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Autore: Nobody Owens    26/02/2012    2 recensioni
Trovare un assassino, evitare che colpisse di nuovo, la loro missione era iniziata.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Innamorarsi a St. Cloud
 
Gli interrogatori

 
 
 
Dopo Adrienne Ploughshares fu il turno di Matthew Bay, un ragazzo vivace dai riccioli d'oro.
- Io sono l'agente Derek Morgan. Ti farò qualche domanda, niente di cui ti debba preoccupare-
- Va bene- il suo tono era calmo, i suoi movimenti pacati.
- Conoscevi bene Stephen Breadwhite, Christian Salt e Nicholas Butter?- Morgan si chiese quante volte ancora avrebbe dovuto ripetere quella frase.
- Giocavamo a baseball insieme, e Chris, Steve ed io frequentavamo gli stessi corsi di letteratura e matematica-
- Chi altri c'è nella squadra?-
- Luke Ferrars, Alex Jones, Victor Bulb, Evan Liant, Paul Byheart-
- Li consideravi tuoi amici? -
- No, non direi che erano proprio miei amici, erano i miei compagni di gioco, in campo è tutto diverso che nella vita reale. Non saprei spiegarlo con esattezza ma durante una partita è come se il mondo fuori non esistesse, la squadra diventa un tutt'uno e ognuno combatte per lo stesso obbiettivo. Di solito festeggiamo tutti insieme dopo una vittoria o ci lecchiamo le ferite in seguito ad una sconfitta, ma quando ci incontriamo in classe o per i corridoi è tutto completamente diverso. -
- Erano delle brave persone?- domandò Morgan.
- Erano degli atleti davvero in gamba, ma per quanto riguarda l'ambito della gentilezza credo che ne fossero piuttosto digiuni. Facevano parte di quei personaggi irritanti e spacconi che però non puoi prendere a pugni perché picchiandoli, non solo cacceresti te stesso nei guai, ma cacceresti nei guai anche i tuoi genitori che molto probabilmente devono il loro posto di lavoro ad una qualche azienda di proprietà dei loro padri. Qui a St. Cloud bisogna pensarci bene prima di mettersi contro qualcuno-
Morgan annuì.
- Senti, sai dirci qualcosa di Flint Hopeless e Olivia Nylon?- chiese Reid all'improvviso riemergendo dagli appunti che stava scrivendo.
- Flint è un ragazzo intelligente, un vero genio in matematica. Quando ero in difficoltà, ha provato ad aiutarmi. In realtà, dovrei dire che l'anno scorso mi ha praticamente salvato da una bocciatura quasi certa in algebra. Vive con sua madre e ha un lavoretto part-time in un bar vicino alla scuola- mentre parlava del ragazzo i suoi occhi celesti, si accesero di una strana luce.
- E' un tuo amico?-
- Oh, non credo che lui mi consideri tale. Lui e Olivia vivono in una specie di mondo parallelo tutto loro. Sono due solitudini che si sono trovate. L'anno scorso a malapena si conoscevano, ma dopo che tutti avevano smesso di parlare con Flint per via delle voci sulla sua presunta omosessualità e dopo la morte dell'amica di Olivia, i due hanno iniziato ad avvicinarsi. Ora sono inseparabili-
- Oltre a questo che mi dici di Olivia?- incalzò Reid, Morgan gli lanciò un'occhiata interrogativa.
“È strana quella" aveva detto Adrienne Ploughshares a proposito della ragazza e ora quella frase continuava a rimbalzare nella sua mente ad una velocità pazzesca.
Gli anni del liceo non erano certamente quello che il dottor Reid avrebbe definito "bei vecchi tempi".
Era stato vittima di bullismo.
I compagni di classe, soprattutto a causa della sua intelligenza, gli avevano appioppato  l'affettuoso  nomignolo di "stramboide" e lo evitavano come se avesse la lebbra.
Per questo motivo voleva conoscere Olivia, finalmente avrebbe incontrato qualcuno della sua razza, forse avrebbe capito cosa rendeva tali i cosiddetti normali.
- Olivia è una ragazza bizzarra...- "Ecco, ci risiamo" pensò Reid
-...Perspicace e generosa. Mia madre lavora all'ospedale e dice che ultimamente l'ha vista spesso. Non che io la conosca così bene, mi sembra una persona semplice, timida e tremendamente insicura. Tutto qui-
- Grazie mille. Ci sei stato molto utile. Se dovessi ricordare qualcosa, oppure avessi bisogno di parlare, rivolgiti pure a noi- disse Derek.
- Grazie, arrivederci-
Matthew lasciò la stanza.
- Un altro buco nell'acqua- dichiarò Morgan appena la porta si chiuse, l'altro annuì.
- Come mai t’interessa così tanto quella ragazza?- indagò con la faccia di uno che la sa lunga.
- Oh avanti non "così tanto"-
Se non sapessi bene con chi sto parlando, direi che invece te la sei presa a cuore- il suo tono era alquanto divertito.
Vedere il ragazzino cedere a istinti puramente umani come l'attrazione era uno spettacolo imperdibile.
- Ti sbagli Morgan. E' solo che...-
Lo squillo del cellulare di Derek interruppe le parole di Reid. 
Hotch lo stava chiamando, così l'agente lasciò in fretta la stanza proprio mentre Olivia Nylon varcava la porta.
 
 
  
Morgan era uscito, così lui era rimasto solo con la strana ragazza che era appena entrata.
Gli aveva sorriso, aveva le fossette sulle guance e un'espressione incredibilmente dolce.
Con sorpresa si accorse che anche lui stava sorridendo.
Spencer Reid conosceva i modelli comportamentali perfettamente. 
Sorridere quando si conosceva qualcuno di nuovo, mostrarsi aperti quando l'interlocutore ti rivolgeva la parola, annuire col capo durante la conversazione erano tutti modi per comunicare all'altro disponibilità nei suoi confronti. 
Meravigliato, capì, che quello apparso sul suo volto poco prima, non era un semplice sorriso di circostanza. Quello era vero.
Di colpo ricordò il commento del collega in proposito "forse l'S.I è lei"  ma guardandola la cosa gli sembrava sempre meno probabile.
Olivia era a malapena un metro e sessanta e probabilmente non arrivava a pesare più di 40 kg, lo zaino che si trascinava dietro era quasi più grande di lei.
D'accordo, l'S.I grazie ad un mezzo di trasporto, aveva la possibilità di avvicinarsi molto ai luoghi dove aveva scaricato le vittime ma senza dubbio, doveva essere dotato almeno della forza necessaria per spostare quei corpi su e giù dalla macchina!
Tornò a studiare la ragazza, aveva i capelli bruni e grandi occhi color cioccolato.
Per un attimo gli tornarono in mente le parole di Adrienne Ploughshares "I suoi occhi non mi piacciono affatto, ti guardano in un modo sospettoso quasi volessero sempre e solo sfidarti"  non poté fare a meno di pensare a quanto si sbagliasse.
Gli occhi di Olivia erano vispi e curiosi, brillavano di una voglia di vivere non comune ma allo stesso tempo erano velati da una profonda tristezza.
Quanto allo "stile raccapricciante" in un certo senso, non poteva che dare ragione alla cheerleader, sembrava che Olivia si fosse lanciata in una tavolozza dei colori con conseguenze piuttosto singolari.
Non era esattamente il prototipo della bella ragazza ma aveva qualcosa di particolare che la rendeva estremamente graziosa.
- Ciao, io sono il dottor Spencer Reid-
- Piacere, Olivia Nylon- si accomodò davanti a lui
- Sono dell'FBI, ora ti farò delle domande su quello che è successo-
- D'accordo- rispose cordiale, anche se l'idea non la allettava per niente
- Conoscevi Stephen Breadwhite, Christian Salt e Nicholas Butter?-
- Christian e Stephen erano nella mia classe di letteratura, Nicholas era nella squadra di baseball e sapevo che tutti e tre erano molto amici-
- Ti erano simpatici?- domandò Reid guardandola attentamente negli occhi.
- No- replicò lei secca.
- E' successo qualcosa tra voi?-
- Christian, Stephen e Nicholas erano tre ragazzi viziati e prepotenti. Soltanto perché le loro famiglie erano benestanti e molto considerate in città credevano di poter trattare gli altri come volevano. In realtà io non li ho mai sopportati. Se qualcuno vi ha detto che erano stimati a ben voluti a scuola ha mentito, erano temuti da tutti perché chi si metteva contro di loro, finiva male-
- Finiva male?-
- Flint Hopeless è il mio migliore amico, più di una volta si era rifiutato di fargli copiare i compiti di matematica così hanno sparso la voce che era omosessuale. Le persone hanno cominciato a evitarlo, i professori non lo trattavano più come prima. Lui diceva che non gli importava ma io sapevo che mentiva, così sono andata da loro a chiedergli di piantarla-
- E hanno smesso?- ma Reid sapeva già la risposta
- No, hanno aspettato Flint fuori da scuola e l'hanno picchiato, a me hanno sfasciato la macchina o meglio è molto probabile che siano stati loro. La polizia di questa città non si è sforzata particolarmente per aiutarmi- rispose piccata.
- Certamente erano esseri umani, non meritavano di finire così- aggiunse poco dopo.
- E' la prima volta che succede una tragedia come questa a scuola?- d'accordo, questo era un colpo basso, bassissimo visto e considerato che era a conoscenza di quello che era accaduto.
Olivia, per qualche secondo, parve perdere la calma manifestata fino a quel momento, ma subito riacquistò il controllo della situazione.
- No- rispose tranquilla ma la sua voce era cambiata, era malinconica e sofferente, i suoi occhi luccicavano.
- L'anno scorso è morta la mia migliore amica. Si è gettata da una finestra, è stato un incidente...è... è... è...-
La sua voce si spezzò e le lacrime che aveva cercato di trattenere le rigarono le guance, delle sue belle fossette non c'era più neanche l'ombra.
- E' stata tutta colpa mia, se io avessi detto a qualcuno che aveva problemi con la droga, se avessi fatto qualcosa, lei sarebbe ancora viva. Ma lei mi aveva assicurato che stava smettendo ed è stata tutta colpa mia, non me lo perdonerò mai-
Ok aveva esagerato. Aveva decisamente esagerato.
Allungò la mano sul tavolo che li separava per prendere quella di lei, quando all'improvviso la ritrasse come se avesse avuto paura di bruciarsi.
- Mi...Mi dispiace- balbettò sottovoce.
- Posso andare ora?- le mani le coprivano il viso.
Reid annuì e lei corse fuori dalla stanza così velocemente da dimenticarsi persino lo zaino.
Nel frattempo Morgan ritornò.
- Lo so, rischio di diventare ripetitivo ma cosa gli fai tu alle donne Reid?- chiese indicando la porta.
Per un attimo il ragazzo rimase in silenzio dispiaciuto poi alzò lo sguardo su Derek.
- Che cosa hai detto?- domandò confuso scuotendo la testa.
Non aveva sentito nulla.
- Non importa, vuoi spiegarmi che cosa è successo?-
Gli raccontò ciò che era accaduto ma il peso che sentiva sullo stomaco non accennava a diminuire, era come se le sue budella si fossero attorcigliate su se stesse formando un nodo inestricabile. Già, era proprio senso di colpa.
- Reid, prima di continuare credo che dovremmo chiamare Garcia-
- Ma io non penso sia stata lei-
- Nemmeno io ma è l'unica finora ad aver ammesso apertamente di detestarli, potrebbe sempre esserci di mezzo un complice. In fondo è sempre meglio controllare-
Il giovane profiler assentì.
 
 
 
Tu tu uno squillo e una voce allegra rispose all'altro capo del telefono.
- Campanellino sei in vivavoce, tira fuori un po' di polvere di fata, abbiamo bisogno di te!-
- Dimmi tutto zuccherino-
- Cerca tutte le informazioni riguardanti una certa Olivia Nylon-
- Volo e torno!-
Dopo pochi istanti, la ragazza lanciò un urlo.
- Garcia va tutto bene?- domandò Derek preoccupato.
- Wow questa ragazza ha uno stile da sballo!-
Morgan buttò gli occhi al cielo e scosse la testa esasperato.
- Che hai scoperto?-
- Abita al numero 8 di Albany Road, sua madre lavora in un asilo della parrocchia, mentre suo padre è un musicista, non sono quel che si dice una famiglia benestante. Ha un fratello maggiore che vive e lavora in Europa e uno più piccolo che frequenta le elementari-
- Quante macchine hanno?- domandò Reid intromettendosi
- Fino a qualche mese fa ne avevano due: una monovolume e una vecchia berlina del '63 ora ne hanno solo una. Strano-
- Affatto. Le vittime hanno sfasciato la macchina di Olivia non molto tempo fa. Immagino che abbiano preferito sbarazzarsene che farla aggiustare- replicò il giovane.
- Bambolina, guarda se hanno l'assicurazione sanitaria-
- Si sono coperti. In questi ultimi tempi Olivia ha iniziato a vedere uno psicologo inoltre è una volontaria nel reparto di pediatria-
- Ecco perchè Matthew Bay ha detto che di recente, sua madre l'ha vista spesso in ospedale- commentò Reid.
- Che mi dici della scuola?-
- Frequenta il corso di letteratura, quello di inglese, quello di arte, poi segue anche studi sociali e educazione fisica. I suoi voti sono buoni tranne in ginnastica, ha una C. Siete sicuri che sia la persona che state cercando?-
- No, ma grazie lo stesso- rispose Morgan mesto.
- Figurati tesoro. Spero di sentirti presto- e così dicendo chiuse la comunicazione.
 
 
 
Flint Hopeless era un ragazzo dai capelli corvini, esile e dalla pelle diafana, i suoi modi erano pacati e cortesi.
Non era affatto allarmato dalla situazione, anzi sembrava piuttosto impassibile.
Le sue risposte erano neutre ma garbate e si animarono solo nel momento in cui gli chiesero di parlare dei propri compagni.
Descrisse le vittime negativamente ma nella sua voce non c'era alcuna traccia di rancore per ciò che quei ragazzi gli avevano fatto passare.
Quando arrivò ad Olivia, i suoi occhi si illuminarono e sul suo viso comparve un dolce sorriso che rivelò due file di denti bianchissimi.
Infine parlò di un ragazzo nella sua classe di algebra che non aveva mai smesso di essere gentile con lui nonostante le voci di corridoio, che circolavano sul suo conto.
A quel punto Morgan lo fermò.
- Flint, scusa se te lo chiedo: sei omosessuale?-
- Non vedo come la cosa possa riguardarvi-
- La persona che cerchiamo, vuole vendicarsi di qualcosa che ha subito e tu avevi dei buoni motivi per volerli morti-
- Non sono stato io!-
- Flint rispondi alla domanda!-
- E' vero, sono gay ma non li ho uccisi io. Ho lavorato quelle sere, posso darvi l'indirizzo del posto-
- Ti crediamo Flint, puoi andare- 
Reid rivolse un'occhiata confusa a Morgan.
 Una volta soli domandò al collega il motivo di tanta condiscendenza.
- E' stato il primo sospettato della polizia locale, il suo alibi è stato studiato, smontato e ricontrollato almeno dieci volte-
 
 
 
Il posto di Flint Hopeless fu presto occupato da Evan Liant, un aitante atleta.
Era affabile e disponibile e rispose sempre con prontezza anche agli interrogativi più spinosi.
Prima di lasciare l’aula disse che era a conoscenza delle condotte dei suoi compagni di squadra ma che non trovava giustificabile l’omicidio; poco dopo aggiunse, come se stesse parlando a se stesso che, in fondo ognuno aveva ciò che si meritava.
E dopo queste parole si congedò.
 
 
 
Le domande poste a Paul Byheart, Alex Jones, e Luke Ferrars non rivelarono nulla di nulla.
I tre si dimostrarono dei bravi ragazzi, completamente all'oscuro della faccenda.
Era davvero seccante.
Nell'attesa del prossimo interrogato Reid chiese al compagno il contenuto della chiamata di Hotch.
- Anche a loro non sta andando molto bene. I luoghi dell'abbandono scelti dall'S.I non significano niente per lui. Vengono scelti unicamente perchè sono luoghi isolati, dove nessuno si avventura di notte. Sembra inutile dirlo ma non hanno trovato impronte digitali e nemmeno dei testimoni. L'unica cosa che resta da fare è andare a parlare con il medico legale-
- Posso entrare?- chiese un ragazzo affacciandosi alla porta.
- Accomodati-
- Io sono Victor Bulb-
- Agente Morgan, e lui è il dottor Reid-
Victor Bulb era un giocatore di baseball dai capelli color sabbia molto legato alle vittime.
Il suo modo di parlare era deciso e borioso e non nascondeva una certa spacconeria ma il suo linguaggio del corpo mostrava ben diversi sentimenti, le spalle erano rigide, si muoveva a scatti e le labbra erano tese: sembrava terrorizzato.
- C'è qualcosa che ti preoccupa?- domandò Morgan.
- Non c'è niente che mi preoccupa- rispose scortese.
- Ne sei sicuro? Se è successo qualcosa, dovresti dircelo-
Sembrò vacillare per qualche secondo, poi replicò più infastidito di prima:
- I miei migliori amici sono morti. Lasciatemi in pace, sto bene-
Bugie, bugie, nient'altro che un mucchio di bugie.
Se non avesse avuto un alibi incontestabile per i tre omicidi, sarebbe sicuramente entrato a far parte della lista dei sospettati che fino a quel momento ammontava a zero.
Mentiva, e andava tenuto sotto controllo.
Forse, con l'aiuto di Garcia, avrebbero scoperto qualcosa.
Un breve silenzio invase l’ambiente poi il ragazzo si alzò e si diresse verso una finestra.
Rivolse lo sguardo oltre il vetro per qualche istante, poi parve ricordare qualcosa di veramente spassoso e sul suo viso si dipinse un irritante sorrisetto beffardo.
Continuando a guardare fuori, domandò sprezzante:
- Chi ha fatto piangere Olivia Nylon? Vorrei mandargli dei fiori!-
Un tonfo fragoroso seguì queste parole e costrinse il ragazzo a voltarsi verso i due poliziotti.
Una sedia era a terra.
Una sedia giaceva sul pavimento, mentre l'uomo dall'aria mite che fino a poco prima l'aveva occupata, era in piedi accanto a essa.
Il giovane che sino a quel momento era sembrato più mansueto del compagno, ora aveva qualcosa di decisamente intimidatorio, la sua espressione non era mutata ma i suoi occhi ardevano d’ira: facevano paura.
Victor Bulb tremò lievemente.
- Ragazzino, qui vado avanti io, tu dovresti parlare con lei- intervenne Morgan porgendo uno zaino al collega.
Il suo tono era determinato e non ammetteva repliche.
Spencer Reid lasciò la stanza. 
 
 
 
Olivia stava davanti al suo armadietto ispezionando il suo volto nello specchio.
Stava cercando con scarso successo di attenuare la sua somiglianza con un mezzo panda, risultato dell'accoppiata vincente mascara/lacrime.
Sbuffò rassegnata.
Spostò lo sguardo e incontrò quello gioioso di due ragazze che le sorridevano: era una vecchia fotografia.
Nell'immagine, lei e Johanne, una bruna quanto l'altra era bionda, erano travestite per Halloween e si divertivano a fare le boccacce all'obiettivo. Quello era un bellissimo ricordo.
Mise una mano sull'istantanea e con dolcezza accarezzò il viso dell'amica.
Inspirò a fondo, sentiva che avrebbe potuto rimettersi a piangere, così guardò altrove.
I suoi occhi si posarono su una frase scritta chissà quando, che si trovava sotto alla fotografia, la citazione diceva "se puoi sognarlo puoi, puoi farlo".
Sorrise, un poco rincuorata.
 
 
 
Sbollita la rabbia, il giovane profiler, dopo aver gironzolato per mezzo istituto trovò il suo bersaglio e si avvicinò con cautela.
Spencer Reid sapeva benissimo di non essere bravo a rapportarsi con le persone ma quella ragazzina aveva qualcosa di diverso, qualcosa che l'avrebbe spinto a fare un tentativo.
Era alle sue spalle ed esaminando attentamente la scritta che lei fissava con insistenza, non poté trattenersi dall'esclamare:
- Walt Disney...Un po' infantile no?-
Olivia sussultò, poi si voltò di scatto trovandosi faccia a faccia con il ragazzo.
Lo guardò accigliata.
- Invece, continuare a muoversi a destra e a sinistra su una sedia girevole è indice di grande maturità e sicurezza in se stessi-
Nella "vaga" allusione alla sua incapacità di stare fermo, avvertiva una nota di malcelato sarcasmo.
Incontrare qualcuno così bravo a interpretare il linguaggio del corpo, per una persona che odiava far trasparire le proprie emozioni, era davvero frustrante.
Era suo compito studiare minuziosamente ogni movimento, ogni gesto compiuto da chi lo circondava, era lui l'osservatore non l'osservato.
Il dottor Reid era a disagio ma allo stesso era anche molto colpito.
Era impressionato e sbalordito dalla sagacia della ragazza.
- Vuoi venire a prendere un caffè?- udì le parole uscire dalle sue labbra come se a pronunciarle fosse stato un altro, in fretta si portò una mano alla bocca come per assicurare a se stesso che a parlare era stato proprio lui.
- Mi dispiace, devo tornare a lezione- rifiutò la proposta con la stessa rapidità con cui era stata formulata.
Non aveva dimenticato che in parte, era colpa sua se si era messa a piangere.
- Temo, che a causa degli interrogatori per oggi le abbiano sospese -
Pareva piuttosto compiaciuto.
- Perchè lei dovrebbe voler bere un caffè con me?-
Gli dava del lei, si sentì immensamente vecchio.
- Dammi del tu per favore-
Olivia annuì.
- Quando una persona è turbata, la consuetudine dice che una bevanda calda aiuti molto- dichiarò Reid sentendosi nuovamente in colpa, mentre fissava i suoi occhi ancora arrossati dalle lacrime ormai cadute.
- Io non sono per niente turb...- incominciò lei ma il ragazzo la interruppe
- Hai dimenticato questo- le disse mostrandole il suo zainetto che portava su una spalla.
La ragazza fece per prenderlo ma lui la bloccò.
- Beviamo qualcosa insieme e poi te lo ridarò- 
Spencer Reid era sorpreso dalla sua stessa audacia.
Olivia sollevò un sopracciglio per lo sconcerto e si limitò a ribattere:
- Suona quasi come un ricatto-
Guardò intensamente il ragazzo, come se lo stesse effettivamente vedendo per la prima volta.
Il dottor Reid, le ricordava in qualche modo Jack, il personaggio principale di Nightmare Before Christmas, era alto e scheletrico e i suoi vestiti gli davano un’aria incredibilmente intellettuale.
La pelle era diafana e sembrava soffice quanto quella di un bambino ma la cosa che più la colpì fu il suo viso.
Aveva le guance scarne e le labbra sottili e sensuali e due occhi di uno insolito colore tra il verde e il marrone che rendevano la sua espressione particolarmente intelligente.
Possedeva poi uno strano fascino magnetico del quale sembrava del tutto ignaro.
Forse, bere un caffè non era poi una cattiva idea.
- E va bene, andiamo- aggiunse con lo stesso tono rassegnato che usava quando decideva di accontentare i capricci di suo fratello più piccolo anche se in realtà era contenta.
Afferrò con entusiasmo l'agente per la manica del maglione, prima che questi potesse replicare alcunché,  poi di corsa lo trascinò verso la caffetteria.
Un minuscolo sorriso increspò le labbra di entrambi ma nessuno dei due si accorse di ciò che era appena spuntato sul viso dell'altro.
 
 
  
Nda:
Ringrazio di cuore Stellalontana per tutto l’impegno che ha messo nel revisionare il capitolo.
Grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la storia nelle seguite o nelle ricordate e a chi ha semplicemente letto.
 
Nobody Owens
 

  
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