4. Capitolo quattro
Stamattina mi sono chiesta se riuscirò a vedere gli alberi fiorire. Non so perché, è stato il pensiero di un secondo, uno di quelli che non riesci a trattenere. Ed è una cosa insolita, dal momento che solitamente cerco di non farmi condizionare da tali riflessioni malinconiche.
Eppure me lo sono chiesta, e mi sono accorta di avere paura, un enorme terrore di andarmene senza aver potuto godere un’ultima volta del sole tiepido sul viso o dei colori della Primavera. Melenso, vero? Non da me, sicuramente. Mia madre se n’è accorta, non so come sia resistita all’impulso di piangere, anche se ormai ci è abituata, a non farlo davanti a me. Come se non sentissi i singhiozzi dalla sua camera da letto quando crede che io stia dormendo.
Questa è la cosa che mi fa più male, più delle ulcere, della stanchezza e delle febbri e dell’indebolimento. Perché devo far soffrire mia madre e le persone che mi stanno intorno?
Lei continua a darmi forza, e io continuo a darne a lei: starò bene, starò bene… ci spera lei e lo spero io, ed è l’unica cosa che mi fa andare avanti.
Dottor Charlie dice che sono stabile, io voglio godermi la mia giovinezza.
Ho conosciuto un ragazzo ieri, si chiama Harry e mi è sembrato molto dolce. Mi ha invitata ad uscire, ovviamente ho rifiutato. Non sono tanto cattiva, meschina ed egoista da farlo entrare nel mio inferno.
Ha degli occhi stupendi però, e una voce bellissima. Magari in un altro corpo, in un’altra vita…
La professoressa passa con lo sguardo su tutta la classe, senza riprendere Rose che continua a scrivere ignorando bellamente la lezione. La ragazza alza lo sguardo e le sorride, giocando con una ciocca di capelli. La tasca le vibra, tira fuori il cellulare non appena la donna si gira per riprendere a scrivere alla lavagna.
“Stacco alle tre, Lou continua a chiedermi cose assurde!”
Rose ridacchia sottovoce, digitando in fretta la risposta. E’ da quella mattina che lei e Harry continuano a scambiarsi SMS, ed è da quella mattina che lui continua a chiederle di vedersi ancora.
“Io finisco scuola alle tre e mezza” risponde la giovane. Harry seguita a fare il fattorino del suo amico, e Rose crede sia una cosa dolcissima. Invidia quei due.
“Perfetto, vengo a prenderti all’uscita… a proposito, qual è la scuola che frequenti? Xx” la ragazza scuote la testa divertita alzando gli occhi al cielo. Digita velocemente la risposta e rimette il cellulare a posto.
L’unico problema è che la mia vita è questa, e per quanto lo desideri non posso fare nulla per cambiarla.
Rose chiude il quadernetto e rimette la stilografica nella borsa, deglutendo per cacciare indietro le lacrime. La campanella suona, la professoressa chiude il registro e tutti escono dalla classe. Distrattamente si accorge che fuori ha ricominciato a nevicare, gli alberi non fioriranno ancora per tanto tempo.
Harry ha corso come un passo per arrivare alla scuola in tempo, soprattutto perché l’edificio si trova esattamente dalla parte opposta rispetto a casa sua, ora però è poggiato contro l’auto lasciata in modo per tenerla calda, e guarda gli studenti che si ammassano per uscire. Un po’ gli mancano, quei gesti… andare a scuola, fare gli scongiuri per non essere interrogati, le risate durante la pausa pranzo e le passeggiate nel pomeriggio, ancora con la divisa scolastica indosso.
Il cappottino rosso di Rose spicca all’attenzione del ragazzo non appena lei mette piede fuori dall’istituto, la borsa a tracolla dondola pigramente contro la su coscia e lo sciarpone gli impedisce di vedere le sue labbra piene e stupende; ma è lì, e si guarda intorno stringendosi per il freddo fino a quando non lo nota. Allora si affretta verso di lui facendogli un segno con la mano, che il giovane ricambia contento.
- Ciao – lo saluta sporgendosi a dargli un bacio sulla guancia.
- Dai entra in auto, che si gela – la invita lui notando la punta del naso della ragazza rosso. Una volta al riparo Rose toglie la sciarpa e gli rivolge un sorriso caldissimo. Harry giura di aver sentito il cuore fermarsi per un istante.
- Com’è andata? – le chiede, immettendosi nel traffico. La giovane sbuffa facendolo ridere di gusto, mentre comincia a cambiare le stazioni radio con una mano.
- Mi chiedo cosa ci sia di così interessante nella letteratura francese del seicento, sul serio – risponde scocciata.
- Me lo sono chiesto anche io, ai tempi – la rassicura Harry senza distogliere lo sguardo dalla strada. Gli piace che lei sia lì, che il suo odore abbia invaso l’abitacolo. Nota che riesce già a riconoscere il suo profumo… mandorle, neve, lei.
- A proposito… mica l’ho capito quanti anni hai! – dice dopo un po’ la ragazza, girandosi per guardalo meglio.
- Credo ti basti andare su un qualsiasi sito di gossip – le fa notare con una risata.
- Nah, non perdo tempo dietro a queste scemenze! –
- Non ti faccio notare che mi hai appena dato della scemenza – risponde lui ridendo. Rose arrossisce e si morde un labbro. Harry deve farsi violenza per non accostare e baciarla.
- E questa è stata la figuraccia delle quattro meno un quarto – riflette, la voce melodiosa ridotta a un sussurro. Il giovane scuote la testa e le lancia un’occhiata veloce.
- Tranquilla, neanche a me piace spendere il tempo libero a cercare informazioni sulla vita degli altri – le dice dopo un po’, rompendo il silenzio – ho diciotto anni, comunque – Rose sorride con gli occhi bassi come a volerlo ringraziare, come sempre si morde un labbro in imbarazzo. Harry accosta fermandosi accanto a un elegante bar, scende e apre lo sportello della giovane. In giro non ci sono flash sospetti o ragazzine urlanti, e silenziosamente il cantante ringrazia la neve. Rose scende prendendo la mano che il ragazzo le porge, un po’ per timore di scivolare a causa della strada ghiacciata, un po’ per il piacere del tepore della pelle calda di lui.
Nel bar ci sono pochi clienti, i ragazzi si siedono in fondo al locale in silenzio, liberandosi degli ingombranti cappotti.
- Sono più piccola di te – dice Rose con un sorriso, prima di nascondere il viso dietro al menù – ho diciassette anni – Harry scuote la testa poggia il mento su una mano, guardandola.
- Ah, allora qui sono il più maturo! – esclama
- O il più vecchio, dipende dai punti di vista – gli fa notare Rose ridendo. Harry rimane in contemplazione della sua risata, non sa come sia riuscito a vivere tanti anni senza potersi beare di quel suono.
- Per un anno! Cosa prendi? –
- In realtà non ho per niente fame – risponde lei mettendo giù il menù senza interesse.
- Oh andiamo – la prega – al primo appuntamento non puoi non mangiare nulla! –
- Siamo a un appuntamento? – chiede sgranando gli occhi fintamente sorpresa, Harry sta al gioco e le prende la mano abbandonata sul tavolino.
- E già, attenta perché ti bacerò nei prossimi trenta minuti – le dice serio, facendola ridere.
- Sei carino ad avvertirmi prima, anche se ti sei giocato l’effetto sorpresa – Rose lo guarda per un istante prima di sciogliere la presa delle mani e usarla per passarsela tra i capelli. Harry sbuffa contrariato, non le piace la sensazione di freddo quando non la sfiora. La cameriera, bassina e con un sorriso dolce sul volto, si avvicina e chiede loro le ordinazioni.
- Due cioccolate calde al caramello – ordina per entrambi Harry. Rose lo guarda con aria di rimprovero, il giovane si stringe nelle spalle.
- Devi mangiare, se vuoi crescere – si giustifica. Rose scuote la testa ridendo.
- Parlami dei tuoi amici – gli chiede d’un tratto lei. Harry la guarda confuso un attimo, prima di cominciare a parlare: - c’è Niall, che ha questo accento stranissimo che all’inizio mi faceva sempre ridere e lui si arrabbiava perché diceva che non lo prendevo sul serio, ma è la persona più… genuina che abbia mai conosciuto, è sempre pronto ad ascoltarti, soprattutto se nel mentre sta mangiando. Mangia sempre! – comincia a raccontare il cantante, passandosi distrattamente una mano tra i capelli – poi ci sono Liam e Zayn, che non possono essere più diversi e comunque sono tipo… le due metà della mela, mi spiego? – chiede con un sorriso, Rose annuisce attenta – e mentre Zayn passa più tempo davanti allo specchio di chiunque essere mediamente normale, Liam è… come un padre. Mi prepara la merenda dopo che abbiamo finito in palestra e fa in modo che tutto funzioni sempre, e posso assicurarti che non è facile. Diciamo che è il responsabile della situazione. Poi c’è Louis, che… beh, è Louis e basta. Dategli la Play Station e una carota e lo renderete il ragazzo più felice della Terra. E’ il mio migliore amico, mio fratello – confida, sorridendo involontariamente.
- E tu chi sei, Harry Styles? – Rose lo guarda curiosa, girando distrattamente la cioccolata arriva nel frattempo. Il ragazzo rimane in un silenzio sbalordito per qualche secondo, senza sapere come rispondere.
- Io sono… Harry – si limita a rispondere, confuso. Rose ride.
- Harry e basta? –
- Sono Harry – ricomincia allora lui con un sospiro – quello riccio che deve essere sempre essere impeccabile e perfetto agli occhi del mondo. Con la fama di dongiovanni che si è meritato solo a causa di alcune malelingue e che ha una paura assurda di dire la cosa sbagliata o comportarsi nel modo sbagliato o… - Harry si interrompe, accorgendosi di star dando sfogo a quelle paure che non riusciva ad esternare solitamente.
Con lei, solo con lei.
- Mi sembri una persona fantastica, Harry Styles – lo interrompe la ragazza sfiorandogli la mano. Harry sente il suo cuore sussultare.
- Non sai come sono di solito – la contraddice con un mezzo sorriso.
- Forse è proprio per questo – gli fa notare, gli occhi luminosi che lo fissano senza vergogna.
Harry si concede un nuovo sorriso mentre stringe la mano della ragazza. Non c’è bisogno di parole, Rose continua a guardarlo negli occhi, poi con naturalezza abbassa lo sguardo per tornare a consumare la sua cioccolata. Rimangono seduti lì per un po’ di tempo, il giovane scopre che il film preferito di Rose è Neverland, che preferisce il cioccolato bianco a quello al latte e che la sua canzone preferita è “Isn’t she lovely”; a quell’affermazione sorride mesto, generando la curiosità della giovane: - è una delle mie canzoni preferite – si limita a rivelarle, contento di avere qualcosa in comune con lei.
- Mi piacerebbe anche viaggiare – gli dice lei dopo un po’.
- E andare dove? – Harry ha generosamente sponsorizzato la merenda, ora i due passeggiano a braccetto per le strade candide di Londra.
- Non lo so… a volte mi piacerebbe solo salire su un aereo senza destinazione – gli confida con un sorriso triste. Perché triste?
- Dovremmo farlo! – esclama lui con un enorme sorriso sul volto. Dovremmo. Noi. Per un istante si da dello stupido, ricordando che comunque la conosce da soli due giorni. E invece Rose annuisce contenta, stringendosi involontariamente di più al suo braccio.
- Vorrei andare in Italia – confida – e ho sempre voluto mangiare un croissant sotto la Torre Eiffel e… - mentre parla lo sguardo è eccitato, gli occhi sono brillanti e la voce si è alzata si un tono. Harry quasi non presta attenzione alle sue parole.
Baciala, baciala, baciala.
E stavolta lo fa.
Le labbra di Rose sono come le aveva immaginate: piene, calde e profumate. La ragazza rimane un attimo sbalordita, la bocca ancora socchiusa mentre parlava. È un soffio, quasi uno sfioramento, ma ad entrambi sta bene così.
- Ti avevo detto che ti avrei baciata entro trenta minuti – le ricorda il giovane, parlando sulle sue labbra. Rose si stringe nel cappottino rosso.
- Non lo fare – lo avvisa, quasi in un sussurro. Il ragazzo non capisce
- Cosa? –
- Non innamorarti di me – dice nuovamente lei. Harry sorride e le accarezza una guancia, Rose piega la testa per assecondare il movimento. Continua a nevicare, ma nessuno dei due ci fa caso, troppo presi a guardarsi.
E poi è un secondo, e Rose è a terra.
I don’t have much money, but boy if I did
I’d buy a big house where we both could live.