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Autore: kickingleaves    26/02/2012    0 recensioni
Hermione e Ginny sono all'inizio delle loro vite; immerse nel lavoro ed in matrimoni all'apparenza felici. Ma entrambe hanno una rivelazione da fare.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando sento rumore di passi strascicati che, piano piano, dal corridoio s'avvicinano sempre più alla porta della cucina, sciolgo l'abbraccio con Hermione. Frettolosamente mi passo il palmo di una mano sul volto, cercando di asciugare le lacrime. Non voglio che mio fratello mi veda così; penserà sia stata colpa di Harry, che lui abbia fatto qualcosa - e non voglio che litighino, perché Harry ha bisogno di un sostegno.
È appena stato mollato da un triste bigliettino lasciatogli sul cuscino, per Merlino, deve aver bisogno del suo migliore amico. Non voglio togliergli anche lui.
Oh, cos'ho fatto.
Cos'ho fatto?
Questa mattina la mia scelta sembrava la più coerente del mondo, la migliore, la meno dolorosa. Ma come ho potuto farlo, distruggere così una persona che mi è sempre stata vicina?
Ron compare sulla soglia. Se non mi sentissi così male, lo troverei buffo, divertente; mi fa fare un tuffo nel passato: credo sia più di un anno, ormai, che non lo incontro la mattina, con quella sua faccia da appena-sveglio, che invece di dire "mi è suonata la sveglia" sembra suggerire "mi hanno appena cruciato".
«Perché te ne sei andata mentre mi stavi dicendo qualcosa, cos'ho fatto?» - le sue parole sono indirizzate ad Hermione, su cui sposto il mio sguardo. Non si è neanche accorto di me.

Mio marito è un idiota. L'ho sempre saputo, ma ho cercato sempre di salvarlo; ma poi entra in cucina, così, senza neanche guardarsi intorno - voglio dire, c'è sua sorella in lacrime, a due passi da me: non può non essersene accorto.
Il primo istinto sarebbe quello di fargliela notare, richiamare la sua attenzione in qualche modo, ma un lampo di genio - o una pessima idea, una delle due - impedisce alla mia bocca di aprirsi.
«Oh, te lo dico ora» annuncio.
Il mio sguardo va automaticamente a notare la reazione di Ginevra, che mi guarda con confusione; «ho interrotto qualcosa?» è la domanda che mi pone. Vorrei urlarle che sì, ha interrotto qualcosa, e che la odio per questo, ma vedere quella sua espressione da cagnolino bastonato non può che suscitare affetto e comprensione.
«Non ti preoccupare, Gin. Saresti stata la seconda a saperlo, tanto vale lo dica direttamente ad entrambi.» E poi volevo dirlo ad Harry, ma chissà il poveretto quanto poco vorrebbe saperlo, ora che è solo.
Gli sguardi sono puntati su di me. Mi schiarisco la voce.
«Sono incinta.»
È troppo tardi, quando penso che Ginevra è sola tanto quanto Harry, in questo momento. L'unica differenza tra loro è che lui è la vittima, lei il carnefice - ed entrambe le situazioni sono egualmente difficili e dolorose, soprattutto dopo tutti questi anni passati insieme.

«Oh, wow» ( cit. ) è tutto quel che riesco a dire: è incinta. Di mio nipote.
Incinta. Lei è incinta, io ho lasciato mio marito.
Se anche volessi, non avrò mai nessuno. Non avrò mai dei bambini! Ho lasciato mio marito, e l'uomo che amo è fidanzato. Insomma, sarò zitella a vita. Questo ramo della famiglia Weasley non produrrà teste rosse.
Mi alzo, perché è la cosa giusta da fare, ed abbraccio Hermione per qualche secondo. Sulla via della porta, abbraccio anche Ron, un po' più brevemente, poi li lascio soli.
Incinta.
La vita mi sta scorrendo davanti, il tempo mi sfugge. Devo agire, fare qualcosa, muovermi. Uscire da qui, da questa casa.
Raggiungo la porta di casa, la apro con mani tremanti, la chiudo il più silenziosamente possibile. Andrò a stare da Luna, non posso disturbare Ron ed Hermione proprio adesso che aspettano un bambino. Glielo dirò più tardi: ora ho solo bisogno di allontanarmi da qui.
Mi sforzo di non pensare ad Hermione - incinta, Hermione è incinta - ma non riesco ad impedirmelo; ma mentre affretto il passo, allontanandomi da casa loro, un pensiero mi urta, mi colpisce come se qualcuno mi avesse appena schiaffeggiata: devo parlare con lui.

Ron sembra turbato.
Il mio timore più grande è che la prenda male.
«Ron?» cerco di richiamare la sua attenzione, ed il suo sguardo si sposta dal vuoto su di me. Sorride.
«Quando l'hai saputo?» domanda, cauto - non capisco se voglia mettere me a mio agio, o tranquillizzarsi lui.
Sento la porta chiudersi; merda, Gin - ma non posso andare a salvarla, tirarla fuori da questo guaio anche questa volta. Non adesso. È stata lei, in fondo, a scavarsi la fossa: che si prenda le sue responsabilità e si comporti da adulta.
«Stamattina ho fatto il test.»
Copre quei pochi passi di distanza che ci separano, e mi stringe, mi stringe forte; non avrei mai pensato, ai tempi di Hogwarts, che la nostra storia potesse durare così tanto, arrivare a questo punto. Non credevo avrei potuto amare Ron per tutta la mia vita, eppure è così. Sento in battito del suo cuore a contatto con il mio, ed il pensiero che presto di battito ce ne sarà un terzo è tutto quello a cui voglio pensare.

Ho bisogno di aria. Sono all'aperto, ma mi sento soffocata dalla gente che mi sorpassa per strada, dalle automobili, perfino da chi porta a spasso il cane e dal cane stesso. Ho bisogno di aria, ho bisogno di schiarirmi i pensieri; ho preso una decisione affrettata.
Sono scappata. Devo parlare con Harry, questo se lo merita. Dopo tutto quello che ha passato, non posso lasciarlo senza neanche una spiegazione.
Ma prima ho bisogno di sapere che ho fatto la scelta giusta; ho bisogno di vedere Draco, di capire se è vero che quello che provavo per lui ai tempi di Hogwarts esiste ancora: nel profondo so che è così, ma potrebbe essere solo una scusa, qualcosa che la mia testa ha trovato per giustificare quello che non provo per Harry.
Appena trovo un parco, provvisto di cespugli, mi nascondo dietro uno di essi, ed è lì che mi smaterializzo - in modo che nessun Babbano possa vedermi.
Ora sono al Ministero. Sono al Ministero, e seguo le indicazioni per il Quinto Livello ( cooperazione magica internazionale ): lui lavora lì. Giro angoli, percorro corridoi, e trovo infine la porta del suo ufficio.
“D. Malfoy”, dice la targhetta col nome. Il silenzio che mi circonda sembra voler amplificare i miei pensieri, sembra volermi prendere in giro.
Busso, e sento la sua voce chiamare «avanti!» Non ha nemmeno una segretaria, si vede che non riceve visite spesso; non ho idea di quale sia, di preciso, il suo ruolo al Ministero - so a malapena l'ufficio, che è sfuggito a Luna una volta, qualche mese fa.
Apro la porta - mi sento le guance calde. Magari non ricorda neanche chi sono, magari non mi riconosce... Ma sarà comunque valsa la pena di arrivare fino a qua, perché adoro perdere il mio sguardo nei suoi occhi grigi. Adoro rivedere quel suo volto pallido, affilato, il suo mento a punta.
Lo sguardo si fa quasi annebbiato, per un istante, poi confuso: «Weasley?»
  
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