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Autore: taemotional    26/02/2012    1 recensioni
[JunKi] [NakaNishi] [Seguito di BLOSSOM II]
“Junno, guarda...”
“Cosa?”
“La scia di quell’aereo.”
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jin, Junnosuke, Koki, Yuichi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Commento: Eccomi all'ultima perte di blossom!!! Grazie a chi a letto ^o^ Vai con la Nakanishi! <3

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“Wow, non posso farci nulla,
Mi sento come se mi spezzassi.
Se non sei te, allora non ha senso.”

 
Akanishi Jin se ne stava in piedi fuori da quella porta: cella 707, ala B.
Guardò veloce lungo il corridoio, prima a destra, poi a sinistra, ma fortunatamente non si vedeva anima viva.
“Ma chi me l’ha fatto fare...” pensava dentro di sé, ogni volta che da dietro quella porta -ora non più così anonima- fuoriusciva uno spiffero, un gemito, ora più debole, ora perfettamente udibile.
E Akanishi stringeva i pugni, deglutiva rumorosamente, storceva le labbra.
“Potrei iniziare a canticchiare...” pensò, ma poi cambiò idea, perché era decisamente stonato. E allora decise di darsi per vinto. Non ci si poteva opporre a lungo.
Si accasciò al suolo, la schiena contro il ferro della porta, e chiuse gli occhi. La mano sfiorò il cavallo dei pantaloni della divisa, mentre la mente tornò indietro nel tempo, ad una settimana prima, e la figura di un volto aleggiò vaga qualche secondo, poi prese forma. Nakamaru era su di lui, il volto arrossato, e le labbra bagnate dal suo sperma ancora caldo. Akanishi si lasciò scappare un sorriso, poi scosse violentemente la testa.
“Non va bene ricordare queste cose...” pensò aggrottando le sopracciglia, “ma... cosa sono questi passi?”
Sbarrò gli occhi e guardò in alto.
“N-Nakamaru!?” balbettò, schizzando in piedi. Il suo superiore lo guardò storto.
“Hai la cerniera ancora aperta...” poi lo superò veloce, evitando di guardarlo negli occhi.
“Scusi!” e s’inchinò. “Cavoli... c’è mancato poco...” sussurrò poi, guardando la porta alle sue spalle. Quei due ragazzi si meritavano davvero quella serata. Sorrise, quasi quasi si era affezionato.
“Ma che dici!” sentì provenire dall’interno della cella. Akanishi trattenne una risata, chissà cosa si stavano dicendo. Gli venne voglia di spiare l’interno, ma si costrinse a non farlo e, prima di entrare, pensò fosse opportuno bussare.
 
“Hai accompagnato il carcerato numero 1304 al furgone?”
Akanishi, che si stava infilando la giacca per andarsene, volse lo sguardo indietro, verso il bancone informazioni da dietro al quale Nakamaru lo stava osservando.
“Chi? Junno?”
“Sì.”
“Certo...” rispose, poi si avvicinò al bancone “ma non possiamo proprio fare niente per farli tornare insieme?”
“Non sono io che decido queste cose, è il sistema.”
“Bello schifo...” commentò Akanishi e fece per andarsene.
“Jin, aspetta!”
Si voltò, Nakamaru era visibilmente arrossato di colpo.
“Cosa stavi facendo prima?”
“Non si capiva?”
Nakamaru ammutolì, e non resse il suo sguardo fermo.   
“Pensavo a te, e mi è venuta voglia di masturb...” ma un civile bussò all’ingresso e Akanishi si fermò. “Al solito bar?” domandò a Nakamaru, dandogli le spalle, la mano sulla maniglia.
“Sì.” rispose, e Akanishi fece entrare il visitatore.
 
Quando arrivò davanti al locale, dopo essersi poggiato ad un lampione, si accese una sigaretta. Una ragazza di passaggio si fermò a guardarlo.
Un solo sguardo, e lei fuggì via di corsa. Akanishi sbuffò, e una nuvola di fumo aleggiò attorno al viso.
“Akanishi...” Nakamaru arrivò con il fiatone “scusa il ritardo... ho avuto da sbrigare alcune pratiche...”
Akanishi scosse la testa: “Non ti preoccupare” poi gettò la sigaretta e passò un braccio attorno alle sue spalle  “Entriamo?”
Appena dentro, una musica assordante li avvolse. Akanishi gli prese una mano e iniziò a farsi largo tra la gente per cercare un tavolo libero. Indicò un angolo, e Nakamaru annuì.
“Ahh... qui siamo anche abbastanza lontani dalle casse, no?”
“Già..” concordò Nakamaru, sedendosi sul divanetto accanto all’altro. Akanishi alzò un braccio facendo un solo cenno al barista, che comprese subito: il solito.
Nakamaru si strinse nelle spalle. In quel mondo esterno si sentiva sempre a disagio, “perché sempre prima qui, poi da Akanishi?” pensava, e gli occhi non riuscivano a stare calmi.
“Ehm...” azzardò, non appena il cameriere portò i due bicchieri colmi di un liquido trasparente “perché?”
Akanishi lo guardò, “cosa?”
“Ehm... ecco... perché dobbiamo sempre farlo da ubriachi?” sussurrò, le guancie rosse senza che avesse toccato il bicchiere. Akanishi restò un secondo interdetto, poi scoppiò a ridere e avvicinò le labbra, prendendo il suo mento tra le dita.
“Veramente?” chiese e, senza aspettare una risposta, gli leccò le labbra tremanti. Nakamaru sgranò gli occhi.
“Davanti a tutti?” saltò su, ma Akanishi non gli permise di allontanarsi, braccandolo tra le sue braccia.
“Davanti a tutti.”
Nakamaru si lasciò baciare una seconda volta, rilassò le sopracciglia e passò una mano tra i suoi capelli lunghi. Intrecciò le dita.
“Ahi...” si lamentò Akanishi abbandonando la bocca. Nakamaru sorrise imbarazzato.
“Andiamo da te?” propose distogliendo lo sguardo, e l’altro sorrise annuendo.
 
Non appena Akanishi ebbe chiuso l’uscio alle proprie spalle, bloccò Nakamaru al muro.
“E’ strano...” commentò Nakamaru.
“Perché?” chiese l’altro spostandogli i capelli dietro l’orecchio e posando le labbra sul collo.
“Perché mi sento come paralizzato... di solito faccio io la prima mossa...” e poi gemette, dal momento che Akanishi aveva iniziato a mordergli il lobo.
“Non fa niente...” gli soffiò l’altro sul viso e sfilò la sua camicia con facilità.
“Ah...” soffiò Nakamaru e un brivido lo scosse. Eppure non era ancora così freddo, sebbene fosse Novembre.
Akanishi lo schiacciò contro il muro e, abbassatosi leggermente, gli prese le gambe, portandole ai propri fianchi.
Nakamaru sussultò e portò le braccia al suo collo.
“Reggiti forte...” commentò Akanishi ridendo sottovoce, poi lo condusse in bagno.
“Dove vai?”
“Sotto l’acqua calda...” rispose l’altro “...non trovi si sia fatto più freddo ultimamente?”
Akanishi lo mise giù solo all’interno della doccia, chiuse le ante semi trasparenti, e aprì l’acqua di scatto.
“Aaah!” gridò Nakamaru “è gelida!”
L’altro rise e lo abbracciò forte. Nakamaru iniziò ad abituarsi, ma forse era la stessa acqua che si stava scaldando.
“Akanishi... i vestiti...”
Si guardò, e solo in quel momento si accorse di avere ancora sia maglia che jeans.
“Sono abituato a te che mi spogli.”
Nakamaru balbettò, poi iniziò a sfilargli la maglia.
“Ecco...” disse poi, senza guardarlo negli occhi. L’acqua che scorreva iniziava a dargli fastidio, e si portò le dita al viso.
Akanishi gli slacciò i pantaloni e li tirò giù di scatto.
“Insomma, oggi mi dai questa opportunità?” commentò infilando le dita sotto gli slip di Nakamaru.
“Te l’ho detto... non so...” e scoprì gli occhi lentamente.
“L’alcool ti rende più spigliato di quello che sei veramente, quindi.”
Nakamaru arrossì, e Akanishi gli baciò avidamente le labbra. Trattennero il respiro.
“Ti preferisco così...” sussurrò Akanishi sorridendo.
Nakamaru non rispose, ma portò veloce le dita a slacciare i pantaloni dell’altro. Poi lo spinse verso la parete opposta.
Si guardarono qualche secondo senza dire nulla, e Nakamaru sfiorò rapidamente gli slip dell’altro.
“Non ce la faccio...”
Akanishi scoppiò a ridere. “E’ inutile che ci provi, da sobrio non hai alcun potere.”
Nakamaru sbuffò.
“A lavoro ne ho molto di più.”
“Zitto” e Akanishi lo tirò a sé. Infilò le dita negli slip dell’altro e raggiunse la sua apertura.
“Nh...” Nakamaru poggiò le testa nell’incavo del suo collo e si morse il labbro. Akanishi continuò a spingere il dito in profondità e Nakamaru strinse il suo braccio fino a che non gli diventarono bianche le nocche.
“Così siamo scomodi...” commentò Akanishi ed estrasse il dito. Nakamaru gemette soffusamente ma non rispose nulla.
“Nakamaru?”
“Akanishi... non lo so...”
“Cosa?”
Nakamaru non osò guardarlo negli occhi e si allontanò chiudendo l’acqua.
“Cosa?” ripeté Akanishi, iniziando a scaldarsi. Cosa gli prende ora?
“Ti ho detto che non lo so!”
“Ma cosa non sai? Che hai?”
Nakamaru continuò a non rispondere e uscì dalla doccia scansando Akanishi.
“Dove vai ora?” chiese ancora, l’altro raggiunse la porta senza asciugarsi. Il pavimento iniziò a chiazzarsi di gocce d’acqua.
“Cazzo, Yuichi! RISPONDI!” gridò Akanishi uscendo anche lui dalla doccia e lo raggiunse “Sei stato tu a non voler bere! Non volevi scopare da sobrio!?”
Nakamaru gli diede uno schiaffo sordo. “Non ti interessano i miei sentimenti, vero? Basta che scopi, eh?”
Akanishi restò pietrificato e si portò lentamente le dita a sfiorarsi la guancia.
“Non è così...”
Nakamaru gli diede rapido le spalle.
“I vestiti si dovranno asciugare, mi accontento del divano per ‘sta notte, posso?”
“Uhn...”
“Perfetto.”
Dopo qualche secondo Akanishi si riscosse e tornò nella doccia recuperando i vestiti di entrambi. Li osservò un secondo, poi li infilò nell’asciugatrice con foga.
Tornò in sala e la attraversò senza degnare Nakamaru di uno sguardo, chiudendosi in camera.
Si buttò sul letto.
“Idiota.”
 
La mattina seguente, Akanishi si svegliò completamente infreddolito.
“Che freddo...” commentò andando veloce a cercare una maglia. Ne trovò una a righe bianche e nere abbastanza lunga e la indossò. Poi si infilò il primo paio di pantaloni anonimi che trovò ed uscì dalla camera.
“Ah...” commentò una volta fuori, notando Nakamaru raggomitolato nel proprio divano. Prese una coperta e la poggiò su di lui senza fare troppo rumore per non svegliarlo. Ma in quel momento Nakamaru sbarrò gli occhi e Akanishi sobbalzò spaventato.
“Vuoi uccidermi...” disse Akanishi e si allontanò. Nakamaru si sedette sul divano stringendosi nella coperta.
“Faccio la colazione, ne vuoi un po’?”
Nakamaru rispose di sì, e ringraziò.
“Mi chiedo... siamo nella stessa situazione di Junno e Koki?” pensò Akanishi, accendendo la pentola per il riso.
Eppure il nostro problema non viene da fuori.
E cercò le uova nel frigo.
Nessuno ci sta separando.
“Il problema è dentro...” disse poi a bassa voce. “Il problema è il mio? Il suo?” cercò Nakamaru con lo sguardo, poi tornò alle uova e sospirò.
In effetti non è che stiamo insieme... ma io non cerco solo sesso, no?
“Due uova vanno bene?”
“Sì, grazie” rispose Nakamaru, poi si alzò dal divano continuando a tenere la coperta attorno alle proprie spalle e raggiunse la cucina. “Scusa...” aggiunse ma Akanishi non disse nulla “...per lo schiaffo.”
“Non mi ha fatto nulla lo schiaffo. E’ quello che pensi di me che...” e lasciò la frase in sospeso. “Non sono un ninfomane.”
Nakamaru prese la ciotola che l’altro gli porgeva chinando leggermente il capo. Si sedettero entrambi.
“Pensavo di non trovarti più qui questa mattina” commentò vago Akanishi, inforcando il riso.
“Non ho chiuso occhio.”
“Mhn...”
“Mi sono reso conto... che da ubriachi è tutto più facile... non ragioni più, no?”
“Già.”
“E ragionandoci... ho avuto un po’ paura.”
“Di cosa?” chiese Akanishi, ancora quella domanda. Nakamaru sembrò in difficoltà, le bacchette bloccate a mezz’aria.
“Dei tuoi sentimenti? O non sei sicuro dei miei?” cercò di aiutarlo Akanishi e non lo guardò.
“Di entrambi.”
“Ah, bene. E’ già un inizio.”
“Cioè...?”
“Cioè sai qual è il problema, e ora lo so anche io... possiamo superarlo insieme.”
A Nakamaru andò di traverso il brodo.
“Sono queste tue frasi buttate là...” poi tossì “...che mi hanno fatto innamorare...”
Akanishi sorrise. “Allora sai quali sono i tuoi sentimenti!”
“La cosa è ingarbugliata...” commentò l’altro arrossendo lievemente “...vorrei che tu mi dimostrassi i tuoi.”
“Ah! Addirittura!” e rise. “Non posso mostrarti quello che provo come farei con una pratica in ufficio, sai!”
Nakamaru rise.
“Non ti puoi fidare della mia parola e basta?” chiese Akanishi.
“Chi mi assicura che non menti?”
“Ti amo.”
Nakamaru ammutolì.
“Ti amo, ma non te l’assicura nient’altro che la mia parola. Non ti basta?”
Akanishi continuò a fissarlo negli occhi. Nakamaru schiuse le labbra.
 
“Se tutte le parole d'amore che dico per te diventassero reali,
il mondo sarebbe bellissimo.”
   
 
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