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Autore: Swami_    24/02/2012    1 recensioni
"La donna che rubò il cuore dell'uomo-insetto, non aveva nessuna caratteristica particolare.
Portava i capelli castani raccolti in una severa coda che lasciava ciondolare su una spalla.
Non era una ninja e non era nemmeno interessata ai prestanti combattenti della città.
Sembrava assolutamente lontana dal sangue, dalle sfide e dalle guerre.
Si era incontrati per caso, una fredda sera di primavera, una di quelle con il vento che soffiava deciso a spazzare via il gelo dell'inverno."
Prima long su Naruto. [Shino/nuovopsg] [Gai/Anko] [Lee/Ten] [Shika/Tema] [Kakashi/Hana]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gai Maito, Nuovo Personaggio, Rock Lee, Shino Aburame, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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#Freddo



Fredda era la terra, quel giorno.
Fredde erano le mani che l'avevano stretta per un secondo e poi lasciata andare.
Fredda era la sensazione che le aveva mozzato il fiato.
Fredde le immagini che ricordava.
Freddo il vento che soffiava e cercava di lenire il dolore.
Freddo era il tatuaggio insanguinato che brillava sul suo fianco.
Freddi erano gli occhi di sua madre mentre la fissava.
Da quel giorno fu il freddo a farle paura.



Strinse i denti mentre l'infermiera le applicava quella strana pomata e le sorrise appena, invitandola a continuare. Avrebbe voluto gridare, ma riuscì a tappare la bocca ed impegnare il suo cervello in altri pensieri.
Quando l'infermiera finì, Midori sospirò di gioia e scese dal lettino.
Era frustante andare ogni mattina a farsi fare gli esami, impedirle di tornare a lavorare e obbligarla a una vita noiosa, fatta pasti silenziosi, sguardi di attesa fra lei e Gai e qualche chiacchierata con Anko.
Sì, perché nonostante il gesto di Shino le aveva fatto quasi sperare che ci fosse qualcosa di speciale fra loro, lui era scomparso nel nulla.
Forse era in missione.
Forse si allenava con la sua squadra.
Forse.
E in quell'incertezza Midori s'impegnava a non pensarlo.
Per il corridoio incontrò l'Hokage del villaggio che un cenno le disse di seguirla.
Midori si voltò per un secondo sperando di evitare ancora la resa dei conti, ma no, non poteva più evitarla.


Tsunade-sama incrociò le dita delle sue mani, leggermente rugose data l'età, e fissò quella che per lei era solamente una ragazzina confusa, ma che stando alle ultime notizie degli Anbu era stata una spietata ninja.
-Sei la figlia di Ao Maito, vero?- le domandò improvvisamente, sorridendole appena.
La ragazza annuì e distolse lo sguardo, puntandolo verso il muro dietro il muro.
-Tua madre risiede nel villaggio del Nord del Paese della Terra?-
Midori spalancò gli occhi e si morse un labbro. -Mia madre riposa nel nostro villaggio.- corresse l'informazione e sospirò.
-Dovrei farti altre domande sulla tua vita, ma sinceramente c'è solo una domanda che voglio porti.-
Tsunade-sama le passò un foglio di pergamena dove vi era stato dipinto una roccia stilizzata.
Midori deglutì leggermente e alzò lo sguardo. No, non poteva più fingere.
-Conosci il significato di questo simbolo?- le chiese.
-E' il simbolo della famiglia di mia madre. Del mio Clan.-
-Che guarda caso si trova sul tuo fianco.- insinuò Tsunade.
Midori si alzò dalla sedia, bruscamente. -Cosa vuole che le dica? Che un tempo ero un ninja, che mi sono macchiata di diversi crimini, che il mio Clan è stato fra i più spietati al mondo, che quel tatuaggio mi ha segnato come forza semi-portante?- gridò Midori. -Bene ora cosa farete di me?-
Tsunade si alzò, voltò le spalle e si mise a guardare il sole calare dalla finestra del suo studio.
-Io nulla. Non solo il tipo da mettersi contro un ninja del Clan Rikushi, sapete vendicarvi molto bene. E' solo che non capisco come mai, una kunoichi come te, forse fra le più forti in circolazione e tra l'altro una forza semi-portante, sia qui a Konoha a fare un lavoro come un altro.-
Midori aprì la bocca e non disse nulla a lungo. Tirò fuori la collana e la strinse con le dita tremanti.
-Non ho mai desiderato essere una kunoichi. Era mia madre a volerlo, era il clan. Ho pensato che dando le mie missioni e smettendo di far parte di questo mondo, avrei preservato la mia vita e conosciuto il villaggio di mio padre. Eccomi qui e se la mia presenza può essere un rischiosa per il suo villaggio, sono pronta ad andarmene.-
Tsunade si voltò bruscamente.-E dove andresti?-
-Mah, magari a Suna. Oppure in un altro Paese.- borbottò Midori.
Tsunade sorrise appena. -Per quanto mi riguarda per ora puoi restare. Non sei nostra nemica. Puoi andare ora.- le disse congedandola.
Midori accennò un breve sorriso e uscì velocemente.
Si era preparata al carcere, alle torture, all'esilio.
Invece si era ritrovata di fronte alla comprensione.
Si passò, stanca, una mano fra i capelli scuri.
Speranza, ecco cosa sentiva quella sera.



Tenten si guardò allo specchio incerta.
Non era mai stata il tipo da trucchi e abitini vari, li trovava inutili e sicuramente poco … adatti a lei.
Per questo quando si ritrovò ad accettare di passare un pomeriggio di compere con Midori, accettò con qualche dubbio.
Ma ora che il pomeriggio stava per terminare, ora che aveva accettato la sfida di Midori, si ritrovava di fronte a un lungo specchio a fissarsi sconcertata.
Non era cambiata molto.
Gli occhi erano stati truccati solamente con una matita nera.
I capelli erano raccolti con i soliti codini, ma qualche ciocca era stata lasciata penzolare intorno al volto corrucciato.
L'abito era bianco, con ricami neri e rossi. Nulla di esageratamente corto o lungo, le arrivava al ginocchio e quasi dava l'idea di una normale veste da casa se non fosse stato per l'elegante tessuto.
Midori le si sedette accanto.
-Vedi? Sei sempre Tenten.- le disse sorridendo.
-Scusa per la poca fiducia nelle tue capacità. L'ultima volta che ho fatto una cosa del genere ero in balia di Ino e Sakura.- le bruciava ancora quella mattina di qualche mese fa, quando aveva avuto la stupida idea di chiedere consigli a loro.
-Nah, non ti preoccupare, non mi offendo per così poco!- rispose l'altra sorridendo. -Credo che indossare un vestito ogni tanto, faccia bene. “Svestire i panni di kunoichi e ninja, quieta l'animo”, mi diceva sempre il mio maestro.- raccontò con una punta di nostalgia. -E' stata una compagna d'armi a insegnarmi qualche trucco, come la matita.- le disse inoltre.
Tenten le sorrise riconoscente. Si alzò e fece volteggiare il vestito.
-Sembro quasi una donna normale.- esclamò ridacchiando.
Midori la seguì e stirò con le dita qualche piega nell'abito marroncino.
-Rilancio, sembriamo due dame d'altri tempi.- aggiunse il mastro-carpentiere.
Ridacchiando uscirono dalla stanza e si diressero verso il portone.


La città era animata.
Forse fin troppo per i suoi gusti, ma Kiba lo aveva minacciato di morte, morte atroce e dolorosa, se non fosse venuto a quella specie di festa per il cantiere semi-distrutto.
Shino sistemò meglio i suoi occhiali e bevve un sorso dello strana bibita rossa che Hinata gli aveva portato.
Si erano sistemati in un angolino tranquillo, cercando di non attirare l'attenzione di nessuno.
Entrambi erano tornati da una missione difficili, rischiando più volte l'osso del collo e non solo.
Shino spostò lo sguardo verso la compagna di squadra, che fissava con occhi spenti alcuni ciottoli che spuntavano fuori dal terreno.
Sapeva benissimo che Hinata, in quel momento, si stava dando la colpa.
Non sapeva esattamente perché, stavolta, ma lei era fatta così. Non riusciva a non preoccuparsi, a vivere con enormi rimorsi e sensi di colpa.
-Ehi, ragazzi dovreste venire a ballare!- disse improvvisamente Kiba spuntando dietro una coppia e agitando un braccio.
Hinata e Shino non gli risposero nemmeno.
Non era dell'umore giusto.
E come se non bastasse, qualche minuto dopo comparve nel campo visivo di Shino il volto sorridente di Midori.
La vide ridere ed abbracciare un ragazzo dai capelli chiari, farsi stringere da lui e volteggiare frale sue braccia.
Vide i suoi capelli castani, lasciati liberi per una la prima volta, e un sorriso divertito dipingerle il volto ancora stanco e teso per l'incidente.
Strinse violentemente la bottiglia, finché le nocche della mano non divennero pallide per lo sforzo.
Non notò nemmeno lo sguardo perplesso di Hinata, ormai tutta la sua concentrazione era rivolta a quei capelli castani, a quel sorriso, a quei occhi verdi.
Gelosia, la chiamano alcuni.
Sentimento non razionale, lo chiamava lui.




Midori accettò volentieri il giro di danza che gli aveva offerto un ragazzo che aveva incontrato un paio di volte al supermercato.
Un certo Kirai, dai capelli biondi e il fascino del bravo ragazzo.
Ballavano e si divertivano molto.
Doveva ammettere che ballare le mancava un po', nel suo paese d'origine erano soliti fare feste del genere quasi tutte le settimane. Gli adulti si ubriacavano, i bambini si divertivano e i ninja si distraevano un po'.
Kirai l'abbracciò e Midori ridacchiò nervosamente, si lasciò stringere e volteggiare per la pista. Una volta libera da quel groviglio di braccia, ricominciò a ballare con più energia e ritmo, rispetto a prima, seguita dal ragazzo che sembrava apprezzare la musica e le danze.
Si fermarono solamente quando la piccola orchestra improvvisata annunciò qualche minuto di pausa. Kirai colse l'occasione per andare a prendere da bere e salutare qualche amico, non prima di aver strappato un secondo ballo a Midori che non riuscì a trovare abbastanza argomentazioni nel rifiutarlo. Si spostò in un angolo dove aveva riposto la sua giacca e la indossò, confortata dal calore del tessuto.
I suoi occhi si posarono su Tenten che leggermente rossa, rideva a una strana battuta sulla gioventù di Rock Lee. Il vestito le stava benissimo e cosa più importante lei sembrava completamente a suo agio. Si avvicinò al piccolo gruppetto, con un tenero sorriso sulle labbra.
-Allora, ragazzi.- disse sornione agitando la sua bottiglia di birra del Nord. -Vi state divertente, eh?-
Tenten la fissò complice e arrossì moltissimo, cercò di mascherarsi bevendo la sua bibita.
-Midori-chan ci stiamo divertendo molto, anche se devo ammettere che non so molto sulla danza. E' una disciplina a me sconosciuta! Devo assolutamente rimediare!- disse lui risoluto.
Tenten agitò una mano come per zittirlo. -Non farti venire in mente di frequentare qualche corso di danza.- lo ammonì sorridente.
-Dici?- chiese lui con sguardo interrogativo, improvvisamente serio.
Midori ridacchiò e tirò un debole pugno alla spalla dell'amico. -Frequentare un corso di danza non è proprio un'attività da ninja.- disse la ragazza. -Dovresti cimentarti nel sumo o in qualcosa del genere.- scoppiarono tutti e tre a ridere.



-Dovresti andare da lei. Almeno per chiederle come sta.- disse Hinata seguendo lo sguardo pallido di Shino.
-No.-
-Dovresti smetterla di reprimere ogni cosa.- Hinata si alzò e si mise a fianco dell'amico. -Se non vai ora, quel biondino ritornerà e la prossima volta che vi vedrete potrà essere cambiato tutto.- la sua voce era quasi un sussurro sofferente.
-Io … Non sono in grado di … -
-Fai solo ciò che senti.- rispose Hinata a quella strana richiesta d'aiuto. Con una mano lo spinse lentamente fra la folla. Shino tentava di scansare le persone senza farsi notare troppo e quando la raggiunse la vide seduta da sola su un tavolo pieno di bottiglie e bicchieri.
Osservò con attenzione quasi scientifica quella giacchetta scura, il vestito marroncino che nascondeva, il braccio parzialmente coperto da bende, le scarpe basse coperte da aloni di polvere, le dita che stringevano nervose una bottiglia e i capelli che danzavano quasi furiosi secondo il ritmo del vento.
-Ciao.- riuscì solo a dire avvicinandosi.
Midori alzò lo sguardo e lo fissò intensamente, quasi come non ci credesse.
-Ciao, Shino.-
E il silenzio riempì gli spazi vuoti lasciate dalle parole sospese fra loro.
-Tre settimane.- disse solamente Midori ad un certo punto. -Tre settimane.- ripeté quasi a sé stessa.
-Ero in missione.- rispose Shino, con voce roca e leggermente colpevole.
Midori scese dal tavolo e si spazzolò l'abito, cercando di non guardarlo, indecisa se andare via o aspettare qualunque altra parola volesse aggiungere.
-Vuoi … Vuoi venire a fare una passeggiata?- gli domandò Shino non distogliendo gli occhi celati dagli occhiali scuri da quella ragazza e dal suo viso corrucciato. La vide alzare il volto verso di lui e fissarlo a lungo, infine preferì annuire.
-Prima vado a salutare Kirai e gli altri, altrimenti si chiederanno dove sono finita.-
Shino non disse nulla e rimase fermo lì, in attesa del suo ritorno. Gli diede fastidio, un enorme fastidio, vederla abbracciare Kirai, qualche collega di lavoro e persino Rock Lee.
Geloso di Rock Lee?
Ma quando la vide tornare, stringendo una borsa e una sciarpa, il suo cuore scacciò via quello strano sentimento e lasciò posto a quella sensazione di serenità e completezza che gli dava Midori.




Stava camminando da molto ormai, nel più completo dei silenzi. Fu Midori a fermarsi ed indicare una panchina di pietra nascosta da alberi e arbusti.
Si sedettero ad ammirare il moto delle foglie che ballavano su note d'aria.
-Come stai?- gli domandò Shino.
Midori strinse le spalle. -Sto recuperando. Per ora solo il braccio non risponde bene alle cure, ma i ninja medici mi hanno detto che è una questione di tempo.- rispose lei sommessamente, stringendo il braccio malato con la mano sana.
-Tsunade-sama è la migliore nel campo medico, sono sicuro che fra poco ritornerai in cantiere.- disse lui, sorridendole appena.
La ragazza sistemò una ciocca dietro l'orecchiò e rabbrividì a causa del vento che si stava alzando.
-Shino … io sono confusa. Non riesco a capire più nulla.- confessò Midori. -Alcune volte mi sembra di volerti accanto a me e che la cosa è reciproca, altre volte mi convinco che sia tutto un errore.-
Shino accusò il colpo delle ultime parole. -Mi sembra di averti dimostrato, che a te ci tengo.-
Midori si morse un labbro e non disse nulla.
-Sta arrivando una tempesta, ti accompagno a casa.-
Il silenzio fra loro era carico di tensione.
Shino non capiva quale poteva essere la sua nuova mossa, cosa poteva dire o fare, come prevedere le sue di mosse. Ma Midori era imprevedibile, quindi stava giocando una partita persa in partenza.
Si stavano avvicinando alla via della casa dei Maito, quando Shino raccolse tutto il suo coraggio e la sua fermezza e prese per un braccio Midori che spalancò gli occhi e si lasciò sfuggire una specie di trillo soffocato. Shino l'aveva quasi brutalmente spinta in un vicolo buio.
-Tu mi piaci.- disse scandendo le parole con lentezza. -Tu mi piaci.- ripeté come per sincerarsi che il messaggio fosse stato ricevuto.
Midori gli sorrise, gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò. -Anche tu mi piaci, Aburame.- gli sussurrò a un orecchio.
Shino la scostò appena e con una mano incerta spostò una ciocca ribelle dietro il piccolo orecchio della ragazza.
Si avvicinò lentamente alle sue labbra.
Come se riuscisse a trattenere a stento ogni suo impulso, ogni suo desiderio.
Midori gli cinse il collo con le braccia e chiuse gli occhi.
Per quanto tempo aveva bramato le sue sottili labbra, sempre tese in un pallido sorriso di circostanza?
Per quanto tempo quel bacio era stato il centro di incubi destabilizzanti e di sogni ritenuti irrealizzabili?
Schiuse le labbra ed approfondì quel bacio, incontrando il suo entusiasmo, sentendo le sue mani stringerla di più.
Impetuoso e passionale, ecco le prime due parole che pensò Midori quando quel baciò scemò e li lasciò ansanti e ancora più confusi.
Lei non se l'era assolutamente aspettato da un ragazzo pacato come Shino.
Si avvicinò nuovamente a lui, legandolo a sé con un altro bacio, più consapevole e impetuoso del precedente.
Bacio che sembrò bruciare i nervi e i pensieri di Shino.
Bacio che diede a Midori una nuova certezza.
Bacio che spazzò via ogni sensazione fredda.
Bacio che inconsapevolmente stava legando due persone così ordinarie, così straordinarie.


*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Ciao a tutti/e mi scuso per il terribile ritardo, ma gli esami mi stanno uccidendo.
Spero che questo nuovo capitolo vi abbia quanto meno emozionato un pochino.
Un saluto,
Swami_

   
 
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