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Autore: NHmio    26/02/2012    1 recensioni
Dopo quella sera, tutta la mia vita cambiò. Potei sentire chiaramente la voce lontana di mia madre e di Rose che mi chiamavano, che tentavano di scuotermi. Eppure io non sentii più niente, vittima di ciò che avevo bevuto, vittima dell'alcool. Divenne tutto buio, e non dire con precisione quando aprii gli occhi. O se mai, davvero, li riaprii.
{E' la mia prima fanfiction, siate clementi :3}
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baciami,sciocco.

Dopo quella sera, tutta la mia vita cambiò. Potei sentire chiaramente la voce lontana di mia madre e di Rose che mi chiamavano, che tentavano di scuotermi. Eppure io non sentii più niente, vittima di ciò che avevo bevuto, vittima dell'alcool. Divenne tutto buio, e non dire con precisione quando aprii gli occhi. O se mai, davvero, li riaprii.


#Giulia

Un sospiro proruppe sulle mie labbra, e mi tirai indietro una ciocca di capelli castano chiaro dietro l'orecchio.
Dondolai un po' le gambe, penzoloni per aria, mentre mi rilassavo osservando lo splendido panorama di Londra baciata dal sole, dal terrazzino del mio piccolo appartamentino in periferia.
Mi sembrava incredibile che soltanto fino a ieri ero in Italia a casa mia, ed ora grazie al contributo prezioso di mia zia ero riuscita a comprarmi questa nuova casetta qui. Era piccola, è vero, però già la sentivo mia.
La sera prima avevo fatto baldoria nel bar due strade adiacenti, ed avevo bevuto una quantità di alcool stratosferico. Motivo per cui adesso la testa mi stava scoppiando e se non fosse stato per le sbarre di ferro lavorate attorno al pavimento sarei già capitolata giù e tanti saluti.
Afferrai la macchinetta fotografica vicino al comodino e cominciai a scattare qualche foto dei villini in fila per le strade, ed il cielo grigio che era una costante minaccia di pioggia in quella città.
La pioggia però non mi dispiaceva. Adoravo sentire il ticchettio cadenzato delle goccioline che sbattevano contro il vetro, mentre ero al caldo sotto le coperte a sorseggiare cioccolata calda, oppure mentre mi riguardavo le centinai di foto che avevo scattato quando ancora ero a Roma.
Mi scappò un sorriso, ripensando alla mia migliore amica Rose che mi stritolava con uno dei suoi abbracci e mi pregava di chiamarla presto e di tornare a trovarla.
Ripensandoci adesso, forse avrei dovuto già dovuto chiamarla. Forse non sarei proprio dovuta partire.
Non sono una grande amante del sole sfavillante e dell'aria di mare che c'era vicino Ostia, dove stavo io, però comunque Roma mi piaceva. Mi piaceva la mia scuola e mi piacevano i miei amici. Tra qualche giorno sarei dovuta ritornare a scuola, e frequentare il mio ultimo anno da studentessa del liceo, e l'idea di ributtarmi nella mischia di studenti e professori sconosciuti, inglesi, non è che mi attirava poi tanto.
Pazienza. A casa non volevo più stare. I miei si stavano separando a causa di mio padre e le sue scappatelle da crisi di mezza età, e l'aria stava diventando pesante. Mia sorella, Elena, più grande di me di cinque anni, furba se n'era già andata a studiare in America per diventare disegnatrice, e m'aveva mollato da sola con mamma e papà.
Mi alzai con lentezza, stiracchiandomi per bene e dandomi una ravvivata ai capelli mossi, che a causa dell'umidità mi stavano da schifo, e tornai dentro, per darmi una sistemata ed uscire un po'. Avevo proprio bisogno di fare una passeggiata.
La libertà oramai stava andando a farsi fottere. Due settimane, e poi a quella stessa ora mi sarei ritrovata tra i banchi di scuola.
Rabbrividii al solo pensiero.
Presi la mia solita felpona azzurra, intonata con gli occhi, che adoravo e me la infilai, seguita dai leggins neri e le converse dell'altrettanto colore, andando in bagno con la trousse.
Mi guardai allo specchio, con una smorfia di disgusto di fronte alla mia faccia ed i miei capelli, che dovevano aver visto giorni migliori.
Mi pettinai e li legai in una coda di cavallo alta, quindi mi truccai con la matita blu ed il rimmel nero, che mi allungò le ciglia in modo vertiginoso.
Finalmente soddisfatta presi la borsa e le chiavi ed uscii di casa.


Fuori faceva freddo ma non troppo, il venticello era ancora rimasto quello piacevole estivo per fortuna, sennò mi sarei congelata.
Mi avviai, chiudendomi la porta alla spalle ed imboccando la prima strada a sinistra, che sapevo mi avrebbe portato nel bar dove la sera prima mi ero data alla birra. Camminai in fretta, stringendomi nel mongomery nero attilato che mi si avvitava in vita, con la borsa sotto al braccio ed il cappuccio tirato su che continuava a cadere giù e infastidirmi.
Le strade erano deserte, stranamente, forse di domenica mattina ero l'unica che si svegliava alle 7 e mezzo ed usciva di casa. Tutti gli altri volevano dormire.
Io ovviamente, non facevo mai parte di tutti gli altri. E nemmeno ci tenevo, sia chiaro. Ero mattiniera e mi piaceva osservare la città e le persone che si svegliavano, chi solo chi in compagnia, ed assaporare la lenta rispesa delle attività da parte di ognuno.
Giunta alla fine delle strada mi ritrovai infatti, davanti all'edificio con l'insegna luminosa che lampeggiava, e la scritta: Bar e tabacchi! che mi abbagliava.
Rimasi qualche minuto, incantata ad osservare la porta a vetri che mi permetteva di vedere l'interno vuoto e la barista donna dell'altra sera, che mi notò e mi invitò ad entrare con un gesto della mano.
Le sorrisi, e così lei di rimando, mentre spingevo la porta per entrare.
-Ciao!- mi salutò, allegramente. -Che ci fai già sveglia?-
-Sono mattiniera, e mi sveglio sempre presto, sai com'è- le risposi cordiale, avvicinandomi al bancone e sedendomi sopra uno degli sgabelli in pelle rossa, il primo che mi capitò a tiro.
-Ahh, allora, come stai? Ieri sera ci hai dato dentro eh- rise, appoggiando i gomiti sopra il tavolo, e mostrandomi la sua perfetta dentatura bianca sfavillante. Dio, beata lei, era così carina. Bionda, occhi verdi, sorriso d'angelo e corpo da urlo.
Niente a che vedere con me. Bassina, piatta come una tavola, i capelli che mi facevano sempre un cespuglio di rose, ed un naso adunco. L'unica caratteristica che amavo del mio aspetto fisico, erano gli occhi, di un bell'azzurro.
-Bah più o meno bene. Ho un mal di testa spaventoso però-
-Eh beh, ti credo!- disse, appoggiando la testa bionda sopra i palmi aperti delle mani, guardandomi. -Allora dimmi un po', com'è che ti chiami? Ieri deve essermi sfuggito-
-Giulia- risposi, un po' imbarazzata per il suo sguardo insistente- e tu?-
-Catherine, ma puoi chiamarmi Cathy. Hai un nome particolare, non sei di qui vero?-
-No- scossi la testa -Sono Italiana, mi sono trasferita qui ieri in un appartamento qui vicino di mia zia, vengo da Roma-
-Wow! Non ci sono mai andata a Roma, ho visto Venezia! Com'è?-
-Uhm...bella e..caotica- borbottai, inclinando un po' il viso, pensierosa.
Lei rise ancora, facendo ondeggiare i capelli biondi -Come Londra allora!-
-Più o meno. Però Roma è di una bellezza diversa, più particolare.- risposi, sorridendo.
-Immagino! Senti ti porto qualcosa? Un caffè? -ci pensò su. -Whisky?-
-Hahah, no grazie, sono solo di passaggio. Pensavo di fermarmi un po' di più, ma penso che andrò al parco. Ho voglia di scattare qualche foto, così avrò qualcosa da raccontare alla mia migliore amica.-
-Sei una fotografa?- mi chiese, e le si illuminarono gli occhi. -Anche il mio ex. Era molto bravo...-disse, ed arrossì.
Evidentemente, si erano divertiti parecchio insieme, e scommetto che a lui non è dispiaciuto farle qualche foto...senza veli.
Ridacchia tra me e me, quindi mi alzai. -Oh posso immaginare. Senti io vado, ci si becca in giro ok?- la salutai con la mano e mi diressi fuori dalla porta.
-Ciao!- sentii dire, quindi uscii.


#Niall


Sbadigliai assonnato, massaggiandomi distrattamente la pancia.
Avevo fame, ed a ritmi di due tre minuti il mio stomaco prendeva a ruggire, in maniera piuttosto imbarazzante, cercando di richiamare non solo la mia attenzione ma anche quella dei miei compagni di band, che mi guardavano e scoppiavano a ridere.
Ehi, se avevo fame, che potevo farci!
Quella mattina mi ero alzato di buona lena, ed ero andato a fare colazione.
Il servizio fotografico doveva durare circa tre ore, compreso il trucco e parrucco, e ci dovevamo trovare tutti puntali nell'atrio della Hall, per fare colazione velocemente ed andare.
Il nostro manager aveva pensato bene di dirci all'ultimo momento ieri sera, che il giorno seguente ci sarebbe stato il servizio alle 8 e mezzo, e noi eravamo già abbastanza stanchi per le prove. Il servizio si sarebbe svolto nel mezzo del verde della periferia di Londra, in mezzo alle solite villette a schiera che costeggiavano i confini della città.
Non mi dispiaceva andarci. C'ero stato poche volte, ed il verde mi faceva sentire a casa.
L'Irlanda mi mancava, ma dopo il boom di X-factor, non avevo avuto un attimo di respiro tra prove, servizi e concerti, non potevo certo mollare la band e tutto il resto per andarmene. Bisogna rimanere concetrati, e non era mica così facile.
-Ehi Niall, se vuoi puoi andare a prenderti qualcosa da mangiare, tanto ora sono occupati con Louis- disse Harry, guardandomi con un espressione diverita sul volto sepolto dai ricci.
-Davvero?- esclamai, felice di accontentare il mio stomaco e placare la fame.
-Certamente! Ci dovrebbe essere un boufett qualche stanza in là, non so bene dove. Chiedi a Liam, magari ti può dare una mano- annuì, quindi mi indicò con un cenno della testa Liam, che stava sdraiato sopra il divano sepolto dai cuscini con gli occhi chiusi, probabilmente assonnato quanto noi dopo la levataccia.
Sorrisi ad Harry, ringraziandolo, quind mi avvicinai a Liam, toccandogli piano una spalla.
-Liam? Scusa sai dirmi dove sta il bouffet?- chiesi piano
-Uhm....-mugugnò, aprendo appena gli occhi e lanciandomi un'occhiataccia, a cui risposi imbarazzato. -esci dalla stanza, in fondo al corridoio a sinistra. E' la prima stanza.- rispose, quindi tornò a sonnecchiare.
-Grazie e scusa-
Mi avviai, procedento spedito per il corridoio, svoltando all'angolo ed entrando nella prima stanza che mi ritrovai di fronte, su cui compariva la scritta ''Boufett''. Mi diedi un colpo in fronte, dandomi dello stupido, quindi sghignazzando entrai.
Di fronte a me due lunghi tavoli uniti con una tovaglia colorata gialla sopra, erano imbanditi con bibite quali coca-cola, sprite e fanta, bicchieri e una vasta gamma di dolci.
Mi avvicinai, esaminando per bene le varie torte e tortine, indeciso su che cosa stuzzicasse il mio appettito.
E con mio rammarico, non trovai niente. Avevo voglia di Hambuger. Un bellissimo e succulento Hambuger con tanto di ketchup e patatine fritte.
Ma era mai possibile? Alle 9 del mattino, che mi andasse la carne?
Scossi la testa. Di andarmene non se ne parlava, ma...potevo resistere ancora 2 ore?
Ci pensai su, e decisi che no, non potevo resistere.
Presi il cellulare e scrissi ad Harry che uscivo un attimo a prendere una boccata d'aria, e che sarei tornato tra una ventina di minuti, massimo mezz'ora. Quindi rinfilai il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni, e controllando di avere ancora soldi, sgattaiolai fuori dal teatro, attento a non farmi beccare.
All'esterno faceva freddo, ma io ero abituato agli standard Irlandesi, ed il freddo di Londra non mi infastidiva poi così tanto.
Badai a non farmi vedere dalla fans che s'erano appostate fuori, in attesa, insieme ad i paparazzi, cercando un'uscita laterale. Ne trovai una, quella di emergenza, e spinti forte per uscire.
Per mia sfortuna però, un gruppetto di fans mi vide, ed urlando attirò l'attenzione.
-Merda!- pensai, e cominciai a correre verso la macchina. L'orda di gente mi seguì, tentando di riversarmisi addosso tra gridolini e flash di macchinette e telecamere, che volevano sapere che cosa ci facessi lì fuori e le solite cazzate varie da rivendere ai giornaletti scandalistici, tanto per far sapere un altro po' i fatti miei e dei ragazzi al mondo. Tentai di infilarmi in macchina, ma l'idea di non riuscire più ad uscire una volta dentro, mi terrorizzò e decisi di optare per una fuga a piedi.
Non potevo mica rischiare la galera dopo aver investito una trentina e passa di gente per uscire dal cancello. Anche se l'idea non mi dispiacque poi tanto. Sopratutto per i paparazzi.
Così presi a correre, prendendo stradine secondarie e laterali per evitare di attirare ancora l'attenzione.
Giunto ad un bivio, presi la strada a destra, il cui cartello indicava il parco per bambini vicino alla piazza grande. Magari lì sarei riuscito a nascondermi. Che ne so io, tra i cespugli e le fratte.
Mentre quindi il mio cervello elaborava veloci possibili vie di fuga, andrai a scontrarmi dolorosamente contro una ragazza, facendo capitolare entrambi in mezzo ai cespugli.
-Speriamo di non averla ammazzata- fu il primo pensiero che feci, mentre gli cadevo addosso.


#Giulia


Assaporai con felicità l'atmosfera tranquilla e pacifica che aleggiava intorno ai giochi per bambini dentro al parco, seduta sopra una panchina di legno ammuffito dall'umidità e la pioggia, e mezza scassata. Ma non mi importava, in quel momento ero completamente assorta a contemplare l'aria verde intorno a me.
Tirai di nuovo fuori la macchinetta,e mi alzai per scattare qualche foto.
Ne feci un paio vicino allo scivolo rosso e verde di plastica per bambini, quindi una vicino alle altalene dai ganci cigolanti, ricordandomi quando andavo con mia sorella e mia nonna al parco di villa Lazzaroni, litigando con gli altri bambini per decidere i turni per andare sulle altalene, e facendo a gara a chi andava più veloce.
Me ne ero fatta di sbucciature sulle ginocchia quando ero piccola! Per non parlare degli spintoni ed in pianti quando mia sorella pretendeva di andarci prima lei perché era più grande e la più alta.
Si comportava male anche quando aveva cinque anni, vi lascio immaginare ora che ne ha 24. Non è cambiata di una virgola, eppure io sono troppo buona, quindi non riesco a non volerle bene. E' una testa dura lo ammetto, ma è pur sempre mia sorella.
Riposi la macchinetta nella borsa, mandando un messaggio alla mia amica Rose per dirle che andava tutto bene e che tra qualche giorno avrei ricominciato la scuola. Le chiesi come andava, e se era riuscita a combinare qualcosa con quel Riccardo di cui s'era presa una sbandata colossale, ma che era un completo idiota.
Io per fortuna, mi ero accorta in tempo di quanto fosse stupido Alessio, il mio ex, e l'ho mollato subito prima che fosse lui a mollare me.
Non mi piace essere mollata, preferisco anticipare le sue mosse e mollare io.
Quel tipo poi, era proprio un deficente in piena regola. Pensava davvero che potessi credere alla sua storiella del ''E' stato solo un bacio, io ti amo ancora amore!'', dopo che li ho visti scopare come gatti in calore con quella stronza di Elisa,alla festa di compleanno di Rose? Ma per favore, chi vuoi prendere in giro.
Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo. -Per fortuna Giulia, che almeno un pizzico di astuzia ti è rimasta, e non sei più un'ingenua- borbottai sottovoce, sistemandomi di nuovo la borsa in spalla.
Mi voltai, per tornare a sedermi, ma proprio mentre mi avviavo alla panchina, qualcosa, o per meglio dire, qualcuno mi venne addosso, placcandomi come un giocatore di rugby in piena partita, e buttandomi in mezzo alle foglie verdi delle siepi, cadendomi per altro sopra.
-Ehi! Ma che cazzo...?!- sbottai, aprendo gli occhi dopo la botta alla testa ed il contraccolpo alla schiena, che non ringraziò. -Chi cazzo sei? Spostati accidenti a te!- stavo per continuare ad urlargli in faccia, ma persi il filo conduttore di qualsiasi cosa avessi pensato, quando incontrai gli occhi ghiaccio del ragazzo biondo che mi era venuto addosso, dimenticando persino il mio nome.
Lo guardai, come un cieco che vede per la prima volta il sole, ammutolita.
Lui aprì le palpebre, gemendo dal dolore, per spostarsi da sopra il mio corpo minuto.
-Merda, mi dispiace tantissimo- disse, mettendosi a sedere.- Ero inseguito da fans e paparazzi e non mi sono accorto di te, ti sei fatta male?- chiese, alzando lo sguardo. E finalmente mi guardò.
Rimanemmo a fissarci negli occhi, per quella che mi parve un'eternità, persi negli occhi l'uno dell'altro, e tutto il resto del mondo scomparve. Fui la prima che rispose, rompendo il silenzio, facendoci ricapultare sulla realtà.
-N-no...cioè s-si.- boccheggiai - ma non importa...davvero- dissi, riuscendo appena a sorridere. E che importava davvero, Niall Horan, mi era appena caduto addosso, ed in questo momento mi guardava con un sorriso lascivo, che avrei potuto morire lì, in quel momento. E sarei morta felice e senza rimpianti.
-Ah...mi dispiace- rispose lui, finalmente, grattandosi la testa, imbarazzato.-Come ti chiami?-
-Giulia..- sussurrai, arrossendo come un pomodoro.
-Piacere mio, sono Niall Horan. Dei One Direction- rispose, arrossendo insieme a me.
-Oh lo so- sorrisi - e sei un figo anche dal vivo-
-Come scusa?- chiese, confuso.
-Niente! Dicevo...che lo so. Ti conosco-
-Ah...sei una nostra fans?- domandò, e mi parve che una piccola luce gli si accese negli occhi, anche se non seppi spiegarmi il motivo.
Io annuii, distratta dal suo splendido sorriso con i denti splendidamente storti. Oddio. Quant'era bello. Possibile che fosse davvero Niall?
Mi sistemai una ciocchetta di capelli dietro l'orecchio quindi tornai a parlare.
-E...cosa ci fa qui uno dei One direction? Ti sei perso?-
Rise. -Ero a fare un servizio fotografico, e mi era venuta fame. Solamente che al buffet, non avevano Hambuger e...così sono uscito. Solo che i fans ed i paparazzi mi hanno visto e mi hanno inseguito. - precisò -credo di essermeli lasciati alle spalle ed averli seminati- disse.
-Non sento nessun gridolino, penso di si- risposi, guardandolo accorata. -Spero di si- pensai. -Dunque ora che farai?-
Ci rimuginò un po' su, quindi tirò fuori il cellulare. -Avverto i ragazzi che sono qui di venirmi a prendere-
Cominciò a digitare veloce sull'iphone, componendo un numero, quindi attaccò l'apparecchio all'orecchio ed attese che qualcuno gli rispondesse dall'altra parte.
Oddio, chi starà chiamando? Zayn? Liam? Louis? Harry?
Mi mordicchiai il labbro, in febbrile attesa anche io.
-Pronto? Harry? Senti io sono nel Parco vicino al teatro, mi vieni a prendere con la macchina? Si...Si, mi hanno inseguito e sono fuggito. Si...Ok, a tra poco, ti spiego dopo. Ah e...Non venire con la smart. Non centriamo.-disse, rispondendo ad Harry Styles che gli parlava dall'altra parte del telefono. Quindi lo abbassò e terminò la chiamata.
-Viene a prenderci Harry tra poco- dichiarò, con un sorriso.
-V-viene a prender....ci?- balbettai, sgranando gli occhi. -In che senso viene a prenderci? A te e... a me?- mi indicai con la mano, assurdamente incredula di ciò che mi propinavo le mie orecchie.
Magari mi sbagliavo. Magari stavo ancora sognando. Stavo impazzendo.
Eppure lui annuì, divertito dall'espressione che feci, prendendomi una mano. -Certo, entrambi- disse - Dovrò pur risarcirti per il disturbo no? Che ne dici di venire con me? Ti presento agli altri- propose, facendomi l'occhiolino.
Io lo fissai, poi abbassai lo sguardo, fissando la mia mano stretta sulla sua, cominciando a pensare che forse non ero io la pazza, ma lui. Perché invitare ME? Dio.
Annuii impercettibilmente, e lui si illuminò. -Perfetto allora! Vedrai ti troverai bene!- mi rassicurò, ed io non osai, pensare il contrario.



*
SPAZIO DELL'AUTRICE
Buon salve a tutti! Piacere, mi presento per la prima volta!
Sono Federica, e sono una fans sfegata dei One Direction! *Si sentono applausi ed urli di incoraggiamento*
E' prima fanfiction che scrivo, e sinceramente spero che questo prima inizio vi sia piaciuto!
Giulia incontra per la prima volta Niall Horan, il suo preferito della band, per una pura botta di culo che ognuno vorrebbe avere.
Nel corso della storia, comincerà a provare qualcosa per lui, ma si metterà in mezzo Liam, che diventerà il suo migliore amico.
Sarà una mini-long fanfic, suppongo di 5 capitoli, ma vedremo. Ovviamente con tanto di parti Hot u.u
Lasciate una recensioncina, così mi rendete contenta su! *___*
Grazie a colore che leggeranno e che commenterrano, vi amo! u.u Un saluto, a tra qualche giorno, promesso :3
  
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