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Non aveva
alcun motivo per farlo,
sapeva bene che lui non ci sarebbe stato, eppure era stato più forte di
lei e
nel sentire per l’ennesima volta la porta che si apriva, aveva esitato
un
attimo ma poi si era voltata di nuovo, benché la funzione fosse già
iniziata.
Il reverendo
Turner aveva appena
incominciato a parlare, tuttavia anche lui s’interruppe per una
frazione di
secondo, sorridendo benevolo in direzione dell’ultimo ritardatario.
Quando si
voltò e lo scorse in
piedi, sul fondo della chiesa, intento a scrutare le schiene dei
presenti,
nonostante tutto non poté fare a meno di sorprendersi e trattenere il
fiato,
con il cuore che sembrava esploderle nel petto.
Non appena
lui la vide sembrò che
la sua ricerca fosse terminata; si diresse immediatamente dalla sua
parte,
percorrendo la chiesa dal lato della navata destra, mentre il reverendo
proseguiva nel sermone natalizio che lei, invece, faticava a seguire.
Era
consapevole unicamente dei passi che udiva (o immaginava soltanto?)
avvicinarsi. Quando lo sentì sedersi al suo fianco, si rese conto
d’essere
tornata a respirare, anche se il cuore continuava a
martellare come impazzito.
Piegò
leggermente il capo verso di
lui e gli sorrise. Lui fece altrettanto, riscaldando immediatamente col
solo
sorriso il suo corpo, che fino a quel momento era come ghiacciato. Ma
non si
limitò a quello: quasi fosse un ragazzo
che nel buio di un cinema ricerca per la prima volta il
contatto con
l’innamorata, le prese una mano e gliela strinse dolcemente. A lei
bastò quel
gesto, perché quella notte diventasse magica e si riempisse il vuoto
che aveva
dentro da mesi.
Fu
consapevole della sua presenza
per tutta la durata della funzione.
Percepiva il
suo calore nel punto
in cui i loro corpi si sfioravano e sentiva il suo sguardo su di sé.
Durante i
brevi momenti di raccoglimento, nel silenzio della chiesa, aveva
captato
persino il suo respiro.
Come mai era
a Washington? E
perché non gliel’aveva detto? Era stata una decisione improvvisa,
dell’ultimo
momento?
Lo osservò di
sottecchi,
soffermandosi sulle sue labbra: erano così perfette, piene e ben
delineate a
celare quel suo sorriso tanto intrigante. Ma lei le ricordava anche
tanto
morbide sulle proprie e desiderava disperatamente poterle baciare
ancora.
Per un
attimo, consapevole
dell’indirizzo che aveva preso la sua mente – e proprio durante la
funzione
della notte di Natale! – si sentì quasi in colpa; poi si disse che era
innamorata dell’uomo al suo fianco, che lo amava con un’intensità tale
da
resistere persino alla distanza che li aveva separati per gli ultimi
nove mesi
e pertanto non avrebbe dovuto sentirsi irriverente se lo desiderava
tanto.
Neppure se quel pensiero le era venuto in mente in una chiesa, durante
una
celebrazione. Del resto non era stato proprio Dio a pensare e generare
l’Uomo
come una “macchina” tanto perfetta e unica, dotata di “ingranaggi”
speciali tra
cui il desiderio e l’attrazione fisica? Nel suo caso il desiderio non
era
neppure fine a se stesso, ma andava ben oltre e comprendeva un
sentimento molto
profondo che Dio non avrebbe potuto che approvare.
Formulò
questo pensiero mentre lo
osservava sorridere e stringere la mano a vecchi amici che, al termine
della
funzione, si erano avvicinati per salutarlo.
Uscirono
attorniati da persone che
non vedevano da mesi, ma che erano sempre rimaste nei loro cuori; lei,
che era
stata già a casa di Bud e Harriet prima della funzione e che quindi
aveva già
rivisto tutti, tentò di lasciarlo al centro dell’attenzione, invece lui
la volle
accanto a sé, quasi fossero una sola entità.
Salutarono
ognuno dei presenti,
chi con un sorriso, chi con una stretta di mano, chi con un abbraccio,
scambiandosi gli auguri di Natale; poi, poco alla volta tutti si
allontanarono,
lasciandoli soli sui gradini della chiesa.
“Siamo
rimasti solamente noi
due…”, disse lui, guardandola negli occhi.
“Sembra
proprio di sì”, rispose
lei, incrociando il suo sguardo. Le luci all’interno della chiesa erano
state
spente e soltanto un lampione poco distante illuminava la strada.
Era una notte
di Natale molto
fredda, ma serena e luminosa; la luna piena sembrava una grande moneta
d’argento, che brillava in un cielo trapuntato di stelle. Eppure lei
non vedeva
altro che la luce dei suoi occhi chiari che la fissavano intensamente.
Sentì la sue
dita sfiorarle una
guancia gelida e il suo tocco, caldo e delicato, quasi una carezza, la
sorprese: spostò lo sguardo per un attimo verso la sua mano, trovando
quel
gesto molto intimo; poi ritornò a guardarlo negli occhi, proprio mentre
lui
avvicinava il volto al suo. La mano dalla guancia scivolò lenta verso
la nuca,
imprigionandola dolcemente.
“Buon Natale,
Mac” sussurrò lui,
un secondo prima di posare la bocca sulla sua.
Fin
dall’inizio non fu un semplice
sfiorarsi, ma un bacio caldo, intenso, appagante. La sua lingua le
lambì le
labbra, esigendo che le schiudesse per lui e non appena lo fece si
sentì
invadere dal suo calore e dal suo sapore, mentre la mano tra i suoi
capelli la
tratteneva a sé.
Quando la
lasciò andare si sentì
come persa, privata di qualcosa. Lo guardò negli occhi e scorse nei
suoi
un’intensità che quasi la sopraffece.
“Buon Natale,
Harm” mormorò in
risposta, stregata da quello sguardo.
Lui sorrise e
confessò, alludendo
al bacio:
“E’ da quando
ti ho vista che
morivo dalla voglia di farlo…”.
Non riuscì
neppure a rispondere,
un’infinità di emozioni e pensieri la stavano travolgendo.
“Hai la tua
auto o sei venuta con
qualcuno?”, domandò lui.
“Con Bud e
Harriet… ma se ne sono
andati…” disse stupita, quasi se ne fosse resa conto solo in quel
momento.
“Vieni, ti accompagno io” e la
prese per mano,
incamminandosi lungo la strada.
“Non serve
che ti disturbi, posso
chiamare un taxi”.
“A quest’ora?
E rinunciare ad un
passaggio sulla mia Corvette?”.
“Sei qui con
la Corvette?”.
“Sono
arrivato direttamente
dall’aeroporto in taxi, ma avevo chiesto a Sturgis di portarmela…”.
“Non vedi
l’ora di guidarla,
vero?”, chiese lei con un sorriso.
“Già… “
rispose, aprendole la
portiera per aiutarla a salire. Poi girò attorno all’auto, la raggiunse
e mise
in moto, mentre lei lo osservava compiere gesti che gli aveva visto
fare molte
volte, ma che in quel momento aveva come l’impressione di scoprire per
la prima
volta.
Possibile che
le fosse mancato
così tanto?
“Non mi hai
detto che saresti
tornato a casa per Natale…” disse lei, mentre lo osservava guidare
rilassato.
Aveva parlato più che altro per spezzare il silenzio che la stava
agitando nel
profondo e non aveva realizzato ciò che aveva detto; essergli di nuovo
accanto,
dopo molti mesi di lontananza e dopo essere stata baciata a quel modo,
stava
mettendo a dura prova i suoi nervi già tesi.
Quando si rese conto di aver detto “casa” dando per
scontato che anche
lui considerasse ancora Washington come casa sua, si corresse
immediatamente:
“Washington,
intendevo”.
Lui si voltò
e le sorrise:
“Ho deciso
solo ieri di tornare a
casa per Natale”.
Con un moto
di gioia che lei
stessa trovò esagerato osservò che volutamente aveva sottolineato la parola “casa”.
“Come mai?”
domandò, cercando di
mantenere un tono neutro e distaccato, senza tuttavia essere sicura di
riuscirci. Moriva dalla voglia di sapere che cosa fosse successo.
“Sono
cambiate alcune cose e se ne
sono chiarite altre…” rispose lui, restando sul vago. Troppo per
soddisfare la
sua curiosità. Ma non doveva insistere, altrimenti lui avrebbe capito i
suoi
sentimenti.
“Quando
ripartirai per Londra?”.
“Ho un volo
prenotato per la sera
del 1 gennaio…”.
“Andrai da
tua madre in questi
giorni?”.
“Credo che le
farebbe piacere
vedermi.”.
“Certo, lo
credo anch’io. E
anche Mattie sarà
felice di rivederti.”.
“Mattie è via
con suo padre…”.
“Oh, capisco…
Allora per questa
notte tornerai in North of Union Station?”.
“Non credo.
E’ ancora affittato.”.
“Ti ospiterà
Sturgis?” chiese di
nuovo, senza neppure accorgersi che lui aveva smesso di guidare e che
da alcuni
minuti si trovavano sotto casa sua.
Si voltò
verso di lei con un
sorriso sulle labbra, divertito da quella raffica di domande e trovando
strano
vederla tanto imbarazzata e vulnerabile. Di solito era più spesso lui a
sentirsi così con lei…
“A dire il
vero speravo che fossi
tu ad ospitarmi, almeno per questa notte.”.
“Io?”
“Sì, tu. Non
ospiteresti un amico
che non ha dove dormire la notte di Natale?” le chiese, sfoderando il
suo
sorriso più seducente.
“Ma certo. E’
solo… è solo che mi
cogli impreparata…”.
“Se non
ricordo male il tuo divano
è comodo. E certamente è più caldo della mia Corvette” continuò lui,
prendendola in giro.
“Al mio
divano mancano come minimo
venti centimetri per contenere le tue gambe lunghe!” obiettò divertita.
“C’è sempre
il letto…” aggiunse
provocante, avvicinandosi pericolosamente. Si fermò a pochi centimetri
dal suo
viso e rimase ad osservarla.
“Spiritoso!”
disse lei, per
stemperare l’imbarazzo. E per trattenersi dal baciarlo. Le era così
vicino che
sarebbe bastato voltare leggermente il capo per incontrare le sue
labbra…
“Allora?”, le
chiese,
avvicinandosi ancora di più al suo orecchio e sussurrando la domanda
come se
non volesse farsi sentire da nessuno, “mi fai salire?”.
Il suo
respiro le sfiorò il collo,
trasmettendole brividi ovunque.
Perché si
stava comportando così?
Sembrava quasi che volesse prendersi gioco di lei…
“D’accordo.
Vada per il mio
divano. Ma domattina non osare lamentarti d’aver dormito male!” e
dicendo ciò
si costrinse ad uscire dall’auto.
Aprì il
portone d’ingresso nel
frattempo che lui recuperava la sua sacca da viaggio. Mentre salivano
in
silenzio verso il suo appartamento, la sua mente vagava e si poneva una
domanda
dietro l’altra.
Perché era
tornato così all’improvviso?
Quali cose
erano cambiate e quali
gli si erano chiarite?
Come mai
voleva che fosse lei ad
ospitarlo e, soprattutto, perché si stava comportando a quel modo?
Perché
l’aveva baciata? E perché
le aveva detto che moriva dalla voglia di farlo? Perché sembrava che
stesse
flirtando con lei?
Mesi fa,
quando i loro incarichi
erano cambiati e si stavano accingendo a partire, l’uno per Londra e
l’altra
per S.Diego, non aveva fatto né detto nulla per fermarla.
Perché ora
sembrava che tutto
fosse cambiato?
Ma poi, tutto
cosa?
Possibile che
non fosse ancora
abituata al suo modo di fare? Possibile che sperasse ancora? Era
davvero
possibile che il suo cuore attendesse per l’ennesima volta di sentirgli
dire
quello che sognava da anni?
Ne aveva
abbastanza. Questa volta
avrebbe chiarito le cose, una volta per tutte.
Lo fece
entrare nell’appartamento
e poi, toltasi scarpe e cappotto, lo abbandonò in soggiorno e cominciò
a
muoversi frenetica, per recuperargli l’occorrente per farlo dormire sul
divano.
Lui era
rimasto immobile, la sacca
da viaggio ai suoi piedi, ad osservarla vorticare nell’appartamento.
Gli sembrò
che il suo umore fosse improvvisamente cambiato, ma gli sfuggiva il
motivo di
quel cambiamento repentino.
“Mac…” tentò
di fermarla, ma lei
gli depose tra le braccia cuscino e coperta e poi sparì nuovamente,
senza
degnarlo di uno sguardo.
“Mac…” chiamò
ancora, senza
ottenere risposta. Allora depositò sul divano ciò che lei gli aveva
messo in
mano e andò a cercarla. La trovò in camera da letto, davanti ad un
cassetto
aperto.
“Mac…” .
Lei non
rispose. Tirò fuori dal
cassetto delle lenzuola azzurre e cercò di ficcargli in mano anche
quelle. A
quel punto lui le bloccò il polso con una mano, buttando le lenzuola
sul letto
poco distante.
“Mac,
fermati! Che ti succede?”.
“Nulla”,
rispose finalmente.
“Se non
volevi avermi per casa,
bastava che me lo dicessi” aggiunse lui.
“Dovevo
dirtelo? Che cosa avrei
dovuto dirti?”, lo aggredì lei. “Che temo di non riuscire a dormire,
sapendoti
sul divano a pochi passi da me? “, continuò alzando la voce, “Che
vorrei averti
nel mio letto, e non per dormire, ma per fare l’amore con te per tutta
la
notte? E’ questo che vuoi sentirmi dire?”
Era furibonda
e tratteneva a
stento le lacrime.
“No, Mac. Non
era questo quello
che volevo sentirti dire… O perlomeno…” tentò di dire, ma lei non lo
lasciò
finire. Oramai lo sfogo era iniziato e le parole sembravano uscirle
come un
torrente in piena.
“Che cosa
provi per me, Harm?
Voglio saperlo, una volta per tutte. Mi trovi attraente?”
“No, Mac…”
cercò di fermarla di
nuovo, ma lei gli impedì ancora una volta di continuare.
“Capisco…
quindi non sei qui
perché vuoi restare con me per sempre?” gli domandò con il cuore a
pezzi.
“No…”
Le lacrime
scivolarono impietose
sul suo viso ma lei non fece neppure un gesto per asciugarle.
“Immagino… se
me ne andassi per
sempre immagino che non piangeresti neppure…” non era una domanda, ma
una
sconsolata constatazione.
Gli volse le
spalle e disse, in un
sussurro:
“Vattene,
Harm. Dormi su quel
divano per questa notte, ma domattina vattene senza farti più vedere”.
“Aspetta,
Mac. Ascoltami”.
“Hai chiarito
quello che provi per
me, non vedo cosa vi sia d’altro da dire”.
“Non sono
d’accordo” disse lui,
prendendola per le spalle e costringendola a voltarsi.
Nei suoi
occhi vi era una
tristezza infinita: la guardò e, prima di riprendere a parlare, con il
pollice
della mano destra le asciugò le lacrime.
“No, Mac, non
era quello ciò che
volevo sentirmi dire. O meglio, non in quel modo. Non con rabbia…”
cominciò a
parlare lentamente, accarezzandole il volto.
“Io non ti
trovo attraente. Io ti
trovo bellissima…” aggiunse, prendendole con delicatezza il mento per
sollevarle lo sguardo verso di lui.
“Non sono tornato a casa per
restare con te
per sempre, ma per dirti che ho BISOGNO di stare con te per sempre…
ovunque tu
voglia…”
Vide i suoi
occhi inumidirsi di
nuovo e sperò che quella volta fosse per gioia, non per dolore.
“E se tu te
ne andassi per
sempre, non
piangerei… Io ne MORIREI…”.
Cercò le sue
labbra e la baciò a
lungo, dapprima dolcemente, sfiorandola appena; ma quando sentì che lei
si
lasciava andare e, con un sospiro, lo accoglieva nel calore della sua
bocca
stringendosi a lui, la sollevò tra le braccia e la depose sul letto. Le
baciò
il volto, le palpebre, poi di nuovo le labbra, mentre le sussurrava:
“Ti amo,
Mac…”.
“Oh, Harm… mi
sei mancato così
tanto… Ti amo da morire…”.
“Dimmelo
ancora… Voglio che mi
dici ancora che vuoi fare l’amore con me… ma non dirmelo come prima…
voglio
sentirtelo dire come mi stai parlando ora…” la pregò, tra un bacio e
l’altro.
E lei lo
accontentò,
sussurrandogli con amore quelle parole che voleva sentirsi dire.
“Ho provato a
starti lontano, a
vivere senza di te… Ma non ci riesco. Mi mancavi in continuazione… Mi
mancavano
le nostre litigate, non sopportavo di non poter più lavorare con te.
Ogni
giorno mi aspettavo che aprissi la porta del mio ufficio ed entrassi…
ma quel
giorno non arrivava mai.” le disse, abbracciandola stretta.
“Io invece
odiavo tutti gli uomini
che avevo intorno. Continuavano a lusingarmi; erano premurosi, dolci,
gentili…
quasi l’esatto contrario di te. Ma nessuno mi faceva sentire come mi
fai
sentire tu quando mi guardi o quando mi sorridi…”.
Gli accarezzò
dolcemente il volto,
trattenendolo a sé.
“Devo capire quale decisione prendere,
Mac.
L’incarico a Londra è troppo burocratico e pieno di compromessi per il
mio
carattere. Ma potrei sopportarlo, se tu fossi a Londra con me.
Altrimenti sto
prendendo in considerazione di fare domanda per diventare istruttore di
volo…”.
“Lasceresti
il tuo incarico a
Londra?”.
“Non voglio
vivere in Inghilterra
senza di te. Ma non voglio neppure costringerti a seguirmi. Quando ho
saputo
che tornavi a Washington, ho pensato che avrei piotuto anche chiedere
che ti
trasferissero a Londra, sotto il mio comando. So che correremmo il
rischio di
un’accusa di fraternizzazione, se non peggio, ma potremmo studiare un
escamotage come fece a suo tempo l’Ammiraglio per Bud e Harriet…”.
“Torneresti
anche al Jag? Forse
Cresswell potrebbe chiedere il reintegro anche per te…”.
“Forse…
Potrebbe essere un’altra
ipotesi da prendere in considerazione”.
“Possiamo
deciderlo nei prossimi
giorni?” chiese lei. Aveva una voglia matta di stare con lui, ma
parlare del
loro lavoro era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Certamente.
Hai altre idee per
trascorrere il tempo?”, chiese lui provocante.
“Dormire?
Sono quasi le tre…”.
“Non hai
un’altra opzione?”
“Quella era
l’altra…” disse lei,
prima di baciarlo.
Si abbandonò
tra le sue braccia,
assaporando la gioia di essere finalmente sua.
“Sposiamoci,
Mac…” sussurrò lui
sulle sue labbra.
“Credevo che
ti avrei sentito
pronunciare queste parole solo nei miei sogni…”.
…La
vigilia di Natale ti troverà
dove la luce dell'amore
brilla
Sarò a casa per Natale
anche se
solo nei miei sogni…