23. Parole
Hermione non riuscì a fare né dire nulla di concreto.
Rimase immobile al centro della stanza, gli occhi spalancati e il cuore che
batteva all’impazzata.
“Ho sentito bene?” chiese Lavanda, scrutando Hermione con occhi curiosi, la
mano ancora sulla maniglia della porta.
Hermione deglutì a vuoto e sentì le gambe pesanti e il mondo farsi più
pressante.
Lavanda l’aveva sentito. E se Lavanda ora sapeva, di certo lo avrebbe saputo
tutta la scuola. Lo avrebbe saputo Ron.
Ron.
Hermione sentì uno spillo pungerle il cuore. Non voleva che Ron sapesse,
non doveva sapere nulla, era una cosa assolutamente inutile e sciocca. Non
voleva che Ron sapesse di un suo attimo di debolezza.
“Allora?” incalzò Lavanda, la voce leggermente più alta e lo sguardo che si spostava
da Ginny a Hermione.
Ginny frugò nella sua testa in fretta, e si stupì di trovarla vuota, quasi
completamente vuota. Non era da lei rimanere senza dire nulla, senza una
risposta pronta. Aveva sempre avuto qualcosa da dire, soprattutto ai tipi come
Lavanda, ma davanti all’evidenza delle cose non sapeva proprio che pesci
prendere.
E riusciva a sentire il terrore di Hermione perfino a un metro di distanza,
perfino senza guardarla negli occhi. Sapeva quanto lei fosse innamorata di Ron,
e sapeva anche quanto si fosse avvicinata a Malfoy nell’ultimo periodo, benché
i sentimenti che provava per lui non fossero ancora totalmente chiari.
Ma si erano baciati, e questo doveva pur significare qualcosa, no?
E se Hermione voleva davvero capirlo doveva farlo da sola, senza Lavanda e
soprattutto senza Ron tra i piedi.
Strinse un pugno.
“Scherzava, ovviamente” disse, cercando di risultare convincente, ma quelle
parole suonarono come una farsa persino a lei. Non riusciva a trovare nulla di
dicente.
Lavanda bloccò lo sguardo su Ginny e sollevò l’angolo destro della bocca in un
sorrisetto contorto e superbo, che Hermione desiderò far sparire a forza di
sberle.
“Scherzare? Bel modo di scherzare” disse con l’aria di chi la sapeva lunga.
Ginny incrociò le braccia e ravvivò i lunghi capelli rossi sulla schiena,
fissando con finta tranquillità quella stupida ragazza.
“Puoi non crederci, ma stiamo parlando di Hermione e Malfoy. Sai che non può
essere possibile, soprattutto perché sei consapevole del fatto che lei e Ron
sono... come dire...”
“Zitta!” sibilò Lavanda, e Ginny capì di aver colto nel segno.
“Oh, scusa” cinguettò, muovendo qualche passo avanti e affiancandosi a
Hermione. “Non dovevo dirlo, hai ragione”
“Malfoy e Hermione sono stati visti insieme molte volte quest’anno!” sbraitò
Lavanda paonazza, cercando di riportare l’attenzione su ciò che aveva sentito
dire da Hermione poco prima. Ginny non sarebbe riuscita a metterla in
difficoltà, non gliel’avrebbe permesso.
“Non che io sappia” rispose Ginny scrollando le spalle, e Hermione sentì che il
cuore stava normalizzando i battiti. Si stava calmando e tutto grazie a Ginny.
“In realtà ho passato molto più tempo con Ronald che con Malfoy, a conti fatti.
Come sempre, dopotutto” aggiunse
sollevando gli occhi in aria come fingendo di ricordare qualcosa di
particolarmente difficile.
Lavanda strinse i pugni e si voltò di scatto, uscì dal dormitorio e si sbatté
la porta alle spalle.
Hermione e Ginny attesero che i suoi passi smettessero di risuonare per le
scale, poi Ginny si lasciò scappare un sospiro di sollievo.
“Quindi... Malfoy, eh?”
Hermione sobbalzò sul posto e si tinse immediatamente di cremisi, le guance
improvvisamente calde.
Tirò fuori la bacchetta dalla tasca – che stupida, si disse, avrebbe dovuto
farlo prima – e mormorò Muffliato
contro la porta, rendendola insonorizzata.
Si avvicinò al letto e si lasciò cadere seduta, i battiti di nuovo accelerati.
“Pensi lo dirà a Ron?” domandò, e Ginny si avvicinò piazzandosi di fronte a
lei.
“Non credo. E anche se fosse dubito che le crederebbe”
“Ron è un po’ troppo incline a credere ai pettegolezzi” disse Hermione, ma
Ginny si limitò a scrollare le spalle.
“Come tutti” ribatté saggiamente, e Hermione si lasciò andare.
“Sì, Malfoy” sussurrò, in risposta alla pseudo-domanda che l’amica le aveva
posto poco prima.
La bocca di Ginny si stirò in un sorriso malizioso e si sedette a terra, le
gambe incrociate e la gonna ben sistemata. Hermione la fissò.
“Come? Quando? Dimmi tutto”.
Hermione sentì quella piacevole e fastidiosa sensazione allo stomaco per
l’ennesima volta e inspirò profondamente.
“Ecco... nella Sala delle Armature...”
“Oh” disse Ginny, e Hermione la scrutò.
“Cosa?” chiese fissandola incuriosita, e Ginny scosse la testa.
“Niente, ci sono stata con Dean. Continua”.
Hermione pensò che fosse meglio ignorare quel commento e cercò di trovare le
parole giuste per proseguire. Era difficile dopotutto raccontare una cosa del
genere.
“Beh, ecco, devo iniziare col dire che non è proprio la prima volta...”
Ginny spalancò gli occhi, stupefatta.
“Non è la prima volta? Che vuol dire?!” sbottò, e Hermione si tirò leggermente
indietro. Tanto valeva, comunque, dirle tutto ormai; la frittata era fatta.
“La settimana scorsa mi ha baciata lui... in Biblioteca...” azzardò a voce
bassa, sentendo le guance arrossarsi di nuovo. Ginny non disse nulla. Le labbra
strette, gli occhi attenti, attese silenziosa che Hermione continuasse il suo
racconto. Doveva aver capito, comunque, che era successo quando lei li aveva
lasciati da soli.
Ma Hermione sapeva che quella calma non sarebbe durata a lungo. Era sicura che
Ginny se ne sarebbe uscita quasi urlando, quando avrebbe finito di raccontare.
E le raccontò tutto, come fa una ragazza con la sua migliore amica. Le disse
della litigata nella Biblioteca omettendo ovviamente determinati particolari,
le raccontò del bacio e di come Malfoy fosse fuggito via subito dopo, e di come
l’avesse ignorata per tutta la settimana successiva.
Le raccontò il suo sollievo, quando le era finalmente sembrato che Malfoy
avesse deciso di lasciarla in pace, e il suo stupore quando se l’era trovato
dietro nella Stanza delle Armature.
Le riferì il loro pseudo-discorso, e il fatto che Malfoy sembrasse davvero in
lotta con sé stesso. E poi quelle parole...
Vai via, se non vuoi che accada di nuovo.
Ma Hermione non era andata via, e quando finì di raccontare tutto quello a
Ginny, si sentì decisamente più leggera.
Ginny rimase seduta a terra con braccia e gambe incrociate, valutando la
situazione.
“Beh” disse infine, e Hermione rilasciò il fiato tutto insieme felice di
sentirla parlare. Aveva paura di come avrebbe potuto giudicarla, dopotutto
Ginny era una persona così schietta da metterla quasi a disagio. “Ovviamente
c’è qualcosa. Vi piacete” azzardò, e Hermione saltò su come se si fosse appena
seduta su un porcospino.
“No!” esclamò con veemenza, agitando le braccia e la testa. “Piacermi? Malfoy?
E... io? A Malfoy? No, no” ribatté confusamente sotto lo sguardo scettico di
Ginny.
“In teoria si bacia qualcuno solo se ci si sta insieme” disse, e Hermione incrociò
immediatamente le braccia, sostenuta.
“Certo” rispose schioccando la lingua. Non sapeva perché, ma si irritò
all’improvviso. “Vallo a dire alla Parkinson, lei non sta con Malfoy,
eppure...”
“Oddio” la interruppe Ginny, e Hermione prese a picchiettare nervosamente per
terra con il piede. “Sei già gelosa? È grave”
“Non sono gelosa!” sibilò Hermione,
rendendosi immediatamente conto che probabilmente sì, un po’ gelosa era. Ma non
capiva di cosa, non aveva senso tutto quello.
“Ok, ho capito, calma...” tentò di tranquillizzarla Ginny, alzandosi da terra.
Si portò di fronte a Hermione e incrociò di nuovo le braccia con un’espressione
che all’amica non piacque affatto.
“Ti è piaciuto?” domandò, e Hermione saltò sul posto con il viso in fiamme.
Ma che domande erano?
Spalancò la bocca per rispondere ma non ne uscì nulla, solo un suono
leggermente strozzato.
Le era piaciuto? Certo che le era piaciuto, altrimenti sarebbe rimasta ferma
come aveva fatto la settimana prima, o lo avrebbe respinto. E non aveva fatto nessuna
delle due cose.
Sospirò, passandosi una mano sulla fronte e socchiudendo gli occhi per un
attimo.
“Non lo so” rispose infine, sincera. Ginny si lasciò scappare un sorriso
intenerito e le diede un paio di pacche sulla spalla – molto stile Harry, si ritrovò
a pensare Hermione.
“D’accordo” disse, facendo un cenno con la testa.
“Credo che andrò a farmi una doccia” disse Hermione, avvicinandosi al baule per
prendere i vestiti.
Ginny annuì, la salutò e uscì dal dormitorio richiudendosi la porta alle spalle.
*
“Scacco matto!” gridò Ron sollevando un pugno in aria,
felice. Harry vide il suo Re incrociare le braccia insoddisfatto per come il
suo padrone aveva comandato i suoi compagni e sbuffò, iniziando a togliere i
pedoni dalla scacchiera.
“Di nuovo. Ma che gioco a fare?” borbottò contrito, mentre Ron si esibiva in un
balletto improvvisato sul posto. Ginny rise e Hermione sollevò appena gli occhi
dal libro di Pozioni, per poi tuffarcisi di nuovo dopo aver dato in un risolino
divertito.
Harry sistemò nella scatola gli scacchi e si adagiò sul divano, comodo,
gettando un’occhiata a Ginny e notando come lei lo stesse guardando con un
certo interesse.
Si sentì arrossire appena e spostò lo sguardo su Ron che, soddisfatto, si era
abbandonato sulla poltrona con gli occhi fissi sul caminetto.
Lo sguardo di Ginny gli perforò la nuca, e un improvviso senso di colpa si fece
avanti dentro di lui, sempre più consistente.
Erano ormai passate quasi due settimane, e lui non aveva ancora detto nulla a
Ron riguardo la sua neonata storia con Ginny.
Ma come dargli torto, dopotutto? Aveva visto Ron inveire – in privato,
ovviamente – contro ogni singolo ragazzo di Ginny, e non era facile ammettere
che lui era diventato uno di quelli a tutti gli effetti.
Si grattò la testa e si voltò di nuovo verso Ginny, che lo fissava così
intensamente da farlo arrossire.
Non sapeva perché, ma aveva un certo qual modo di farlo sentire in colpa anche
se sapeva, in fondo, di non aver fatto nulla di male.
Hermione, incuriosita da quel silenzio così perfetto per studiare, lesse
l’ultima riga della pagina che aveva deciso di imparare a memoria e alzò gli
occhi, notando quello scambio di sguardi e l’espressione beata di Ron che,
ovviamente, non si era accorto di nulla.
“Ginny, come va la preparazione per i G.U.F.O.?” domandò Hermione, richiudendo
il libro con un colpo secco e attirando l’attenzione.
Ginny si voltò verso di lei e Harry tirò un leggero sospiro di sollievo.
“Sto studiando” disse, sollevando dalle gambe il grande volume di Antiche Rune*,
chiuso.
Hermione le gettò un’occhiata poco convinta e si voltò verso Ron.
“Dovreste studiare anche voi” disse, e Harry sollevò le sopracciglia.
“Non abbiamo i G.U.F.O.” ribatté, e Hermione scosse la testa mentre Ron
abbandonava la sua personale contemplazione del fuoco e si voltava verso di
loro.
“Ma avete gli esami, fra un mese e mezzo esatti. Vi converrà studiare”
“Possiamo sempre copiare da te” rispose Ron tirando fuori la lingua, e Hermione
schioccò la sua così forte da far sobbalzare Grattastinchi, acciambellato
davanti alle gambe della sua sedia.
“Scordatelo proprio” rispose stizzita, poggiando il libro sul tavolo e
incrociando le braccia.
Ron le sorrise e Hermione arrossì leggermente, quando un cigolio alle loro
spalle li fece voltare.
Lavanda era appena arrivata, e Ginny immediatamente assottigliò gli occhi
mentre la vide avvicinarsi a loro e poi deviare verso un divano accanto alla
finestra.
Hermione per un attimo si chiese che intenzioni aveva e rimase immobile,
trattenendo il respiro in attesa di una sua mossa, ma non avvenne nulla.
Lavanda si sedette senza una parola e aprì un libro appena preso dalla borsa.
“Che succede?” chiese Ron, notando l’improvviso cambio di atmosfera.
“Niente” tagliò corto Ginny, cercando di non guardare Hermione ma cercando allo
stesso di infonderle una certa sicurezza. “Comunque odio questi stupidi
G.U.F.O. Sono difficili? I professori ci terrorizzano, al riguardo”.
“Sì, lo sono” ribatté Ron, ma Hermione si sentì in dovere di dissentire.
“Lo sono solo se ti fai trovare impreparato. Studia e vedrai che non avrai
problemi, come in tutti gli esami. Penso che i G.U.F.O. siano diversi solo
perché ci sono esaminatori esterni”
“Eppure” intervenne Ron a mezza bocca, “Mi pare che tu ti fossi preparata come
nessun altro studente della scuola, eppure al terzo anno sei stata l’unica a
fuggire dall’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure perché il tuo Molliccio si
era trasformato nella McGranitt...”
Harry e Ginny scoppiarono a ridere e Hermione divenne rossa dalla rabbia e
dall’imbarazzo.
Come dimenticare quel terribile giorno? Gli esami erano andati benissimo, ma
non era riuscita a completare il percorso creato da Lupin perché, arrivata alla
prova del Molliccio (dove Harry aveva totalizzato il massimo dei punti, e
quello era stato un smacco enorme perché Harry non era mai stato migliore di
lei in nulla, a scuola), quello aveva preso la forma della professoressa
McGranitt che le annunciava che era stata bocciata in tutti gli esami.
E lì non aveva resistito, era corsa fuori urlando terrorizzata.
Si era vergognata a morte di quell’esame, e Lupin era stato troppo buono a
darle un Oltre Ogni Previsione. Si meritava una T per come era fuggita.
Si voltò a guardare i suoi amici che ancora ridevano di cuore, le lacrime agli
occhi, e si lasciò andare a un sorriso allegro.
Dopotutto erano passati anni, era ora di riderci su.
Scoppiò a ridere quando Ron si alzò dalla poltrona per fare una sua molto
simile imitazione e non notò lo sguardo invidioso che Lavanda le aveva appena
lanciato da lontano.
*
“Sempre i soliti ritardatari” commentò Ginny guardando il
grande orologio appeso in Sala Grande.
Erano le otto e mezza e non c’era traccia di Harry e Ron.
“Avranno passato la notte a giocare a scacchi, invece di studiare” rispose
distrattamente Hermione mentre masticava lentamente e leggeva qualche pagina di
Aritmanzia.
Ginny non rispose, ma Hermione non se ne curò.
Continuò a leggere in attesa che arrivassero i suoi migliori amici, che a
quanto pareva non avevano voglia di presentarsi a colazione, quella mattina.
Fece giusto in tempo a pensarlo che si sentì strattonare e il libro le cadde di
mano, e si ritrovò in piedi rischiando di cadere oltre la panchina.
Sentì una mano stringersi intorno al suo polso.
“Ma...!” si voltò e sgranò gli occhi.
“Vieni!” disse il ragazzo che aveva di fronte, tirandola più forte. Hermione
scavalcò la panca con cautela chiedendosi perché doveva trattarla così davanti
a tutti, e lo seguì mentre lui la trascinava fuori.
Ginny li fissò con gli occhi spalancati mentre Harry prendeva posto accanto a
lei e le sfiorava la gamba con la mano.
“Ma che è successo?” chiese, e Harry scrollò le spalle.
“Non ne ho idea” disse, servendosi una porzione di porridge.
“Ron, mi fai male!” strepitò Hermione tirando il braccio per
liberarsi dalla presa dell’amico, ma lui non le diede ascolto.
La trascinò fuori dalla Sala Grande e per tutta la Sala d’Ingresso, fino al
portone principale. Lo superarono sotto gli sguardi attoniti degli altri
studenti che entravano e uscivano dalla sala per la colazione e si passò una mano
sul viso, chiedendosi cos’avesse combinato stavolta.
Ron la portò fuori, accanto alla scalinata del portone, ma nessuno dei due si
accorse della figura bionda che aveva appena sceso le scale della Sala
d’Ingresso e che li aveva visti fuggire fuori.
Draco Malfoy, chiedendosi cosa stesse combinando, si avvicinò alla pesante
porta e si appiattì contro di essa, le orecchie tese e gli occhi curiosi e
concentrati.
Cercò di apparire naturale e incrociò le braccia, perché sapeva quanto poteva
essere strano trovarlo lì, poggiato alla porta aperta apparentemente senza
avere nulla da fare.
Ma ce l’aveva, in realtà, qualcosa da fare.
“Ron!” Hermione sbatté contro la sua schiena mentre Ron si fermava e la
lasciava andare, per poi voltarsi verso di lei e fissarla serio.
“Che succede?” chiese, preoccupata. Lo sguardo di Ron non presagiva nulla di
buono.
“Ieri sera, prima di salire per andare a dormire, Lavanda mi ha fermato per
informarmi di una cosa” disse, e Hermione si ritrovò a spalancare gli occhi.
Ecco perché quella vipera era tornata nel dormitorio solo un’ora dopo di lei.
Aveva atteso che lei non ci fosse per poter raccontare tutto a Ron e,
probabilmente, anche a Harry.
Schioccò la lingua infastidita e si sistemò la frangetta che le era andata
davanti agli occhi.
“Cosa ti ha detto?”
“Che ti ha sentito mentre raccontavi a Ginny di...”
Fece una pausa.
“Dio, non riesco neanche a dirlo” disse Ron digrignando i denti, e Draco sentì
una strana sensazione impossessarsi di lui. Cosa poteva provocare una reazione
del genere in Weasley, se non lui? Dunque la Granger aveva raccontato tutto
alla piattola? E ora lo sapeva anche la Brown?!
“Di aver baciato Draco Malfoy?” completò per lui Hermione, frugando velocemente
in quella sua testa piena di idee.
Ron annuì con le sopracciglia inarcate pericolosamente e Hermione scoppiò a
ridere, dandogli una pacca sulla spalla.
Sia Draco che Ron spalancarono gli occhi, perplessi.
“Cosa c’è da ridere?”
“Non le avrai creduto, spero!” esclamò Hermione, ridendo ancora.
Ron si sentì molto stupido.
“No... è per questo che sono venuto a chiedertelo”
“Mi ha sentito mentre raccontavo a Ginny della Polisucco, all’inizio dell’anno”
disse Hermione alla svelta. “Le ho raccontato del fatto che avevo preso il
posto di Pansy Parkinson e che, in quel frangente, mi ero baciata con Malfoy.
Tutto qui. Lavanda ha sentito solo l’ultima parte”.
Ron rimase un attimo in silenzio, soppesando le parole di Hermione.
“Gliel’avete spiegato?” chiese, e Hermione annuì, smettendo di ridere.
“Certo che gliel’abbiamo detto, ma ovviamente quella capisce solo quello che
vuole. E credo che allontanarmi da te sia il suo obiettivo” rispose, senza
riflettere.
Ron la fissò.
“Ah, sì? E per quale motivo?”
Draco strinse forte la bacchetta all’interno del mantello.
“Beh, lo sai che... insomma, è sempre stata gelosa di me, anche quando stavate
insieme” disse Hermione cercando di cavarsi di impaccio, sapendo di star
arrossendo vistosamente.
Ron la osservò mentre si tingeva di quell’adorabile rosso carminio e poi annuì
con un sorriso, sentendosi più leggero.
“Già, è vero” disse, allungando la mano. Hermione non poté fare né dire nulla,
che lui strinse la sua lievemente.
“Andiamo a fare colazione” disse, e insieme si incamminarono verso la Sala
Grande senza lasciarsi.
Draco sentì i passi avvicinarsi a lui ma non poté fare altro che appiattirsi di
più contro il legno freddo; se si fosse mosso l’avrebbero visto, era più saggio
cercare di mimetizzarsi contro la parete.
Si siede dello stupido mentre Ron e Hermione entravano nella Sala d’Ingresso e
lo sorpassavano senza vederlo, e Draco li seguì con lo sguardo finché non
incontrò due paia di occhi che lo fissavano stralunati.
Ron e Hermione passarono accanto a Blaise e Theodore senza guardarli e
tornarono nella Sala Grande da Ginny e Harry, e Draco rimase pietrificato
capendo che i suoi due amici avevano intuito tutto.
Con un pugno dato all’indietro contro il portone di legno, ringhiò mentre si
allontanava per tornare nella Sala Comune di Serpeverde.
Gli era passata completamente la fame.
*
“Cosa voleva Ron stamattina?”
“Come, non lo sai?” domandò Hermione inarcando le sopracciglia, smettendo di
accarezzare Grattastinchi. Harry scosse la testa mentre metteva il punto finale
alla sua lunga relazione di Storia della Magia e la guardò soddisfatto,
chiedendosi se sarebbe riuscito ad accaparrarsi almeno una A.
“Ieri Lavanda l’ha fermato e gli ha detto una cosa spiacevole” disse Hermione,
e Harry sollevò la testa per guardarla.
“In effetti ieri Ron è salito su un po’ dopo di me, e lei era ancora nella Sala
Comune... Cosa gli ha detto, comunque?”
“Che io e Malfoy ci siamo baciati” rispose Hermione con semplicità, riprendendo
ad accarezzare Grattastinchi che fece rumorosamente le fusa su di lei.
Harry spalancò gli occhi e Hermione, anche se non lo vide, percepì immediatamente
quella reazione e tornò a guardarlo, un sorrisetto ad incresparle le labbra.
“Tranquillo, ha capito male. Nel senso, ho raccontato a grandi linee a Ginny
della Pozione Polisucco e del fatto che ero scappata via quando Malfoy mi aveva
baciata, e Lavanda ha sentito solo quest’ultima parte”.
Harry rimase stupito dalla tranquillità con cui Hermione gli aveva raccontato
l’accaduto, ma quel tono pacato con cui aveva parlato gli fece pensare che non
stesse mentendo.
“...Capisco” disse Harry quindi, tornando tranquillo. Hermione continuò a
sorride, ma dentro di lei aveva voglia di urlare.
Lavanda per poco non combinava un casino, e lei ci aveva messo tantissimo a
rimettere insieme i pezzi della sua vita; non voleva litigare di nuovo con
Harry e Ron, non avrebbe retto altro tempo da sola con i suoi pensieri,
soprattutto perché aveva il pessimo tempismo di imbattersi sempre in Draco e di
pensare a lui, quando era sola.
“Comunque” disse, cercando di scacciare quei pensieri dalla testa, “Parlando di
Ron... quando hai intenzione di dirglielo? Di te e Ginny, intendo. Non potete
stare nascosti all’infinito”.
Harry tacque, le labbra strette e l’espressione tesa, le guance leggermente arrossate.
“Presto... ma non so come. Sembra così felice che Ginny si sia mollata con
Dean...”
“Ti conviene dirglielo al più presto, potrebbe prenderla male”
Harry annuì contrito.
“Tu come glielo diresti? Perché io non so proprio come tirare fuori il
discorso...”
Hermione rifletté.
Come avrebbe fatto? Oh, beh, non era difficile immaginarlo, perché
effettivamente lei aveva qualcosa da
raccontare ai suoi migliori amici ma non aveva ancora avuto il coraggio di
farlo. E quel fantomatico coraggio le era scomparso definitivamente quando
quella mattina Ron l’aveva presa per parlarle a quattrocchi.
D’altronde, non era sicura neanche che ci fosse qualcosa da raccontare,
comunque.
In altre occasioni, sarebbe corsa dai suoi migliori amici dicendo che una
determinata persona l’aveva baciata, e poi? Non era così sprovveduta da pensare
che un bacio potesse significare qualcosa, tantomeno per Malfoy, ma
effettivamente qualcosa era successo dentro di lei, era cambiato.
Cosa, non sapeva dirlo, ma aveva tutta l’intenzione di non farci caso.
“Non saprei proprio” rispose dunque, accarezzando la coda di Grattastinchi.
*
“Ecco... ecco... ora... cadono... Cavolo!”
Ginny osservò impotente i sette libri caderle dalle braccia con un tonfo sordo
e li fissò con le braccia spalancate, indecisa tra il prepotente sentimento di
prenderli a calci da lì fino alla Torre di Grifondoro e quello di raccoglierli
prima che Madama Pince, sbucata da chissà dove, la vedesse trattarli in quel
modo.
Sbuffò e si chinò a terra maledicendo i G.U.F.O., così impegnativi da
costringerla a saccheggiare la biblioteca per poter ripassare decentemente.
Afferrò il libro di Pozioni e poi lo poggiò di nuovo a terra, rendendosi conto
che non era il più grande di tutti; aveva bisogno di un po’ di logica se non
voleva farli cadere a terra di nuovo: afferrò il libro di Incantesimi, il più
grande e spesso, e lo piazzò in braccio, iniziando a poggiarvi sopra gli altri
a seconda della grandezza.
“Cosa ci facevi lì!?”
Ginny sollevò la testa di scatto, spalancando la bocca per rispondere a
chiunque avesse parlato, ma la chiuse immediatamente.
Quel qualcuno che aveva parlato non si era rivolta a lei, e non fece molta
fatica a riconoscere la voce.
Smise di raccogliere i libri e rimase in silenzio, china, mentre dietro
l’angolo dei passi pesanti e affrettati risuonavano per il corridoio e poi si
bloccavano.
“Un giro” rispose una voce bassa e cupa, somigliante a un grugnito.
“Non prendermi in giro, Tiger!” sbottò Malfoy infuriato, forse picchiando un
pugno contro la parete. Ginny trattenne il fiato e spalancò gli occhi,
continuando a sentire.
“Dovete stare lontani da quella stanza!” gridò Draco, e Ginny capì
immediatamente che doveva essere fuori di sé dalla rabbia. La voce di Tiger,
comunque, la raggiunse calma e tranquilla.
Non sapeva che quel... coso sapesse
tenere testa a Malfoy in quel modo.
“Perché?
Sentì Draco ringhiare.
“Lo sapete perché” rispose con voce sommessa, e Ginny lo immaginò facilmente
assottigliare gli occhi grigi dalla rabbia.
“Smettila di comportarti ancora come se fossimo i tuoi leccapiedi. Tu non sei
nulla, Draco, proprio come tuo padre”.
Ginny non riuscì più a sentire nulla perché l’attimo dopo due grida
echeggiarono per il corridoio, confuse.
“STUPEFICIUM!”
“PROTEGO!”
Sentì un tonfo e vide Malfoy passarle davanti volando, scaraventato
all’indietro dall’incantesimo di Tiger che doveva essersi rivelato più potente
del previsto.
Senza dire nulla, Ginny raccolse di fretta tutti i libri e corse via cercando
di non farne cadere neanche uno per non attirare l’attenzione.
Smise di correre senza guardarsi indietro solo quando raggiunse il ritratto
della Signora Grassa; lo attraversò con il cuore in gola, entrò a buttare il
carico di libri sul divano e corse a cercare Hermione.
*
Hermione, dopo aver praticamente gridato la parola d’ordine
al Gargoyle, salì la scala a chiocciola e bussò alla porta con enfasi, e questa
si aprì qualche secondo dopo.
Cercò di calmarsi, e la vista di Silente, seduto alla scrivania di fronte a lei
sortì subito l’effetto desiderato.
“Salve, signorina Granger. Qual buon vento la porta qui?” chiese con
gentilezza, e Hermione si fece strada nell’ufficio richiudendosi la porta alle
spalle, ma non si sedette sulla sedia davanti lo scranno.
Si torturò le dita indecisa su come cominciare, e ripensò alla conversazione
che aveva avuto con Ginny poco prima.
Le aveva detto di aver sentito Malfoy e Tiger litigare, le aveva riportato la
conversazione così come l’aveva sentita e Hermione le aveva fatto giurare che
non avrebbe detto nulla a Harry.
Ginny, dopo qualche protesta, aveva acconsentito ma non era comunque stata del
tutto convinta. Hermione, comunque, non aveva avuto tempo di spiegarle; aveva
avuto come l’impressione che quella fosse un’informazione fondamentale ed era
corsa da Silente.
“Professore, ho sentito... una cosa” disse, e Silente si mostrò vagamente
interessato, inarcando le sopracciglia.
“Mi dica, la ascolto”
Hermione raccontò velocemente quello che aveva saputo, ripercorrendo poi ogni
frase per poterla modificare e renderla meglio: si sentiva agitata, non
riusciva a parlare spontaneamente perché un dubbio atroce, dopo quello che
aveva scoperto, l’aveva assalita.
Quando ebbe finito di raccontare quella corta storia confusa, Silente annuì con
la testa e aprì un cassetto, estraendone una lettera imbustata con un sigillo
rosso in ceralacca nel mezzo.
Si alzò e consegnò la lettera a Hermione con la mano sinistra. Lei cercò
immediatamente di scorgere l’altra, ma si accorse che era cautamente nascosta
nel mantello.
“Potrebbe consegnare questa al Signor Potter il prima possibile?” chiese
gentilmente, e Hermione prese la lettera registrando quello che il preside le
aveva appena detto.
“...Come?”
“È urgente, signorina Granger” rispose lui con un sorriso leggero, che
lentamente svanì quando Hermione spalancò gli occhi per ribattere.
“Non ha intenzione di fare nulla?! Le ho detto che Tiger e Goyle...”
“Non si deve preoccupare di questo” la interruppe Silente sollevando la mano
integra. Hermione chiuse la bocca di scatto e per un attimo si sentì indignata.
Era una cosa importante, come poteva Silente ignorarla così bellamente?
“Ora, se non le dispiace, gradirei se portasse questa lettera al Signor Potter.
Davvero” aggiunse Silente, notando che Hermione spalancava la bocca per
ribattere.
“D’accordo, Professore” sussurrò in risposta, stringendo la mano intorno alla
lettera.
Come un automa, si voltò e uscì dall’ufficio così com’era venuta, ancora più
confusa di prima.
Percorse velocemente i piani che la separavano dalla Sala Comune dei Grifondoro
e quando arrivò consegnò immediatamente la lettera a Harry, che l’aprì cercando
di nasconderla a sguardi indiscreti.
“È un’altra lezione... l’ultima, dice!” disse, battendosi una mano sulla
fronte.
Sollevò gli occhi dalla lettera mentre la risistemava nella busta e sospirò,
rendendosi conto che alla fin fine, con Lumacorno non era arrivato da nessuna
parte.
“Credo che userò la Felix Felicis” disse infine, e Ron inarcò le sopracciglia.
“Per cosa?”
“Per ottenere il ricordo di Lumacorno... sono giorni che ci penso, credo di non
avere altra scelta”.
Hermione, che aveva preso posto accanto a Ron, incrociò le braccia e annuì
convinta, ma con la mente era altrove.
Doveva assolutamente parlare con Draco.
After you read:
*Allora, la Rowling non ha mai fatto cenno alle materie
scelte da Ginny dal terzo anno in poi, quindi facendomi un paio di filmini
mentali ho deciso che saranno: Cura
delle Creature Magiche e Rune Antiche, per un semplice fatto!
1- Babbanologia non le serve, ha Hermione e le basta che sia suo padre ad
interessarsi ai Babbani XD
2- Divinazione no, sa cosa ne pensano Harry, Ron e Hermione ed è una persona
piuttosto pragmatica, non ce la vedo a fare una materia così senza capo né coda
(come Hermione, d’altronde)
3- Aritmanzia no, e non so il motivo ma non mi ispirava particolarmente XD
Dunque *O* Eccomi qui, avevo detto che tornavo a marzo e
invece eccomi qualche giorno prima.
Sorprese? XP
Bene, so che in questo capitolo non accade nulla per i piccioncini, a parte la
palese gelosia di Draco, ma... ci avviciniamo alla fine. Del sesto libro, cioè.
Sì, lo so che sono capitoli che lo ripeto, ma è davvero così, quindi per ora
non aspettatevi più scene amorevoli tra i due protagonisti perché – ahimè – la
fine del sesto libro è fatta praticamente di sola avventura!
Bene, spero che vi sia piaciuto, eee fatemi sapere *w*
*Accio recensioni!*
Vi saluto che è tardi ò___ò
Grazie mille a tutti voi *O*
Tonna <3