A Dalton
project
Prologo
Alla
Dalton Accademy di
Westerville, Ohio, non si era mai assistito a un’innovazione
simile. Era una
scuola tradizionalista e ferma nelle sue convinzioni, certezze che
venivano
tramandate da padre in figlio e che i docenti, stretti nei loro
panciotti e in tailleur
dai colori neutri, insegnavano nelle prime classi. Per questo, quando
il
preside fece quel discorso alla riunione del corpo docenti e alla prima
assemblea con gli studenti, si scatenò elegantemente un vero
e proprio
putiferio.
Alcuni
degli alunni più grandi si erano addirittura alzati,
parlando ad alta voce e
cercando di far tornare un po’ di senno al preside e altri,
intimoriti da
quelle reazioni eccessive per i soliti standard pacati, avevano cercato
di
sedare i più infervorati e di calmare i più
giovani, rimasti sconvolti e con
corso un accenno di attacco di panico.
Il
preside Cowell, con la sua solita espressione imperscrutabile, guardava
i suoi
studenti scatenarsi ma seduto dietro la sua amata scrivania li
lasciò sfogare,
osservandoli attentamente con una punta di sadismo che non si premurava
di
nascondere. Guidava quella scuola da poco tempo, un paio
d’anni pieni di
anormale tranquillità, ma quell’idea gli vorticava
in testa già da un po’,
convinto che fosse un’ottima opportunità per la
sua scuola. Allargare gli
orizzonti, ampliare la mente, creare un nuovo e innovativo progetto
interculturale. Solo la parola interculturale lo faceva sorridere a
labbra
strette facendogli assumere un’espressione compiaciuta.
Quando
finalmente le acque si calmarono il presidente del comitato studentesco
alzò un
braccio per chiedere di parlare.
«Signor
Preside,» disse con il tono più rispettoso che
potesse fare in un momento come
quello «la nostra scuola vanta una lunga lista di pregi che,
sommati alla
prestigiosa nomina in tutto il nord-est americano, possiamo certamente
dire…»
Con
un semplice gesto della mano del preside il ragazzo dovette fermarsi,
nel mezzo
di quello che doveva essere un discorso serio e ragionato ma che gli
stava
uscendo dalle labbra come un accozzaglia di scuse anche poco credibili.
La
verità era che alla Dalton i ragazzi non sapevano
rapportarsi con la vita vera,
con le persone vere che vivevano fuori dalle mura di quella prigione
dorata. E
Simon Cowell lo sapeva ed era dispiaciuto per loro.
«Questa
decisione,» iniziò con la sua solita voce
calcolata «non è negoziabile. I
ragazzi sono già stati scelti, sono cinque più un
tutor, e arriveranno la
settimana prossima per iniziare degnamente il loro anno scolastico in
questa
scuola. Non si discute.»
Il
ragazzo al quale il professore si era rivolto, ancora in piedi,
pietrificato
dal tono gelido che aveva usato, si accasciò sulla poltrona
ricoperta da
morbido tessuto blu con ricami rossi, e il suo vicino di posto, un
ragazzino
dai lineamenti asiatici, gli mise una mano sulla spalla per confortarlo
e gli
sussurrò qualcosa in un orecchio che assomigliò
tanto ad un ‘Dai David, magari non
saranno così male’
al quale il ragazzo di colore gli scoccò
un’occhiataccia furente.
Poi
la vice-preside si alzò in piedi e sorrise gentile ai
ragazzi, caduti in un
silenzio tombale, e sembrò scrutarli uno ad uno. Il suo
sguardo era rigido ma
passò in rassegna tutta la grande sala riportando un minimo
di serenità.
«Io
e il professor Walsh saremo i coordinatori di questo progetto, adesso
chiamerò
il nome di cinque ragazzi, i quali saranno i futuri compagni di stanza
dei
nostri ospiti inglesi.» dichiarò, prendendo dalla
borsa un blocco per appunti
rilegato in pelle e
si avvicinò al
centro del palco sul quale una grande scrivania era stata sistemata per
contenere tutti i professori. «Naturalmente, a nessuno
è lasciata la
possibilità di controbattere.»
Il
preside sorrise, guardando un ragazzo grassottello con un sorriso
bonario avvicinarsi
al palcoscenico, seguito da un biondino dall’aria spaesata,
un moro che
sembrava seguirlo come un cagnolino, un ragazzone biondo e un
piccoletto dai
profondi occhi azzurri. Quelli erano i prescelti.
Sarebbe
stato affascinante guardare come si sarebbe evoluta quella situazione.
Fine
prologo.
Cosa
è questo? Beh, è una idea passa e insana che ho
in testa da, non so, novembre e
che finalmente mi sono decisa a buttare giù. Io vi avverto,
non sono molto
brava a portare avanti i progetti delle long ma giuro che questa idea
mi piace
molto, ho molte idee, ma poco tempo a disposizione quindi potrei essere
lenta
ad aggiornare. Comunque, spero voi sappiate chi è Simon
Cowell, il professor
Walsh non è niente popodimenoche Louis Walsh e la
professoressa alla quale non
abbiamo dato nome è quella gran figliola di Cheryl Cole. Ci
sarà anche Dannii
andando avanti, no problem.
Se
conoscete Glee e soprattutto se vi piacciono i Warblers avrete di
sicuro
riconosciuto Wes
e David,
e se siete degli scoppiatoni come me potreste anche
riconoscere i ragazzi chiamati per fare coppia nei dormitori, se non lo
siete
ecco a voi la lista dei Warblers per ora presenti:
Il
ragazzo grassottello: Trent
Nixon ( Dominic Barnes )
Il
biondino spaesato: Jeff
Sterling ( Riker Lynch )
Il
moretto-cane: Nick
Duvall ( Curt Mega )
Il
ragazzone biondo: Richard
James ( Jon Hall )
Il
piccoletto con gli occhi azzurri: Flint
Wilson ( Brock Baker )
Questa
storia, sarà incentrata maggiormente sulle coppie Larry e
Ziam, ma ci saranno
accenni a coppie tra Warblers, come la Neff, o la Flichard. Non so se
metterò
Blaine, credo che sarà ambientata nell’universo in
cui l’ex usignolo è già al
McKinley quindi potrà essere apparire e magari fare qualche
cameo con le altre
Nuove Direzioni.
Credo
per ora sia tutto, spero di poter aggiornare presto.
Peace
and Stylinson, Nana.