma la musica era alta quel tanto che basta che stordirti, e capii subito che lì dentro c’era abbastanza alcool da farmi ubriacare.

Mi avvicinai al bancone e ordinai della vodka, poi iniziai a puntare gli occhi su qualche ragazza.
Che tristezza, erano poco più che bambine che si vendevano per un po’ di droga. Cosa ne sarebbe stato di loro? Forse quello che ne sarà di me.

Non volevo pensarci, così un po’ alla volta mi svuotai due bicchieri di vodka e uno di rum. Come si stava bene. Mi avvicinai a un tizio che se ne stava in un angolo della pista da ballo, e mentre camminavo iniziai a sentire la testa che girava. Era così bello, ogni volta. Non mi sarei mai stancato di sentire i pensieri evaporare col calore che scendeva nella gola, e la testa svuotarsi e il corpo perdere il controllo. Avevo imparato quei segnali e ogni volta che li sentivo arrivare mi sembrava di rincontrare dei vecchi amici. Forse gli unici che abbia mai avuto.

-Hey bello, ce l’hai un po’ di polverina per me?-dissi ridendo.
Il tizio scosse la testa, ma tirò fuori appena dalla tasca un paio di pillole.
Le comprai e corsi in bagno a mandarle giù. Non sapevo tra quanto avrebbero fatto effetto.
Poi corsi sulla pista, perché volevo una bella ragazza che mi facesse compagnia.

-Ciao splendore-urlai nelle orecchie a una ragazza alta e bionda, una di quelle talmente truccate da sembrare bambole.
Le chiesi di ballare e lei accettò, sapevo di piacere alle ragazze.

All’improvviso sentii una strana euforia invadermi tutto, faceva caldo, tanto caldo. Il sangue sembrava essersi fatto fuoco.
Presi per mano la ragazza bionda e ordinai da bere per tutti e due.
-Dobbiamo festeggiare -gridai- siamo in vacanza!-e esplosi a ridere.

Non ricordo esattamente cosa successe dopo, so solo che la bionda mi portò fuori dal locale e mi fece salire sulla sua macchina. Deve essere stata ricca quella ragazza, perché aveva una Mercury Monterey decapottabile del 1968, ne sono sicurissimo perché me ne intendo di auto. Avevo paura a guidarla, perché era un gran pezzo di macchina e io ero fatto e ubriaco.

Ma poi lei deve avermi convinto, perché mi ricordo di aver visto le luci scorrere veloci, la musica risuonare nelle orecchie. E andavo sempre più veloce, più veloce.

Non ero mai stato così vivo, non avevo mai sentito come in quel momento i battiti del cuore sfiorarmi la pelle e i capelli alzarsi verso un cielo che brillava.Strinsi il manubrio e mi alzai in piedi, mentre alle mie spalle il mondo si spegneva. Era questo quello che cercavo, quello che volevo provare.




E la mia vacanza era appena iniziata.





 

Ehm..ciao! 
Volevo solo ringraziare chi mi ha letto e chiedervi di avere pietà di me, so che questo capitolo è un disastro -.-"
Quindi, ci sentiamo e fatemi sapere che ne pensate (?)
Ok *va a sotterrarsi per non uscire mai più*
Bye

HM
  
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