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Autore: the general girl    25/02/2012    10 recensioni
Sakura rivide Sasuke nel Paese del Vento cinque anni dopo la Grande Guerra, quando lui era ormai creduto morto da tutti e quando lei avrebbe dovuto rinunciare da tempo ai suoi sentimenti. Nessuno di loro due era mai stato bravo a tenere fede alle aspettative. [SasuSaku]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Quarta parte

 

Alcune volte Sasuke pensa “Haruno Sakura sta mentendo”. Questo pensiero si forma sempre quando è impegnato in qualche mansione umile. Ogni volta, rifugge il dubbio prima che abbia modo di formarsi veramente.

Non sa che nome darsi; Amaya l’aveva soprannominato Kun perché era stata la prima parola che gli aveva sentito pronunciare al suo risveglio dal lungo sonno indotto dalle ferite. Un secondo prima lei stava congedando il medico, quello dopo Sasuke era lì, incombente, nel suo sguardo qualcosa simile alla disperazione. Un nome incomprensibile sulle sue labbra che aveva terminato nella sola sillaba che avrebbe avuto senso: kun.

Amaya gli ha raccontato questa storia molte volte, sempre nello stesso modo: e un attimo dopo, gli aveva detto, lui era già crollato, confuso e disorientato, ogni ricordo sparito.

Quando Sakura lo aveva chiamato per sbaglio Sasuke-kun in quel momento tra il sonno e la veglia, aveva percepito nel profondo una fitta risolutiva. Non era quel nome in sé, ma il modo in cui l’aveva pronunciato: nostalgico, quasi ma non abbastanza rispettoso. L’aveva avvertito familiare.

Haruno Sakura sta mentendo, ripensa, e questa volta è più arduo bandire quella sensazione.

Non gli aveva restituito alcuna prova della sua esistenza, della sua vita prima di Amaya, eccetto poche meditate parole e l’istintiva sensazione che non avrebbe mai mentito. Era irrazionale come le avesse istintivamente creduto nonostante fossero estranei. Irrazionale, perché ogni volta che catturava quel rosa e quel verde nella periferia della sua visione lo accompagnava sempre un grande senso di aspettativa.

Se ne era andata da due settimane. Due settimane da quando gli aveva sorriso e promesso che sarebbe tornata.

Sasuke (avrebbe dovuto riabituarsi a riferirsi a se stesso così) prova a fingere di non essere in attesa, ma la finzione è sempre più difficile da mantenere nelle ore prima dell’alba, mentre il sudore chiazza la sua pelle e lui martella a un ritmo indiavolato i colpi che Sakura gli ha insegnato.

Si sforza di padroneggiare le tecniche il più velocemente possibile, cerca di convincersi che sia per il suo senso di orgoglio, non perché spera che lei abbia una scusa per tornare presto e restare più a lungo la prossima volta.

 


“Ciao Kun-san!”

Sasuke annuisce in segno di saluto, inclinando la testa per nascondere il lieve e compiaciuto sorriso che non è stato in grado di trattenere. Lei gli sorride con aria saputa, ma, invece di parlarne, gli racconta del viaggio, del tempo e di come sia bello questo periodo dell’anno.

Lui non presta completa attenzione, catturato più dalla piacevole cadenza della sua voce che dalle parole stesse.

Si sono incontrati nuovamente in città, solo che stavolta erano d’accordo. Sakura gli aveva inviato un messaggio tramite un falco viaggiatore con la data approssimativa del suo arrivo e da allora lui aveva fatto in modo di essere al villaggio ogni giorno. Non lo ammetterebbero, ma entrambi stanno godendosi la lunga camminata sino alla tenuta degli Endo.

Sasuke non dà un gran contributo alla conversazione. Infatti, non dice nulla finché non raggiungono il limite del sentiero. Soltanto allora si volta e la guarda direttamente. Sakura gli sorride e il sole del mezzogiorno sembra coronarle d’oro i capelli e rende i suoi occhi di un verde cangiante. È colpito da un’intima sensazione di familiarità e le parole improvvisamente non vogliono saperne di uscire dalla sua bocca.

Trascorrono pochi attimi di silenzio prima che riesca a pronunciarle: “Sasuke. Puoi chiamarmi Sasuke ora.”

Il sorriso di Sakura si distende luminoso, e lui è involontariamente compiaciuto con se stesso per esserne il solo responsabile.

 


Questa volta Sakura progetta di rimanere per una settimana. Declina con un sorriso cortese le offerte di ospitalità della famiglia Endo e insiste di voler rimanere alla locanda in paese. Nonostante ciò ogni mattina si incontrano, quando ogni cosa è ancora avvolta nell’oscurità e quando tutti ancora dormono. Sasuke è sempre stato mattiniero e preferisce allenarsi nelle prime ore del giorno, prima di essere troppo stanco a causa delle mansione domestiche e del lavoro nei campi. Il fatto che Sakura debba alzarsi prima a causa sua lo angustia e quando le sottopone il problema, lei lo liquida con una comprensiva alzata di spalle.

Così prosegue a fargli da insegnante e lui continua ad apprendere. Gli piace che Sakura partecipi attivamente per rendere l’allenamento più stimolante. Gli piace il brivido del combattere contro un avversario reale, fiero del modo in cui i suoi colpi stiano diventando più potenti, veloci, precisi, saggiando i frangenti in cui sono così vicini da mancarsi solo per pochi centimetri.

Una mattina Sasuke la ringrazia per aver corretto la sua posizione durante un combattimento. Sono seduti sotto un grande albero e stanno cercando di rilassarsi al termine di un intenso esercizio fisico. Sakura lo fissa sorpresa per un istante, ma torna in sé velocemente e gli sorride radiosa.

Lui pensa che quegli allenamenti e quel ringraziamento debbano significare qualcosa per lei. Sasuke è orgoglioso – e percepisce di esserlo sempre stato- ma non è vanitoso. Le piccole cose sono tutto ciò che può regalarle: gli occhi di Sakura brillano più intensi dopo un grazie mormorato in risposta e lei sorride un po’ più apertamente ogni volta che le chiede un consiglio.

 


Non si fanno queste cose per un estraneo, realizza finalmente la terza mattina, semisveglio e seduto contro la testata del letto.

Non si fanno.

 


“Dimmi qualcosa in più sul mio passato.”

Sakura, sorpresa, scosta lo sguardo dall’infuso di erbe che sta preparando. Stanno rilassandosi dopo un estenuante combattimento, e tutto ciò –gli amichevoli silenzi e i quieti e occasionali scambi- è diventato routine. Sasuke è un abitudinario, ma gli occorre del tempo per determinarne gli schemi. Amaya gli ha detto una volta che è così perché deve riscoprire nuovamente il modo in cui gradisce fare le cose. Riscoprire se stesso. Dovrebbe essere infastidito dal modo in cui Sakura si è insinuata così facilmente nella sua routine pianificata. Ma non gli importa e questo è ciò che lo preoccupa di più. Che non lo disturbi affatto.

Lui ripete la richiesta, questa volta più gentilmente. Lei distoglie lo sguardo, pensierosa, la fronte corrugata.

“Ti ho detto che non so molto. Non frequentavamo le stesse persone. Io ero un ninja medico e tu un chuunin” risponde esitante.

“I villaggi nascosti non sono molto grandi,” le ricorda quietamente, “Devi pur saper qualcosa in più.”

“Uhm… So che andavi pazzo per i pomodori. Mettevi sempre nel tuo bento degli onigiri al pomodoro; dopo un po’ era diventata una storiella divertente.” La fronte di Sakura è ancora corrugata e non lo guarda negli occhi, preferendo studiare le erbe sparpagliate sul fazzoletto disteso davanti a lei.

Le dà un evasivo cenno di risposta. Così la sua predilezione per quel frutto difficilmente ottenibile non era qualcosa di nuovo. Immagazzina l’informazione, ma la sua espressione resta illeggibile.

Lo guarda finalmente e dal modo in cui sta mordendosi le labbra può sostenere che lei ha capito che avrebbe potuto far di meglio.  

“Eri… eri amico di un ragazzo biondo. Era un chiacchierone e tutti pensavano che tra voi due non avrebbe funzionato, perché avevate personalità opposte. Ma eravate grandi compagni.”

“Ci stai ritraendo come una coppia…”

Lei ride, luminosa e limpida, “Giravano delle voci! Lo sai che lui è stato il tuo primo bacio?”

All’inorridita espressione sul suo volto seguono altre risate incontrollabili della giovane “Rilassati! Eravate nella stessa classe all’accademia e ci fu un… un piccolo incidente. Qualcuno spinse qualcun altro e puff… eccovi labbra contro labbra.”

Lo sdegno non lascia il suo viso. Sakura sta ghignando malignamente ora, i capelli rosei spettinati  e appiattiti dal sudore. Una parte di lui sente che c’è qualcosa di sbagliato in questa visione: il suo sorriso è troppo audace, i suoi capelli troppo corti. Forse non qualcosa di sbagliato, si corregge, qualcosa di diverso. Non sa queste aspettative da dove provengano, ma pensa che forse se trovasse quel luogo dentro di sé da dove scaturiscono questi impulsi, potrebbe finalmente trovare il suo passato.

Sakura, con aria nostalgica, sta ancora parlando di un fan club e di ragazze spaventose che non molleranno mai.

Non ci si abbandona ai ricordi parlando di un estraneo, Sasuke pensa, ed è spaventato nel realizzare che si tratta di un’altra epifania. O lo sarebbe stata se non avesse combattuto le parole che ancora non osava dire a se stesso (Haruno Sakura sta mentendo. È chiaro come il sole, idiota. Mettitelo in testa. No, no.)

Le sue parole successive sono una quieta interruzione a quell’allegro chiacchiericcio “Sembri conoscermi meglio di quanto avevi lasciato intendere sinora.”

Il sorriso di Sakura si spegne e la sua espressione per un momento è completamente vacua. Sasuke assapora la piacevole sensazione dell’aver spezzato quella compostezza costruita con cura. Questa donna ha così tanto potere su di lui; custodisce tutti questi intangibili, inverificabili dettagli sul suo passato. È insensato riporre tanta fiducia in una sola persona, e una cinica e distaccata parte di se stesso che fa del suo meglio per evitare continua a ricordargli della parola tradimento in un tono che solo in parte riconosce come suo.

Ma ha attentamente soppesato i pro e i contro e la sorpresa sul suo volto la prima volta in cui l’aveva rivisto era sembrata autentica.

Con cura Sakura disciplina la sua espressione in una d’indifferente confusione. Sasuke non è sicuro come quei particolari possano coesistere, ma lei ci riesce in modo impeccabile. Nota chiaramente che la trasformazione è troppo rapida per non essere studiata. 

(Dopo tutto non è lui quello che mantiene la maschera d’apatia a portata di mano come asso nella manica?)

“Ti conoscevo solo di vista,” e la sua voce suona improvvisamente stanca. C’è della verità in quelle parole che prima non aveva avvertito, così accetta la sua risposta anche quando una parte di lui vorrebbe domandarle una spiegazione.

Che è comunque un concetto ridicolo: perché dovresti domandare spiegazioni riguardo qualcosa che ritieni vero?

Così ignora nuovamente quella voce dentro di sé e si accontenta di sdraiarsi sui gomiti e osservare il cielo che va schiarendosi sopra le loro teste. Sakura non dice più nulla e quando lui si volta un attimo per guardarla, la coglie mentre fissa l’orizzonte, gli occhi verdi pensosi.

È un’espressione che ormai associa a lei: fronte corrugata, denti che mordono il labbro inferiore, lo sguardo rivolto a qualcosa che nessun altro è in grado di vedere.

Improvvisamente un bagliore colora la sua mente, uno riguardante quello stesso paio d’occhi: uno sguardo più giovane, più felice, ma non meno verde e delle labbra imperfettamente dipinte fasciate attorno alle sillabe del suo nome.

Sasuke sbatte le palpebre e tutto sparisce.

“Sasuke-san?” E’ spaventato da quella voce tutto ad un tratto affaticata. Si prende un momento per studiare il suo viso, per notare le labbra leggermente screpolate e le lievi macchie scure sotto i suoi occhi.

“Sasuke”, ripete e non si ritrae al suo sguardo indagatore come si aspetta.

 


È lei il suo primo ricordo e Sasuke non sa che fare di quella rivelazione. Non può affrontarla, perché lo abbatterebbe con gentilezza, distacco e un’impersonale tipo di logica che lui capisce perfettamente.

Sembra di essere assistere a un’inversione dei ruoli, anche se Sasuke non ha idea del perché e tutto ciò non gli piace affatto.

 


“Devo ripartire domani,”  gli dice la quinta mattina in tono di scuse mentre sta riassestando un suo calcio.

Sasuke inciampa, sorpreso e a malapena riesce a evitare il colpo.  

Sakura non si ferma nemmeno, non gli dà spiegazioni e il combattimento prosegue. Quando hanno finito rivoli di sudore chiazzano la sua pelle e lei gli lancia una bottiglia d’acqua con un sorriso furbo sul volto e un rapido pollice alzato.

“Mi hai fatto sudare sette camicie questa volta. Ottimo lavoro.” Incassa la lieve presa in giro senza scomporsi e la ringrazia per l’acqua. Sta per reintrodurre il tema della sua frase precedente ma lei lo interrompe “Tsunade-sama mi ha chiesto di rientrare prima del tempo. Mi dispiace Sasuke-san. È intervenuto qualcosa di urgente.”

Annuendo, Sasuke prende posto sotto il loro albero abitudinario. Con la coda dell’occhio può vedere Sakura aggrottare le sopracciglia al suo silenzio. Sasuke è normalmente una persona riservata, ma negli ultimi giorni si è mostrato più quieto del solito. Amaya gli ha ripetutamente chiesto quale sia il suo problema prima di andarsene indignata con uno sguardo seccato e sostenendo che stesse facendo una delle sue scenate da prima donna. 

Sakura era lì al momento e si era limitata a sorridere consapevolmente a se stessa. Come se fosse in corso scherzo privato che nessuno di loro (quello che lui dovrebbe essere) stava afferrando.

E quello, Sasuke pensa, è il punto cruciale del suo problema. Non sa come accostarsi a questo nuovo frammento di memoria che gli è stato restituito, non sa se può fidarsi o se si tratta finalmente di un legittimo pezzo del suo passato. Ora che possiede questo nuovo brandello di sé sente che in qualche modo sarebbe dovuto cambiare. Sasuke ha già immaginato di poter recuperare i propri ricordi ed è sempre in questo modo: dopo il primo chiaro lampo di riconoscimento il resto sarebbe venuto da sé, immagini, suoni e ogni singola parte del ragazzo che era si sarebbero riversate nella sua testa una dopo l’altra, incasellandosi perfettamente pezzo dopo pezzo al loro posto, finché improvvisamente lui avrebbe ricordato chi era e chi è e le due parti si sarebbero incastonate l’una nell’altra senza difficoltà. Sasuke non aveva immaginato che sarebbe stato invece un unico, frustrante momento di sobrietà dopo una lunga e nebbiosa notte d’indulgenza.

Quando finalmente torna in sé, Sakura lo sta ancora fissando in modo strano. Non si è mossa, sta attorcigliando pigramente tra le dita un filo d’erba, ma, paziente, è ancora concentrata su di lui. Sasuke ha la sensazione che sia abituata a farlo.

“Capisco,” le risponde, ed è la più grande bugia che rimembri di aver mai detto. 

 


Sasuke non è nemmeno sicuro che quegli occhi fossero i suoi.

 Da qualche parte, nei più intimi recessi del suo animo, sa però che non sarà più in grado di ritrovare quell’esatta sfumatura di verde.

 


Quando Sakura riparte stavolta, Sasuke è lì per salutarla come ogni altro. Non è necessario che siano soli per chiederle di rimanere. Entrambi già sanno che lei tornerà.

Qualche giorno dopo la sua partenza, una notte, Amaya lo scova intento a pulire la cucina.

“Sei cambiato,” gli dice. Sasuke osserva la ragazza che ha promesso di proteggere insieme alla sua famiglia per tutto il tempo che lo terranno con loro.

Il suo sguardo è indagatore e sa di doverle una risposta. E’ Amaya la persona più vicina a lui in questo momento, è lei a conoscerlo meglio di chiunque altro nella sua nuova famiglia.

Sasuke scuote le spalle come se non sapesse a cosa lei si stia riferendo. Non vuole parlare di quello che gli sta succedendo, non ora, forse mai.

“È a causa sua, vero? Si comporta come se tu fossi suo perché ti conosceva ben prima-”

Lui si blocca: i suoi occhi fiammeggiano ed è il lento ardere dell’irritazione a farli bruciare. Li strofina distrattamente, pronto a confutare quelle affermazioni, ma Amaya non lascia alcun spazio per le repliche.

“Ma non importa, perché sei qui da cinque anni e ora sei qualcun altro. Kun-chan. Sei nostro.”

Qualcosa si accende dentro Sasuke alle sue parole; non gli piace il concetto di appartenere a qualcuno che l’ha trovato prima, come un cagnolino o… Ed è ridicolo perché Amaya non l’ha mai inteso in quel senso, perché dentro di sé sa che è meglio avere un luogo, avere persone da cui tornare piuttosto che non avere nessun posto da poter chiamare casa.

Inoltre si sente un ipocrita: quante volte ha pensato agli Endo come alla sua famiglia? Una famiglia da proteggere, a cui essere debitore, da amare.

L’ondata di rabbia presto si placa e, quando risponde, la sua voce è calma. “Non sono una proprietà,” spiega pazientemente, “Non appartengo a nessuno.”

Amaya si ritrae, quasi ferita. I suoi occhi marroni sono spalancati e sta trattenendo il respiro. Forse dovrebbe scusarsi, Sasuke pensa, forse no. La blocca prima che possa ricominciare “Non significa che non abbia una casa da qualche parte. Sono grato alla tua famiglia, Ama. Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto per me.”

L’ultima parte della frase è diretta a lei e a lei soltanto, Sasuke sa che lo apprezzerà.

Nonostante ciò la giovane non sembra essersi calmata; le sue mani sono serrate, la sua espressione è ancora diffidente. Nota il profilo del suo volto determinato, la leggera curva delle sue spalle e non può fare a meno di paragonarla a un’altra ragazza. Soltanto più grande e più forte.

“Hai ricordato qualcosa, vero? Non è così Kun-chan?”

Sasuke non risponde, invece si volta. Si piega sul piano della cucina, le mani insaponate stringono forte il bancone.

Vuole farla smettere. Come può parlare razionalmente a qualcun altro di un frammento di memoria appena riacquistato, quando è lui il primo a non averlo ancora accettato?

Non può; non è mai stato capace di fermare la parlantina vivace di Amaya. Proseguirà imperterrita finché non sarà inevitabilmente costretto ad andarsene, ad allontanarsi per non perdere la calma e per non dire qualcosa che la mattina successiva avrebbe finito per rimpiangere.

Quando si gira Amaya sta ancora parlando, la sua voce sta ancora lanciando accuse: frasi mirate a instillare contemporaneamente amore e senso di colpa. Sasuke non riesce ad ascoltarla, ogni cosa che lei dice risuona come il lungo incessante ronzio delle api. Nella sua mente c’è soltanto lo schiacciante bisogno di fuggire. Si sente schiacciato non solo da cosa Amaya si aspetta da lui, ma anche da cosa lui si attende da se stesso.

Aspettativa. È una parola a cui sta pensando troppo ultimamente.

Uscendo dalla cucina e percorrendo il lungo corridoio che l’avrebbe condotto all’esterno, Sasuke immagina l’espressione indignata della ragazza mentre la oltrepassa. Calibra il respiro e cerca di far perdere le sue tracce.

Lo seguirà, ne è sicuro, e il pensiero lo spinge a muoversi, a percorrere il sentiero che lo condurrà lontano da casa. Le luci si fanno sfocate e distanti mentre acquista velocità. A Sasuke piace l’aria sferzante sulla pelle, la sensazione di bruciore nei muscoli. Soprattutto, però, Sasuke assapora la corsa forsennata che non gli lascia alcun tempo per pensare.

 


Quando Sakura torna dalla sua breve “vacanza”, stavolta c’è Naruto ad attenderla alle porte. La vede oltrepassare le guardie. Non può fare a meno di notare i capelli scompigliati e la languida grazia, mentre cammina lentamente, senza fretta, come non l’aveva vista fare da anni. Era stata una giornata nuvolosa, ma quando il sole fa finalmente capolino da una nuvola, il modo in cui Sakura alza il viso verso quel tepore gli infonde un’avvolgente sensazione di calore.

Naruto deglutisce. Lui ama Sakura-chan, da sempre, ma alcune volte non può fare a meno di ricadere nelle vecchie abitudini e di amarla nel modo sbagliato. È chiaro dove i suoi confini stiano e sa che Sakura ha eretto nuove barriere da quando la guerra è terminata; è cresciuta ed è cambiata. Ma tutti ne hanno.

“Sakura-chan!” la chiama, la voce felice come quando lei è intorno.

Sakura gli sorride e l’affetto familiare che traspare dal suo viso, lo fa ghignare apertamente. Con un balzo leggero le atterra di fronte e nessuno dei due sa chi ha iniziato prima l’abbraccio.

“Ti sei divertita?” le chiede quando si staccano.

La giovane annuisce, sistemandosi lo zaino sulla schieda, prima di rispondere “Sì, sì. Mi sono divertita.”

“Mi hai portato un regalino?” Naruto la lusinga, le mani allacciate dietro la testa mentre entrano nel villaggio.

Sakura ride, roteando gli occhi, sta già cercando qualcosa nel suo zaino “Se gradisci, ho avanzato qualche confezione di ramen istantaneo.”

In risposta Naruto mette il broncio, tuttavia prende quanto gli viene offerto. La canzona perché è solita portare con sé quella roba quando va in missione, anche se non la mangia mai. Afferma di avere una buona influenza su di lei e Sakura si stringe nelle spalle, dandogli bonariamente un colpetto sulla spalla e borbottando che se qualcuno avesse bisogno di un buon modello, quello non sarebbe certo lui, testa quadra. Ma non c’è malignità nei suoi insulti diversamente da quanto avveniva molto tempo prima. È il loro tipico scambio di battute, rassicurante e familiare. Naruto non potrebbe immaginare la sua vita senza tutto questo.

“La prossima volta, Sakura-chan, dobbiamo andare in vacanza insieme! Magari in qualche centro termale del Paese del Fulmine, eh?” Le dà una leggera gomitata con un ghigno lascivo, ma Sakura è talmente abituata ai suoi sfottò che non lo minaccia più. Invece rotea gli occhi al cielo e gli dà un veloce pizzicotto sul braccio.

“Sakuraaaaaa-chan,” si lamenta, fingendosi dolorante. C’è un’aria rilassata tra loro, Naruto ripensa. Gli piacciono le sorprese e le avventure, ma è sempre bello avere una costante nella vita. Sakura è quella costante; la sua migliore amica, la sua àncora.

Improvvisamente sorride a quel pensiero sdolcinato e Sakura lo osserva curiosa.

“Niente,” le risponde. Lei solleva un sopracciglio, ma non insiste. Hanno già raggiunto l’appartamento di Sakura e attende che lei depositi l’attrezzatura prima di andare alla Grande Torre per vedere Tsunade.

Hanno mantenuto questa routine per anni, ogni volta che qualcuno di loro rientra al villaggio dopo una lunga missione. È piacevole, Naruto pensa distrattamente. È rilassante e lui assapora la sua compagnia e se Sakura si muove in modo diverso dal solito, se i suoi passi sono allo stesso tempo più determinati e leggeri, non commenta e finge di non notare.

 


Una volta, Ino aveva detto senza mezzi termini che era strano, come fossero entrambi cambiati, ma il loro rapporto fosse rimasto stagnante. La loro amicizia sembrava essere un contorto omaggio a Sasuke.

Sentendo menzionare l’Uchiha, Naruto si era finto offeso, facendo orecchie da mercante sull’esatto significato della parola stagnante. Non ne conosceva l’esatta accezione, ma era sempre stato un tipo intuitivo e avvertì il peso di quell’affermazione. 

La sua schiettezza e le spacconate lo avevano portato lontano ed era qualcos’altro che era rimasto immutato. 

 


Sakura riferisce che la sua vacanza era filata senza intoppi e i confini sono ancora sicuri. Tsunade lancia loro due rotoli e li intima a partire per una nuova missione in nottata. Naruto è entusiasta, eccitato di poter lavorare nuovamente al fianco della sua migliore amica, ma, guardandola in viso, nota che la ragazza è distratta. Con una mano sta torturando l’orlo della gonna e, quando chiede della durata della missione, la sua espressione è pensosa. C’è dell’impazienza nel modo in cui Sakura inarca le sopracciglia e ciò gli ricorda i momenti di irrequietezza durante i giorni dell’Accademia, quando l’aula era insopportabilmente opprimente e tutto quello che voleva fare era fuggire fuggire fuggire. C’è attesa mista ad ansia lì da qualche parte e le certezze di Naruto crollano.

Tsunade stessa lo nota, inarcando elegantemente un sopracciglio e sporgendosi in avanti solo un po’. È in bilico tra la sua carica di Hokage e di shinobi e quella di maestra e allieva, ma Naruto comprende: quando Sakura è preoccupata è sempre troppo semplice essere in pena per lei.

“E’ successo qualcosa? Sei sempre qua a chiedermi di assegnarti una missione con quell’idiota del tuo compagno di squadra.”

La giovane scuote la testa una e più volte per dare enfasi alle sue parole, “No maestra. Ultimamente ho avuto qualche preoccupazione di troppo, ma nulla di grave. Mi dispiace, Naruto.”

Suona sincera, ma Naruto può dire dal modo il cui le sue dita stanno ancora distrattamente toccando la pergamena contro la sua gamba che Sakura è assente.

Forse anche lei è stanca della piega che ha preso la sua quotidianità e, di conseguenza, il loro rapporto. Stagnante.

Quel pensiero fa contrarre il suo stomaco e Naruto deve fare completo appello alle sue capacità di autocontrollo per mantenere il suo usuale ampio sorriso.

 


“Sei sicura che vada tutto bene, Sakura-chan?” Naruto aveva promesso a se stesso di non impicciarsi, ma non aveva potuto fare a meno di chiederglielo nuovamente. Questa volta quando erano solo loro due. In questa occasione forse sarebbe stata più sincera; non gli avrebbe mai mentito, spera.

Sakura alza lo sguardo dal tremolio del fuoco, la luce delle fiamme tutto ad un tratto la rende bellissima  anziché semplicemente carina. Lei lo contempla da sotto le ciglia, stringendo le ginocchia al petto. Naruto arrossisce al cospetto di quello sguardo che lo scruta con attenzione e si chiede perché, dopo tutto questo tempo, Sakura abbia ancora lo stesso effetto su di lui.

“Va tutto bene, Naruto.” La sua replica è insolitamente succinta e sarebbe soddisfacente per gli altri, per il modo in cui lei lascia trasparire sincerità dietro parole che non sono affatto veritiere, ma il biondo è tutt’altro che soddisfatto.

Naruto crolla sul suo sacco a pelo e socchiude gli occhi. Sente la nostalgia dei tempi in cui lei gli diceva ogni cosa: le sue speranze, le paure, i sogni e tutti i perché e i come dietro le sue parole e le sue azioni.

Gli manca tutto ciò.

“Prenderò il primo turno,” La voce divertita di Sakura risuona da qualche luogo sopra di lui e Naruto sorride, ascoltando il suo lieve respiro mentre è in allerta. Nella sua mente immagina il suo corpo snello che procede, lo sguardo vigile sul suo volto mentre prende il turno di guardia. Sì è cambiata, probabilmente sta ancora cambiando. E forse entrambi stanno mutando, ma ci sarà sempre qualcosa di rassicurante nella loro reciproca fiducia.

Ti copro le spalle.

 


Il suo chakra è diverso, è un commento spontaneo che Naruto fa a se stesso durante la missione, nel bel mezzo di una battaglia. È come se si fosse tuffata da qualche parte e avesse dimenticato di asciugarsi, o- e il flusso dei suoi pensieri è interrotto dalla battaglia in corso. Il rasengan sta già formandosi nella sua mano. Già non ci pensa più.

 


Stavolta Sakura ritorna prima del previsto, non appena ha portato a termine la sua missione. Sasuke è spiazzato dal semplice piacere che prova nel rivedere il suo viso, dal modo in cui il suo sottile e candido collo si inarca alla luce della sole mentre alza lo sguardo verso di lui e gli sorride: un quieto ciao risplende già sulle sue labbra. Si rimprovera per non essere più timoroso, accorto, ma il suo cervello non obbedisce.

Gli è mancata, Sasuke realizza. Non è perché il suo arrivo porta con sé l’allettante prospettiva di aggiungere nuovi pezzi al puzzle del suo passato. No è solo… la sua presenza.

Non lo dice ad alta voce. Invece la osserva mentre lei lo comprende dal suo linguaggio del corpo, dalla leggera curva delle sue labbra e dall’inarcarsi delle sue sopracciglia.

Mentre sta per imboccare il sentiero verso casa gli sfiora una mano. È solo il lieve tocco delle sue dita contro il dorso della sua mano, ma ciò spaventa Sasuke, gli fa aprire davvero gli occhi. Si sono già toccati prima, ma in questa occasione è diverso, perché le volte precedenti era stato un contatto funzionale, necessario a correggere la sua posizione o a insegnargli una nuova mossa. Stavolta, non era costretta a camminargli così vicino, infatti quella sequenza di passi era soltanto una delle possibili opzioni tra le migliaia a disposizione. Se avesse voluto avrebbe potuto aggirarlo, balzare sulla cima dell’albero grazie al chakra e fare cose che lui stava solo ora iniziando a capire.

Invece gli era passata così vicino da sfiorargli la sua mano con la propria, in modo che anche se per un solo istante avvenisse un lieve contatto.

Sasuke è a disagio, ma soltanto a causa delle emozioni che quel semplice tocco ha suscitato.

 


Quella notte sogna un tocco diverso. Ci sono delle mani che stanno afferrando la sua e luile sta stringendo di rimando, stringendo così forte che può sentire lo scricchiolio di quelle ossa delicate. Il dolore sta esplodendo nella sua spalla, divampando dalla schiena al collo. Tutto ciò di cui è consapevole –oltre all’agonia- sono quelle mani che lo tengono ancorato al fatto che ci sia qualcosa altro oltre questo fuoco che lo sta divorando vivo.

Percepisce appena il delicato tocco di quei capelli che gli sfiorano la guancia, mentre chiunque lo sta tenendo preme il suo viso contro il suo collo, mormorando il suo nome come un mantra per scacciare il dolore.

Sasuke-kun Sasuke-kun, Sasuke-kun, sente, e quando apre gli occhi per una frazione di secondo scorge ciocche rosa nel suo campo visivo.

 


Sasuke pensa che ha molto da chiedere, ma continuano ad allenarsi ogni mattina e alcune volte Sakura si intrattiene  anche per un tè. Ogni volta che si sveglia quel dolore immaginario nel suo collo è inevitabile e i suoi capelli sono sempre bagnati di sudore come nei suoi incubi.

Il ricordo lo perseguita, perché dubita ci siano molte persone al mondo con i capelli rosati e ancora meno sono quelle che potrebbe aver conosciuto.

Sasuke vorrebbe scuoterla ogni volta che lei assume quell’espressione, come se stesse ricordando qualcosa di molto lontano. Smettila di mentire, vorrebbe urlarle, smettila di dire menzogne e dimmi chi sei veramente.

I suoi occhi pizzicano tutto il tempo ora, e si scopre impaziente, risponde duramente ad Amaya quando parla troppo o a voce troppo alta e si comporta in modo brusco con Akihiko. Sa che è poco piacevole stargli intorno ultimamente e ogni sguardo preoccupato che riceve da Mayuri lo fa sentire maledettamente in colpa, ma non riesce a smettere.

Forse dovresti prendere una pausa dagli allenamenti, Fuyu gli ha suggerito.

Forse, Sasuke ha concordato. Sa che non ne sarebbe capace.

E nonostante tutto Sakura è lì ogni giorno, facendolo allo stesso tempo infuriare e divertire. I loro combattimenti sono adesso le uniche opportunità per scaricare la sua frustrazione e smaltire la tensione che lo attanaglia.

Un giorno, Sakura gli fa notare le sue spalle contratte e gli offre un massaggio.

Sono un medico esperto, Sasuke-san. Penso di sapere cosa sto per fare, lo zittisce sbrigativamente, come se le sue mani su di lui non fossero un grande problema. Naturalmente non dovrebbero esserlo. Sono amici da poco e gli amici possono offrirsi di fare cose come quelle, ma Sasuke le risponde duramente, caustico e pungente sino in fondo. Segue un pesante silenzio, e uno sguardo al viso di Sakura lo fa sentire terribilmente in colpa e gli fa pronunciare subito dopo un rapido mi dispiace.

Va tutto bene, Sasuke-san, replica lei con leggerezza.

Ed è quello, Sasuke urla nella sua testa, quello è il problema, il suo Sasuke-san, quella attenta e misurata distanza e-

 


“Sasuke-kun. Chiamami Sasuke-kun,” le dice una mattina, perché non vuole sentire dalla sua bocca Sasuke-san un’altra volta. L’abbondanza di emozioni che attraversano il suo viso lo fanno riconsiderare la sua richiesta.

Sorpresa, rabbia, panico balenano sul suo volto prima che sia di nuovo inespressivo. Scorge il suo cuore in quelle espressioni e finalmente si sente meglio. Vorrebbe essere sempre in grado di leggerla come un libro aperto.

È così familiare.

“Mi dispiace, ma non penso sarebbe appropriato,” finalmente Sakura risponde in tono gentile, calmo, senza nessuna punta giocosa.

“Cazzate,” risponde Sasuke di getto, sorpreso dalla sua stessa volgarità.

Sakura si immobilizza, inclinando la testa e meditando con le labbra serrate e gli occhi socchiusi, prima di raccogliere silenziosamente la sua uniforme d’allenamento da terra e di andarsene. Stavolta bandisce ogni formalità tipica dei civili, muovendo le mani in veloci sigilli prima di sparire, la sola prova che lei era stata lì sono i petali di ciliegio ormai disseminati sull’erba. Sasuke ne conta dieci.

La sua schiena duole ancora dove lo colpito durante il combattimento.

 


Non è molto tempo dopo che Sasuke finalmente capisce.

E' scappata.

 


A folle velocità Sakura impatta quasi in Naruto, quando s’incrociano nella foresta al di fuori di Konoha. Era di ronda quando ha sentito il divampare di un chakra molto familiare. Fa appena in tempo a schivare il proiettile rosa e rosso prima di girare sulle piante dei piedi e fermarla saldamente con le mani intorno alle sue spalle.

“Hey Sakura-chan. Dove è il fuoco?”

Lei alza la testa per guardarlo e il biondo è immediatamente allarmato. I suoi occhi sono duri, non arrossati ma ancora vitrei di lacrime non versate. Il suo chakra sta divampando angosciato, e Naruto aggrotta le sopracciglia, la traccia che aveva notato prima più forte che mai.

Sakura scuote categoricamente il capo e scappa dalla sua presa, fermandosi appena prima di decollare di nuovo a folle velocità.

 Naruto fa una smorfia, diviso tra la preoccupazione e la consapevolezza che non vorrebbe che la seguisse; almeno può vegliare su di lei, essere sicuro che torni a casa, al sicuro, forse scoprire cosa c’è di sbagliato nel suo chakra.

Si concentra ed entra in modalità Saggio.

 


Il chakra, anche soppresso, lascia tracce di sè su ogni cosa con cui viene a contatto. Non importa quanto duramente la gente provi a nascondersi, a reprimerlo e a sparire dalla faccia della terra, ma lascerà sempre inavvertitamente un marchio dietro di sé. Quelle false firme sono impossibili da rintracciare per un normale ninja, ma se sei in particolare sintonia con l’ambiente circostante… Se, per esempio, fossi uno dei leggendari Rospi Saggi del Monte Myoboku o uno dei loro celeberrimi studenti…

 


Gli occhi di Naruto si spalancano nel momento in cui riconosce quel chakra-

 

 Angolo traduttrice:

 

Sono viva e vi chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma la ripresa dell'università è stata più impegnativa del previsto. 

Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e vi invito nuovamente a lasciarmi le vostre impressioni. Sarò ben lieta di rispondervi. 

Dal prossimo capitolo la vicenda accelererà vistosamente e mi complimento con coloro che avevano previsto l'entrata in scena di Naruto. Aspettatevi d'ora in avanti più azione, più pathos e più drammaticità.

Non stabilisco una data precisa per il prossimo aggiornamento per non fare nuovamente brutta figura. Sicuramente in Marzo :P (metà mese?).

Alla prossima!

Fede

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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